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La VOCE ANNO XVIII N°8

aprile 2016

PAGINA c         - 27

Segue da Pag.26: Quarantuno bambini palestinesi uccisi nel periodo di violenza che entra nel sesto mese

Un testimone in attesa di attraversare il checkpoint con la sua auto ha riferito a DCIP che ha visto l’adolescente avvicinarsi ai soldati e a lui non sembra di aver visto un’arma nelle mani del ragazzo. Egli ha poi sentito tre spari e ha deciso di fare un’inversione con l’auto , a quel punto ha visto il soldato colpire con due colpi Mahmoud mentre era già a terra. Un medico del Palestine Medical Complex di Ramallah ha confermato che Mahmoud è stato colpito con tre colpi di pistola al petto e due alla mano.

Lunedì, In una conferenza stampa del Dipartimento di Stato US, il portavoce John Kirby ha riferito, “abbiamo chiesto agli israeliani ulteriori informazioni, e ci aspettiamo una risposta”, aggiungendo, “certamente stiamo seguendo la vicenda da vicino “.

La responsabilità per le sparatorie da parte delle forze israeliane è estremamente rara. Le autorità israeliane, nei recenti incidenti, hanno respinto l’apertura di indagini complete e trasparenti.

Il diritto internazionale richiede che la forza letale può essere utilizzata solo quando è assolutamente inevitabile. Nelle situazioni in cui gli individui presumibilmente svolgono un atto criminale, dovrebbero essere fermati in conformità con il diritto internazionale e con la dovuta procedura prevista dalla legge.

Alla maggior parte dei bambini arrestati, tuttavia, sono negati i diritti fondamentali dal momento dell’arresto fino la momento della condanna.

Nonostante l’abuso fisico che Wajdi ha sopportato, il suo interrogatorio coercitivo, la sua mancanza di accesso alla difesa, e il fatto che è stato costretto a firmare una dichiarazione che non capiva, il 14 febbraio i procuratori militari israeliani hanno ancora depositato accuse contro di lui.

Wajdi rimane incarcerato nella prigione di Ofer in attesa della conclusione del suo processo militare.

Dal mese di novembre, il numero di bambini palestinesi nelle carceri israeliane è salito alle stelle ed è il più alto degli ultimi sette anni. I dati più recenti di Israel Prison Service riporta che sono in carcere 406 bambini palestinesi.

Fonte.
Nel mese di gennaio, il ministro degli esteri svedese Margot Wallstrom ha chiesto un’indagine per determinare se le forze israeliane sono colpevoli di esecuzioni extragiudiziali di palestinesi.

“E’ vitale che ci siano approfondite indagini credibili in queste morti, al fine di chiarire e determinare possibili responsabilità“, ha detto Wallstrom parlamentare svedese nel corso di un dibattito parlamentare.

Israele ha risposto annunciando che il ministro non era il benvenuto nel paese.

Almeno 184 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano da ottobre, mentre gli attacchi palestinesi hanno ucciso 28 israeliani nello stesso periodo.

Israele accusa i palestinesi per la spirale di violenza e di incitamento.
I palestinesi dicono che l’attuale conflitto è radicato nella frustrazioni derivante da quasi cinque decenni di occupazione israeliana e la totale mancanza di progressi negli sforzi di pace.

Fonte.

trad. Invictapalestina

Shireen e Medhat Issawi condannati dai tribunali israeliani: avvocati e rappresentanti legali sotto tiro

7 Marzo, 2016

L’avvocata ed attivista palestinese, Shireen Issawi, il 7 Marzo è stata condannata a quattro anni nelle prigioni israeliane. Suo fratello, Medhat Issawi, ha ricevuto una condanna ad otto anni durante la stessa seduta alla corte centrale di Gerusalemme. Le loro audizioni sono state posticipate ripetutamente. Entrambi erano già stati imprigionati per due anni ciascuno.


Shireen Issawi, una importante avvocata ed attivista anche in rappresentanza di se stessa, ha goduto di visibilità internazionale come portavoce della campagna in supporto di suo fratello, Samer Issawi, durante il suo lungo periodo di sciopero della fame, nel 2012 e nel 2013, che gli fece riguadagnare la libertà. Rilasciato dalla prigione nel 2011 in occasione del trattato di scambio di Wafa al-Ahrar con la resistenza palestinese, fu accusato di essere uscito dai confini municipali di Gerusalemme e quindi di avere violato i termini del suo rilascio. Dopo avere ottenuto la liberazione nel 2013, è stato arrestato nuovamente nel Giugno 2014 insieme ad altre dozzine di ex prigionieri e si è visto nuovamente imporre l’originale sentenza a 26 anni di carcere. Il rilascio di tutti i cittadini ri-arrestati è una delle maggiori richieste delle forze politiche palestinesi.

Shireen, 34 anni, e Medhat, 40 anni, furono accusati di intrattenere comunicazioni e di sostenere finanziariamente i prigionieri palestinesi che rappresentavano nel loro periodo di praticantato come legali presso l’Ufficio Al-Quds per gli Affari Legali e Commerciali, che fungeva da intermediario tra le famiglie (a cui spesso veniva negato il diritto di visita) ed i prigionieri palestinesi e tra gli avvocati israeliani ed i prigionieri palestinesi. Si occupavano anche di trasferire denaro ai prigionieri per incarico delle loro famiglie.
Gli Issawi sono gerusalemiti, ovvero palestinesi residenti a Gerusalemme le cui carte d’identità consentono loro di viaggiare più liberamente attraverso la Palestina e di visitare prigionieri palestinesi.

A causa delle leggi israeliane, che etichettano ogni partito politico palestinese come “organizzazione proibita” e le comunicazioni (persino con componenti della famiglia) all’interno di queste organizzazioni come “coordinamento interno” o “in supporto di” organizzazioni proibite, Shireen, Medhat ed i loro colleghi avvocati e lavoratori del settore legale hanno subito irruzioni, sono stati spiati ed imprigionati, accusati di portare avanti attività, in fondo di poco conto, e senza dubbio, necessarie per i prigionieri palestinesi, come portare loro messaggi dai familiari che non hanno il permesso di visitarli e depositare da parte di questi familiari denaro nei conti “mensa” (da spendere nei negozi che vendono beni ai detenuti palestinesi all’interno delle prigioni israeliane) necessari ai detenuti. Sono stati accusati di supporto verso “organizzazioni proibite” (i partiti politici palestinesi, includendo Hamas, Jihad Islamica, Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ed altri) dei quali i loro clienti fanno parte.

Shireen è stata arrestata il 7 Marzo 2014 e suo fratello Medhat una settimana dopo, il 13 Marzo 2014; Medhat aveva già trascorso 20 anni nelle prigioni israeliane, mentre Shireen è stata trattenuta agli arresti domiciliari e si è vista privare della licenza di esercizio professionale per un anno, sempre per il supporto ai prigionieri palestinesi.
Gli Issawi non sono stati gli unici avvocati palestinesi presi di mira. Amjad Safadi, 39 anni, anche lui un avvocato palestinese gerusalemita, è stato tenuto sotto interrogatorio per 50 giorni nel centro di detenzione di Moskobiyeh. Cinque giorni dopo il suo rilascio, secondo quanto riferito, si sarebbe impiccato nella sua casa di famiglia di Gerusalemme, il 29 Aprile 2014. Era stato arrestato il 6 Marzo, insieme ad altri cinque avvocati, con le stesse accuse fatte agli Issawi.
Shireen e Medhat hanno ricevuto supporto internazionale. La Law Society of Britain and Wales richiese la loro liberazione e la Alkarama Foundation consegnò a Shireen un riconoscimento per i diritti umani.

Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network condanna la sentenza per l’imprigionamento di Shireen e Medhat Issawi e chiede il loro immediato rilascio, così come la fine della persecuzione e della vessazione degli avvocati palestinesi e dei lavoratori del settore legale per il loro occuparsi di servizi necessari ai prigionieri politici palestinesi ed il loro rapportarsi con l’isolamento dei prigionieri palestinesi.

Inoltre, notiamo che l’intero sistema di criminalizzazione dei politici palestinesi e della resistenza come “organizzazioni proibite” sotto ordini militari è un meccanismo chiave dell’occupazione israeliana allo scopo di sopprimere, negare e reprimere la vita politica e la battaglia palestinese. Osserviamo anche che questa criminalizzazione viene spesso riecheggiata internazionalmente dalle cosiddette liste di “organizzazioni terroristiche” che servono di supporto all’occupazione israeliana, all’apartheid ed al colonialismo attraverso la criminalizzazione e repressione delle organizzazioni politiche palestinesi e delle battaglie all’interno ed all’esterno della Palestina.

Chiediamo anche l’immediato rilascio di Samer Issawi, Samer Mahroum ed oltre 60 prigionieri palestinesi ri-arrestati le cui sentenze sono state arbitrariamente reimposte in seguito al loro rilascio in uno scambio di prigionieri, come meccanismo di pressione contro la resistenza palestinese e contro l’intera popolazione, e la liberazione di tutti i 7000 prigionieri politici presenti nelle prigioni israeliane.



trad. L. Pal – Invictapalestina.org
Fonte

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