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La VOCE ANNO XVIII N°7

marzo 2016

PAGINA 9

Segue da Pag.8: Due pesi e due misure


Installazioni militari USA in Corea del Sud, fonte Rapporto RAND

Nel 2014 le cifre ufficiali della USFK[5] affermano la presenza di 29.300 (in aumento) soldati USA in Corea del Sud. Tuttavia, le cifre ufficiali non sembrano rispecchiare la reale presenza, come ad esempio denunciato dal quotidiano sud coreano The Hankyoreh che riporta un rapporto del Pentagono del 30 settembre 2011 in cui si attestano a 37.345 le truppe di stanza in Corea del Sud[6].

A queste vanno sommate come retroterra strategico in un eventuale confronto quelle presenti in Giappone.



Installazioni militari USA in Giappone, fonte Rapporto RAND
Allargando l’osservazione, si vede che il comando unificato delle forze armate degli Stati Uniti nel Pacifico, la USPACOM (United States Pacific Command), comprende un personale di circa 154.000 uomini in servizio attivo di stanza in 49 basi dislocate in otto paesi.

Come il grafico dimostra, la maggior parte di essi si concentra in modo permanente nell’Asia nord-orientale, in particolare Corea del Sud e Giappone, dove si stimano circa 35.000 militari, di cui quasi la metà di stanza nella base dell’isola di Okinawa[7].

Principali basi USA in Asia, fonte rapporto RAND
Nell’agosto scorso si è tenuta la più grande esercitazione congiunta USA-Corea del Sud dalla fine della Seconda guerra mondiale che ha coinvolto 3000 soldati dei due paesi, circa 100 fra carri armati e blindati, 120 mitragliatrici pesanti, 45 elicotteri e 40 aerei. Dal 1998 annualmente gli USA svolgono delle esercitazioni nel Mar Giallo, al confine con la Corea Popolare, che sono dei veri e propri piani di invasione.

4. La posizione politica della Repubblica Popolare Democratica di Corea
La RPDC ha sempre affermato categoricamente di non avere alcuna intenzione di scatenare un conflitto nucleare e che impiegherà il proprio potenziale bellico solo in caso di sconfinamento o di attacco preventivo da parte delle truppe nemiche.

Da oltre sessant’anni il Partito del Lavoro di Corea si è impegnato per la firma di un vero trattato di pace con gli Stati Uniti e Seoul, la denuclearizzazione bilaterale della Penisola e una riunificazione pacifica (a questo proposito, si vedano i dieci punti del Presidente Kim Il Sung, circa un’eventuale Repubblica Confederale Democratica, di Koryo).

La RPDC, analizzando l’atteggiamento ostile degli Stati Uniti e facendo perno sulla propria dottrina militare del Songun, ha visto nello sviluppo di un arsenale nucleare un valido deterrente ad una invasione straniera. L’armamento nucleare è infatti una garanzia contro un attacco imperialista di cui molteplici sono le dimostrazioni recenti, come testimonia il triste destino di altri paesi, ad esempio Iraq e Libia, distrutti dall’imperialismo americano e NATO, e l’aggressione che subisce da cinque anni la Siria. La RPDC è un paese piccolo, ma con un grande potenziale militare: essa ha, oltre ad un proprio arsenale nucleare, un esercito di un milione e mezzo di soldati effettivi e oltre tre milioni di riservisti.

L’obiettivo della Corea Popolare è, in prospettiva, la firma di un trattato di pace e la riunificazione coreana, possibile solo senza l’ingerenza straniera con la fine dell’occupazione della penisola da parte dell’imperialismo americano. Per questo obiettivo la Corea Popolare insieme allo sviluppo economico (dopo la crisi degli anni ’90) cura parallelamente la crescita del suo deterrente nucleare, difendendo il suo sovrano e indipendente percorso di costruzione del socialismo.[8]
Come ha affermato il governo della RPDC dopo il test nucleare dello scorso 6 gennaio: «La pace e la sicurezza autentiche non possono essere raggiunte attraverso umilianti sollecitazioni o compromessi ai tavoli di negoziazione. La dura realtà attuale dimostra ancora una volta e con estrema chiarezza l’immutabile verità che il proprio destino si difende con i propri sforzi. Niente è più stupido di gettare a terra un fucile da caccia al cospetto di un branco di lupi feroci.»[9]

Naturalmente però la minaccia alla pace, secondo tutti i media occidentali asserviti alla propaganda filo-statunitense, è portata dalla Repubblica Popolare Democratica di Corea, guidata da un "irresponsabile psicopatico" che sta minacciando il mondo.
Riproduciamo la dichiarazione del SG del Partito Comunista, Marco Rizzo:[10]

«I comunisti sono per il disarmo di tutte le testate nucleari esistenti al mondo. Di tutte però!
Insomma, la realtà è che un paese indipendente dall’imperialismo e dalla globalizzazione capitalistica vuole garantire la propria indipendenza anche con l’arma nucleare. Può esser una scelta opinabile, ma in questa vicenda esistono "due pesi e due misure" assolutamente intollerabili.»

Note:
[1]Resistenze
[2]RPDK
[3]Le informazioni sono prese da Wikipedia
[4] Rapporto RAND sulle basi USA all’estero
[5]USGK
[6]English
[7] Rapporto RAND sulle basi USA all’estero:
[8]Fonte, rapporto del 2013 dell’ass. Italia-Corea
Per approfondimento


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