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La VOCE ANNO XIII   N° 9

MAGGIO  2011

Pagina 5

te, che verranno riabilitati la NATO e l'intervento umanitario, la cui immagine è stata macchiata in Iraq e Afghanistan. Una nuova Grenada o, almeno, un nuovo Kosovo, è esattamente ciò di cui si ha bisogno. Un'altra motivazione è che l'intervento è il miglior modo per controllare i ribelli, andando a "salvarli" nella loro marcia verso la vittoria. Ma è improbabile che funzioni: Karzai in Afghanistan, i nazionalisti kosovari, gli sciiti in Iraq e naturalmente Israele sono molto felici di ricevere l'aiuto statunitense, quando ne hanno bisogno, ma dopo continuano con i propri piani.


Inoltre, un'occupazione militare completa della Libia dopo la sua "liberazione" sarà difficile da conservare, il che naturalmente rende l'occupazione meno attrattiva dal punto di vista degli USA.
 
D'altro canto, se le cose andassero male, sarà probabilmente l'inizio della fine dell'impero statunitense. Da qui la prudenza dei funzionari incaricati, il cui compito non è propriamente quello di scrivere articoli per "Le Monde" o di parlare contro dittatori di fronte alle camere.
 
E' difficile per un cittadino qualunque sapere cosa stia succedendo esattamente in Libia, perché i media occidentali si sono screditati completamente con la loro copertura dei fatti in Iraq, Afghanistan, Libano e Palestina, e le fonti alternative non sono sempre affidabili.

Questo non ha toccato naturalmente la sinistra filo-guerra che è assolutamente convinta che le peggiori informazioni su Gheddafi siano veritiere, come dodici anni fa con Milosevic.
 
Il ruolo negativo del Tribunale Speciale Internazionale si è esplicitato un'altra volta, in questa occasione, come successe con il Tribunale Speciale Internazionale per la Jugoslavia, nel caso del Kosovo. Una delle ragioni per cui c'è stato uno spargimento di sangue relativamente limitato in Tunisia e in Egitto è che c'erano vie d'uscita possibili per Ben Ali e Mubarak.

Ma la "giustizia internazionale" vuole assicurarsi che non ci sia via d'uscita possibile per Gheddafi, e neppure probabilmente per la gente vicina a lui, e con ciò lo incitano ad una guerra fino alla fine.
 
Se "un altro mondo è possibile", come ripete la Sinistra Europea, allora, un altro Occidente dovrebbe essere possibile, e la Sinistra Europea dovrebbe cominciare a lavorare per quello. Le recenti riunioni dell'Alleanza Bolivariana possono servire da esempio: la sinistra in America Latina vuole la pace e si oppone all'intervento degli USA, perché sa di essere anch'essa nel mirino degli USA e che i suoi processi di trasformazione sociale richiedono, soprattutto, la pace e la sovranità nazionale. Per questo, viene suggerito di inviare una delegazione internazionale, possibilmente guidata da Jimmy Carter (che nessuno può chiamare marionetta di Gheddafi), per avviare un processo di negoziati tra il governo e i ribelli.

La Spagna ha mostrato interesse all'idea, ma naturalmente Sarkozy l'ha respinta. Questa proposta potrebbe suonare utopica ma non lo sarebbe tanto se ottenesse il sostegno delle Nazioni Unite, che in questo modo assolverebbero alla loro missione - ma ciò è impossibile a causa dell'influenza degli USA e dell'Occidente.

Però, non è così impossibile che ora, o in alcune crisi future, una coalizione non interventista di nazioni, comprese la Russia, la Cina i paesi dell'America Latina e forse altri, uniscano gli sforzi per costruire alternative affidabili contrapposte all'interventismo occidentale.
 
A differenza della sinistra dell'America Latina, la patetica versione europea ha perso il senso di ciò che significa fare politica. Non cerca di proporre soluzioni concrete ai problemi, ed è capace solo di assumere posizioni morali, in particolare nella denuncia di dittatori e della violazione dei diritti umani, assumendo un tono enfatico. La sinistra socialdemocratica segue la destra con qualche anno di ritardo e non ha idee proprie.

La "sinistra radicale" si ingegna a denunciare i governi occidentali in tutti i modi possibili, ma allo stesso tempo chiede che questi stessi governi intervengano in giro per il mondo per difendere la democrazia. La sua mancanza di riflessione politica la rende particolarmente vulnerabile alle campagne di disinformazione e rischia di trasformarla in una sorta di sostenitore passivo delle guerre USA-NATO.
 
Questa sinistra non ha un programma coerente e non saprebbe che fare nel caso che qualche dio la portasse al potere. Invece di "appoggiare" Chavez e la Rivoluzione Bolivariana, uno slogan senza senso che alcuni adorano ripetere, si dovrebbe umilmente imparare da loro soprattutto cosa significa fare politica.

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