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La VOCE 1704 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XIX N°8 | aprile 2017 | PAGINA 2 - 18 |
Segue da Pag.17: Un tributo a Fidel Castro Discorso del Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri nella cerimonia per il XII Anniversario dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America – Trattato del Commercio dei Popoli (ALBA-TCP), e il XXII Anniversario del primo incontro di Fidel Castro con Hugo Chávez. Palazzo delle Convenzioni. 14 dicembre 2016, “Anno 58º della Rivoluzione”. Caro compagno Nicolás Maduro, Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela; Compagni e compagne venezuelani e venezuelane; Rappresentanti delle nazioni fraterne dell’ALBA-TCP e degli altri Stati dell’America Latina e dei Caraibi; Compatrioti: Sarò molto breve, come sono abitualmente brevi la maggioranza dei miei discorsi, e in questo caso per non forzare la voce che come sentite è roca, ma senza dubbio resta molto da dire ancora ( Applausi). Dicevo che resta molto da dire e da lottare in questo paese (Applausi) per cui la mia raucedine potrà essere permanente. La recenete storia di Nuestra America ci convoca oggi a commemorare vari avvenimenti. Il 22º anniversario del primo incontro tra il Comandante Hugo Chávez Frías e il Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, punto di partenza di un’ amicizia e lealtà infinite tra la Rivoluzione cubana e la Rivoluzione Bolivariana. Il 16º anniversario della firma dell Accordo Integrale di Cooperazione tra Cuba e Venezuela, che fissò le basi di una relazione economica, commerciale e di cooperazione che ha apportato grandi benefici ed esperienze umane ai due popoli. Inoltre celebriamo il 12º anniversario della costituzione a L’Avana di quella che fu dapprima Alternativa e poi è diventata Alleanza Bolivariana per le Americhe e Trattato di Commercio dei Popoli, una nuova forma di organizzazione per concertare e fomentare la cooperazione e lo sviluppo degli Stati membri. Si possono segnalare risultati significativi ed eloquenti di questa esperienza: quattro paesi sono stati liberati dall’analfabetismo e sono avanzati nella scolarizzazione delle loro popolazioni, e questo costituisce la base iniziale per tutte le grandi trasformazioni rivoluzionarie in qualsiasi società. Milioni di latinoamericani hanno ricevuto servizi di salute gratis e un milione settecentomila hanno recuperato la vista. Un commercio di nuovo tipo, giusto e complementare, senza protezionismi, ha cominciato ad aprirsi il cammino. Il Venezuela, con il suo atteggiamento altruista ha creato meccanismi di cooperazione e commercio solidali per condividere parte del sue ricchezze petrolifere e fomentare trasformazioni socio-economiche per integrare la regione, senza le quali molti paesi non avrebbero sopportato la crisi internazionale. Oggi il richiamo a tutti i popoli dell’America Latina e dei Caraibi d’essere solidali con il Venezuela bolivariano, antimperialista e immensamente generoso e che ringraziamo tanto, vittima in questo momento di un forte assedio e di un’ostilità senza precedenti da parte di forze storicamente nemiche del progresso nella nostra regione, è imperioso! Appoggiare il Venezuela in un’epoca d’offensiva delle oligarchie, dell’imperialismo e del neoliberismo significa anche lottare per la piena emancipazione e per l’integrazione latinoamericana e caraibica. Essere solidali con il Venezuela implica avere coscienza di quello che potrebbe accadere in questo emisfero se prevalessero coloro che cercano di riconquistare le immense ricchezze di questo paese, fomentando l’odio e lo scontro a detrimento della libera determinazione e la pace, con la quale si sono impegnati qui a L’Avana i capi di Stato e della regione nel 2014, firmando il Proclama dell’ America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace. Solidarietà, consenso nelle idee e unità d’azione: questo è quel che ora necessitano i popoli di Nuestra America in quest’epoca di difficoltà e crescenti sfide. Fidel e Chávez hanno tracciato le mete e le idee, e con il loro immortale esempio hanno segnalato il cammino. A noi tutti corrisponde fare una trincea invincibile per la difesa della Patria Americana con i loro legati ( Applausi). Martí ha detto : “Mi dica il Venezuela in cosa servirlo. Lui ha in me un figlio”. In questa memorabile data i cubani ratifichiamo: “Venezuela, qui ci sono i tuoi figli”! Molte grazie (Applausi). (Versioni stenografiche del Consiglio di Stato/ Traduzione Gioia Minuti ) Foto: Estudios Revolución La campagna d’alfabetizzazione in CubaI precedenti di questa campagna si trovano nell’arringa di autodifesa Di Fidel Castro per l’assalto alle caserme Moncada e Carlos M. de Céspedes Eugenio Suárez Pérez - Acela Caner Román 22 – 12 - 2016 Nella storia di Cuba il 1961 fu un anno trascendentale per la proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione, la vittoria di Playa Girón, la nascita del Partito Comunista e la grande Campagna d’alfabetizzazione che sradicò l’analfabetismo dal nostro paese. I precedenti di questa campagna si trovano nell’essenza delle parole di Fidel Castro Ruz quando, nell’ottobre del 1953, nella sua arringa di autodifesa per l’assalto alle caserme Moncada e Carlos M. de Céspedes, espose la sua decisione di dare una soluzione al problema dell’educazione in Cuba, come uno dei sei grandi impegni che avrebbe affrontato al trionfo della Rivoluzione. Coerente con la sua decisione, durante la guerra di liberazione, il 6 maggio del 1958 il Comandante in Capo aveva firmato un’importante circolare indirizzata a tutti i comandanti, capitani e tenenti dell’Esercito Ribelle. Tra le sue istruzioni, la numero 5 diceva: “Insegnare a leggere e scrivere a tutti i compagni che non lo sanno fare”. ANDIAMO A SFERRARE LA BATTAGLIA CONTRO L’ANALFABETISMO Dopo il trionfo della Rivoluzione, Fidel insistette sulla necessità di alfabetizzare tutti gli analfabeti. Nel febbraio del 1959 la Direzione di Cultura dell’Esercito Ribelle iniziò l’alfabetizzazione tra le sue fila e nel marzo il ministero d’ Educazione creò la Commissione Nazionale di aAlfabetizzazione e di Educazione Fondamentale, per abilitare le aule di alfabetizzazione nei centri di lavoro, mentre l’Istituto Nazionale di Riforma Agraria *Inra*, insegnava a leggere e scrivere ad alcune migliaia di contadini. Grazie allo sforzo realizzato durante la lotta per l’insurrezione sferrata dall’ Esercito Ribelle e al lavoro realizzato negli anni 1959 e 1960, con calcoli ristretti la Rivoluzione riuscì ad alfabetizzare circa 100.000 adulti prima di convocare la Campagna d’Alfabetizzazione del 1961. Nonostante questo dato “che il paese aveva la necessità d’eliminare l’analfabetismo nel minor tempo possibile, durante la consegna dei diplomi del primo contingente di maestri volontari, il 19 agosto del 1960, Fidel rese nota la decisione del Governo Rivoluzionario d’organizzare una Campagna di massa di alfabetizzazione. |
“L’anno prossimo sferreremo una battaglia contro l’analfabetismo! L’anno prossimo
stabiliremo una meta. Liquidare l’analfabetismo nel nostro paese. Come? Mobilitando il popolo”! Il 26 settemebre del 1960 nel suo primo intervento presso l’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a Nuova York, il leader della Rivoluzione s’impegno ad eliminare l’analfabetismo nell’Isola, affermando: “Cuba sarà il primo paese dell’America che nello spazio di pochi mesi potrà affermare che non ha un solo analfabeta!” DIFESA E ALFABETIZZAZIONE SI DANNO LA MANO Cuba viveva un momento di grande tensione e pericolo, quando il 31 dicemebre del 1969 nel poligono della Citta Scuola Libertad, il Comandante in Capo si riunì con migliaia di maestri per aspettare l’anno nuovo, battezzato Anno dell’ Educazione. Lì Fidel spiegò che l’educazione e la difesa sarebbero stati i due grandi impegni del 1961. Poi parlò della necessità di dedicare grandi sforzi alla difesa del paese di fronte ad un nemico che tentava di creare un incidente fittizio per propiziare un’aggressione militare in Cuba. Per non correre il pericolo di un attacco a sorpresa e a tradimento dell’ imperialismo prima del 20 gennaio, data in cui cambìo il presidente negli Stati Uniti, decine di migliaia di combattenti erano stati mobilitati per occupare posizioni strategiche. Il primo gennaio, nel mezzo della mobilitazione popolare per la difesa di Cuba iniziò ufficialmente la tappa organizzativa della Campagna d’Alfabetizzazione. A meno di tre settimane dalla fine suo mandato, il 3 gennaio del 1961, il presidente Eisenhower ruppe le relazioni diplomatiche con Cuba, mentre la stampa statunitense realizzava una campagna sfrenata con il fine di giustificare un imminente intervento armato. Nonostante la contingenza militare, la preparazione della Campagna di Alfabetizzazione continuò la sua rotta : difesa e alfabetizzazione si diedero la mano e avanzarono simultaneamente. Durante la consegna dei diplomi al secondo contingente di maestri volontari, il 23 gennaio del 1961, il Comandante in Capo informò che in gennaio bande di contro rivoluzionari avevano assassinato il maestro volontario Conrado Benítez. Fidel, con voce emozionata, esclamò: «Dopo la sua morte questo maestro continuerà ad essere un maestro! Questo maestro è il martire il cui sangue servirà per far sì che noi si raddoppi la proposizione di vincere la battaglia che abbiamo intrapreso contro l’analfabetismo”. In omaggio alla nascita di José Martí, il 28 gennaio del 1961, Fidel partecipò alla cerimonia di trasformazione della vecchia fortezza militare di Santa Clara, in una scuola. Nelle sue parole, il Capo della Rivoluzione definì la nostra Campagna di Alfabetizzazione come una delle più grandi battaglie per la cultura mai sferrate prima da nessun popolo. Sarà una battaglia veramente epica alla quale dovrà partecipare tutto il popolo e affermo che dobbiamo cominciare ad organizzare questo esercito e organizzeremo centomila giovani alfabetizzatori che abbiano per lo meno la licenza elementare e perlomeno 13 anni”. Fidel convocò i giovani di Villa Clara che furono i primi ad iscriversi. LA CAMPAGNA NON SI FERMERÀ John F. Kennedy, il nuovo presidente nordamericano, annunciò un aggressivo piano contro Cuba dopo solamente dieci giorni dall’inizio del suo mandato. Anche se il paese viveva nelle condizioni di guerra non dichiarata, Fidel non tralasciava la Campagna di Alfabetizzazione, come dimostra il piano pilota che iniziò nella Ciénaga de Zapata, il 3 febbraio, con la partecipazione di 200 alfabetizzatori e, nel marzo, la continuazione del Piano Escambray con l’incorporazione dl 640 brigatisti. Da aprile migliaia di alfabetizzatori giunsero in ogni angolo delel’Isola. Il Comandante in Capo visitava regolarmente la Commissione Nazionale di Alfabetizzazione. La sua preoccupazione per la Campagna era tale che alla metà di marzo assunse Ad Interim l’incarico di Ministro d’Educazione nel periodo in cui il dottor Armando Hart viaggiò per vari paesi socialisti alla guida di una Commissione culturale. Di fronte all’imminente aggressione militare contro Cuba, il 25 marzo Fidel confermò che si doveva dedicare ogni sforzo a questa Campagna: “Perchè contro l’analfabetismo si vincerà, tra le altre cose, nella misura in cui trasmetteremo nell’animo di tutti l’importanza di questo sforzo”. Nella chiususa del ciclo di conversazioni su Educazione e Rivoluzione, nello spazio televisivo dell’Università Popolare, il 9 aprile del 1961, Fidel disse che non poteva costruire una Rivoluzione senza educazione ed esortò tutto il popolo ad apprendere a leggere e scrivere. “Per studiare, informarsi, meditare, osservare, pensare, ragionare, analizzare, perché “la persona che apprende a leggere è creditrice di tutti i tesori che l’intelligenza dell’uomo ha accumulato nella conoscenza e la sapienza. Nella chiusura del ciclo di conversazioni su Educazione e Rivoluzione, Fidel espose la sua posizione di principio quando affermò: “Noi non diciamo al popolo Credi” Noi gli diciamo Leggi”! La dimensione di quella campagna di alfabetizzazione di fronte alla già sicura aggressione fu evidenziata il 9 aprile quando Fidel puntualizzò: “Il nostro merito non è e non sarà respingere qualsiasi attacco controrivoluzionario, ma realizzare nello stesso tempo la Campagna di alfabetizzazione. Il fatto di sconfiggere un nemico che attacca non avrebbe meriti, non sarebbe totalmente soddisfacente se i nemici riuscissero ad ostacolare la nostra campagna”. L’INVASIONE NON FERMÒ L’ALFABETIZZAZIONE E così avvenne. Con l’invasione mercenaria l’alfabetizzazione non si fermò. Nel comunicato che invió al popolo di Cuba il 15 aprile, dopo l’aggressione aerea, Fideol ordinò: “Ogni cubano deve occupare il posto che gli corrisponde nelle unità militari e nei e centri di lavoro senza interrompere la produzione né la Campagna di Alfabetizzazione, né una sola opera rivoluzionaria. Nei giorni cruciali compresi tra il 15 e il 19 aprile gli alfabetizza tori, con straordinaria disciplina e dedizione al lavoro, continuarono la loro importante missione. Né prima, nè durante, ne dopo l’invasione mercenaria, la battagli per l’educazione s’interruppe. La prima consegna di massa dei diplomi a 3500 alfabetizzatori si realizzò a L’Avana il 18 giugno del 1961, e da quel giorno furono scritte migliaia di lettere dagli alfabetizzati, per dire Grazie a Fidel. La prima lettera ricevuta, al termine diceva: “Non dovrò mai più firmare con le dita… d’ora in poi firmerò sempre così : María Cruz”. Il 26 di luglio la Ciénaga di Zapata fu dichiarata Territorio Libero dall’ Analfabetismo. Quel giorno da Piazza della Rivoluzione, Fidel reiterò il ruolo dei giovani nell’Alfabetizzazione. Il 18 agosto, alla chiusura della Plenaria Nazionale Operaia di Alfabetizzazione realizzata nel teatro Chaplin, Fidel convcò gli operai ad formare parte delle brigate per stimolare l’afabetizzazione, dicendo: “È giunto il momento di utilizzare questa forza. Questa è la forza che abbiamo di riserva. La classe operaia. Noi sappiamo che mobilitando la classe operaia diamo alla campagna l’apporto finale che necessita”. A questo richiamo gli operai risposero e si raggrupparono nelle Brigate Operaie denominate Patria o Muerte. Con la campagna d’alfabetizzazione nel suo apogeo, l’odio dei banditi controrivoluzionari cresceva contro coloro che realizzavano quel meritevole lavoro e per questo, il 3 ottobre del 1961, torturarono e assassinarono l’alfabetizzatore, Delfín Sen Cedré che aveva commesso il grave delitto d’insegnare a leggere e scrivere. Il 26 novembre i sollevati nell’ Escambrai uccisero crduelmente il brigatista Manuel Ascunce Domenech e il contadino Pedro Lantigua. L’odio e il crimine non intimorirono e tanto meno fermarono l’opera dell’ alfabetizzazione che giungeva sino ai più remoti angoli di Cuba. ..segue ./.
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