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La VOCE ANNO XX N°4

dicembre 2017

PAGINA B         - 34


UN FILOSOFO CONTROCORRENTE: JEAN JACQUES ROUSSEAU.

DA ADAM SMITH AI GIACOBINI

di Vincenzo Brandi

Nei numeri precedenti abbiamo visto come l’Illuminismo settecentesco sia stato caratterizzato da una filosofia laica, empirista e sensista (con Voltaire, Hume, Condillac, Helvetius), con punte ateiste radicali (D’Holbach); da una spiccata tendenza verso lo sviluppo delle scienze, della matematica e della tecnologia (con Diderot, D’Alembert, Buffon, Maupertois, Eulero, Lamettrie, Lavoisier, Lagrange); dall’idea del progresso e dell’istruzione universale pubblica (con Condorcet, Filangieri).

Anche nel campo economico ricordiamo gli italiani Genovesi e Galiani, ma soprattutto lo scozzese Adam Smith (1724-1790), padre riconosciuto dell’economia “classica” capitalistica di mercato.

Sarebbe troppo lungo e fuori tema parlare in questa sede del pensiero economico di Smith; ma ricordiamo che, pur avendo sviluppato il criticabile concetto della “mano nascosta” che regolerebbe l’economia di mercato, il grande economista scozzese – nella sua massima opera del 1776, nota col titolo “La Ricchezza delle Nazioni” ha sviluppato interessanti tematiche, riprese anche da Marx ed Engels, come quella secondo cui il valore della produzione è determinato dal lavoro umano (teoria del valore-lavoro), e quella secondo cui il progresso economico (di cui Smith è un sostenitore) si basa sulla divisione del lavoro e sul capitale rappresentato dalle macchine.

Contro l’idea che la scienza, le tecnologie e l’economia possano portare al progresso materiale e morale dell’umanità si schierò un filosofo di origine svizzera, Jean Jacques Rousseau, nato nel 1712 a Ginevra da una modesta famiglia di artigiani di fede calvinista, fatto che influenzò tutto il pensiero del filosofo ginevrino, che rimase sempre credente, religioso e critico verso le punte più ateiste e razionaliste dell’Illuminismo.

Rousseau, di intelligenza pronta e vivace, ebbe modo di istruirsi, ma, viste le sue non floride condizioni economiche, abbandonò poi gli studi intraprendendo vari mestieri: segretario, maestro, istitutore, copista, trascorrendo anche 10 anni felici come istitutore presso una ricca signora svizzera divenuta la sua amante. Trasferitosi in Francia, continuò ad avere una vita disagiata (ne è testimone il fatto, molto criticato da Bertrand Russell, di aver abbandonato all’orfanotrofio due bambini avuti da una sua compagna popolana di umilissime origini), ma divenne improvvisamente celebre nel 1750 quando vinse un concorso indetto dall’Accademia di Digione sul tema: ”Se le Scienze hanno contribuito a migliorare i Costumi”. Rousseau dette una risposta del tutto negativa sostenendo che l’uomo primitivo nasceva libero e poteva esplicare la sua genialità naturale mentre il falso progresso della società lo rende schiavo.

Questa tematica del “buon selvaggio” (sbeffeggiata da Voltaire nel “Candido”) fu ribadita nella successiva opera del 1753, ”Discorso sull’Origine e i fondamenti della ineguaglianza tra gli uomini”.

A Parigi Rousseau ebbe modo di conoscere i pensatori illuministi, da cui fu parzialmente influenzato, partecipando anche inizialmente alla stesura dell’Enciclopedia e frequentando il circolo di D’Holbach;

ma poi ruppe clamorosamente con tutto il gruppo di D’Holbach e Diderot per gravi divergenze ideologiche, ma anche per il suo carattere estremamente sospettoso ed ombroso. Uguale rottura ci fu con Hume, che lo aveva amichevolmente ospitato in Scozia in un momento di difficoltà con le autorità politiche parigine.

Nelle successive opere, contenenti evidenti tematiche preromantiche - il romanzo filosofico “La Nuova Eloisa” e “L’Emilio” - il pensatore ginevrino affrontò, nella prima opera, il tema dell’amore che deve essere libero dai condizionamenti sociali, e, nella seconda, il tema dell’istruzione. Per Rousseau l’istruzione deve essere individuale con l’aiuto di un istitutore, e deve svolgersi vicino all’ambiente naturale. Egli è contrario all’istruzione pubblica universale esaltata nei progetti riformisti di Condorcet o Genovesi.

Infine l’opera più politica (e da molti considerata la più importante) del filosofo di Ginevra è certamente “Il Contratto Sociale” in cui Rousseau esprime la sua idea di una democrazia diretta basata su un patto tra cittadini, in cui deve sempre prevalere la “Volontà Generale”, che coincide con la volontà della maggioranza, che è considerata sempre giusta per definizione, perché l’uomo naturale è tendenzialmente buono.

Da queste brevi note risulta come il pensiero di Rousseau privilegi il sentimento e l’istinto a fianco della ragione, valorizzi il pensiero religioso e morale (anche se non riferito ad alcuna particolare religione), valorizzi i diritti umani “naturali” (tipici del Giusnaturalismo e del mito del “Buon Selvaggio”), si opponga all’idea del progresso economico e scientifico. Questa ideologia è drasticamente criticata da Bertrand Russell nella sua “Storia della Filosofia Occidentale” ed in modo più sfumato da Geymonat.

Il pensiero di Rousseau, polemico verso i progressi della borghesia capitalistica dell’epoca, divenne, durante la Rivoluzione Francese, l’ideologia dell’ala rivoluzionaria più radicale, i Giacobini, cui spetta l’indubbio grande merito di aver salvato la Rivoluzione dall’invasione straniera e dalla controrivoluzione negli anni più drammatici ed eroici: il 1792 ed il 1793. Contemporaneamente la successiva sconfitta dei Giacobini può essere addebitata anche al fatto che le correnti più moderate di tendenze capitaliste e finanziarie avevano un concreto programma basato sullo sviluppo tecnologico e la rivoluzione industriale, mentre i Giacobini coltivavano l’utopia di una società egualitaria formata da piccoli borghesi proprietari (mentre non concepivano un uso alternativo della scienza in una società socialista ben organizzata)(1). Questo atteggiamento antistorico è testimoniato dalla frase infelice pronunciata dal giudice che condannò a morte lo scienziato Lavoisier durante il Terrore (frase che, secondo altre fonti, sarebbe stata invece pronunciata dallo stesso capo dei Giacobini, Robespierre): “La Rivoluzione non ha bisogno di Scienziati!”. Anche Condorcet fu arrestato durante il Terrore e morì in carcere, forse suicida.

  1. Nelle bandiere di vari stati socialisti , come ad esempio l’ex Germania Democratica, la DDR, e l’attuale Corea Democratica, sono stati inseriti simboli che indicano la conoscenza scientifica e l’istruzione, come la penna ed il compasso.

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