LA VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA  SCIENZA 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

LA VOCE 1604

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  


GIÙ

SU


La VOCE ANNO XVIII N°8

aprile 2016

PAGINA 2         - 18

Segue da Pag.17: LA VISITA DEL PRESIDENTE BARACK OBAMA

applicato duramente da più di cinquant’anni.

Risulta paradossale che da una parte il governo prenda misure ma dall’altra inasprisca le sanzioni contro Cuba, che danneggiano la vita quotidiana del nostro popolo.

La realtà continua a mostrare che il blocco perdura ed è applicato con rigore e con una marcata portata extraterritoriale che ha effetti dissuasivi per le imprese e le banche degli Stati Uniti e di altri paesi. Un esempio sono le multe multimilionarie che continuano a imporre a compagnie e istituti bancari statunitensi e di altre nazionalità per aver avuto rapporti con Cuba, il diniego dei servizi e la chiusura delle operazioni finanziarie delle banche internazionali con il nostro paese e il congelamento dei trasferimenti legittimi di fondi verso e da Cuba, compresi quelli in valuta diversa dal dollaro statunitense.

Il popolo di Cuba spera che la visita del presidente statunitense consolidi la sua volontà di farsi coinvolgere attivamente in un dibattito a fondo con il Congresso per l’eliminazione del blocco e che nel frattempo, continui a fare uso delle sue prerogative esecutive per modificare nella misura del possibile, la sua applicazione, senza necessità di un’azione legislativa.

Dovranno essere risolti altri temi che sono lesivi della sovranità cubana per poter giungere a relazioni normali tra i due paesi, il territorio occupato dalla Base Navale degli Stati Uniti a Guantanamo, contro la volontà del nostro governo e del nostro popolo, deve essere restituito a Cuba esaudendo il desiderio unanime dei cubani da più di cento anni. Devono essere eliminati i programmi d’ingerenza volti a provocare destabilizzazione e cambiamenti nell’ordine politico, economico e sociale nel nostro paese. La politica di “cambio di regime” deve essere definitivamente sepolta.

Comunque va abbandonata la pretesa di fabbricare un’opposizione politica interna suffragata con denaro dei contribuenti statunitensi. Si dovrà porre termine alle aggressioni radiofoniche e televisive contro Cuba, in sicura violazione del Diritto Internazionale, e all’uso illegittimo delle telecomunicazioni con obiettivi politici, riconoscendo che il fine non è esercitare una determinata influenza sulla società cubana, ma porre le tecnologie in funzione dello sviluppo e della conoscenza.

Il trattamento migratorio preferenziale che ricevono i nostri cittadini in virtù della Legge di Accomodamento Cubano e della “politica dei piedi asciutti, piedi bagnati”, provoca perdite di vite umane e fomenta l’emigrazione illegale e il traffico di persone, oltre a generare problemi a paesi terzi. Questa situazione deve essere modificata, come dovrebbe cancellarsi il programma di “parole” per i professionisti cubani in medicina, che priva il paese di risorse umane vitali per garantire la salute del nostro popolo e danneggia i beneficiari della cooperazione di Cuba con nazioni che la necessitano. Inoltre, va cambiata la politica che pone come condizione agli atleti cubani di rompere con il loro paese per poter giocare nelle Leghe degli Stati Uniti.

Queste politiche del passato sono incongruenti con la nuova fase che il governo degli USA ha iniziato con il nostro paese. Tutte sono iniziate prima del governo di Obama, ma lui può modificarne alcune per decisione esecutiva e altre eliminarle definitivamente.

Cuba è coinvolta nella costruzione di una nuova relazione con gli Stati Uniti nel pieno esercizio della sua sovranità e impegnata con i suoi ideali di giustizia sociale e di solidarietà. Nessuno può pretendere che per questo debba rinunciare ad uno solo dei suoi principi, cedere un apice in sua difesa, né abbandonare quanto proclamato nella Costituzione: “Le relazioni economiche, diplomatiche con qualsiasi altro Stato non saranno mai negoziate per aggressione, minaccia o coercizione di una potenza straniera”.

Non si può avere nemmeno il minimo dubbio della fedeltà assoluta di Cuba ai suoi ideali rivoluzionari e antimperialisti, e alla sua politica estera impegnata con le giuste cause del mondo, la difesa dell’autodeterminazione dei popoli e il tradizionale appoggio ai nostri paesi fratelli.

Come si legge nell’ultima Dichiarazione del Governo Rivoluzionario, è e sarà irremovibile la nostra solidarietà con la Repubblica Bolivariana del Venezuela, con il governo guidato dal presidente Nicolás Maduro e con il popolo bolivariano e chavista, che lotta per continuare il suo proprio cammino ed affronta sistematici tentativi di destabilizzazione e sanzioni unilaterali stabilite dall’Ordine Esecutivo infondato e ingiusto del marzo del 2015, condannato dall’America Latina e i Caraibi.

La notificazione emessa lo scorso 3 marzo, prorogando la cosiddetta “Emergenza Nazionale” e le sanzioni, è un’intromissione diretta e inaccettabile nei temi interni del Venezuela e nella sua sovranità. Quell’Ordine deve essere abolito e questo sarà un reclamo permanente e deciso di Cuba.

Come ha detto il Generale d’Esercito Raúl Castro: “Non rinunceremo ai nostri ideali d’indipendenza e giustizia sociale, né ci arrenderemo a uno solo dei nostri principi, né cederemo di un millimetro nella difesa della sovranità nazionale. Non permetteremo pressioni nelle nostre questioni interne. Ci siamo guadagnati questo diritto sovrano con grandi sacrifici e al prezzo dei più grandi rischi”.

Siamo arrivati fin qui, lo reiteriamo ancora una volta, per la difesa delle nostre convinzioni e perché la ragione e la giustizia ci sostengono.

Cuba ratifica la sua volontà di avanzare nelle relazioni con gli Stati Uniti, sulla base del rispetto dei principi e dei propositi della Carta delle Nazioni Unite e dei principi del Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, firmato dai capi di Stato e di Governo della regione, che comprendono il rispetto assoluto della sua indipendenza e sovranità, il diritto inalienabile di ogni Stato di scegliere il sistema politico, economico, sociale e culturale senza ingerenze di alcuna forma; l’uguaglianza e la reciprocità.

Cuba reitera a sua volta, la piena disposizione a mantenere un dialogo rispettoso con il governo degli Stati Uniti e a sviluppare relazioni di convivenza civile. Convivere non significa dover rinunciare alle idee nelle quali crediamo e che ci hanno portato fino a qui, al nostro socialismo, alla nostra storia, alla nostra cultura.

Le profonde differenze di concezioni tra Cuba e gli Stati Uniti sui modelli politici, la democrazia, l’esercizio dei diritti umani, la giustizia sociale, le relazioni internazionali, la pace e la stabilità mondiale, tra l’altro,
persisteranno.

Cuba difende l’indivisibilità, l’inter-dipendenza e l’universalità dei diritti umani, civili, politici, economici, sociali e culturali. Siamo convinti che sia obbligo dei governi difendere e garantire il diritto alla salute, all’educazione, la sicurezza sociale, il salario uguale a parità di lavoro, il diritto dei bambini, ed anche il diritto all’alimentazione e allo sviluppo. Rifiutiamo la manipolazione politica e la doppia facciata sui diritti umani, che deve cessare. Cuba che ha aderito a 44 strumenti internazionali in questa materia, mentre gli Stati Uniti ne hanno firmati solo 18, ha molto da dire, da difendere e da mostrare.

Per quel che riguarda i nostri vincoli con gli Stati Uniti, i due paesi devono rispettare le loro differenze e creare una relazione basata sul beneficio dei due popoli.

Indipendentemente dai passi avanti che si possano fare nei vincoli con gli Stati Uniti, il popolo cubano andrà avanti. Con i nostri propri sforzi e le nostre provate capacità e creatività, continueremo a lavorare per lo sviluppo del paese e il benessere dei cubani. Non desisteremo nella domanda d’eliminazione del blocco, che ha fatto tanto danno e continua a farne. Continueremo a portare avanti il processo d’attualizzazione del modello economico e sociale che abbiamo scelto, e di costruzione di un socialismo prospero e sostenibile per consolidare le conquiste della Rivoluzione. Un cammino sovranamente scelto e che sicuramente sarà ratificato nel VII Congresso del Partito Comunista, con Fidel e Raúl vittoriosi.

Questa è Cuba che offrirà un rispettoso benvenuto al presidente Obama.

"La visita a Cuba del presidente Barack Obama"

Il quotidiano Granma sottolinea che per la normalizzazione delle relazioni con gli Stati Uniti è fondamentale la sospensione del blocco imposto a Cuba

L’Avana, 9 marzo (RHC) – Il quotidiano Granma considera fondamentale la soppressione del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba per il processo di normalizzazione delle relazioni tra i due paesi.

In un editoriale riguardante la prossima visita del presidente nordamericano Barack Obama, l’organo del Partito Comunista di Cuba asserisce che questa politica, causa di tante privazioni per il popolo cubano, rappresenta il principale ostacolo per lo sviluppo dell’economia nazionale.

L’articolo afferma che i due paesi devono rispettare le proprie differenze e assicurare benefici per entrambi i popoli, allo stesso tempo ribadisce la volontà di Cuba di procedere nel ristabilire le relazioni con gli Stati Uniti nel rispetto di principi e propositi come quelli contenuti nella Carta delle Nazioni Unite e nel Proclama dell’America Latina ed i Caraibi come Zona di Pace.

L’editoriale del Granma afferma che per poter stabilire relazioni normali tra i due paesi devono essere risolte anche altre questioni che attentano alla sovranità cubana.

Il giornale sottolinea con forza che la Base Navale degli Stati Uniti a Guantanamo, territorio occupato contro la volontà del nostro governo e del popolo, deve essere restituita a Cuba, ciò che rappresenta un desiderio condiviso da tutti i cubani da più di cento anni.

“Devono essere soppressi i piani di ingerenza volti a promuovere situazioni di destabilizzazione e cambio dell’ordine politico, economico e sociale nel nostro paese”, aggiunge l’editoriale e ribadisce che in questo senso la così detta politica di “cambio di regime” deve essere definitivamente abbandonata.

Il Granma sottolinea la piena disponibilità dei cubani a mantenere un dialogo rispettoso con il governo degli Stati Uniti ed a promuovere la nascita di relazioni di convivenza civile, inoltre ribadisce che Cuba darà il suo cortese benvenuto a Obama.

Pubblicato da Enrica Matricoti

Entrano in vigore oggi le nuove misure che modificano alcuni aspetti del blocco imposto a Cuba

L’Avana, 16 marzo (RHC) – Questo mercoledì entrano in vigore una serie di misure annunciate ieri dal dipartimento del Tesoro e del Commercio degli Stati Uniti che modificano alcuni aspetti del blocco imposto a Cuba.

Per la quarta volta il governo del presidente Barack Obama applica un pacchetto di iniziative che riguardano il paese caraibico, in questo caso misure per quanto riguarda i viaggi, i servizi finanziari ed il commercio.

Anche se non potranno entrare a Cuba come turisti, a partire da ora i cittadini statunitensi potranno visitare il nostro paese con viaggi di carattere educativo, in forma individuale e non necessariamente in gruppo come succedeva prima.

I nordamericani potranno inoltre comprare in paesi terzi i prodotti cubani, come rum e tabacco, possibilità negata fino ad ora dal governo di Washington.

Le nuove misure permetteranno inoltre alle banche di effettuare transazioni del governo cubano che passano momentaneamente anche per il sistema bancario statunitense. La proibizione di queste operazioni commerciali impediva a Cuba di comprare e vendere beni internazionali e questo ha alimentato da sempre grandi proteste delle autorità cubane circa il blocco statunitense.

Si prevede che l’iniziativa aiuti a riempire la domanda di voli diretti che le compagnie di linea statunitensi sperano di pubblicizzare nei prossimi mesi.

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

LA VOCE 1604

 LA VOCE  COREA  CUBA  JUGOSLAVIA  PALESTINA  SCIENZA 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.