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Note in merito all’Appello agli addetti alla ricerca scientifica.
Di A. Martocchia.


Gli interventi che ho ricevuto via email in questi giorni in merito ai contenuti dell’Appello dimostrano che con la sua proposta Roberto Gessi ha colto nel segno. Ho ricevuto tra l’altro dimostrazioni di interesse e richieste da parte di noti intellettuali marxisti che ricevono le comunicazioni email del GAMADI pur senza essere soci. L’Appello scoperchia infatti un pentolone di questioni poderose, perciò c’è bisogno di tutto il tempo e la pazienza possibili per chiarire tali questioni, innanzitutto a noi stessi, e per concretizzare le nostre deduzioni con iniziative nel medio e lungo termine. La stessa proposta di creare "un forum di discussione" va ragionata attentamente, perchè si possono creare tanti tipi diversi di "forum" e le "discussioni" da iniziare sono molteplici.

Entro nel merito dell’Appello per alcune considerazioni.
Sul carattere "liberatorio" o addirittura "libero" della scienza esistono "a sinistra" idee molto diverse - e confuse. Con il riflusso, dominato dalle tendenze "neomarxiste" e da un certo tipo di ambientalismo, si sono affermate posizioni antiscientifiche e "luddiste". Per quanto possa sembrare paradossale, tali posizioni sono molto diffuse anche nell’ambito accademico e dei ricercatori scientifici, e moltissimo nel movimento studentesco che purtroppo subisce la nefasta influenza di correnti di pensiero "debole", di fatto antimarxiste e reazionarie. Purtroppo lo stesso Comitato Scienziati/e contro la guerra - una esperienza molto interessante, sorta nel corso dei bombardamenti sulla Jugoslavia del 1999 - è naufragato, tra l’altro, a causa della diversissima concezione della "scienza" tra i suoi componenti: alcuni negavano non solo il carattere potenzialmente emancipatorio e progressivo dello sviluppo scientifico-tecnologico (tanto da assumere anche esplicitamente le posizioni anti-sviluppo di certi pensatori che vanno ancora abbastanza di moda), ma negavano persino la specificità emancipatoria e critica, "rivoluzionaria", della epistemologia "galileiana", cioè del metodo scientifico contemporaneo (qualora esso fosse correttamente e pienamente applicato). Dobbiamo quindi essere coscienti che su questo terreno della difesa della scienza - come su molti altri, purtroppo - troviamo e troveremo molti oppositori e incomprensione.

Per quanto riguarda l’autonomia dello scienziato di fronte al potere, questo è un tema enorme, esemplificato di solito con la notissima vicenda di Galileo Galilei. Andare alla ricerca di tale autonomia oggi non significa certo ritornare a inesistenti "bei tempi che furono", quanto piuttosto riconoscere il passaggio che c’è stato dalla figura di scienziato come artigiano di bottega, inventore, dunque lui stesso "imprenditore", e l’attuale scienziato come parte, minuscola ed iperspecializzata, della divisione del lavoro capitalistica, non più lavoratore autonomo quindi ma lavoratore salariato, e molto spesso anche lui proletario!

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