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L' EURO E IL DESTINO DEL MONDO
Joseph Stiglitz

Mentre i leader  dell' Unione europea tentano di risolvere  la crisi della Grecia  e della moneta unica, il contagio sembra pressoché inevitabile: un problema nato in periferia si è ormai spostato al centro e, se le più colpite sono Spagna e Italia , è quasi certo  che nei prossimi mesi  anche altri paesi subiranno gli effetti della crisi. Quel che va fatto è ormai noto emettere obbligazioni europee e usando la capacità collettiva  dell' Unione di contrarre prestiti per far pagare tassi d' interesse  più bassi ai paesi in crisi; e inoltre adottare una strategia  per la crescita che possa produrre  le entrate di cui c' è bisogno.

La contrazione delle entrate deriva  soprattutto dalla debolezza dell' economia, come negli Stati Uniti.  Quindi ridare slancio alla Grecia , alla Spagna  e agli altri paesi in Crisi  sarebbe più utile di tutti i discorsi e le misure di austerità  adottate finora  messi insieme per riportare un po' d' ordine nella situazione finanziaria internazionale. Servono  riforme, e alcune sono state fatte. Ma è sciocco pensare che gli effetti si vedranno subito, soprattutto  se consideriamo l' orizzonte ristretto dei mercati azionari, notoriamente miopi.

L' Europa e il resto del mondo, Stati Uniti compresi, dovrebbero capire quanto è alta la posta  in gioco sia per l' economia  sia per la pace e la sicurezza nel mondo.  Le ultime statistiche sull' occupazione negli Stati Uniti mostrano  bene quanto sia fragile  la ripresa del paese. Washington sperava di esportare la sua strategia per uscire da questa fase delicata.  Ma se i suoi principali partner commerciali europei sono in crisi, e se l' euro è debole (e di conseguenza il dollaro forte), questo diventa difficile.

Politicamente ci sono in gioco conseguenze importanti. Il mondo si è entusiasmato di fronte al risveglio democratico in Medio oriente, paragonandolo alla transizione dell' Europa dell' est  e dei paesi dell' ex Unione sovietica verso l' economia di mercato democratica. Ma questo passaggio è tutt' altro che scontato . Non è ancora chiaro che strada  seguiranno quei paesi.

E anche là  dove le riforme di mercato invocate dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale hanno prodotto crescita economica (come in Egitto e in Tunisia), il benessere non è stato condiviso da tutta la popolazione. La disoccupazione è rimasta alta, la povertà è cresciuta e neanche per i ceti medi la situazione è migliorata. Le privatizzazioni sono state fatte in modo poco trasparente e hanno creato nuove élite di ricchi. Mentre la richiesta di maggiore produttività ha contribuito alla crescita del tasso di disoccupazione. In breve, il modello del libero mercato è stato screditato.

Il successo dei paesi dell' Europa dell' est è legato soprattutto al fatto che sono entrati in Europa, attraverso l' Unione. Anzi, da una prospettiva globale la vera vittoria dell' Unione europea è stata proprio questa, più che l' aumento del pil del continente.

E solo un rapporto più stretto  con un'Unione europea stabile e prospera può aiutare nella transizione i paesi toccati dalla primavera araba. Ma questo non può succedere se ampie aree del continente europeo sono in balia della crisi e hanno tassi di disoccupazione giovanile paragonabili a quelli mediorientali. Una Europa così non può certo essere un modello. Ma a quale altro modello potrebbero ispirarsi i paesi della primavera araba? Qualcuno purtroppo, sottolineando i fallimenti dei modelli occidentali, suggerisce di considerarne altri del tutto diversi: i fondamentalisti islamici, i nazionalisti e i populisti.

Solidarietà e interesse

Naturalmente, il modello sociale europeo ha funzionato molto bene in molti paesi del continente, e non solo in Germania. ha garantito un modello di mercato ben articolato e alternativo a quello neoliberista, in linea con i valori e le aspirazioni che i giovani protagonisti della primavera araba hanno fatto propri.

Ma se l' Europa non riesce a fare abbastanza per i paesi in difficoltà dall' altra parte del Mediterraneo, e se quei paesi sprofondano in una lunga recessione con un' alta disoccupazione, il modello europeo uscirà totalmente deleggitimato. E senza un' Europa che faccia da esempio economico valido, la strada verso una transizione pacifica della primavera araba sarà molto più difficile.

Con la globalizzazione siamo diventati più interdipendenti: quello che succede in una parte del mondo si ripercuote altrove. E' possibile che la grande recessione sia stata causata dalle scelte economiche sbagliate degli Stati Uniti. Ma ora le difficoltà dell' euro avranno conseguenze sia sul Nordamerica sia sul Medio Oriente. I problemi dell' economia europea non solo limiteranno le possibilità di successo della primavera araba, ma incentiveranno i flussi migratori, mettendo così ancor più sotto pressione l' Europa.

Salvare l' euro, cioè aiutare i paesi alla periferia del continente europeo, non è solo un gesto di benevolenza o solidarietà é anche una questione d' interesse.

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