Caratterizza il testo di Engels una limpida concezione
evoluzionistica dei rapporti sociali. Tale impostazione
evoluzionistica, come potente chiave di interpretazione dei fenomeni,
si affermava in ambiente scientifico proprio in quell’epoca (basti
pensare al darwinismo) ed è rimasta patrimonio imprescindibile di
tutto il pensiero nato con Engels e con Marx e di tutta l storia del
pensiero comunista.
La visione
evoluzionistica è in effetti propria della matrice filosofica di cui
tutti i “giovani hegeliani” furono i portatori: una matrice
dialettica.
Evoluzionistico è
tutto il materialismo storico e dialettico. La realtà - sia la più
generale realtà materiale e naturale, sia la più specifica realtà
umana e sociale – è in continuo, perenne ed inarrestabile
sviluppo, essendo ontologicamente destinata a superare continuamente
le contraddizioni che in essa si manifestano.
Engels esemplifica
questo inerente sviluppo della realtà sociale con esempi tratti
dalla storia delle società umane; nella Prefazione alla prima
edizione del 1884 egli chiama questa impostazione “concezione
materialistica della storia”, attribuendola in primis a Marx ed
all’antropologo Morgan.
La ricostruzione
storico-sociale di Engels può essere integrata ed ampliata, ma il
metodo è insuperato. Pur nella trattazione di un fenomeno che non
varia solamente con il tempo ma anche con lo spazio, nel senso che
più forme sociali estremamente diverse possono coesistere sul
Pianeta a causa delle condizioni di sviluppo estremamente
differenziate che si danno di luogo in luogo, il metodo usato da
Engels è di straordinario valore ed attualità.
Il messaggio, in
sintesi, è il seguente: la forma che ogni società umana assume è
determinata dalle condizioni materiali della sua riproduzione ed è
provvisoria. Provvisoria è pertanto anche la natura dello Stato, di
cui Engels descrive la genesi nel caso della società ateniese, di
quella romana antica e di quella germanica, svelandone il carattere
di classe, il carattere di baluardo a difesa delle differenze e dei
privilegi di classe appena costituiti.
È ovvio che una
concezione del genere – materialista ed evoluzionistica rimane
tuttora estranea ai conservatori e ai reazionari, i quali non
riconoscono ai propri valori ed alle proprie istituzioni caratteri di
perfettibilità e di provvisorietà. In particolare, la regione
materiale e contingenti di istituti come quelli famigliari è ancor
disconosciuta: basti pensare alle attualissime polemiche sulle coppie
di fatto o sul diritto a procreare . In questi campi, tuttora nella
nostra società vige la dittatura di chi si ritiene detentore della
morale, cioè detentore dei criteri per cui si decide ciò che è
giusto e ciò che non è giusto: le religioni. E, disgraziatamente,
quelli che per mestiere si occupano della applicazione della loro
divulgazione e diffusione (gli intellettuali in senso lato, a partire
dai giornalisti e dai commentatori) sono completamente asserviti alle
religioni.
Un’altra
considerazione che dobbiamo fare, per sgombrare il campo da alcuni
equivoci che potrebbero ingenerarsi avvicinandosi troppo
superficialmente a questo testo engelsiano, è la seguente. Ne
L’origine della famiglia… Engels non teorizza alcun idilliaco
“stato di natura”; l’impostazione rousseauiana, settecentesca
del “buon selvaggio”, è ormai di gran lunga superata: con Engels
si guarda a società “primitive” non per dire che erano
“migliori” o “peggiori”, ma per dimostrare come le società
cambiano in base ad esigenze e circostanze materiali. Si vuole dunque
dire che non c’è nulla di ineluttabile nella società in cui
viviamo, e che potranno esistere società pi avanzate della nostra:
società che possiamo definire più libere, non nel senso ingenuo ed
astratto, oggi prevalente, dell’arbitrio individuale, ma nel senso
umano e storico di società in cui c’è maggiore corrispondenza tra
esigenze naturali ed esigenze sociali, ed in cui c’è maggiore
possibilità e capacità di esplicare tutte le doti, le
inclinazioni e le facoltà umane contro gli impedimenti dovuti a
superabili restrizioni materiali e ad anacronistiche formule
culturali-ideologiche-sociali-istituzionali.
La libertà dunque
come facoltà di critica dell’esistente per poter andare oltre,
adempiendo a quanto ci detta la nostra natura che è in costante e
perenne evoluzione e sviluppo. In questa concezione la libertà è
vista come conquista innanzitutto collettiva, al cui interno tuttavia
necessariamente si realizzano anche le più importanti conquiste
individuali: “il primo contrasto di classe che compare nella storia
coincide con lo sviluppo dell’antagonismo tra uomo e donna nel
matrimonio monogamico, e la prima oppressione di classe coincide con
quella del sesso femminile da parte di quello maschile”.. “La
piena libertà di concludere matrimonio può dunque essere realizzata
generalmente solo allorché l’eliminazione della produzione
capitalistica e dei rapporti di proprietà creati da essa abbiamo
allontanato tutte le considerazioni economiche secondarie, che
esercitano ancora un’influenza così potente sulla scelta del
coniuge. Allora veramente non vi sarà altro motivo di scelta che la
simpatia reciproca.”.
Infine è il caso di sottolineare come il testo di Engels dimostri una volta di più la straordinaria poliedricità degli interessi dell’autore e la sua sterminata cultura. Come nella Dialettica della Natura, anche qui Engels compie il tentativo, che oggi appare quasi “sovrumano”, di portare a sintesi tutte le conquiste della conoscenza, in maniera interdisciplinare. Nelle sue opere Engels mostra grande padronanza di teorie scientifiche provenienti dalle discipline più diverse, da quelle umanistiche a quelle fisiche e biologiche… La vasta cultura e l’impostazione evoluzionistica traspaiono anche dall’uso di più lingue – oltre al tedesco ed all’inglese, in questo libro troviamo forme arcaiche di lingue nordiche, ad es. germaniche, celtiche e scandinave, vocaboli slavi, locuzioni classiche e latine, brani da tante letterature europee… - che Engels sa manipolare in maniera comparativa, interrogandosi sulle origini etimologiche e sui percorsi, appunto, evolutivi delle parole e dei concetti.
Andrea Martocchia