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La VOCE ANNO XII  N° 8

   APRILE  2010

PAGINA 7

arretrato come l'Italia. Anche con Longo la situazione rimase inalterata. Berlinguer invece volle superare ogni identificazione della politica comunista con una particolare filosofia o visione del mondo.

Non si preoccupò di attualizzare il marxismo e il leninismo, rendendoli più coerenti con le esigenze del mondo contemporaneo: semplicemente li considerò ideologicamente superati, sia perché troppo legati agli sviluppi dello stalinismo, sia perché culturalmente ottocenteschi, influenzati dal giacobinismo, non molto diversi da una qualunque teoria del socialismo utopistico.

Il partito doveva diventare ideologicamente neutrale, totalmente indifferente, sul piano dei principi, alle questioni filosofiche o religiose; doveva diventare una sorta di collettore delle esperienze più eterogenee, il cui compito non era tanto quello di realizzare il socialismo, quanto piuttosto quello di rendere vivibile il capitalismo. Nella lettera a mons. Bettazzi, Berlinguer precisò a chiare lettere, con una definizione che restò poi famosa, che il partito non era "né teista, né antiteista, né ateista". Il fatto che non fosse teista non c'era neppure bisogno di dirlo, in quanto al massimo era alla Democrazia cristiana che si poteva fare un rilievo del genere. Che non fosse neppure antiteista, anche questo era da tempo scontato, poiché l'anticlericalismo non è mai stato accettato dal comunismo italiano, né mai si sono volute fare guerre di religione di alcun tipo (Togliatti arrivò addirittura ad accettare l'art. 7 della Costituzione).

La novità invece stava nella negazione dell'ateismo, che sempre è stato considerato una componente fondamentale dell'ideologia e della cultura del socialismo scientifico, benché mai inserito (se non forse in Albania) nei programmi politici dei partiti comunisti. Nella sua lapidaria e inconsueta affermazione, Berlinguer aveva messo sullo stesso piano una posizione ateista, cioè scientifica, con una teista, cioè religiosa; e sul medesimo piano aveva messo l'ateismo, cioè il raziocinio, con l'antiteismo, cioè l'intolleranza. In nome di non si sa quale presunta laicità, egli aveva mescolato nello stesso brodo ideologico ingredienti completamente diversi, e aveva trattato questi ingredienti come ideologie di derivazione illuministico - radicale (più o meno piccolo-borghesi), considerando in definitiva l'ateismo non una conquista matura del socialismo scientifico, ma una sopravvivenza oscurantista ereditata da un passato da dimenticare perché troppo intollerante. Influenzato dalle idee dei cattocomunisti, Berlinguer era arrivato alla conclusione che se la parola "laicità" voleva necessariamente dire (anche) "ateismo", allora il partito sarebbe inevitabilmente rimasto integralistico, cioè dogmatico, al pari della Dc.

Per lui la "laicità" era l'antitesi dell'"ideologia", era la forma scientifica della politica. Facendo questo però non si accorgeva: 1. di sostituire un'ideologia con un'altra (poiché ciò è inevitabile che avvenga), 2. di dare alla sua nozione di laicità un'interpretazione di tipo positivistico, cioè borghese. La "nuova" laicità proposta da Berlinguer altro non era che una sorta di filosofia utilitaristica ammantata di idee vagamente socialiste, un'indifferenza gnoseologica assunta a livello di concezione ideale di vita. Separare non tatticamente ma strategicamente la politica dall'ideologia significava fare della politica una sorta di scienza neutra e dell'ideologia una questione meramente privata della coscienza.

A causa di questa impostazione "sospensiva" del rapporto socialismo/credenti, il Pc arrivò a rinunciare definitivamente alla cultura dell'ateismo e si limitò a sostenere una sorta di agnosticismo in materia di religione, venendo così ad equiparare le funzioni del partito con quelle dello Stato. Ufficialmente si adottò questa strategia nella speranza, rivelatasi poi illusoria, di veder allargata la propria base elettorale, realizzando un "compromesso storico" con la Dc.

Dopo il crollo della I Repubblica italiana e la fine della Democrazia cristiana, una parte minoritaria di cattolici aderì a una sinistra che di "socialista" non aveva più nulla e che preferiva relegare alla coscienza dei singoli militanti l'affronto di tutti i problemi etici e valoriali. La fetta maggiore dei cattolici preferì invece aderire alla nuova destra di Forza Italia e della Lega Nord.

L'idea di "socialismo democratico" e del laicismo oggi è ontologicamente inesistente, ed è stata rimpiazzata dal confessionalismo del nostro stato clericale. Ed è proprio grazie ai venduti come Togliatti e Berlinguer che la Chiesa Cattolica ha fatto la propria fortuna. Nel 1978 la mafia dell'Opus Dei viene legalizzata, tra l'indifferenza della sinistra e la connivenza dei doppiogiochisti come lui: il cardinale della politica dal volto "buono".

Enrico Berlinguer (per lui il partito non era "né teista, né antiteista, né ateista", infatti era catto-comunista) oggi viene ricordato con molto piacere da Assunta Almirante, la quale dichiara: "Enrico e Giorgio erano soliti incontrarsi in gran segreto nella casa di campagna degli Almirante per discutere di faccende private. Erano legati da una profonda stima reciproca" !


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Tony Braschi©opy®ight 2009. Tutti i diritti riservati.
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