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Degli esteri 
ing. Domenico Anastasia


ANCORA E SEMPRE PALESTINA
Vittorio Arrigoni da Gaza city
per Peace Reporter



Il carico di aiuti umanitari Viva Palestina giunto a destinazione,  il racconto dalla Striscia

Cosa fa di una prigione un luogo più vivibile? Non certo tinteggiare le sbarre, come è stato fino ad oggi con questo finto allentamento dell'assedio da parte israeliana che ha consentito l'accesso nella Striscia di Gaza ad alcune merci fra le più inutili sul mercato.

Semmai in grado di risollevare il morale ad un milione e mezzo di reclusi è una prospettiva di fuga, di liberazione, una vaga idea di come è il mondo fuori dalle sbarre.
Oltre a 145 veicoli carichi di aiuti umanitari hanno portato questa speranza a Gaza i 380 attivisti provenienti da oltre trenta paesi di Viva Palestina che giovedì hanno rotto l'assedio.

Sono ritornati nei rispettivi paesi di provenienza ieri, dopo avere trascorso una notte rinchiusi dalle autorità egiziane in un'ala dell'aeroporto del Cairo. 
Ognuno porta a casa un ricordo particolare di questo viaggio lungo un mese, come l'inglese Richard: "Un accoglienza indescrivibile lungo tutte le tappe del nostro tragitto da Londra a Istanbul. In Siria non riuscivamo a fare compere perché i negozianti una volta intesa la nostra missione si rifiutavano di farsi pagare. Dentro Gaza poi la meraviglia di migliaia di palestinesi festanti, per la maggior parte bambini, che rischiavano di farsi investire pur di riuscire a toccarci, a salutarci. Dopo 2 giorni ho compreso che per alcuni dietro la calda accoglienza c'era qualcos'altro, la speranza di essere portati via al ritorno. Via da quella prigione".

"Quando la libertà si restringe in un posto del mondo, la libertà di tutto il mondo un poco si restringe, per questo ho deciso di unirmi al convoglio."  Mi ha spiegato Graham, anche lui dall'Inghilterra, concludendo: "Vedere decine di ragazzi venire fino a Gaza come decine, centinaia di migliaia di loro coetanei nel recente passato hanno manifestato contro la guerra in Iraq per la Palestina è confortante. Una sorta di palestra dei diritti umani per questi giovani che non si faranno sottrarre i diritti civili nei loro paesi senza lottare come

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