LA VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   SCIENZA 

GIÙ

Stampa pagina

 Stampa inserto 

LA VOCE 1104

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

PAGINA 7

proclamasse solennemente: "L'Italia e la Francia sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrane". Calamandrei notò che però, sorprendentemente, a difenderla fu Palmiro Togliatti, nella seduta del 23 gennaio 1947, "con argomenti che per la loro ortodossia meritarono il pieno plauso della Civiltà cattolica". Anche il recepimento dei Patti Lateranensi nella costituzione di uno stato laico, repubblicano e democratico era incongruo. Essi si aprivano infatti con un'invocazione alla Santissima Trinità, e nell'articolo 1 proclamavano il cattolicesimo come religione di Stato. Inoltre, facevano un esplicito richiamo allo Statuto Albertino del 1848, e recavano la firma del Duce e il marchio del fascismo. Infine, concedevano ai cattolici privilegi in aperta contraddizione con il resto della Costituzione.

In particolare, con l'articolo 3, che stabilisce che "i cittadini sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di religione". E soprattutto con l'articolo 20, che afferma che "il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, nè di speciali gravami fiscali"! Come è stato dunque possibile che il famigerato articolo 7 sia finito nella Costituzione? Come suggerisce Calamandrei, per capirlo bisogna andarsi a rileggere gli atti delle discussioni preparatorie, e soprattutto delle sedute plenarie tenutesi all'Assemblea Costituente dal 4 al 25 aprile 1947, culminate nelle dichiarazioni di voto di De Gasperi, Nenni e Togliatti.

Come si ricorderà, da oppositore del fascismo De Gasperi si era drizzato contro i Patti Lateranensi. Da capo del governo, aveva ormai appreso anche lui a stare in ginocchio. Prendendo per la prima volta la parola alla Costituente, dichiarò che "senza la fede e senza la morale evangelica le nazioni non si salvano". E sostenne che bisognava approvare "una norma in cui si riconosca la paternità comune del Capo della Religione Cattolica, che ci protegge e che protegga soprattutto la Nazione italiana". Gli atti registrano "vivissimi, prolungati applausi al centro e a destra". Nenni ricordò la presenza della firma di Mussolini nei Patti, e "il sospetto di una collusione [della Chiesa col fascismo] che pesa ancora sulla coscienza di molti italiani, come una macchia e una vergogna". Aggiunse che "lo Stato laico considera la religione come un problema individuale di coscienza, ma si mantiene nella sfera della sua sovranità".

E concluse dicendo che "per consolidare la Repubblica bisogna fondare lo Stato, e lo Stato non si fonda sul principio di una diarchia di poteri e di sovranità". Questa volta, "vivi applausi a sinistra". Togliatti iniziò il suo discorso ricordando "le masse di lavoratori e cittadini che ci hanno dato la loro fiducia". E poi, a sorpresa, spiegò che bisognava tradire questa fiducia, perché così voleva il Papa: "Non vi è dubbio che ci troviamo di fronte a un'esplicita manifestazione di volontà della Chiesa cattolica, ed è questo il punto da cui dobbiamo partire".

Ammise che "cosa è destra e cosa è sinistra non è sempre facile dirlo in politica". E finì "convinto che in un consesso di prelati romani sarei stato ascoltato con più sopportazione". L'articolo 7 fu approvato per 350 voti a 149, con l'apporto determinante del centinaio di deputati comunisti. Calamandrei espresse tutto il suo disgusto per la loro "resa a discrezione", e ricordò che "quando fu proclamato il risultato, nessuno applaudì, neanche i democristiani". Ma il giudizio allo stesso tempo più corretto e più insultante l'ha dato il 10 dicembre 2009 il Segretario di Stato, cardinal Tarcisio Bertone, paragonandolo il discorso di Togliatti a quello di "un padre della Chiesa", e ricevendo un'immediata approvazione da Massimo d'Alema: cioè, dal peggior erede del Migliore.

E' anche a causa di quei "comunisti" di allora, e di questi ex-"comunisti" di ora, che l'Italia continua a rimanere in ginocchio di fronte alla Chiesa e al Papa. E' anche con la loro connivenza e complicità che qualunque governo, ecumenicamente e impunemente, sottrae ogni anno miliardi di euro ai poveri contribuenti e li elargisce ai ricchi preti. E' anche la loro voce che oggi si unisce all'infausto coro che celebra questa triste pagina della storia italiana.

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

 LA VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   SCIENZA 

SU

Stampa pagina

 Stampa inserto 

LA VOCE 1104