Sono diventata comunista nel corso della Resistenza dove ero entrata solo per una forte avversità al fascismo. Via via che leggevo i testi del materialismo dialettico, di Marx e di Engels, di Lenin e di Stalin, e solo più tardi di Mao-tsedong e più tardi ancora di Kim Il Sung, la mia convinzione sull’ideologia materialista dialettica, quindi comunista, andava sempre più concretizzandosi.

Nelle sezioni dell’allora Partito comunista, i testi di Engels fecero raramente comparsa. E comunque non vidi mai “L’Origine della famiglia…”.

Da tutte le mie letture avevo compreso l’analisi scientifica della società divisa in classi e quale fosse la via per rovesciare il sistema vigente di sfruttamento.

Ma una cosa, mi chiedevo spesso: come mai tutta la lunga storia sociale dell’uomo non aveva mai conosciuto momenti di equità, di giustizia, di solidarietà? Tutti i millenni erano simili: ricchezze e potere da una parte, povertà e sudditanza dall’altra.

Il mondo progrediva, con nuove scoperte, mutavano le condizioni di vita dell’uomo, ma c’era qualcosa che non cambiava mai, cosa alla quale non sapevo dare risposta. In tutte le grandi ‘ere’ a partire dalle comunità primitive, allo schiavismo, al feudalesimo, al capitalismo, mutavano i mezzi di produzione ma o sfruttamento permaneva. Perché?

Quando lessi “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” mi si tolse il fitto velo che mi impediva di capire e di vedere.

Dunque nel corso delle comunità primitive, quando vigeva il matriarcato e la equa spartizione dei beni necessari per vivere, vi furono alcuni furbastri e una maggioranza di ingenui che avrebbero lavorato per costoro onde assecondare i desideri di una inventata deità, rappresentata da un singolare “prete” immaginato per il gioco delle parti necessario alla proprietà e al potere.

La prima cosa fu quella di togliere alla donna il ruolo dirigente. L’origine, quindi della sporca storia dell’umanità è stata imposta dalla proprietà di pochi sul lavoro di tanti, col pilastro propagandistico e illusorio religioso.

Siccome sfruttamento è anche marciume morale, attraverso l’uso delle vergini da offrire alla deità, giovani che si immolavano dietro pagamento, che incassava il “santone” si è creata la prostituzione anch’essa necessaria al potere e alla religione. Su questa sporca impostazione sociale ha camminato tutto il mondo, scatenando guerre di rapina, dove perfino i prigionieri devenivano proprietà del vincitore che li faceva schiavi.

La proprietà, ha sviluppato nell’uomo tutti gli appetiti peggiori. La tanto decantata famiglia nasce proprio per l’eredità da lasciare al figlio “sicuro” perché tanto nato dalla donna che anch’essa diviene proprietà del maschio marito. Su questa strada nasce la moneta che soppianta il “baratto”, nascono i confini, prima delle città e poi degli Stati, oggi dei Continenti.

E non vanno trascurate tutte le divise laiche ed ecclesiastiche, che mettono in risalto, sul popolo tenuto nell’ignoranza religiosa, un certo timore, il senso dell’autorità che comunque deve rispettarsi.

Questo testo di Engels è fondamentale per comprendere la vita sociale dell’umanità, per far capire il perché, per secoli, le religioni, seguendo i diversi imperialismi nemici,si scannavano tra loro, mentre oggi con un solo imperialismo vigente, esse sono costrette ad incontrarsi e ad unirsi.

Questo testo di Engels, non meno fondamentale della “Dialettica della Natura” è, per me, un faro luminoso che illumina e dà ogni risposta sul cammino sociale dell’umanità.

Miriam Pellegrini Ferri