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SEMINARIO SUL MATERIALISMO DIALETTICO

3. INQUADRAMENTO DEL PENSIERO ATTRAVERSO HUME, KANT, FICHTE, HEGEL, FEUERBACH ED ENGELS PER QUELLO CHE RIGUARDA LA SCIENZA. RELATORE FABIO MINAZZI,
PROFESSORE ORDINARIO DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL'INSUBRIA, DIRETTORE SCIENTIFICO CENTRO INTERNAZIONALE INSUBRICO “CARLO CATTANEO”.

DOMANDE E RISPOSTE

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DOMANDERISPOSTE
Che grado di importanza ha avuto nel pensiero filosofico l'aver coniato il concetto di sintesi in progress.
Fino a Ficte e Schelling c'è sempre stato un "sé" conoscente ed un "altro da sé" conosciuto, sia che questo altro da sé fosse innato, da modellare, illusorio o sensoriale, ma mai il fenomeno della conoscenza era stato così chiaramente delineato come l'impronta, il deposito, che il conoscibile stratifica nel soggetto modificandolo costantemente attraverso una sintesi, ossia una traccia che lascia un segno nella tesi trasformandola in sintesi in un processo infinito. La stessa dialettica ne viene trasformata da metodo per conseguire una verità superiore all'esercizio critico dei propri limiti ovvero della relatività di ogni conoscenza del mondo.
E inoltre, di aver posto l'accento della conoscenza sull'uomo, anzichè sul mondo, ossia sull'Io, ovvero di far derivare sia il soggetto che l'oggetto della conoscenza da un'attività creatrice, ossia da un'intuizione intellettuale senza sosta (Tat únd Handlung, fatto e da fare continuo).
Marx ed Engels in che misura adottano questo metodo di indagine della conoscenza? Roberto Gessi
Ancora una richiesta di approfondimento su Hume, riguardante la sua affermazione per la quale la nostra mente ha facoltà associative che seguono criteri di somiglianza, contiguità e causalità.
Mi chiedo se si possano estendere alla materia queste facoltà.
Le particelle subatomiche si associano a tre a tre avendo tra loro una tale 'somiglianza' da mutarsi le une nelle altre in opportune situazioni.
Ioni di segno opposto non si possono attrarre se non vi è contiguità.
Il passaggio dal materiale organico a forme viventi si può dire che abbia rispettato criteri di contiguità o di causalità (anche per l'unione di materiali diversi abbiamo una parola: conglomerato: insieme di cose diverse a formare un tutt'uno, e la contiguità di un acido e di una base causa, ovvero origina normalmente un sale)?
Per quanto sappiamo gli esseri viventi che consideriamo dotati di memoria non avranno cominciato ad 'impilare' immaggini seguendo un criterio di somiglianza?
Non sarà stata di importanza vitale tale strategia?
E queste pile non saranno collegate a categorie nella corteccia prefronale, sede dei comportamenti cognitivi complessi e della condotta sociale, per orientarci nei giudizi normalmente attraverso tempi standard di reazione perché lì sono inserite in un "sistema esecutivo" di abilità superiori?
In tutti i casi dei fenomeni descritti si può affermare che non si sarebbero verificati se non ci fosse stata una condizione di contiguità?
Il fatto che le esperienze vitali, ovvero del rischio di morte (riconoscimento dei nostri predatori) ovvero delle opportunità di vita (riconoscimento di prede e di opportunità riproduttive) siano impilate nel nostro cervello rettile, ossia il più vicino ai centri motori non sarà dovuto a motivi di causalità (perché la risposta sia più rapida)?
L'aggregazione della materia a tre a tre non sarà anch'esso dovuto a motivi di causalità (due particelle che si scontrano talmente violentemente da unirsi subiscono una variazione di moto in direzione di un movimento più caotico di quello che avevano singolarmente, il quale quindi causa una maggiore possibilità di un successivo scontro, che causerà una diminuzione della caoticità del loro movimento complessivo, riducendo così le loro probabilità di ulteriori scontri?
Scientificamente non siamo usi ad applicare alla descrizione di fenomeni fisici, chimici o matematici termini più propri della letteratura umanistica, però causalità è stato sdoganato da almeno 3 secoli e anche somiglianza e contiguità sono stati sdoganati almeno dall'insiemistica.
D'altronde se anche la quantistica ha sdoganato termini come "sapori, charm, strange e gluoni", perché non usare termini come somigianza, contiguità e causalità anche per i fenomeni naturali? Roberto Gessi
Egregio Prof. Minazzi, vorrei sottoporle queste considerazioni relative all'interessante risposta che ha dato al nostro presidente, Vincenzo Brandi, riguardante la dialettica nella scienza e nella natura, ossia quando ha parlato di questi due andamenti opposti che si rivelano ad esempio nella scienza dove spesso un progresso conoscitivo si associa alla demolizione di una rappresentazione precedente delle osservazioni, oppure dove all'interno delle stelle si fabbricano elementi con masse sempre maggiori per poi venire ad esempio disgregate in una supernova.
Ogni nube cosmica tende ad aggregarsi in galassie per finire a disgregarsi nel buco nero che si forma al loro centro.
Anche l'entropia, che si considera un fenomeno irreversibile, non lo sarebbe se avvesse ragione chi sostiene che ad ogni Big Bang segue un Big Crunch e così via, perpetuando così la dialettica all'infinito o almeno per un tempo molto molto lungo.
Lo stesso non succede anche alle nostre categorie?
Noi accumuliamo tante pile di concetti, abbiamo dato un nome a tantissimi colori e anche alle loro sfumature, abbiamo dato un nome alle note muicali e abbiamo dato un grado di riferimento per ogni temperatura, ma quando abbiamo capito che tutte queste cose, colori, suoni e calore erano aspetti diversi dello stesso fenomeno, ossia di oscillazioni, non ci siamo sbarazzati di tanti particolarismi, in fondo fuorvianti da un punto di vista scientifico, per riassumerli in un concetto unico?
Ogni volta che allarghiamo un concetto a comprenderne molteplici non operiamo una trasformazione entropica delle nostre conoscenze decadute?
Ogni progresso scientifico aumenta l'entropia del decadimento di concezioni precedenti del mondo (Enstein non ha forse eliminato il concetto di gravità con il suo spazio/tempo)?
Lo stesso fenomeno opera in due direzioni: un progresso conoscitivo e una diminuzione dell'importanza di particolarismi o almeno di quella parte specificativa che ci allontanava dai progressi, operando così una sintesi che è allo stesso tempo ascendente e discendente fin quando forse una parola potrà comprenderle tutte realizzando così il massimo della concentrazione con il massimo dell'entropia?
Lei cosa ne pensa? Roberto Gessi.
Marco Angelucci
Autore
Amministratore
Per fortuna non sono un filosofo ! In questa esposizione interessante e dotta non ho mai sentito parlare delle condizioni economiche necessarie al sorgere delle sensazioni e del pensiero . Il rientro dalla porta della sacrestia della filosofia dopo Marx ed Engels ci sta riportando ad una condizione primitiva in cui l'idealismo anche se travestito nasconde l'immensa portata della realtà delle basi economiche di ogni forma del pensiero umano . Il Vedere di un cacciatore paleolitico è lo stesso di un contadino del neolitico ? Ogni singolo pensiero è espressione di uno stato economico .
  Caro Marco Angelucci,
innanzitutto ti ringrazio per la tua importante osservazione che riguarda i rapporti tra la struttura economico-sociale della società e la sovrastruttura ideologica-culturale.filosofica che riguarda il pensiero ed il modo di vedere e rapportarsi con il mondo. Sarebbe forse opportuno che G.A.MA.DI. organizzasse una conferenza ed un dibattito su questo tema fondamentale che tu giustamente metti in luce.
Di questi aspetti si è parlato poco nella recente serie di conferenze organizzate da G.A.MA.DI. solo perché il tema delle conferenze era incentrato direttamente sulla filosofia di Engels nota come “Materialismo Dialettico”. I rapporti tra struttura economica e sovrastruttura sono fondamentali, ma non immediati ed automatici perché in genere esiste un piano culturale e filosofico che gode di una certa autonomia e si interessa dei principi generali non legati direttamente all’economia.
La filosofia di Engels non è un manuale rivoluzionario immediato, ma è una filosofia generalista sul mondo naturale ed umano indirizzata al proletariato, che dovrebbe dare un’impostazione generale da cui dovrebbero poi discendere le conseguenze operative (di cui Engels fu grande e lucido partecipe insieme all’amico Marx).
Sostanzialmente il Materialismo Dialettico ci dice due cose:
1) Che il mondo è materiale (e quindi tutte le filosofie idealiste e metafisiche fanno solo confusione e nascondono la realtà);
2) Che il mondo cambia continuamente ed anche la percezione che gli uomini hanno del mondo (e quindi, ad esempio, il capitalismo non costituisce la fine della storia ed il cambiamento è sempre dietro l’angolo).
Per sviluppare le sue idee Engels ha studiato a fondo ed utilizzato anche i più validi elementi di filosofie idealistiche e “borghesi”, ed anche elementi di scienza di origine “borghese”, così come Marx si è servito di concetti derivati dai grandi economisti classici borghesi, come Adam Smith e Ricardo, dando loro un diverso significato.
Abbiamo preferito nel ciclo di conferenze non andare fuori tema, ma mi sembra giusto il tuo suggerimento di esaminare con delle conferenze specifiche i rapporti fondamentali tra struttura e sovrastruttura.
Sperando di aver almeno in parte risposto alle tue osservazioni, ti invio cordiali saluti Roma 20 marzo 2022, Vincenzo Brandi