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LA VOCE 1602

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La VOCE ANNO XVIII N°6

febbraio 2016

PAGINA h         - 32


KAIROS. UNA LETTERA APERTA ALLE ED AI PARLAMENTARI DELLA REPUBBLICA

Gentili senatori e senatrici, gentili deputate e deputati,
vi scriviamo per chiedervi un impegno urgente e cogente: un atto deliberativo del parlamento per la revoca della decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.
Sapete gia’ che quella decisione governativa e’ profondamente errata e inammissibile sotto ogni punto di vista: logico e giuridico, politico e morale, finanche strategico e tattico; sapete gia’ che quella decisione governativa espone gratuitamente, assurdamente, scelleratamente a un gravissimo pericolo di morte quei nostri soldati; sapete gia’ che con essi essa espone a un gravissimo pericolo di morte anche le maestranze della diga; sapete gia’ che con essi essa espone a un gravissimo pericolo di morte anche le popolazioni dei dintorni ed a valle dell’impianto; e sapete gia’ che con essi essa espone a un gravissimo pericolo di morte anche la popolazione residente in Italia.
E valga il vero.
La diga di Mosul si trova nei pressi della citta’ di Mosul, una roccaforte dell’organizzazione terrorista e schiavista dell’Isis.
La presenza di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul sara’ presentata dalla propaganda dell’Isis come "invasione crociata" e quei soldati diverranno ipso facto un fin troppo facile bersaglio di attentati stragisti.
Non solo: con essi anche il nostro paese diverra’ primario bersaglio di attentati stragisti che verranno presentati dalla delirante propaganda dell’organizzazione terrorista come pretesa "reazione" alla nostra presunta "invasione crociata".
Col duplice e doppiamente atroce risultato che molte persone verranno assassinate dai terroristi, e che questi massacri avranno anche come effetto di alimentare il consenso nei confronti dell’Isis da parte dell’uditorio cui la sua propaganda si rivolge, uditorio diffuso su piu’ continenti che ci percepisce come un paese occidentale membro del sistema di alleanze militari responsabile delle guerre e delle occupazioni militari, dei massacri e delle rapine, che da decenni stanno insanguinando il Medio e il Vicino Oriente.
Vi e’ anche noto che Mosul e’ bersaglio dei massicci bombardamenti di paesi nostri alleati, bombardamenti che non distruggono solo strutture e materiali ma uccidono vite umane, ed uccidono non solo dirigenti e miliziani dell’organizzazione terrorista, ma anche civili innocenti e due volte vittime, vittime della dittatura terrorista e schiavista dell’Isis e vittime dei bombardamenti dei nostri alleati.
I nostri soldati dispiegati alla diga di Mosul corrono un enorme rischio di divenire le probabilissime vittime sacrificali della rappresaglia dei terroristi per i bombardamenti dei nostri alleati sulla citta’ di Mosul.
Inoltre, non puo’ sfuggirvi che utilizzare le forze armate del nostro paese in funzione di "polizia privata" di private imprese e’ in flagrante contraddizione con la funzione istituzionale di un’articolazione del nostro ordinamento giuridico; e gia’ in passato questo uso improprio dei militari italiani come "security" di aziende private ha dato luogo a vicende gravissime, come l’assurda uccisione di due innocenti pescatori indiani (un terribile, immedicabile lutto), con la conseguente privazione della liberta’ di due nostri soldati da anni in attesa di processo (che peraltro potrebbero essere innocenti del reato loro ascritto e comunque devono essere presunti tali fino a sentenza definitiva, ma che dati i significati politici e le utilizzazioni propagandistiche di cui si e’ caricata la drammatica vicenda nulla garantisce che avranno un processo equo) e la profonda controversia internazionale che ci oppone all’India (controversia che ha gia’ dato luogo a ulteriori episodi indegni, del tutto riprovevoli, assai nocivi e gravidi di ulteriori pericoli).
Infine, sapete benissimo che interventi militari unilaterali stranieri - italiani o di altri paesi - in Iraq o nelle altre zone di brutale, sanguinario conflitto sono peggio che inutili, sono del tutto dannosi.
Sapete benissimo che per contrastare l’Isis occorre un’operazione di polizia internazionale con le caratteristiche definite dall’Onu nel suo piu’ recente pronunciamento.
Sapete benissimo che il terrorismo che oggi insanguina non solo il Medio Oriente ma vari paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa e’ stato generato anche e innanzitutto dalle sciagurate guerre realizzate o promosse da coalizioni militari in cui tragicamente siamo stati e siamo coinvolti.
E sapete anche che la guerra non solo genera terrorismo, ma e’ gia’ terrorismo essa stessa, consistendo in effetti nell’uccisione massiva di esseri umani.
E ricordate certo che l’Italia in Iraq ha gia’ preso parte ai bombardamenti stragisti della prima guerra del Golfo; ed ha gia’ preso parte altresi’ all’occupazione militare seguita alla conclusione della seconda guerra del Golfo (occupazione militare nel corso della quale da parte di personale di paesi nostri alleati furono commessi gravissimi crimini contro l’umanita’).
E ricordate infine che il nostro paese in Iraq ha gia’ pagato un tremendo tributo di sangue: nessuno puo’ dimenticare la strage di Nassiriya.
Da tutto cio’ consegue che l’annunciata decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e’ del tutto irrazionale, immorale, illegale; ed espone gratuitamente, assurdamente e sciaguratamente quei giovani, quell’impianto e chi vi lavora, e chi vive nei dintorni ed a valle dello stesso, ed il nostro paese infine, a un enorme rischio di essere fatti bersaglio di attentati stragisti dalle tragiche conseguenze di proporzioni fin inimmaginabili.
Gentili senatori e senatrici, gentili deputate e deputati,
in ragione di tutto cio’ vi scriviamo per chiedervi un impegno urgente e cogente: un atto deliberativo del parlamento per la revoca della decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di sodati italiani alla diga di Mosul.
Salvare le vite e’ il primo dovere.
E’ questa un’ora, un "kairos", in cui e’ richiesto di agire secondo verita’, secondo giustizia, secondo scienza e coscienza, per il bene comune, per salvare le vite innocenti in pericolo.
Sperando in un vostro tempestivo, persuaso, adeguato intervento, vogliate gradire distinti saluti,

il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"

Viterbo, 17 gennaio 2016

Per ulteriori informazioni: "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di

Mosul ", presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:comitatononviolento@gmail.com; comitatononviolento@outlook.it; comitato_nonviolento@libero.it

Peppe Sini

Posted by: Mauro Cristaldi

Inoltro per conoscenza l’interessante intervento di Manlio Di Stefano su NATO e guerre.

Vincenzo Brandi

Intervento di Manlio Di Stefano, Capogruppo M5S Commissione Affari Esteri

"Dal 1999 ad oggi, le guerre d’aggressione della Nato hanno prodotto decine di migliaia di morti, feriti, mutilati, sfollati, territori devastati, smembrati, economie fallite, destabilizzazioni estese a intere regioni. L’emergenza di chi fugge dalle guerre dell’Alleanza atlantica oggi mette persino in discussione l’esistenza stessa dell’Ue.

Sorta sul concetto di "difesa collettiva", la Nato, con l’implosione dell’Unione Sovietica, ha di fatto perso il motivo alla base della sua stessa esistenza. Dal 1991 l’organizzazione si è presto trasformata in strumento di aggressione per il perseguimento di due obiettivi strategici degli Stati Uniti: mantenere il dominio militare in Europa e controllare qualsiasi possibile rinascita della Russia.

VIDEO Come è nato e chi alimenta il terrorismo Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Somalia, Sudan, Libia, Siria, Ucraina. Paesi d’interesse atlantista, e per questo travolti da una valanga di menzogne mortifere, per giustificare bombardamenti che hanno prodotto morte, macerie e milioni di profughi.

L’esito delle crisi di Ucraina e Siria determinerà il futuro assetto geopolitico e il nuovo equilibrio di potere nello scacchiere internazionale. Il Pentagono e il vice presidente Usa Joe Biden hanno annunciato questa settimana che gli Stati Uniti sono pronti ad un intervento in Siria congiunto con la Turchia (Paese Nato ormai fuori controllo) per armare e sostenere i cosiddetti “ribelli moderati”. Si tratta di un intervento contrario al diritto internazionale.

La crisi ucraina è l’ultimo capitolo di questa tragica saga. Il più pericoloso. Il colpo di stato del febbraio 2014 a Kiev si inserisce, infatti, nella progressiva e pericolosa espansione della Nato ad Est, operata a partire dagli anni ’90 e presentata al grande pubblico come una benigna diffusione di democrazia e ricerca di stabilità. In realtà, è semplicemente il modo più rapido per portare a termine la strategia ultima statunitense, vale a dire imporre all’Ue la Nato economica, il TTIP - acronimo di Transatlantic Trade and Investment Partnership, vale a dire l’immensa area di libero scambio che i due blocchi stanno negoziando nel segreto quasi assoluto. Dopo l’invito formale al Montenegro nel dicembre del 2015, il prossimo paese nella lista, il trentesimo, a finire nella ragnatela dell’Alleanza dovrebbe essere nei piani proprio l’Ucraina. Si tratta di uno scenario dai contorni potenzialmente apocalittici, con Mosca che ha più volte ribadito che reagirebbe con ritorsioni belliche all’arrivo della Nato ai suoi confini.


Nel voler forzare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, in poche parole, gli Stati Uniti stanno giocando con scenari di terza guerra mondiale. Con un approccio irresponsabile fatto di militarizzazione dell’est europeo - dal 2017 Ucraina, Polonia e Lituania costituiranno una brigata congiunta di 4mila uomini effettivi - e di sanzioni economiche alla Russia che hanno già messo in ginocchio il settore agro-alimentare europeo (l’Italia ha perdite complessive per un miliardo di euro l’anno), ci sono alcuni interrogativi che come Paese dobbiamo porci.

- Per quanto tempo dobbiamo violare la nostra Costituzione e i trattati internazionali fondamentali come il Trattato di non proliferazione nucleare per fornire a quest’alleanza la possibilità di usufruire di decine di basi sul nostro territorio con 90 testate nucleari annesse?
- Per quanto tempo dovremo devastare l’ambiente di intere regioni e la salute dei cittadini che vivono nei pressi di basi o poligoni NATO?
- Perché un’organizzazione concepita come un’Alleanza militare meramente difensiva si è trasformata negli anni in uno strumento di morte e aggressione?
- Esiste un modo che consenta all’Italia di sottrarsi a future guerre di invasione, come nel caso della Libia?

La partecipazione alla Nato pone oggi l’Italia di fronte a un bivio cruciale. Come MoVimento 5 Stelle chiediamo che nel Paese si apra una riflessione seria sull’argomento e per questo vi invitiamo tutti al convegno "Se non fosse NATO" che si terrà venerdì 29 gennaio alla Nuova Aula dei Gruppi parlamentari, a Roma, con la partecipazione di:
Mairead Corrigan – Premio Nobel per la Pace
André Vltchek – Reporter di guerra e autore, con N. Chomsky, di "Terrorismo Occidentale"
Claudio Giangiacomo - Redattore della pdl di iniziativa popolare su basi e trattati militari
Alessandro Di Battista - Deputato M5S Commissione Affari Esteri
Luca Frusone - Deputato M5S Commissione Difesa
Elio Teresi - Movimento "No Muos"
Valter Lorenzi - Rete Disarmiamoli / Comitato "No camp Darby"
Mariella Cao - Comitato sardo "Gettiamo le Basi"
Enrico Marchesini - Movimento "No Dal Molin"
Manlio Di Stefano – Capogruppo M5S Commissione Affari Esteri
Per partecipare è necessario compilare questo form in tutte le sue parti."

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