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La VOCE 1702 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XIX N°6 | febbraio 2017 | PAGINA 7 |
Abolire il sistema della truffa elettoraleTolte le “anomalie”, cosa rimarrà in piedi? Il Mattarellum proposto da Renzi? In ogni caso sarà una legge comunque antidemocratica, poiché imperniata su un sistema che calpesta la volontà e la sovranità popolare, in quanto con il meccanismo della “correzione maggioritaria” del voto prevede l’attribuzione ai principali partiti borghesi e piccolo borghesi di un numero di seggi superiore ai voti ottenuti. A ciò si aggiunge lo sbarramento elettorale per l’accesso in parlamento dei partiti più piccoli e l’odioso meccanismo dei capilista bloccati. Sono questi sistemi elettorali che creano le condizioni per l’avvento di regimi reazionari e autoritari, guidati dalla volontà di un solo partito o di un gruppo di partiti borghesi. Il premio di maggioranza – sia esso di coalizione o di lista, in quota variabile o fissa - sopprime l’eguaglianza fra i cittadini, perché il risultato del loro voto non è più uguale. Con il meccanismo infernale del “chi arriva primo prende tutto” viene infatti stabilito per legge che una parte dei voti dati contro il governo e contro i partiti borghesi, viene conteggiato ai fini della ripartizione dei seggi come voti dati a loro favore. In pratica è un furto legalizzato dei voti delle minoranze e delle opposizioni popolari, escluse dalla rappresentanza politica a tutto vantaggio dei blocchi dominanti, che con le loro maggioranze precostituite intaccano e distruggono le prerogative e la capacità di funzionamento dell’istituto parlamentare democratico-borghese. La borghesia sostiene che questo sistema garantisce la governabilità. Per fare che? Per condurre un’offensiva permanente contro la classe operaia e le masse popolari, per sopprimere i nostri diritti e le libertà democratiche, per condurre una politica di guerra di rapina, per mantenere nei posti di potere profittatori, privilegiati e corrotti. Noi comunisti esigiamo il rispetto del voto popolare e perciò siamo contro le leggi elettorali fraudolente che prevedono il premio di maggioranza e le soglie di sbarramento, così come i capilista bloccati, attraverso le quali la borghesia viola ogni giorno lo spirito e la lettera della Costituzione antifascista. Sosteniamo il metodo proporzionale puro e senza sbarramenti, senza correttivi, senza riserva dei seggi, in tutti i tipi di elezione, a qualsiasi livello, da quelle delle RSU sino a quelle delle Camere. Esigiamo il diritto di voto per tutti coloro che risiedono o che lavorano in Italia. L’attuale mancanza delle condizioni per la partecipazione dei marxisti-leninisti alle elezioni – in primo luogo la mancanza di un Partito comunista capace di utilizzare le elezioni e la tribuna parlamentare per spostare le masse su posizioni rivoluzionarie, smascherando e denunciando i decomposti partiti borghesi e piccolo borghesi - non può significare indifferenza nei confronti della lotta politica che si manifesta nella contesa elettorale. Chiamiamo dunque le lavoratrici e i lavoratori alla denuncia di tutte le leggi elettorali che ”correggono” il voto, di tutti i meccanismi di esclusione e discriminazione delle masse. Lottiamo e lavoriamo affinché si crei una situazione in cui il nostro paese non sia più governato da un comitato di affari dei monopoli e delle classi proprietarie, ma nell’interesse della classe operaia e delle masse lavoratrici. Sì, ci vuole un vero Governo operaio! Da Scintilla n. 76, gennaio 2017 Organo di Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia Antonio Gramsci a 80 anni dalla morte, l’omaggio in Consiglio regionale![]() |
“dobbiamo l’assunzione della questione meridionale come questione nazionale”. Quanto alla fortuna internazionale, “è un dato ormai consolidato, tanto che si è arrivati a parlare di un Gramsci globale, di momento gramsciano”. Un interesse che “dovrebbe farci riflettere sul perché l’intellettuale è, assieme a Dante, l’autore italiano più letto al mondo” mentre, nello stesso tempo, “in Italia la cultura di Gramsci sembra essersi arenata, relegata in uno spazio marginale”. Infine, un riferimento al monito di Gramsci sul fatto che “l’indifferenza è abulia, parassitismo e vigliaccheria, non vita”. “Oggi – commenta Ganau – di fronte alle guerre, alla povertà e al dramma infinito dei migranti quel monito resta un lucido insegnamento”. “Gramsci era convinto che solo lo studio potesse portare all’emancipazione di coloro che non avevano, e comunque partivano dalle condizioni economiche più difficili”. E’ questo, secondo Massimo Zedda, uno degli insegnamenti più importanti da rintracciare nel pensiero dell’intellettuale sardo. “Gramsci aveva parole di grande attenzione per i giovani, gli stessi che oggi vivono un certo distacco dalla politica”. Ebbene, ha aggiunto Zedda, “noi dovremmo riscoprire questa tensione che l’intellettuale sardo rivolgeva a loro, invitandoli a studiare, magari rimuovendo quegli ostacoli che oggi determinano che il 25% dei ragazzi escano dal ciclo di studi in Sardegna”. PIERFRANCO PELLIZZETTI - Grillo liberista: conversione a Malindi, apostasia a Strasburgo![]() Insomma, scandalosi non sono i tira-e-molla o gli appuntamenti mancati, quanto l’assoluta indifferenza a elementari principi di coerenza, per cui accasarsi significa scegliere un campo. Ed è a dir poco spudorato pensare di riposizionarsi nell’area del mercatismo thatcheriano più intransigente e dell’europeismo acritico dopo aver proclamato per anni la propria totale avversione per quelle ideologie; e poi – in un batter d’occhi – passare a schierarsi con Giulietto Chiesa nel fronte di un anti-atlantismo che nemmeno Armando Cossutta… Fregolismo che può funzionare con il guardaroba da scena, ma che in politica suona a spudorata irrisione dell’intelligenza dei destinatari di tale messaggio. Un fatto configurabile come truffaldino, non uno scivolone comico (magari pure spassoso). E francamente non convince almanaccare di altrettanti “bidonismi” imputabili agli avversari - da parte dei minimizzatori, impegnati a turare le falle di coerenza applicando pezze a freddo ai fatti - visto che si aveva la pretesa di bonificare il campo politico proprio dalle malefatte di siffatti avversari. E ridursi a misurare il tasso reciproco di rogna non è certamente in linea con le promesse di partenza. Soprattutto considerando la vorticosità con cui si è svolta la vicenda: nello spazio di pochi giorni passare dal tentativo di farsi cooptare dalle tecnostrutture e dagli establishment di Bruxelles e subito dopo andare a bussare alle porte del Cremlino putiniano. Si direbbe, con Grillo di volta in volta influenzato dall’ultimo interlocutore sentito in ordine di tempo: Flavio Briatore ai bordi della piscina keniota, poi l’antico concittadino Giulietto Chiesa. Magari ricercato – con la mediazione di un redivivo Paolo Becchi – come canale per i petrol-rubli post-sovietici? Mosse rivelatrici di attitudini affaristiche, che il manager Casaleggio junior ostenta palesemente nel gestire i business di famiglia (di cui il Movimento Cinquestelle è asset primario), ma che vanno registrate anche come spia di un congenito cinismo opportunistico riscontrabile già nel giovane Grillo, quando frequentava gli amici genovesi di piazza Martinez, nel quartiere semi-popolare di San Fruttuoso, e si appropriava delle battute di Orlando Portento; cabarettista anch’esso ma meno carrierista del vicino di casa (il tormentone grillesco “hai mangiato pane e volpe” in effetti è suo). Quando rombava con la Ferrari appena acquistata nel paesino di Savignone, volendo far schiattare gli altri villeggianti (tra cui Fabrizio de André), che avevano sempre snobbato quei tamarri dei due fratelli Grillo. Pure un po’ destrorsi. Una sorta di menefreghismo reso possibile dall’acquiescenza di chi gli sta attorno. Per cui Luigi Di Maio, interrotta (pro tempore?) la frequentazione dei professorini renziano-blairisti della LUISS, inarca il petto e tuona di “uscite dall’Europa” (ma non era lui uno degli sherpa con David Borrelli della conversione NeoLib?). Alessandro Di Battista si esibisce dalla Gruber in acrobazie pompieristiche dicendo che è più importante parlare di sanità. Indubbiamente, basta che non sia un modo per eludere argomenti spinosi. Come quello di una perdita di credibilità politica, che vanifica il tentativo di trasformare l’indignazione in forza costituente. Pierfranco Pellizzetti (13 gennaio 2017) |
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