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La VOCE ANNO XIX N°10

giugno 2017

PAGINA B         - 34

LE SCIENZE BIOLOGICHE NEL ‘700. DA LINNEO A BUFFON: VERSO IL MODERNO EVOLUZIONISMO

di Vincenzo Brandi

Uno dei settori più importanti della scienza settecentesca è stato il settore delle scienze biologiche che ha preparato la grande crescita di queste scienze nel secolo successivo.
Uno dei motivi del progresso di questo settore fu il grande perfezionamento dei microscopi, già messi a punto nel secolo precedente da Hooke e Leeuwenhoek. Era stato possibile individuare gli spermatozoi e studiare nei dettagli organismi piccoli come larve ed insetti.
Alcune teorie, oggi abbandonate, presenti già alla fine del ‘600, andavano molto di moda all’inizio del secolo, come quella della “generazione spontanea” (che sosteneva che larve ed insetti potessero generarsi spontaneamente da resti biologici in putrefazione) e quella della “preformazione”. Quest’ultima teoria aveva raggiunto una grande diffusione essendo in sostanziale accordo con le teorie religiose “creazioniste”.
Si sosteneva infatti che le forme degli esseri viventi fossero presenti fin dall’origine del mondo, create da Dio, eventualmente sotto forma di sperma ed uova, o di altre entità biologiche, e che poi si sviluppassero “tal quali” come corpi degli esseri viventi adulti contemporanei.
Di questo parere era anche Leibnitz che sosteneva la teoria della “panspermia”, secondo la quale fin dalla creazione del mondo fossero stati presenti nell’universo innumerevoli germi diffusi, con precise caratteristiche, da cui provenivano - senza alcuna evoluzione delle forme - le entità biologiche attuali. Leibnitz concordava con numerosi altri pensatori anche nel ritenere che esistesse una “scala naturale” degli esseri viventi organizzata dal Creatore (concezione già di origine aristotelica-platonica), in cui ovviamente l’Uomo rappresentava il vertice.
Un altro dibattito coinvolgeva coloro che ponevano l’accento sull’importanza degli spermatozoi (“spermatisti”) da quelli che ponevano l’accento sulle uova (“ovisti”).
Il massimo esponente della teoria di una scala gerarchica degli esseri viventi fu il grande biologo svedese Linneo (1707-1778), che, seguendo le orme di Aristotile, Cesalpino e l’inglese John Ray, classificò tutte le piante e gli animali secondo le loro caratteristiche, dividendole in ordini, generi, specie. Ogni particolare degli organi tipici di piante ed animali (ad es. corolla, pistillo, stelo, stame, ecc.) servì per una classificazione rigida, caratterizzata da un doppio nome (in latino ed in linguaggio comune), in cui non si ammetteva alcuna possibilità di evoluzione e trasformazione (principio di fissità delle specie).
Un primo autorevole attacco a queste concezioni si deve allo scienziato francese Maupertois (già ricordato nel numero precedente per il suo principio fisico della

“minima azione” e per essere stato il presidente dell’Accademia di Berlino alla corte del re illuminista Federico II). Influenzato dal pensiero libertino e materialista, Maupertois nega che vi sia una finalità nella natura (tantomeno una finalità di tipo religioso-provvidenziale); ammette che esistano caratteri ereditari negli esseri viventi derivanti sia dall’elemento maschile che femminile (negando quindi una fissità dei caratteri della specie come affermato da Linneo e dai “preformisti”); ammette che possano verificarsi differenzazioni nelle specie naturali, pur partendo da antenati comuni, a causa di mutamenti nelle molecole dovute a cause naturali occasionali. Nella sua concezione evoluzionista non esiste un confine netto tra pensiero e materia, ed – estremizzando - arriva a ritenere che esista un capacità psichica nelle singole molecole viventi.
Il più notevole biologo dell’epoca fu certamente Georges Louis Leclerc, conte di Buffon (1707-1788), autore di una monumentale “storia naturale” in 36 volumi, iniziata intorno al 1749.
Partendo da una concezione dinamica della materia (che potremmo definire quasi “materialista dialettica” alla maniera di Engels) lo scienziato ritiene che l’inizio della vita vada visto nel processo di raffreddamento originario della Terra che permise il formarsi di molecole organiche. Buffon ammette una capacità della materia di auto-organizzarsi attraverso l’unione spontanea di molecole organiche che diedero origine ad una serie di entità organiche, da cui poi si è giunti fino all’uomo attraverso processi di evoluzione. In polemica con le autorità religiose il grande biologo calcolò l’età della Terra in circa 75.000 anni (valore errato, ma che risulta ben distante dai 6.000 anni indicati dalla Bibbia).
Tra i sostenitori delle teorie preriformiste e creazioniste possiamo invece ricordare il pensatore svizzero nato a Ginevra Charles Bonnet (1720-1791), divulgatore della teoria dei “germi dormienti” che si sveglieranno in futuro, ed il pensatore francese Jean-Baptiste Renè Robinet (1735-1820) che anticipò le idee contemporanee del “disegno intelligente” divino. Secondo Robinet, le forme originarie preformate sarebbero all’origine di un processo evolutivo programmato da Dio per giungere all’Uomo.
Tra i più notevoli e positivi biologi dell’epoca va citato l’italiano Lazzaro Spallanzani (1729-1799), che con i suoi brillanti ed intelligenti esperimenti dimostrò l’infondatezza della teoria della generazione spontanea sostenuta, tra gli altri, anche dall’inglese John Needham (1713-1781) e persino dallo stesso Buffon (ma solo probabilmente perché la teoria della generazione spontanea era incompatibile con le teorie del preformismo originario, da lui rifiutate).

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