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LA VOCE 1602

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La VOCE ANNO XVIII N°6

febbraio 2016

PAGINA 3

Segue da Pag.2: Tesi sulla situazione attuale e sulla tendenza alla guerra

resistenza dei paesi oppressi ai gruppi imperialisti, anche i combattenti che la resistenza arruola nei paesi imperialisti, non possono fare di meglio. Solo la rinascita del movimento comunista e lo sviluppo della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti daranno anche a questi combattenti un altro indirizzo e metodi di lotta selettivi e più efficaci.

Noi nella situazione attuale, nell’immediato non siamo in grado di evitare questo sviluppo: come dei semplici cittadini non sono in grado di evitare che le persone ridotte in miseria e che non accettano di morire di miseria, rubino, rapinino e per far fronte alla loro miseria ricorrano ad altre simili vie che colpiscono soprattutto i membri delle masse popolari (i quali sono meno difesi dei membri della borghesia e del clero).

Solo la crescita delle rivoluzione socialista può cambiare il corso delle cose.

7. Nel nostro paese l’adesione alla “guerra al terrorismo” i vertici della Repubblica Pontificia la fanno alla chetichella (con Renzi ora, come prima con i governi Berlusconi e con quello D’Alema ancora prima),

- per la presenza della Corte Pontificia (un’aperta e dichiarata partecipazione alla “guerra al terrorismo” creerebbe problemi al mantenimento della sua direzione sulle masse popolari, indebolirebbe la sua egemonia già in calo e contrasterebbe con la “operazione Bergoglio” che una parte della Chiesa sta conducendo per salvaguardare il suo particolare ruolo),

- perché nel nostro paese esistono più centri di potere sovrani (in particolare gli imperialisti USA e sionisti e la criminalità organizzata) con interessi contrastanti e in scontro tra loro e una aperta promozione della guerra implicherebbe la rottura della finzione della legalità costituzionale, e di questo uno o l’altro dei gruppi della classe dominante potrebbe avvalersi per mobilitare al suo seguito le masse popolari contro i gruppi avversari,

- perché l’opposizione alla guerra ha delle radici abbastanza solide tra le masse popolari del nostro paese.

Le condizioni per la mobilitazione reazionaria delle masse popolari si sono rafforzate anche nel nostro paese, ma le due vie (mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria) restano entrambe ancora aperte. I vertici della Repubblica Pontificia non sono ancora nelle condizioni di (non hanno ancora creato le condizioni necessarie per) reprimere militarmente su larga scala un vasto movimento popolare di insubordinazione e boicottaggio delle leggi e delle misure del loro governo. Non è ancor deciso quale delle due strade imboccheranno le masse popolari del nostro paese e quindi noi dobbiamo tener conto che entrambe sono possibili e lottare con decisione perché imbocchino la prima.

Creare le condizioni per costituire il Governo di Blocco Popolare oggi nel nostro paese è la linea per avanzare nella rinascita del movimento comunista e nella rivoluzione socialista e pone anche le premesse migliori per far fronte alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari se la seconda strada dovesse prevalere (e noi comunisti fossimo quindi costretti ad abbandonare la linea della costituzione del GBP e adottare una linea per far fronte all’adesione di un’ampia parte delle masse popolari alla “guerra al terrorismo”).

8. La creazione delle condizioni per il Governo di Blocco Popolare si svolge in un contesto in cui diventa più aperta la corsa tra mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria (“guerra al terrorismo” e stato d’emergenza). Quindi nella nostra azione

- dobbiamo denunciare sistematicamente e senza riserve le responsabilità della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e, per quanto ci riguarda, dei vertici della Repubblica Pontificia per la diffusione della guerra nel mondo, contrariamente a quanto fa la sinistra borghese che concentra i suoi strali contro gli autori degli attentati, alimentando in questo modo il tentativo di aggregare le masse popolari intorno alle autorità dei paesi imperialisti in nome della “guerra al terrorismo”;

- far valere che chiedere che i governi dei gruppi imperialisti pongano fine alla guerra, supplicarli, inveire contro di loro, minacciare, esortare, scongiurare, supplicare, esigere, proclamare, strepitare, dimostrare nelle strade e nelle piazze perché essi cambino strada, ecc. significa ingannare il popolo, infondendogli false speranze, ritardando il giorno in cui vedrà chiaro, fargli in realtà accettare per intanto la continuazione della guerra. Questa guerra non è sorta e non dilaga per volontà di questo o quel governo, di questo o quel gruppo imperialista, ma è come il fetore che promana da un cadavere in decomposizione.

9. Combattere per la pace oggi significa principalmente promuovere l’organizzazione delle masse popolari, in primo luogo dei lavoratori delle aziende capitaliste (cioè degli operai) perché in ogni paese imperialista approfittino delle condizioni favorevoli che concretamente esistono in quel paese e instaurino un loro governo d’emergenza.

Tutte le altre forme di lotta per la pace, di protesta contro la guerra hanno effetti positivi solo se il movimento comunista le combina, in altre parole se noi le combiniamo, con l’unica efficace forma di lotta contro la guerra e per un mondo in pace, se le facciamo servire come strumenti ausiliari della rivoluzione socialista, come spunti e rivoli che alimentano la rivoluzione socialista. In caso contrario, da sole, le denunce, le rivendicazioni e le proteste producono effetti negativi. La denuncia senza proposta di soluzione, in questo come negli altri terreni (l’inquinamento, l’alterazione climatica, la fame, la disoccupazione, l’emigrazione, la miseria, ecc.), genera a seconda dei casi demoralizzazione, disperazione, rassegnazione, inerzia, assuefazione, cinismo. La rivendicazione e la protesta senza risultati generano demoralizzazione e inerzia, rassegnazione, senso di impotenza: dopo la grande mobilitazione mondiale per impedire la guerra di Bush contro l’Iraq del 2003, il movimento contro la guerra si è via via ridotto (lo stesso con ogni probabilità succederà per la mobilitazione contro il riscaldamento del pianeta dopo la mobilitazione mondiale dello scorso 28 novembre in occasione di COP 21);

- dobbiamo indirizzare l’opposizione popolare alla guerra (quella condotta già anche con mezzi militari) nella lotta contro la guerra di sterminio non dichiarata condotta dalla borghesia contro le masse popolari, contrariamente a quanto fanno la sinistra borghese e recentemente anche il Vaticano (le dichiarazioni di papa Bergoglio sulla “terza guerra mondiale a pezzi” sono esemplari): essi cercano di distogliere l’attenzione delle masse popolari dalla guerra di sterminio non dichiarata (che le colpisce direttamente e su vasta scala) a cui esse possono e devono far fronte e deviarla verso la guerra militare a cui non possono far fronte se non fanno fronte alla prima.

10. La sinistra borghese per lotta contro la guerra intende dimostrazioni e altre forme di denuncia e protesta (denuncia-rivendicazione-protesta).
Le masse hanno avuto tempo e modo (in particolare con le mobilitazioni del 2003) di rendersi conto che questa “lotta contro la guerra” non serviva a niente e gradualmente l’hanno disertata: ora questa “lotta contro la guerra” non c’è più. Ovviamente, ma è legge del movimento reale della società, le masse non hanno discusso, stabilito che fare dimostrazioni contro le guerre (stile 2003) non serve a niente e lasciato perdere: se le cose si svolgessero così, non andrebbero come vanno. Nella realtà, le masse popolari si appassionano a una lotta se rende; altrimenti, se non rende e chi la promuove non cambia registro, l’abbandonano. Gli esponenti della sinistra borghese propongono di riprenderla, senza degnarsi di capire e spiegare perché la lotta di un tempo ha portato al mondo di oggi con la guerra sempre più diffusa. Perché mai oggi dietro suo invito le masse popolari dovrebbero tornare a quella lotta di ieri, che si è mostrata inefficace? La lotta contro la guerra di sterminio non dichiarata finalizzata a costituire un governo di emergenza popolare (nell’immediato a creare le condizioni per la sua costituzione) è l’unica reale, efficace, non illusoria, non retorica lotta contro la guerra imperialista: contro la guerra che la comunità internazionale dei gruppi imperialisti americani, sionisti ed europei sta conducendo nel mondo (direttamente e per interposta persona).

Compagni, l’evoluzione del corso delle cose ci pone in modo più pressante di fronte alla necessità e alla responsabilità di trasformare le nostre idee e la nostra condotta per essere all’altezza dei nostri compiti e far fronte agli avvenimenti! Apprendere la scienza comunista, assimilarla e usarla nella nostra azione è la cura per superare le residue concezioni e atteggiamenti da FSRS (Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista), che sono alla base del dogmatismo e del settarismo nelle nostre file e le residue concezioni e atteggiamenti da “sinistra della sinistra borghese”, che alimentano movimentismo, eclettismo e liberalismo nelle nostre file. E’ la cura contro quella malattia le cui manifestazioni sono indicate nel n. 51 de La Voce del (n)PCI: “la tendenza a dire, a professare (cioè inalberare e lanciare) parole d’ordine e concezioni più ‘rivoluzionarie’ dell’attività che effettivamente si compie”, “a proclamarsi comunisti ma operare a naso, a buon senso, alla cieca”, “a proclamare e venerare gli scritti dei fondatori e dei maggiori esponenti della scienza comunista, a propagandare la scienza comunista come dottrina a cui credere e da professare anziché usarla come guida per comprendere la realtà e per trasformarla”. E’ una malattia, come dice giustamente il (n)PCI, “ancora diffusa anche nelle file della Carovana, dobbiamo ancora debellarla. E i tempi stringono, il corso delle cose non lascia alibi, la crisi economica, l’emigrazione, la disgregazione sociale, la guerra premono alle porte”.

L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS

Buon anno, la fine del 2015 è stata molto complicata. A novembre eravamo molto soddisfatti per il lancio di un documento politico Noi ci Siamo, lanciamo la sfida condiviso da  tutte le attuali componenti della sinistra e dalla convocazione di una assemblea unitaria per gennaio. A dicembre questo percorso si è rotto, ma ora non ci rassegniamo alle divisioni che si sono determinate e che sembrano riportarci indietro e a più processi costituenti divergenti tra loro.
Per questo è importante promuovere incontri di confronto, produrre documenti che rilancino il percorso per una nuova soggettività politica della sinistra (domenica 17 gennaio si riunirà il comitato operativo nazionalede l'Altra Europa con Tsipras per discutere della situazione a riguardo del processo costituente).
Vi segnaliamo 3 documenti usciti in questo senso...

La prima è un'iniziativa di un piccolo gruppo di giovani dell'altra europa che sicuramente è utile al nostro dibattito, che suggerisce di svolgere iniziative locali di discussione nel merito, approvare propri documenti e invitare a firmare il documento "noi ci siamo, lanciamo la sfida" sul sito che hanno messo a disposizione: www.ilpopolorosso.org.

Adesso Basta, vogliamo sognare!

Siamo un gruppo di giovani con storie e provenienze diverse che partecipano a l'Altra Europa con Tsipras e diciamo che adesso basta: vogliamo sognare! Vogliamo che in Italia ci sia un soggetto politico della sinistra che sia all'altezza della sfida politica così come ce ne sono in altri paesi d'Europa. La mancanza di credibilità, la frammentazione e l'incapacità di incidere dei soggetti della sinistra italiana impongono la necessità di un percorso costituente che porti al superamento delle organizzazioni attuali per come le conosciamo.

Il documento “Noi ci siamo, lanciamo la sfida”, firmato a novembre da tutti i soggetti in campo, era un primo passo importante. Definiva la possibilità di avviare in Italia un unico e unitario processo costituente, partecipato, per la costruzione di un soggetto politico della sinistra, che vada oltre le attuali forze politiche, completamente sovrano e autonomo da esse, considerava definitivamente conclusa la stagione del centro-sinistra e lanciava la sfida al Pd, al M5S e alla destra. Affidava al processo, alla partecipazione e al principio di una testa e un voto, e non ai soggetti che sottoscrivevano quel documento, il compito di affrontare i problemi ancora presenti ( elezioni amministrative, forma del soggetto, rapporto con i soggetti preesistenti).

Queste ragioni per noi sono sempre valide, per questo lo sottoscriviamo.
...puoi sottoscrivere "noi ci siamo" e continuare a leggere il documento sul sito ilpopolorosso.org
segui la pagina facebook ilpopolorosso

Lettera di natale alla Sinistra

Un documento approvato dal Trentino Alto Adige / Sudtirol il 24 dicembre con molte firme a supporto.

Siamo Compagne e Compagni che hanno accolto e fatto proprio l'appello lanciato a inizio 2014 per la costruzione, a partire dalla lista l'Altra Europa con Tsipras, di una sinistra ampia, alternativa al neoliberismo e con ambizioni di governo. Successivamente abbiamo fatto nostro il documento “Noi ci siamo, lanciamo la sfida” ed è in virtù del nostro impegno che ci sentiamo indignati/e nel vedere puntualmente deluse le nostre aspettative per l'incapacità di chi conduce le trattative a livello nazionale.
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A Roma "noi ci siamo"

Un documento firmato da un gruppo di compagne e compagni di Roma che organizzano per venerdì 15 gennaio alle 17.00, presso la sede di Transform, al Rialto in via Santambrogio 4.
Evento Facebook

“Siamo compagne e compagni di Roma che credono e si impegnano da tempo perché vi sia finalmente anche in Italia un soggetto politico della sinistra con dimensioni popolari e di massa, radicato e innovativo. Tanto più ne avvertiamo il bisogno oggi che nella nostra città stiamo lavorando a costruire una proposta alternativa per le elezioni comunali. Avevamo accolto con grande soddisfazione la sottoscrizione da parte di tutte le attuali componenti della sinistra di un documento, Noi ci siamo, e la convocazione di una assemblea unitaria per gennaio. Ora non ci rassegniamo alle divisioni che si sono determinate e che sembrano riportarci indietro e a più processi costituenti divergenti tra loro.
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