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Libia. Mobilitiamoci contro la guerra della NATO!
A 12 anni dalla "guerra umanitaria" della NATO che dal 24 marzo 1999 bombardò la Serbia per tutta la primavera per riportarla, come dichiarò il generale Wesley Clark, indietro di mezzo secolo, le potenze imperialiste fanno altrettanto con la Libia, cento anni dopo linvasione italiana. è questione di qualche giorno, se non di ore.
Sotto il pretesto di salvare le popolazioni civili, e con la pezza dappoggio di una risoluzione del consiglio di sicurezza dellOnu (10 a favore, 5 astenuti: Brasile, Cina, Russia, India, Germania) riscaldano i motori dei Tornado. In prima fila questa volta ci sono Francia, Inghilterra e gli USA, con la Clinton, pronta ad eguagliare e superare le imprese del coniuge che bombardò la Serbia, sostenuto dalla dama di ferro Madeleine Albright.
Come allora, nel 1999, anche ora si è messa in moto la macchina infernale delle menzogne mediatiche e della demonizzazione del "dittatore" di turno per giustificare laggressione militare a un paese ricco di petrolio e porta per lAfrica centrale (il continente dove già da tempo si è scatenata la contesa tra potenze per una sua ripartizione neocoloniale). Gli stessi che perorano lurgenza improcrastinabile della guerra umanitaria contro la Libia, non hanno mai levato la voce neppure per deplorare la violenza di Israele che si è abbattuta nel dicembre 2008-gennaio 2009 sulla popolazione di Gaza, prigione a cielo aperto per i palestinesi, e che haa provocato migliaia di vittime; né si preoccupano per la violenza omicida dei governi del Bahrein o dello Yemen, dove lArabia Saudita (uno stato che porta il nome di una dinastia!) interviene con le sue truppe contro i manifestanti.
Sono le stesse petromonarchie - dagli Emirati allArabia - legate a filo doppio con gli USA, che inviano armi e truppe agli insorti contro Gheddafi. I quali - quale che sia la loro coscienza soggettiva (tra essi troviamo ex ministri e alti funzionari della Jamahiriya) - sono lo strumento di cui si servono le forze imperialiste per mettere le mani sul paese, non solo per le sue importanti risorse energetiche, ma per la sua collocazione geografica strategica per il Mediterraneo e per lAfrica.
Nelle condizioni concrete della Libia limposizione di una "No fly zone" implica un bombardamento militare ad ampio raggio. Come concordano molti esperti, lattuazione di una no fly zone sulla Libia dovrebbe cominciare con un attacco, "nel senso - spiega lex capo di Stato maggiore dellAeronautica Leonardo Tricarico - che occorre neutralizzare i mezzi antiaerei nemici, cioè distruggere radar e postazioni missilistiche. Noi questa capacità, cosiddetta SEAD, cioè soppressione delle difese aeree nemiche, ce labbiamo ed e costituita dai caccia Tornado: labbiamo fatto in Kosovo insieme ai tedeschi e dopo tre giorni non volava più un aereo serbo".
LItalia potrà mettere a disposizione questi assetti aerei, eventualmente insieme ai caccia F-16 ed Eurofighter, idonei per il pattugliamento e la sorveglianza, oltre agli aeroplani Av8, di cui e equipaggiata la portaerei Cavour. Viene data per scontata la messa a disposizione delle basi aeree, specie quelle del centro-sud, sia per il rischieramento degli aerei di altri Paesi, sia per lassistenza logistica. Gli aerei-radar Awacs, ad esempio, potrebbero essere dislocati a Trapani, che e specificatamente attrezzata per questo tipo di velivoli, ma basi idonee ad ospitare caccia sono tutte: da Grazzanise a Gioia del Colle.
Si potrebbe ricorrere, in caso di necessità, perfino a Lampedusa o Pantelleria. Vi e poi unaltra capacità fondamentale, ricorda ancora il generale Tricarico, "che ha a che fare con lintelligence e di cui e dotata lItalia: si tratta della costellazione di satelliti Cosmo-Skymed che e completamente operativa e che ha una performance superiore a qualsiasi altro sistema esistente. Grazie a questi satelliti si può avere una rappresentazione fotografica ricorrente con definizione molto alta, quanto di meglio ci sia oggi in circolazione". Agli stessi fini possono essere impiegati anche gli aerei senza pilota (droni) Predator, che sono dotati di grande autonomia e che potrebbero essere pilotati dalla loro base di Amendola, in Puglia.
LItalia - le regioni meridionali in particolare - è direttamente coinvolta. Il governo mette a disposizione uomini e mezzi, sistemi radar e basi militari. Il ministro della guerra Larussa, memore di "Tripoli bel suol
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