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paiono meno consapevoli dei loro diritti. Un sondaggio del Centro belgradese per i diritti umani e dello "Strategic marketing" (2009) ha rivelato che più della metà delle donne interrogate non sapeva che al colloquio di lavoro il datore non ha diritto di chiedere informazioni sulla situazione familiare della candidata. Secondo i dati 2010 dell'Eurobarometro, le disuguaglianze delle retribuzioni tra donne e uomini sono nella Repubblica Ceca tra le più alte dell'Ue. La Cechia si colloca al penultimo posto tra i 27 paesi europei. In media le retribuzioni delle donne sono inferiori del 26% rispetto a quelle degli uomini (la media europea è del 18%.). Secondo una ricerca condotta nel 2010 dal sito fizetesek.hu, le donne ungheresi guadagnano in media un quarto in meno rispetto agli uomini. La differenza tra gli stipendi cresce sino al 31% tra coloro che possiedono un titolo universitario. Il gap fra le retribuzioni delle donne e degli uomini a livello dirigenziale figura essere pari al 29%, mentre è del 23% per gli operai specializzati e solo del 7% per i lavoratori non specializzati. Di recente il governo ungherese ha deciso di ripristinare il congedo di maternità di tre anni con effetto retroattivo. Inoltre, le madri che opteranno per il ritorno al lavoro con orario part-time otterranno i rimborsi per la maternità solo se lavoreranno per un massimo di 4 ore al giorno. Il precedente sistema di maternità dava alle madri la possibilità di mantenere il loro posto di lavoro durante i loro 3 anni di assenza per prendersi cura dei neonati, con pagamenti di maternità in misura decrescente ogni anno. La Bulgaria è, invece, il paese dove si registra l'offerta più scarsa di servizi all'infanzia, con un tasso d'occupazione femminile che diminuisce sensibilmente con l'aumentare del numero dei figli: donne con un figlio (77,6%); donne con tre o più figli ( 44,3%) - Eurostat 2009. Infine, in Croazia, il divario maggiore fra retribuzioni maschili e femminili emerge innanzitutto nelle imprese straniere occidentali, presso cui i lavoratori guadagnano di media il 29,8% in più delle lavoratrici, demolendo il senso comune secondo cui queste imprese sarebbero esportatrici di modelli del lavoro avanzati.
Fonte: http://www.resistenze.org/sito/os/ep/osepbf22-009244.htm http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=03592
--- Adem Bejzak e Kristin Jenkins
UN NOMADISMO FORZATO ...di guerra in guerra... Racconti rom dal Kosovo all'Italia Edizioni Archeoares, 2011
7 euro, 180 p., ISBN 978-88-96889-22-0 per ordinare il libro: http://www.edizioniarcheoares.it/unnomadismoforzato scarica la preview: http://www.megaupload.com/?d=CMBLD7DQ la copertina e l'indice anche sul sito CNJ: http://www.cnj.it/documentazione/bibliografia.htm#bejzak2011
"Ho conosciuto la famiglia Bejzak e i profughi rom del Kosovo per la prima volta nei campi di Firenze in un'afosa estate fiorentina del 2003. Ero venuta a Firenze per svolgere delle ricerche per la mia tesi universitaria sui rom fuggiti verso l'Italia dal Kosovo dopo la guerra del 1999..." (Kristin Jenkins, co-autrice) "I racconti fra queste pagine sono una forma di lotta. Attraverso i nostri pensieri ed i nostri ricordi, lottiamo per far conoscere le nostre verità, perché le nostre verità sono sempre state nascoste, dimenticate o manipolate. Lottiamo per far capire che il nostro è un nomadismo forzato. Fino ad adesso nessuno scrittore è riuscito a scrivere da dove nasce il nostro nomadismo - il nostro nomadismo nasce dalla guerra" (Adem Bejzak, autore)
"Il libro di Adem Bejzak è il modo in cui alcune vittime di pregiudizi chiedono di essere ascoltate. Merita perciò di essere letto con attenzione e rispetto" (Piero Colacicchi, Introduzione)
Adem Bejzak è nato a Pristina nel 1957. Un attivista Rom, da anni è impegnato nella difesa dei diritti umani del popolo Rom. Dal 1993 vive e lavora a Firenze, dove nel 1999 è stato raggiunto dalla sua famiglia a causa della guerra in atto in Kosovo. Attualmente la famiglia Bejzak vive e lavora a Firenze. (dalla quarta di copertina)
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