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La VOCE 1712

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La VOCE ANNO XX N°4

dicembre 2017

PAGINA b         - 26

NWRG_ Bambini di gaza_ SOSTENETECI_ request for support

Care/cari

Vi scrivo per rinnovare l’appello a tutti per sostenere il lavoro che come NWRG e Bambini per Gaza sosteniamo, rispettivamente dal 2011 e 2012 a Gaza.

Non è un lavoro di charity nè di emergenza, ma consiste in progetti per lo sviluppo della salute e protezione della madre e bambini e di documentazione scientifica dei fattori che li mettono a rischio. Tra questi la contaminazione ambientale da uso di armi e gli effetti conseguenti alla distruzione di infrastrutture (p.e. quelle di sanità ospedaliera e quelle civili come le fogne). Noi documentiamo non solo in modo narrativo, come per fortuna altri fanno, ma in modo scientifico questi effetti.

Inoltre ci interessiamo di sviluppare il training professionale all’estero di personale della sanità pubblica (molto difficile perché gli Israeliani non fanno uscire i medici ed infermieri ormai dal 2014) ma soprattutto lavoriamo a Gaza nel training di personale sanitario per la stabilizzazione della autonoma capacità di monitorare ed intervenire con vari approcci sulla salute riproduttiva.

Ci rendiamo conto che non è "fashionable" e non è lavoro che "tocca il cuore", ma certo tocca la intelligenza di chi capisce che non è affrontando solo la emergenza, ma dando strumenti e speranze ai Gazawi che si mantiene una società vitale.
Questo lavoro ci ha causato con continuità diffamazioni, boicottaggio e anche denunce.

Dopo la guerra del 2014, nonostante e forse perché siamo stati gli unici, in una cordata con la Università di Tampere e la Islamic Univeristy , a produrre dati che dimostrano la contaminazione delle donne e neonati da residui di armi e abbiamo documentato il parallelo l’aumento di più di 5 volte delle nascite premature (e conseguenti morti neonatali, come anche l’UNWRA conferma) abbiamo trovato crescenti difficoltà a "forare" l’indifferenza degli amici della Palestina ed a ottenere fondi per continuare il lavoro. Bisogna dire che molti di questi amici, più istituzionali, e che avrebbero potuto permettersi di sostenerci con fondi di ricerca, sono anche loro sotto pressione.

Noi ci sentiamo peggio che mai poiché la rilevanza di questo lavoro e l’importanza della nostra continuità è riconosciuta nell’ambiente medico ed ospedaliero anche pubblico a Gaza e ha generato delle speranze di miglioramento nelle strutture delle Maternità e cura neonatale intensiva.

Nella corsa per chiedere fondi (credo che Natale sarà il momento clou!), noi siamo timidi ed anche un po’ stupidi ed inadeguati, ma io riscrivo e poi vi scriverò ancora perché questi progetti devono continuare. Inoltre hanno anche dei tempi ottimali per svolgerli, perché i risultati siano più accurati (scientificamente ) e credibili possibile. p.e. dobbiamo fare un ulteriore verifica dei danni alla nascita tra febbraio e aprile 2018, per evitare che i dati che raccoglieremo risentano dell’accavallarsi delle gravidanze con il Ramadan (prima settimana di maggio nel 2018 e prima giugno il 2017), visto che molte delle donne digiunano e questo potrebbe avere un peso nella loro capacita di avere bimbi a termine e di peso adeguato.

Servono 8.000 euro subitissimo per due mesi e mezzo di registro nascite. Dobbiamo ancora analizzare la contaminazione da metalli tossici delle donne nel 2017 (per mancanza fondi non abbiamo ancora potuto farlo). Ma abbiamo già dimostrato che essa rimane alta dal 2014 al 2016 e che in parallelo rimane alta anche la incidenza di bambini prematuri. Le analisi per la contaminazione costeranno altri 6.000 euro.

Conoscere l’andamento nel tempo delle nascite pre-termine e di bambini troppo piccoli a termine serve a prevedere le migliori attenzioni alle madri e le migliori cure possibili per salvare la vita dei neonati, e conoscere l’andamento della contaminazione delle madri e neonati servirà a sviluppare misure di protezione/prevenzione.

Tra l’altro, parlando in modo esplicito, quello che impariamo da Gaza oggi sarà probabilmente molto utile per gli altri paesi sotto attacco militare e deprivati nel Medio Oriente, ma studi analitici precisi non saranno possibili in luoghi dove gli spostamenti della popolazione li renderanno assai difficili. E senza conoscenza e scienza non è pensabile provvedere aiuti alle persone.

Vi chiedo quindi di aiutarci a continuare il lavoro e di farlo subito

Se potete fare un evento, mandare in giro questa richiesta in Italia ed all’estero, a reti di legali, medici, scienziati, universitarie e di comunicatori, associazioni ed altri, vi saremo grati.

Ma fatelo oggi stesso.

Noi non abbiamo over-head, costi per l’associazione e, a dirla tutta, spesso ci paghiamo le spese di tasca nostra.

Cogliamo anche la occasione per ringraziare quelle persone che già hanno donato, ma purtroppo non basta!

NWRG è diventata ONLUS ed adesso è tra quelle organizzazioni che possono ricevere le destinazioni del 5 per mille quando farete la dichiarazione delle tasse
Il codice fiscale dell’associazione NWRG-onlus è
951700020101
per donazioni libereNWRG-newweapons research groups- onlus
IBAN: IBAN IT30D0501801400000000167092
SWIFT code CCRTIT2T84A

1° dicembre, serata a favore della realizzazone del Centro Fares Odeh per il sostegno psicologico ai bambini di Gaza

Care e cari amic*,

vi inoltro l’invito degli Amici della MRP ad una bella iniziativa che si terrà all’Ateneo Valdese a sostegno di un importante progetto da realizzarsi nel campo profughi di Jabalia (Gaza).

La vostra presenza sarà preziosa e, volendo, potrete acquistare alcuni nuovi libri, tra cui quello presentato in forma di reading teatrale, bellissimo come regalo di Natale per bambini e non solo.

Nell’allegata locandina troverete il programma. Se vi va e se vi piace vi preghiamo di diffondere

Patrizia

Car* Amic*,

Come già sapete, la raccolta fondi per la realizzazione del Centro Fares Odeh per il sostegno psicologico ai bambini di Gaza traumatizzati dalle aggressioni israeliane è a buon punto.

Dei 24.240 € necessari per la sistemazione logistica del Centro e per il primo anno di attività, ne abbiamo già a disposizione circa 20.000 €, raccolti grazie ai vostri contributi e alla vostra partecipazione alle iniziative che abbiamo fin qui organizzato.

Alla Mezzaluna Rossa Palestinese - che curerà sia la organizzazione che la gestione del Centro - è stato già comunicato che può avviare la fase iniziale, così da poter partire operativamente all’inizio del nuovo anno.

In questa ottica abbiamo organizzato un nuovo evento, di cui vi accludiamo la locandina, che si terrà il 1 dicembre presso l’aula magna dell’Ateneo Valdese, in Via Cossa 40 - Roma.

Sarà una serata speciale, nella quale verrà eseguita una rappresentazione teatrale sulla figura di Vittorio Arrigoni, che verrà pure ricordato dalla sua mamma Egidia Beretta.

Performance teatrale e interventi saranno intervallati da esibizioni del Coro dei Trinci; per finire, sarà offerto un buffet palestinese.

Per coprire le spese l’ingresso è 10 euro per gli adulti, mentre i bambini sotto i 12 anni non pagano. Ricordiamo di prenotare a numeri in locandina entro mercoledì 29 novembre.

Chi vuole contribuire per il finanziamento del progetto potrà farlo la sera dell’evento o separatamente tramite bonifico sul nostro conto corrente postale:
IBAN: IT69 D076 0103 2000 0006 2237 201
Causale: Realizzazione del Centro Fares Odeh

Con l’augurio di vedervi numerosi, un caloroso saluto.
La presidente Raffaella Violano

Israele sta per tagliare l’approvvigionamento idrico a un villaggio palestinese al fine di prendere possesso dei terreni agricoli

TOPICS:Al-WalajaCheckpointFurto Di Terra E Di AcquaGerusalemmeHaaretz
Nir Hasson 16 novembre, 2017, Haaretz

Dopo che un checkpoint verrà posto più in profondità nell’area palestinese, i residenti di Al Walaja non potranno più accedere alla locale sorgente o ai loro campi [posti] al di là del posto di controllo.

Israele ha comunicato ai residenti del villaggio palestinese al-Walaja, a sud di Gerusalemme, che saranno tagliati fuori dai loro terreni e dai terrazzamenti coltivati a causa del riposizionamento di un checkpoint, trasferendo un’ampia porzione di terreno dal lato palestinese a quello israeliano.

Nel piano regolatore del distretto di Gerusalemme si afferma che il checkpoint Ein Yael sulla strada tra Gerusalemme e Har Gilo venga spostato più in profondità all’interno dell’area palestinese, che diventerà parte del parco metropolitano di Gerusalemme.

Questo territorio comprende Ein Hanya, la seconda più grande sorgente delle colline della Giudea [come gli israeliani chiamano parte della Cisgiordania ndt]; ai residenti di al-Walaja il luogo offre anche svago, bagni e acqua per il bestiame. Le famiglie palestinesi regolarmente si recano anche da molto lontano in Cisgiordania, come da Beit Jala e da Betlemme, alla sorgente e alle due profonde piscine della zona per fare il bagno e picnic.

Parte di al-Walaja cade sotto la giurisdizione di Gerusalemme, ma la recente ultimazione della barriera di separazione ha tagliato fuori completamente il villaggio da Gerusalemme. La barriera separa anche il villaggio da vaste aree agricole possedute dai residenti.

L’Autorità israeliana per le Antichità e quella per lo sviluppo di Gerusalemme hanno già iniziato i lavori di ristrutturazione della sorgente e dell’area circostante. Ora hanno programmato di circondare la sorgente con una rete, di costruire un centro per i visitatori e un ristorante, trasformandolo in uno degli ingressi del parco metropolitano di Gerusalemme, che confina a sud e a ovest con la capitale [Gerusalemme, annessa illegalmente, non è riconosciuta da nessun Paese della comunità internazionale come capitale di Israele, ndt].

Due giorni fa i residenti di al-Walaja hanno ricevuto una lettera che li informava dello spostamento del checkpoint più vicino al loro villaggio, circa due chilometri e mezzo all’interno del territorio palestinese. Attualmente esso è posto nei pressi dell’uscita da Gerusalemme, ad appena un chilometro e mezzo dal centro commerciale Malha.

Una volta spostato il checkpoint, ai palestinesi senza i documenti di residenza a Gerusalemme non verrà permesso il passaggio. Non potranno accedere all’area della sorgente o ai loro terreni e ai terrazzamenti al di là del posto di controllo. Agli abitanti sono stati dati 15 giorni per presentare un ricorso contro la decisione.

Paradossalmente, i terrazzamenti ben curati attentamente sistemati che gli agricoltori di al-Walaja hanno coltivato per anni sono stati una delle ragioni date dalle autorità israeliane per istituire il parco in quella zona. Ciononostante, una volta spostato il checkpoint, ai contadini verrà negato l’accesso.

“Le scale in pietra sono una delle caratteristiche rilevanti del parco. Questo paesaggio ha caratterizzato le colline per più di 5000 anni, fin da quando l’uomo ha cominciato a coltivare la terra. Le coltivazioni dei terrazzamenti sono state salvaguardate nei villaggi arabi fino alla guerra dell’indipendenza” [cioè la guerra tra sionisti e Paesi arabi del maggio 1948, che comportò l’espulsione dal territorio di quello che diventò lo Stato di Israele la cacciata di circa 750.000 palestinesi e la distruzione di 500 villaggi, ndt] è scritto nel depliant del parco.

Aviv Tatarsky, un ricercatore di “Ir Amim”, un’associazione no profit [israeliana]che propone una Gerusalemme sostenibile e più giusta, ha detto “lo spostamento del checkpoint è un altro passo del piano del ministro dell ‘ambiente Zeev Elkin per porre al-Walaja e i rimanenti quartieri al di là della barriera di separazione fuori dal confine di Gerusalemme. Nella Gerusalemme di Elkin gli israeliani passeggeranno tra i meravigliosi terrazzamenti, creati e accuditi dagli abitanti di al-Walaja, con i proprietari bloccati poche decine di metri dietro una barriera con il filo spinato, impossibilitati ad accedere ai terreni che gli sono stati rubati.

“Questa è la visione del governo di destra: invece di pace e giustizia, barriere e una brutale oppressione in continuo aumento” ha detto .

(Traduzione di Carlo Tagliacozzo)

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