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La VOCE ANNO  XIII     N°  7

Per questo motivo, la pubblicazione dei pensieri di Marti, in tutta la sua forza, è oggi di grande importanza.
José Martí si colloca nel momento di transizione tra il romanticismo e il modernismo.

Il valore reale di questo talento si trova sia nei grandi ideali che lo condussero al sacrificio sia nella sua opera letteraria.
José Martí è l'eroe nazionale di Cuba.

Peta di grande qualità e semplicità fu un autore rivoluzionario che ruppe con le limitazioni della tradizione.
Martí fece uso di tutta la ricchezza di pensiero e linguaggio per offrirla in beneficio alla patria.
La sua oratoria rifulgente a favore dell'indipendenza spinse la moltitudine a perseverare nel cammino alla lotta per la emancipazione di Cuba.

Questo
Apostolo fu una fiamma che si consumava nel suo proprio fervore e che non poteva avere un altro fine che non quello di morire lottando.

La sua opera letteraria sbalordisce per la quantità  tenendo in debito  conto la breve vita del poeta.
Le
Opere Complete comprendono più di una settantina di volumi fra prosa e versi (Ismaelillo, Versi liberi, Versi semplici), critica, discorsi, teatro (Abdala, Amore con amore si paga, Adultera), articoli giornalistici, epistolario (Lettere a mia madre), romanzi (Amicizia funesta), racconti infantili.

Il 28 gennaio 1853, quando Cuba è ancora sottomessa al severo dispotismo coloniale spagnolo, nasce a L'Avana José Martí, figlio di due spagnoli da poco trasferitisi nell'isola.

L'infanzia la trascorre in Spagna, dove la famiglia si trasferisce per due anni, e nelle campagne della provincia di Matanzas, dove il padre trova temporaneamente lavoro.
Fin da bambino è spettatore delle disumane condizioni di vita degli schiavi e delle punizioni corporali che subiscono arbitrariamente.

Nel 1866 entra nella scuola di Rafael María de Mendive, che lo introduce nella sotterranea vita politica dei cubani, privati di ogni diritto civile. Il  10 ottobre 1868 il proprietario terriero Carlos Manuel de Céspedes si alza in armi contro la Spagna.
Martí, poco più che sedicenne, si schiera apertamente con gli insorti nelle campagne orientali dell'isola, scrivendo un articolo e un poema drammatico di chiaro stampo patriottico.

Viene quindi subito incarcerato e, dopo alcuni mesi di lavori forzati nelle cave di calce vicino a L'Avana, è deportato in Spagna dove assiste alla triste esperienza della Repubblica spagnola, crollata
sotto i colpi della restaurazione monarchica.
Vane sono le sue richieste per la fine del rapporto coloniale, è il suo  continuo impegno per diffondere anche fuori da Cuba la parola indipendentista.
All'inizio del 1875 Martí giunge in Messico, da dove è costretto a fuggire in seguito alla presa del potere di Porfirio Díaz e, dopo un breve e difficile soggiorno in Guatemala, è di nuovo a Cuba, dove un'amnistia seguita alla fine della guerra dei dieci anni cerca di riconciliare le due parti che si erano combattute, appunto,  per dieci lunghi anni.

A causa della sua attività sovversiva, Martí è esiliato per la seconda volta a Madrid, dove rimane pochi mesi prima di imbarcarsi per New York, dove giunge agli inizi del 1880-

Negli Stati Uniti rimane ininterrottamente per undici anni, salvo sei mesi di permanenza in Venezuela.
Anche da quest'ultimo paese è costretto a fuggire in tutta fretta, poiché entra in forte contrasto con il governo che lo invita caldamente ad andarsene.

A New York Martí lavora come corrispondente dall'estero per i più importanti giornali latino-americani e si addentra sempre più nella complicata società nordamericana.
Qui, ad esempio, agli afroamericani, ai nativi americani e ai lavoratori delle industrie della costa orientale, le cui sofferenze ritrae e denuncia, sono riservate condizioni di vita disumane.

Martí parla esplicitamente di imperialismo e accusa gli Stati Uniti di voler intraprendere una guerra di conquista, dopo la traumatica appropriazione delle terre indiane, ai danni dei paesi dell'America Latina, che devono sottostare ai dettami del governo di Washington.

L'attenzione principale è sempre riservata a Cuba, la terra natia da cui è stato espulso e in cui non può tornare, la patria che deve lottare ancora per la propria emancipazione politica ed economica.
Nel 1891 Martí abbandona ogni carica diplomatica e giornalistica e si dedica interamente alla preparazione della rivoluzio

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