Il materialismo dialettico come arma per la rivoluzione proletaria.
Il materialismo dialettico è la concezione del mondo del proletariato.
La storia ha assegnato al proletariato il compito di eliminare la divisione della società in classi e il proletariato usa il materialismo dialettico quale arma teorica per combattere la sua battaglia e come filosofia per le sue teorie nei campi più diversi.
Soltanto se, per comprendere il mondo, ci mettiamo dal punto di vista del proletariato noi possiamo assimilare completamente e correttamente la concezione del mondo del materialismo dialettico. Solo se partiamo da questo punto di vista noi possiamo comprendere correttamente e obiettivamente il mondo reale. Questo da una parte perché il proletariato è la classe più progressista è più rivoluzionaria. Dall'altra perché il materialismo dialettico, che coniuga strettamente l’attitudine scientifica più avanzata e più rigorosa con lo spirito rivoluzionario più deciso e senza riserve, è la concezione del mondo e il metodo più giusto e più rivoluzionario.
In Cina, attualmente il proletariato ha sulle sue spalle la responsabilità storica di continuare la rivoluzione democratica borghese per passare poi al socialismo e al comunismo, ed esso deve adottare il materialismo dialettico come sua arma spirituale.
Se il proletariato cinese, il partito comunista cinese e tutti gli elementi rivoluzionari del popolo che vogliono adottare il punto di vista del proletariato adotteranno il materialismo dialettico, essi acquisiranno la concezione del mondo e il metodo più rivoluzionario e più giusto. Allora essi saranno in grado di comprendere gli sviluppi e le svolte del movimento rivoluzionario, di perseguire con successo gli obiettivi della rivoluzione, di unirsi tra di loro e di unire gli alleati, di combattere con successo contro le teorie reazionarie, di adottare linee di azioni giuste, di evitare errori nel loro lavoro e di raggiungere l'obiettivo di liberare e trasformare la Cina.
In particolare è assolutamente necessario che studino il materialismo dialettico i quadri e coloro che hanno ruoli di direzione nel movimento rivoluzionario. Infatti, tra di essi sono molto diffusi il soggettivismo e il meccanicismo che sono ambedue concezioni del mondo e metodi di lavoro sbagliati. Queste concezioni li portano spesso a deviare dal marxismo e a seguire nel movimento rivoluzionario strade sbagliate.
Per poter evitare e correggere queste carenze è necessario studiare coscienziosamente il materialismo dialettico, comprenderlo bene, e così facendo, dotare il proprio spirito di una nuova arma.
Il rapporto tra retaggio della vecchia filosofia e il materialismo dialettico.
Il materialismo moderno non è una semplice evoluzione delle scuole filosofiche passate. Esso è nato nella battaglia contro le filosofie idealiste dominanti del passato e nella battaglia della scienza per liberarsi dall’idealismo e dal misticismo.
La filosofia del marxismo, il materialismo dialettico, tuttavia non solo ha ereditato il prodotto massimo dell'idealismo, cioè i risultati della filosofia di Hegel, ma ha anche superato l'idealismo di questa filosofia e, usando il materialismo, ha trasformato la sua dialettica.
Quindi il marxismo non è soltanto la continuazione e il completamento di tutte le teorie materialiste del passato, ma è anche una teoria che si oppone ai limiti e alle ristrettezze di tutte le vecchie teorie materialiste, ossia delle filosofie materialiste meccanicistiche e intuitive (le più importanti delle quali sono il materialismo francese è quello di Feuerbach).
La filosofia marxista, il materialismo dialettico, quindi ha fatto propria l’eredità scientifica delle culture passate, ma nello stesso tempo le ha rifondate sulla base della pratica rivoluzionaria, creando così una scienza filosofica che non ha precedenti nella storia: la più rivoluzionaria, la più corretta è la più completa scienza filosofica che sia mai esistita.
In Cina, dopo il movimento del 4 maggio 1919, la successiva comparsa attiva sulla scena politica del proletariato e lo sviluppo del livello scientifico del Paese, è sorto e si è sviluppato un movimento filosofico marxista. Tuttavia in quella prima fase in Cina tra i materialisti il livello di comprensione del materialismo dialettico era piuttosto basso ed essi subivano principalmente l'influenza del materialismo meccanicista influenzato dalla borghesia e l'influenza delle correnti soggettiviste della scuola di Deborin.
Dopo la sconfitta subìta dalla rivoluzione del 1927 la concezione marxista e leninista fece un passo avanti e un po' alla volta si sviluppò la filosofia materialista dialettica. Recentemente, a causa della gravità della crisi nazionale e sociale e grazie all'influenza del movimento di rettifica in campo filosofico in corso in Unione Sovietica, tra gli intellettuali cinesi si è sviluppato un grande interesse verso il materialismo dialettico.
Dall’ampiezza che questo movimento ha già raggiunto possiamo prevedere che, anche se oggi non è che nella sua fase iniziale, esso crescerà seguendo lo sviluppo delle lotte del proletariato e delle masse rivoluzionarie cinesi e del resto del mondo, con una forza che spezza tutto quello che si oppone alla sua crescita, esso prenderà il sopravvento, guiderà l'avanzata coraggiosa e ampia del movimento rivoluzionario cinese e porrà le basi della strada seguendo la quale il proletariato cinese condurrà la rivoluzione cinese alla vittoria.
A causa del ritardo dello sviluppo della società cinese, il movimento filosofico materialista dialettico che si sviluppa attualmente nel nostro Paese non deriva dalla resa dei conti con la nostra tradizione filosofica e dalla sua trasformazione, ma dallo studio del marxismo-leninismo. Ma la concezione materialista dialettica potrà diffondersi largamente e radicarsi profondamente in Cina, e quindi guidare la rivoluzione cinese sulla strada della vittoria, solo se lotterà contro tutte le teorie filosofiche arretrate e marce che hanno avuto corso in Cina e se alzerà ben alta in tutto il Paese la bandiera della critica sul fronte ideologico.
Occorre anche che venga messo in luce e criticato tutto il patrimonio filosofico ereditato dalla vecchia Cina, solo così riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo.
L'unità di concezione del mondo e di metodo nel materialismo dialettico.
Il materialismo dialettico è la concezione del mondo del proletariato.
Esso è nello stesso tempo il metodo usato dal proletariato per conoscere il mondo circostante e il metodo usato da esso per compiere azioni rivoluzionarie.
La concezione del mondo e il metodo del materialismo dialettico costruiscono un sistema unico indivisibile.
Quelli che revisionano il marxismo in senso idealista credono che il materialismo dialettico sia essenzialmente un metodo.
I seguaci di questa scuola separano il metodo dalla concezione del mondo, separano la dialettica dal materialismo. Essi non comprendono che il metodo dialettico marxista e qualcosa di differente dalla dialettica idealista di Hegel. Esso è una dialettica materialista. Il metodo marxista non può essere mai separato dalla sua concezione del mondo. D’altra parte, i seguaci del materialismo meccanicistico riducono la filosofia marxista della concezione del mondo al pari di una qualsiasi filosofia generale, cancellando la sua componente dialettica.
In sostanza essi ritengono che la concezione del mondo della filosofia marxista non sia altro che la concezione del mondo derivata dalla scienza naturale meccanica.
Essi non comprendono che il materialismo marxista non è solo materialismo, ma materialismo dialettico.
Ambedue queste concezioni amputano la filosofia marxista di una sua parte e sono sbagliate.
La concezione del mondo e il metodo materialista dialettico costruiscono un sistema unico e indivisibile.
Il problema dell'oggetto della dialettica materialista. Di che cosa si occupa la dialettica materialista?
Lenin, trattando della scienza filosofica marxista ha sostenuto che la dialettica materialista è lo studio delle leggi dello sviluppo del mondo oggettivo e al tempo stesso lo studio delle leggi dello sviluppo della conoscenza (in cui il mondo oggettivo si riflette dando luogo alle varie categorie della dialettica).
Lenin ha affermato:
“La logica è la dottrina non delle forme esteriori del pensiero, ma delle leggi secondo cui si sviluppano tutte le cose materiali, naturali e spirituali, ossia delle leggi di sviluppo di tutto il mondo concreto e della conoscenza di esso. Detto in altre parole, la logica è il compendio, la somma, la conclusione della storia della conoscenza del mondo”.
Lenin ha dato un grande risalto alla dialettica materialista quale metodo scientifico generale; questo perché la dialettica ha tirato le conclusioni generali di tutto il processo storico di conoscenza del mondo compiuto dagli uomini. È per questo che egli ha affermato:
“La dialettica (materialista) è la storia della conoscenza”.
Questa è la definizione che Lenin ha dato della dialettica materialista come scienza e del suo oggetto. Il significato di questa definizione è chiarito qui di seguito.
1) Proprio come ogni altra scienza, la dialettica materialista ha un suo specifico oggetto e questo oggetto sono le leggi più generali dello sviluppo della natura, della società e del pensiero umano.
Più precisamente, l'obiettivo della dialettica materialista non è quello di arrivare a cogliere le relazioni che esistono tra i vari fenomeni per mezzo del pensiero, ma quello di arrivare a cogliere quelle relazioni attraverso l'indagine sui fenomeni stessi.
Questo punto di vista di Lenin è fondamentalmente diverso da quello degli idealisti menscevichi (che in definitiva abbandonano la scienza concreta e la conoscenza concreta) che considerano come oggetto della dialettica materialista lo studio delle categorie separate della conoscenza concreta. Gli idealisti menscevichi hanno tentato di fondare un sistema filosofico le cui categorie sono separate dallo svolgimento effettivo della storia della conoscenza, della storia delle scienze sociali e della storia delle scienze naturali e quindi essi hanno abbandonato la dialettica materialista.
2) I vari rami della scienza (la matematica, la meccanica, la chimica, la fisica, la biologia, l'economia e le altre scienze naturali e sociali) non sono che i vari campi di studio dello sviluppo del mondo materiale e dello sviluppo della nostra conoscenza di esso.
Quindi i principi di ogni singola scienza sono resi limitati e unilaterali dal campo concreto di cui essa si occupa. Per la dialettica materialista la cosa è diversa. Essa è la sintesi, la conclusione, la generalizzazione e il risultato finale di tutti i contenuti validi di tutte le scienze concrete e di tutta la conoscenza dell'umanità.
Quindi i concetti, i giudizi e i principi della dialettica materialista sono leggi estremamente generali (includono le leggi più generali di tutte le scienze e quindi includono la sostanza del mondo materiale).
Questo è un aspetto del problema e da questo punto di vista la dialettica materialista è una concezione del mondo. D'altra parte, la dialettica materialista è il fondamento logico ed epistemologico di ogni effettiva conoscenza scientifica liberata da tutti i fronzoli speculativi, fideistici e metafisici. Quindi essa è anche, per ogni scienza particolare, l'unico metodo di studio vero e oggettivamente fondato. Questa conclusione chiarisce meglio cosa vogliamo dire quando affermiamo che la dialettica materialista, o il materialismo dialettico, è un sistema unico e indivisibile di concezione del mondo e di metodo. Ora diventa anche facile comprendere l'errore dei volgarizzatori e dei deformatori della filosofia marxista che negano il suo diritto di esistenza come filosofia.
Per quanto riguarda il problema dell'oggetto della filosofia, Marx, Engels e Lenin si opposero tutti quanti alla separazione della filosofia dalla realtà concreta e alla trasformazione della filosofia in una serie di dottrine indipendenti. Essi sottolineano che la filosofia deve svilupparsi dall'analisi della vita reale e dei rapporti reali e si opposero al metodo della logica formale e dell’idealismo menscevico secondo il quale l’oggetto di studio sono i concetti logici o un mondo naturale di concetti logici.
La filosofia che si è sviluppata dall'analisi della vita reale e dei rapporti reali non è altro che la teoria dello sviluppo ossia la dialettica materialista.
Marx, Engels e Lenin hanno tutti quanti definito la dialettica materialista come una teoria dello sviluppo. Engels ha definito la dialettica materialista come la teoria dei “grandi principi generali dello sviluppo della natura, della società e del pensiero”. Lenin ha definito la dialettica materialista come “la teoria dello sviluppo più profonda, più multiforme e più ricca di contenuto”.
Essi affermano che
“le forme di tutte le leggi dello sviluppo elaborate da tutte le filosofie, con la sola eccezione di questa, a causa della loro ristrettezza e della loro mancanza di contenuto, dividono in due il reale processo di sviluppo della natura e della società" (Lenin).
La
ragione per cui essi affermano che la dialettica materialista è
la teoria dello sviluppo più profonda, più multiforme e
più ricca di contenuto risiede nel fatto che la dialettica
materialista riflette, nella maniera più profonda, più
multiforme e più ricca di contenuto, la contraddittorietà
e i salti del processo di trasformazione della natura e della
società. Non vi è
nessun altra ragione.
Nell'ambito del problema dell'oggetto della filosofia rimane ancora da risolvere il problema dell'unità di dialettica, logica e gnoseologia (teoria della conoscenza).
Lenin ha sottolineato con enfasi l'unità della dialettica, logica e gnoseologia ed ha affermato che "questa è una questione molto importante" e che "i tre termini sono sovrabbondanti; essi indicano una stessa unica cosa". Egli si oppone a quei revisionisti del marxismo che considerano la dialettica, la logica e la gnoseologia come tre discipline distinte indipendenti l'una dall'altra.
La dialettica materialista è l'unica gnoseologia scientifica ed è anche l'unica logica scientifica.
La dialettica materialista studia l'origine e lo sviluppo della nostra conoscenza del mondo oggettivo. Studia come noi passiamo dall'ignoranza alla conoscenza e dalla conoscenza incompleta a una conoscenza meno incompleta. Essa studia il modo in cui le leggi dello sviluppo della natura e della società si riflettono giorno dopo giorno in misura più completa, più ampia nella coscienza degli uomini. Esattamente questa è l'unità di dialettica materialista e di gnoseologia.
La dialettica materialista studia le leggi più generali dello sviluppo del mondo oggettivo e studia la forma riflessa nel pensiero delle manifestazioni e delle caratteristiche più sviluppate del mondo oggettivo.
In questo modo la dialettica materialista studia le leggi della nascita, dello sviluppo, del tramonto e della reciproca trasformazione di ogni processo e di ogni fenomeno del mondo materiale. Nello stesso tempo essa studia la forma in cui le leggi dello sviluppo del mondo oggettivo sono riflesse nel pensiero umano. Questa è l'unità di dialettica materialista e di logica.
Per comprendere più profondamente la ragione per cui dialettica materialista, logica e gnosologia costituiscono una cosa sola, esamineremo qui di seguito come la dialettica materialista risolve il problema del rapporto reciproco fra logica e storia.
Engels ha affermato:
“Quanto al metodo di pensiero dei vari filosofi, il punto di forza del metodo di Hegel sta nel ricchissimo senso storico che permea i suoi fondamenti. Anche se la forma di Hegel è astratta e idealista, lo sviluppo del suo pensiero tuttavia spesso procede parallelamente allo sviluppo della storia del mondo. Inoltre egli spesso porta la storia a conferma del suo pensiero. Spesso la storia procede con salti e in modo confuso. Quindi se vogliamo seguire lo sviluppo storico in modo completo, non solo dobbiamo prestare attenzione a molti fatti insignificanti, ma siamo costretti anche a lasciare che il nostro pensiero segua una strada discontinua. Stante ciò, l'unico metodo appropriato era il metodo logico. Tuttavia questo metodo logico era ancora fondamentalmente un metodo storico, salvo che era spogliato della forma della storia e degli elementi occasionali perturbativi che entrano nella storia.
Marx, Engels e Lenin attribuiscono grande importanza a questa idea “dell'unità dello sviluppo logico e dello sviluppo storico".
"Le categorie della logica sono espressioni sintetiche della moltitudine infinita di particolari dell'esistenza esterna e dell'azione".
“Le categorie sono compartimenti distinti che ci aiutano a comprendere la linea di demarcazione tra le varie specie di cose ".
L'attività pratica dell'uomo dovette portare il suo pensiero a ripetere centinaia di milioni di volte le varie figure logiche prima che queste potessero acquistare la forza di assiomi "L'attività pratica dell'uomo, ripetendosi centinaia di milioni di volte, assunse nella coscienza dell'uomo la forma consolidata delle figure della logica. Proprio (e solo) in forza di questa ripetizione di centinaia di milioni di volte, queste figure raggiunsero la stabilità di un pregiudizio, il loro carattere assiomatico ".
Queste affermazioni di Lenin mostrano chiaramente ciò che distingue la logica dialettica materialista dalla logica formale che considera le categorie come vuote, separate dal loro contenuto e autonome da esso. E in cui la forma non ha relazione alcuna con il contenuto.
La logica dialettica materialistica si distingue anche dalla logica dialettica di Hegel secondo il quale la logica è estranea al mondo materiale, è un'entità ideale che si sviluppa in modo autonomo, riflessa e trapiantata nella nostra mente. Per di più egli concepisce la manifestazione del movimento della materia come qualcosa di costruito attraverso un processo creativo della mente. Hegel afferma l'identità di pensiero ed esistenza, ma vede identità di dialettica, di logica e di gnoseologia come identità idealista, cioè come esistenza prodotta dal pensiero.
Nella filosofia marxista invece l'identità di dialettica, di logica e di gnoseologia è fondata su base materialista. Solo se il problema della relazione tra essere e pensiero è risolto sulla base del materialismo e solo se si parte dalla teoria del riflesso si può risolvere interamente il problema del rapporto tra dialettica, logica e gnoseologia.
L'esempio migliore di utilizzazione del materialismo dialettico per risolvere il reciproco rapporto tra processi logici e processi storici e dato da Il capitale di Marx. Esso contiene anzitutto la comprensione dello sviluppo storico della società capitalista e, nello stesso tempo mostra lo sviluppo logico di quella società. Il capitale mostra che la dialettica dello sviluppo delle varie categorie economiche riflette la nascita, lo sviluppo e il tramonto della società capitalista. Il carattere materialista della soluzione data a questo problema sta nel fatto che questa soluzione assume la storia materiale oggettiva come sua base, sta nel fatto che con essa considera le idee e le categorie come riflessi della storia reale. L'unità di teoria e di storia del capitalismo, della logica e della teoria della conoscenza della società capitalista sono espresse in forma esemplare né Il capitale. Da ciò possiamo derivare una certa comprensione dell'identità dialettica, di logica e di gnoseologia. Ciò di cui abbiamo trattato fin qui è il problema dell'oggetto del materialismo dialettico.
Sulla materia.
Il marxismo in campo filosofico ha continuato e ha sviluppato la corrente materialista e ha risolto in modo giusto la questione del rapporto tra pensiero ed essere: ciò equivale a dire che ha affermato con fermezza e in modo materialista il carattere materiale del mondo e della realtà oggettiva e l'origine materiale del pensiero (ossia la relazione di dipendenza del pensiero dalla materia).
La tesi che la materia è la fonte del pensiero è fondata sulla tesi preliminare del carattere materiale del mondo e della sua esistenza oggettiva.
La prima condizione per appartenere al campo materialista è l'accettazione della tesi che il mondo materiale ha un'esistenza indipendente e distinta dal pensiero umano, che il mondo materiale esisteva prima che comparisse l'uomo e che continua a esistere dopo l'apparizione dell'uomo, separatamente dal pensiero umano e indipendentemente da esso.
Questa tesi è la premessa fondamentale su cui si fonda ogni ricerca scientifica.
Come possiamo verificare queste tesi? Le prove sono innumerevoli. Ogni volta che gli uomini vengono in contatto con il mondo esterno, essi devono lottare con accanimento contro la pressione e la resistenza del mondo esterno (della natura e della società).
Inoltre gli uomini non soltanto devono, ma anche possono venire a capo di questa pressione e di questa resistenza. La dimostrazione migliore di questa tesi sta proprio in tutti gli avvenimenti concreti della pratica sociale degli uomini, quali si sono presentati nel corso dello sviluppo storico della società umana.
I soldati dell'esercito rosso che fecero la lunga marcia di 10.000 ‘li’ non dubitarono mai dell'esistenza oggettiva delle aree attraverso le quali passavano, del fiume Yangtse e del fiume Giallo, delle montagne coperte di neve, delle praterie e dei nemici contro i quali combattevano, ecc. Né mai dubitarono dell'esistenza oggettiva dell'Esercito Rosso stesso.
La Cina non può dubitare dell'esistenza oggettiva dell'imperialismo giapponese che l’ha invasa né dell'esistenza oggettiva del popolo cinese.
Anche gli studenti dell'università politica e militare antigiapponese non hanno mai dubitato dell'esistenza oggettiva dell'università e degli studenti stessi.
Queste sono tutte cose materiali che esistono oggettivamente, indipendentemente dalla nostra coscienza. Questo è il punto di vista fondamentale di ogni concezione materialista, e il punto di vista materialista in campo filosofico.
La concezione della materia propria della filosofia materialista dialettica e la concezione della materia propria delle scienze naturali non sono la stessa cosa.
Se noi affermiamo che la concezione della materia propria della filosofia materialista dialettica consiste nella tesi che la materia ha un'esistenza oggettiva, che ciò che chiamiamo materia è tutto il mondo che esiste al di fuori della coscienza umana e che esiste indipendentemente da essa (questo mondo agisce sugli organi sensibili dell'uomo che generano le percezioni sensitive dell'uomo e attraverso queste percezioni sensitive il mondo si riflette sull'uomo), allora questa concezione della materia è permanente e immutabile, è assoluta.
Invece la concezione della materia propria delle scienze naturali (per esempio la vecchia teoria atomica, la successiva teoria elettronica ecc.) deriva dallo studio delle strutture materiali; questa concezione della materia muta con il progredire delle scienze naturali, è relativa.
Questa distinzione, frutto della forza conoscitiva del materialismo dialettico, tra la concezione della materia propria delle scienze naturali è una condizione necessaria per un deciso sviluppo delle concezioni del materialismo dialettico e ha un grande ruolo nella lotta contro l'idealismo e il materialismo meccanicista.
I materialisti non disponevano di alcune conoscenze scientifiche delle strutture materiali, come la teoria elettronica che confuta l'erronea teoria della scomparsa della materia e che mette in risalto la giustezza della concezione della materia propria del materialismo. Le scoperte delle scienze naturali moderne, come per esempio la scoperta della teoria elettronica, hanno mostrato che alcune proprietà che le vecchie teorie materialiste attribuivano a tutta la materia (il peso, la durezza, l'impenetrabilità, l'inerzia, ecc.) sono proprie solo di alcune strutture della materia e non di altre. Fatti come questo distruggono la unilateralità e la ristrettezza della concezione della materia propria del vecchio materialismo meccanicista e dimostrano chiaramente la giustezza della concezione della materia e dell'esistenza oggettiva del mondo materiale propria della filosofia materialista dialettica.
La concezione della materia dei primi materialisti dialettici aveva colto l'unità del mondo materiale pur nella sua diversità, ossia l'unità delle diverse forme della materia.
Non esiste neanche il minimo contrasto tra questa concezione della materia e il fatto che il movimento e il cambiamento impliciti nella trasformazione della materia da una forma a un'altra sono eterni e universali. L’etere, gli elettroni, gli atomi, le molecole, i cristalli, le cellule, i fenomeni sociali, i fenomeni mentali, ecc. sono altrettanti stadi diversi dello sviluppo della materia, sono varie forme raggiunte nel tempo dalla materia nel corso del suo sviluppo.
L'avanzamento della ricerca scientifica e la scoperta di ogni genere di forme diverse della materia (la scoperta della diversità della materia) contribuiscono ad arricchire il contenuto della concezione della materia propria del materialismo dialettico.
C'è forse qualche contraddizione in ciò? Occorre distinguere la concezione della materia della filosofia materialista dialettica e la concezione della materia delle scienze naturali e questo perché tra le due vi è la differenza che vi è tra una concezione omnicomprensiva e una concezione limitata.
Tuttavia le due non sono in contrasto tra loro, perché la materia intesa nel senso più ampio contiene la materia intesa nel senso più ristretto.
Secondo la concezione della materia propria del materialismo dialettico nel mondo non esistono cose così dette non materiali (cose spirituali non derivate dalla materia).
La materia esiste da sempre e ovunque, non ha limite né di tempo né di spazio. Se al mondo c'è qualcosa che ”è sempre stata tale" e che "esiste ovunque come tale" (come un'unità) quella cosa è quello a cui la filosofia si riferisce con l'espressione di materia oggettivamente esistente.
Se si studiano cose come la coscienza con gli strumenti più sviluppati del materialismo (ossia con gli strumenti più sviluppati del materialismo dialettico) allora anche ciò che chiamiamo coscienza, non è diverso dalle altre cose: la coscienza è solo una forma della materia in sviluppo, è solo una specifica proprietà del cervello umano. È questa specifica proprietà che permette che i processi materiali esterni alla coscienza si riflettano nella coscienza, che è una proprietà specifica della materia cerebrale. Di conseguenza ne viene che la distinzione che noi facciamo tra la materia e la coscienza, e a maggior ragione la contrapposizione tra le due, ha senso solo entro certi limiti: essa ha senso solo nell'ambito della gnoseologia. Dato che la coscienza e il pensiero sono semplicemente proprietà della materia (del cervello), non si può sostenere che il pensiero e l'essere, ossia la materia che conosce e la materia che è conosciuta, sono cose contrapposte. Sostenendo ciò, la divisione tra soggetto e oggetto è portata fuori dal campo della gnoseologia e diventa priva di senso.
Chi al di fuori del terreno della gnoseologia, contrappone il soggetto all'oggetto abbandona il materialismo. Al mondo esistono solo la materia e le sue varie manifestazioni. Questo equivale a dire che anche il soggetto è materia, che il mondo è materiale (che la materia è eterna e universale), che la materia è l'esistenza oggettiva, che la materia è la madre della coscienza. In sintesi, la materia abbraccia tutto ciò che esiste.
In Cina c'è un detto che afferma che "tutto è Si-ma Yi "; noi invece diciamo che" tutto e materia ". Questo è il principio dell'unità del mondo.
Quello che abbiamo esposto finora è il concetto di materia proprio del materialismo dialettico.
Sul movimento.
Il primo principio fondamentale del materialismo dialettico è la teoria della materia, ossia l'accettazione della natura materiale del mondo, dell'esistenza oggettiva della coscienza. Questo principio dell'unità del mondo è già stato spiegato nella sezione precedente.
Il secondo principio fondamentale del materialismo dialettico e la sua teoria del movimento (o teoria dello sviluppo), ossia la tesi che il movimento è una forma dell'esistenza della materia, che è una proprietà intrinseca della materia e che è una manifestazione della diversità della materia.
Questo è il principio dello sviluppo del mondo. Il principio dello sviluppo del mondo e il principio dell'unità del mondo che abbiamo visto prima sono connessi l'uno all'altro e costituiscono assieme la concezione del mondo del materialismo dialettico.
Il mondo non è altro che un mondo materiale in continuo sviluppo (ossia il mondo materiale è un mondo il cui lo sviluppo non ha limiti) .
La concezione del movimento propria del materialismo dialettico non ammette: 1) un movimento del pensiero come movimento separato dalla materia; 2) una conoscenza della materia senza movimento; 3) la semplificazione del movimento materiale.
La teoria dello sviluppo propria del materialismo dialettico combatte in modo inequivocabile e risoluto tutte queste concezioni idealiste, metafisiche e meccaniciste.
1) La concezione del movimento propria del materialismo dialettico si contrappone innanzitutto alle teorie filosofiche teiste (religione).
Caratteristica fondamentale di ogni filosofia idealista e teista è la negazione dell'unità del mondo come materia. Queste filosofie sostengono che il movimento e lo sviluppo del mondo non sono materiali, oppure che non lo erano al loro inizio e che sono il prodotto della potenza sovrannaturale di dio o di forze spirituali.
Il filosofo idealista tedesco Hegel affermava che il mondo attuale è derivato da una così detta "idea del mondo". In Cina la filosofia del libro delle trasformazioni e le filosofie morali neoconfuciane dell'epoca delle dinastie dei Sung e dei Ming hanno tutte sostenuto concezioni idealiste dello sviluppo dell'universo. Il cristianesimo afferma che dio ha creato il mondo. Il buddismo e tutte le religioni della Cina attribuiscono l'origine e lo sviluppo di tutte le cose esistenti nell'universo a forze spirituali.
Tutte queste dottrine che concepiscono il movimento come qualcosa di esterno alla materia sono incompatibili col materialismo dialettico.
A parte l'idealismo e le religioni, tutte le teorie materialiste premarxiste e tutte le teorie meccanicistiche antimarxiste del giorno d'oggi hanno una concezione materialista del movimento soltanto quando trattano dei fenomeni naturali, mentre quando trattano dei fenomeni sociali essi non vedono più cause materiali, ma chiamano in causa forze spirituali.
Il materialismo dialettico si oppone nettamente a tutte queste concezioni sbagliate del movimento e mette in luce il loro limite storicamente determinato: il limite della posizione di classe è il limite del grado di sviluppo raggiunto dalla scienza.
Esso costruisce la propria concezione del movimento su un materialismo completo che si basa sul punto di vista del proletariato e sul livello più avanzato della ricerca scientifica. Secondo il materialismo dialettico anzitutto il movimento è una forma di esistenza della materia, è una proprietà intrinseca della materia (e non un effetto di qualche causa esterna a essa).
È impossibile sia immaginare il movimento senza la materia, sia immaginare la materia senza il movimento.
La concezione del movimento proprio del materialismo dialettico si contrappone quindi decisamente alla concezione del movimento propria dell'idealismo e delle religioni.
2) Se si osserva e si studia la materia senza coglierne il movimento si avrà una teoria metafisica di un universo stazionario, o una teoria dell'equilibrio assoluto. Secondo questa teoria la materia non cambia mai e nella materia non ci sono cose come lo sviluppo; una stasi assoluta e lo stato generale o originario principio della materia.
Il materialismo dialettico si oppone fermamente a queste concezioni. Secondo il materialismo dialettico il movimento è la forma universale di esistenza della materia e una proprietà intrinseca indissolubile di essa. Tutti gli stati di stabilità e di staticità sono relativi, mentre il movimento è assoluto.
Il materialismo dialettico riconosce che tutte le forme della materia possono trovarsi in uno stato di relativa quiete e di equilibrio e anzi sostiene che questo stato mette in risalto la diversità delle varie forme della materia e quindi è anche lo stato più importante per studiare la vita (Engels). Tuttavia secondo il materialismo dialettico lo stato di immobilità o di equilibrio è solo uno degli aspetti essenziali del movimento, è un particolare stadio del movimento.
Quando si osserva e si studia la materia prescindendo dal suo movimento, l'errore che ne viene consiste nel sopravvalutare l'importanza degli aspetti di immobilità o di equilibrio, nel dimenticare i limiti di questi aspetti e nello scambiare questi aspetti per il tutto, nel generalizzare un aspetto particolare del movimento, nel presentarlo come assoluto.
Il detto caro ai pensatori metafisici della Cina antica: il Cielo è immutabile e immutabile e anche il Tao esprime in modo chiaro la concezione dell'universo di cui stiamo parlando. Quando questi pensatori riconoscevano che vi erano trasformazioni nei fenomeni dell'universo e della società, essi rifiutavano di ammettere che ciò rappresentasse un cambiamento nella sostanza dell'universo o della società. Secondo loro la sostanza dell'universo e della societa restava eternamente immobile. La causa principale per cui sostenevano tale teoria stava nei limiti della loro classe. Infatti se la classe dei signori feudali avesse ammesso che la sostanza dell'universo e della società si trasformava e si sviluppava, questo sarebbe equivalso a sottoscrivere in campo teorico una sentenza di morte per la propria classe. Tutte le classi reazionarie generano delle teorie dell'immobilità come propria filosofia. Le classi rivoluzionarie e le masse al contrario vogliono trasformare la società e il mondo e quindi hanno sempre abbracciato la concezione che il mondo è in movimento: la loro filosofia è il materialismo dialettico.
3) Infine il materialismo dialettico non condivide la teoria della semplificazione del movimento che riduce tutti i movimenti a una forma sola di movimento, ossia alla forma meccanica. Questa riduzione era l'aspetto che caratterizzava la concezione del mondo del vecchio materialismo. Il vecchio materialismo (il materialismo francese del XVII e XVIII secolo) e il materialismo tedesco di Feuerbach(del diciannovesimo secolo) riconosceva l'esistenza eterna della materia e il movimento della materia (riconosceva che il movimento è illimitato) ma non si era ancora liberato dalla concezione metafisica dell'universo.
Di conseguenza le teorie di questi materialisti relative alla società davano ancora spiegazioni idealiste del movimento della società. Le loro teorie della natura riducevano l'unità del mondo materiale a un qualche attributo unilaterale, in particolare a una forma particolare di movimento, il movimento meccanico.
Caratteristico di questo movimento è che la causa del movimento è una forza esterna, come nel caso di una bicicletta che si muove quando qualcuno la spinge.
Essi non spiegano la materia, il movimento o la molteplicità e l'interconnessione delle cose in base alle loro sostanze e alle cause interne. Nelle loro teorie queste cose sono spiegate facendo ricorso a forme semplici esteriori o a forze motrici esterne. In questo modo il carattere multiforme del mondo è perduto. Essi riducono tutti i movimenti del mondo a spostamenti nello spazio e a una riduzione o aumento quantitativi. Il movimento secondo loro si riduce a un oggetto che in un dato istante è una data posizione e che in un istante successivo è un'altra posizione. Dove si ha un cambiamento, può trattarsi solo di un cambiamento che si risolve in un aumento o diminuzione quantitativi: non vi è alcun cambiamento qualitativo. Tutti i cambiamenti sono ciclici e producono ripetutamente lo stesso risultato.
Il materialismo dialettico si oppone a tutto ciò.
Secondo il materialismo dialettico il movimento non è riducibile né ha un semplice cambiamento di posizione nello spazio né a un cambiamento di tipo ciclico: il movimento è molteplice, illimitato e qualitativo. Secondo il materialismo dialettico il movimento è la transizione da una forma a un'altra. L'unità del mondo come materia e il movimento della materia sono l'unità e il movimento del limitata molteplicità della materia che costituisce il mondo. Engels ha detto: "ognuna delle forme superiori di movimento è necessariamente connessa alle forme meccaniche di movimento(esterno o molecolare)”. Per esempio, come non è possibile una reazione chimica senza variazione di temperatura e senza cambiamenti elettronici, così è impossibile la vita organica senza trasformazioni meccaniche (molecolari, termiche, elettriche, chimiche, ecc.). Ma in nessun caso la forma principale di movimento si riduce all’aggregato delle forme sussidiarie di movimento esse pure presenti. Queste parole corrispondono completamente è perfettamente alla realtà.
Perfino se consideriamo il semplice movimento meccanico è impossibile spiegarlo da un punto di vista metafisico. Bisogna riconoscere che tutte le forme del movimento sono dialettiche, benché esse presentino enormi differenze quanto a profondità e a contenuto dialettico. Anche il movimento meccanico è un movimento dialettico.
Esaminiamo l'affermazione che un oggetto "si trova" in una data posizione dello spazio in un dato momento: in realtà è vero sia che esso si "trova" in quella posizione sia che esso simultaneamente non si trova in quella posizione. Il cosiddetto "trovarsi" in una posizione e "l'immobilità" sono solo aspetti particolari del movimento. Fondamentalmente l'oggetto è sempre in moto. Un oggetto che si trova nel tempo e nello spazio, necessariamente e incessantemente supera ogni confine di tempo e di spazio; esso va oltre ogni limite di tempo e di spazio per diventare un flusso incessante di movimento.
Inoltre il movimento meccanico non è una delle forme del movimento materiale. Nel mondo reale la sua indipendenza assoluta non esiste in quanto essa è sempre un rapporto con altre forze di movimento. Il calore, la reazione chimica, la luce, l'elettricità, su su fino ai fenomeni organici e ai fenomeni sociali, sono tutte forme del movimento della materia qualitativamente diverse.
Il grande contributo dato dalle scienze naturali a cavallo tra il XIX e il XX secolo è stata la scoperta del principio della trasformazione dei movimenti l'uno nell'altro, la dimostrazione che il movimento della materia avviene sempre attraverso la trasformazione da una forma a un'altra e che la nuova forma che sorge da questa trasformazione è sostanzialmente differente dalla vecchia forma.
Ciò che causa la trasformazione della materia non è esterno a essa, ma interno. La trasformazione non è dovuta all'impulso di una forza meccanica esterna, bensì all'esistenza, nella materia in questione, di due componenti qualitativamente diversi e reciprocamente opposti che lottano l'uno contro l'altro: è questo che determina il movimento e la trasformazione della materia.
Grazie alla scoperta del principio della trasformazione dei movimenti l'uno nell'altro, il materialismo dialettico ha potuto ampliare la sua teoria dell'unità materiale del mondo fino a comprendere in essa la storia della natura e la storia della società. Esso ha potuto non solo considerare e studiare il mondo come materia in perpetuo movimento, ma anche considerare e studiare il mondo come materia eternamente in movimento da forme inferiori a forme superiori. Ossia esso considera e studia il mondo sia come sviluppo sia come processo. In breve, "l'unità del mondo materiale è un processo di sviluppo".
In questo modo salta la teoria ciclica del vecchio materialismo. Il materialismo dialettico studia in modo approfondito e omnicomprensivo le forme di movimento della natura e della società. Esso afferma che il processo di sviluppo di tutto il mondo osservato è eterno (senza né fine ne inizio), ma nello stesso tempo che ogni successiva concreta forma di movimento è temporanea (ha un inizio e una fine).
Questo equivale a dire che ogni successiva concreta forma di movimento incomincia ad esistere in condizioni determinate e cessa di esistere in condizioni determinate. Secondo il materialismo dialettico il processo di sviluppo del mondo, nel corso del quale forme inferiori di movimento danno origine a forme superiori di movimento, esprime il carattere storico e transitorio del movimento; nello stesso tempo ogni singola forma di movimento è una parte dell'eterno flusso di movimento (un flusso senza inizio né fine) e quindi non è mai né la prima in assoluto né l'ultima in assoluto.
In base al principio della lotta tra gli opposti (che è la causa del movimento) ogni forma di movimento arriva sempre a uno stadio superiore rispetto alla forma che l'ha preceduta, e costituisce un reale avanzamento. Tuttavia è vero anche che, se si considerano le specifiche forme di movimento
(gli specifici processi concreti di sviluppo), si possono determinare movimenti che stravolgono o addirittura rovesciano la direzione in cui esso procede. Le forme di movimento che avanzano e quelle che retrocedono sono connesse le une alle altre così che come risultato complessivo esse danno luogo a un movimento composto a spirale. Secondo il materialismo dialettico inoltre una nuova forma di movimento sorge in opposizione a una vecchia forma di movimento (o in antagonismo con essa); tuttavia al tempo stesso la nuova forma di movimento inevitabilmente conserva molti elementi essenziali della vecchia forma di movimento, ossia le cose nuove nascono dalle cose vecchie.
Secondo il materialismo dialettico le forme, le caratteristiche e le proprietà nuove delle cose si producono per salti attraverso successive rotture, ossia per mezzo di lotte e divisioni; tuttavia al tempo stesso è impossibile cancellare completamente la connessione e la reciproca relazione fra le cose. Infine, secondo il materialismo dialettico il mondo è infinito (senza limiti). Esso non è tale solo preso nella sua interezza, ma anche nelle sue singole parti. Non è forse vero che gli elettroni, gli atomi, le molecole sono manifestazioni di un mondo complesso ed infinito?
Una forma fondamentale del movimento della materia determina il campo specifico di ognuna delle scienze naturali e delle scienze sociali fondamentali. Il materialismo dialettico considera e analizza lo sviluppo del mondo come un movimento progressivo dall’inorganico all'organico fino a raggiungere la forma più alta dello sviluppo della materia, la società.
Gli aspetti subordinati e correlati di ogni forma fondamentale di movimento costituiscono i campi di studio delle sezioni subordinate e correlate della scienza che corrisponde a quella forma fondamentale (scienza dell'inorganico, scienza dell'organico, scienza della società). Engels ha detto:
“La classificazione delle scienze ognuna delle quali studia una singola forma di movimento, o una serie di forme di movimento che si presentano unite e trapassano l'una nell'altra, costituisce quindi anche la classificazione, la sistemazione di queste forme di movimento secondo la loro connessione intrinseca. L'importanza della classificazione delle scienze sta in questo.
Il mondo intero (inclusa la società umana) è composto di forme di materia in movimento qualitativamente differenti e in continua trasformazione. Quindi non possiamo dimenticare il problema delle forme concrete della materia in movimento che sono in processo di trasformarsi. Non esistono cose come la "materia in generale" e il movimento in generale ". Al mondo, vi sono solo movimento e materia differenti nella forma e concreti.
Espressioni come materia e movimento non sono che abbreviazioni con cui noi indichiamo cose differenti percettibili attraverso i sensi in conformità alle loro proprietà comuni (Engels).
Questo è il principio del movimento del mondo o principio dello sviluppo del mondo proprio del materialismo dialettico. Questo principio è la quintessenza della filosofia marxista che è, sia la concezione del mondo, sia il metodo del proletariato. Se i rivoluzionari proletari impegneranno saldamente le armi di questa scienza penetrante, essi saranno allora in grado di comprendere il mondo e di trasformarlo.
Sul tempo e sullo spazio.
Il movimento è una forma di esistenza della materia. Anche il tempo e lo spazio sono forme di esistenza della materia. La materia che si muove esiste nel tempo e nello spazio, e proprio il movimento della materia è la base di queste due forme di esistenza della materia: il tempo e lo spazio.
Il tempo e lo spazio non possono essere separati dalla materia. Quando si afferma che "la materia esiste nello spazio" si afferma che la materia ha in se stessa la proprietà di espandersi, e il mondo materiale è un mondo per il quale la capacità di espandersi è una caratteristica interna. Questo non vuol dire che la materia esiste in uno spazio che è un vuoto non materiale. Né lo spazio né il tempo sono cose non materiali, indipendenti dalla materia. Essi non sono neanche aspetti soggettivi della nostra percezione. Sono forme di esistenza del mondo materiale: sono oggettivi, non esistono al di fuori della materia né la materia può esistere senza di loro.
La concezione secondo la quale il tempo e lo spazio sono forme di esistenza della materia è l'unica concezione coerentemente materialista. Questa concezione del tempo e dello spazio è profondamente incompatibile con le seguenti concezioni idealiste del tempo e dello spazio:
1) La concezione kantiana del tempo e dello spazio secondo la quale il tempo e lo spazio non sono realtà oggettive, ma sono forme proprie dell'intuizione del soggetto;
2) La concezione hegeliana del tempo e dello spazio secondo la quale il tempo e lo spazio sono connessi con uno sviluppo che porta per gradi all'idea assoluta;
3) la concezione di Mach del tempo e dello spazio, secondo la quale il tempo e lo spazio sono categorie della "percezione sensitiva" e "strumenti per organizzare le esperienze".
Secondo tutte queste concezioni idealiste, né il tempo né lo spazio hanno esistenza oggettiva. Ognuna di esse nega anche che le concezioni del tempo e dello spazio riflettono, nel loro sviluppo, forme materialmente esistenti. Queste teorie sbagliate sono tutte confutate una per una dal materialismo dialettico.
Sul problema del tempo e dello spazio, il materialismo dialettico deve combattere non solo contro le concezioni idealiste sopra indicate, ma anche contro il materialismo meccanicistico. Vale la pena di segnalare la meccanica newtoniana, secondo la quale il tempo e lo spazio sono realtà a se stanti, statiche e senza relazioni tra loro, e la materia è una cosa collocata all'interno di essi. La concezione del tempo e dello spazio propria del materialismo dialettico è in contrasto con la concezione newtoniana, è una concezione in sviluppo.
Nel mondo non c'è altro che materia in movimento e la materia in movimento non può muoversi che nello spazio e nel tempo. Le concezioni che gli uomini hanno dello spazio e del tempo sono relative, ma queste concezioni relative tendono a comporne la verità assoluta.
Queste concezioni relative, sviluppandosi, tendono alla verità assoluta e si avvicinano gradualmente sempre più a essa. Il fatto che le concezioni umane del tempo e dello spazio cambino non contrasta con la realtà oggettiva del tempo e dello spazio, così come il fatto che cambia la conoscenza scientifica della struttura e delle forme della materia in movimento non contrasta con la realtà oggettiva del mondo esterno. (Lenin).
Questa è la concezione del tempo e dello spazio propria del materialismo dialettico.
Sul pensiero.
Secondo il materialismo dialettico, il pensiero è un prodotto della materia, ossia è una forma dello sviluppo della materia e una caratteristica specifica di una forma definita di materia.
La teoria del pensiero propria del materialismo dialettico e storico è profondamente in contrasto con le concezioni che di esso hanno gli idealisti e i materialisti meccanicisti. Secondo la concezione marxista, il pensiero si forma nel corso dello sviluppo dal mondo inorganico privo di coscienza al mondo animale che è dotato di forme rudimentali di coscienza. Dal mondo animale si è quindi sviluppata la specie umana che è dotata di forme elevate di coscienza.
Queste forme elevate di coscienza non solo non possono essere separate dai sistemi nervosi avanzati formatisi nel corso dello sviluppo biologico, ma non possono essere separate nemmeno dal lavoro e dalle attività produttive che si sono formati nel corso dello sviluppo sociale. Marx ed Engels hanno sottolineato con enfasi il rapporto di dipendenza della coscienza dallo sviluppo della produzione materiale e il rapporto tra la coscienza e lo sviluppo del linguaggio.
Ciò che chiamiamo pensiero (coscienza) è quindi una proprietà particolare di una definita forma della materia. Questa forma della materia è dotata di un sistema nervoso complesso; un sistema nervoso del genere compare solo quando l'evoluzione del mondo naturale ha raggiunto un alto grado di sviluppo.
L'intero mondo della materia inorganica, il mondo vegetale e le forme inferiori del mondo animale sono privi della capacità di comprendere i processi che avvengono in loro stessi è fuori di loro: sono privi di coscienza.
Solo gli esseri animali dotati di un sistema nervoso sviluppato hanno la capacità di comprendere i processi, ossia hanno la capacità di riflettere al loro interno i processi e di capirli.
I processi fisiologici oggettivi del sistema nervoso degli esseri umani si producono parallelamente con la manifestazione soggettiva delle forme della coscienza che essi costruiscono in se stessi. Queste sono di per se stesse tutte cose oggettive, sono forme determinate di processi materiali. Tuttavia esse sono anche contemporaneamente funzioni psicologiche soggettive che si svolgono nella materia del cervello. Non esiste una mente a sé stante sede del pensiero, esiste solo una materia capace di pensare, il cervello. Questa materia capace di pensare è una materia con proprietà sue proprie, una materia che si è sviluppata a un alto livello in parallelo con lo sviluppo che il linguaggio umano ha avuto nella vita sociale. Questa materia possiede, come sua proprietà specifica, la capacità di pensare, una proprietà che nessuna altra forma di materia possiede.
I materialisti volgari affermano che i pensieri sono secrezioni materiali del cervello. Questa affermazione travisa la nostra concezione di questo problema.
Dobbiamo renderci conto che il pensiero, le emozioni, la volontà sono prive di peso e di volume. La coscienza, il peso, il volume ecc. sono tutte differenti proprietà della materia. La coscienza è uno stato interno della materia, in movimento e riflette caratteristiche specifiche dei processi fisiologici che avvengono nella materia in movimento. Queste caratteristiche specifiche non possono essere separate dai processi oggettivi della funzione nervosa, questi processi nervosi non sono un'unica identica cosa. La concezione dei materialisti volgari confonde queste due cose distinte e cancella la particolarità della coscienza. Anche le concezioni meccanicistiche di alcuni pseudo marxisti riprendono la concezione di alcune scuole borghesi di psicologia e di fatto capovolgono completamente la concezione marxista. Secondo loro la coscienza è un processo chimico fisico e fisiologico ed essi sostengono che lo studio del comportamento di questa materia sviluppata può essere condotto studiando i processi oggetto della fisiologia e della biologia. Essi non capiscono le caratteristiche particolari qualitativamente distinte della coscienza e non accettano la tesi che la coscienza è un prodotto della pratica sociale dell'uomo. Essi sostituiscono l'eguaglianza di oggetto e soggetto e una concezione meccanicista e unilaterale del mondo oggettivo alla concreta coincidenza storica di oggetto e soggetto. Queste concezioni che equiparano la coscienza a un processo fisiologico, di fatto cancellano il problema fondamentale della filosofia della relazione tra pensiero ed essere.
L'idealismo dei menscevichi propone, al posto della gnoseologia marxista, una teoria di compromesso che concili idealismo e materialismo.
Essi contrappongono al principio della dialettica i principi della “sintesi" dell'oggettivismo con il soggettivismo e della "reciproca complementarità" di questi due metodi. Ma il principio della dialettica è invece contemporaneamente oggettivismo non meccanicista e soggettivismo non idealista e costituisce la concreta identità storica di oggettivo e soggettivo.
Vi è inoltre, tra le concezioni della coscienza, la strana teoria animista
(ilozoista) di Plekhanov, che sostiene che la materia è viva. La sua affermazione "anche la pietra ha coscienza" esprime in modo chiaro e completo la sua opinione che la coscienza non è qualche cosa che si determina nel processo di sviluppo della materia, ma una proprietà che la materia possiede sin dall'inizio della sua esistenza. Ci sarebbe solo una differenza di livello tra la coscienza degli uomini, quella degli organismi inferiori e quella di una pietra. Questa concezione antistorica è profondamente in contrasto con il materialismo dialettico che sostiene che la coscienza è la caratteristica della materia che compare al livello supremo dello sviluppo di essa. Soltanto la teoria della coscienza propria del materialismo dialettico affronta in modo corretto il problema della coscienza.
Sul riflesso.
Secondo il materialismo dialettico, non basta sostenere che la materia è la madre della coscienza: occorre anche affermare che la coscienza ha la possibilità di conoscere la materia.
Il problema se la materia possa essere conosciuta, o meno è un problema complesso, un problema che nessuna delle scuole filosofiche del passato e in grado di risolvere. Soltanto il materialismo dialettico ne ha dato la soluzione giusta. La posizione del materialismo dialettico su questo problema si contrappone all’agnosticismo, mentre è anche diversa dalla tesi del realismo semplice.
La concezione agnostica di Hume e di Kant separa il soggetto che conosce dall'oggetto e sostiene che il soggetto non può oltrepassare il confine che li separa: tra la "cosa in sé" e la sua manifestazione esterna (i fenomeni) esiste un abisso invalicabile.
Secondo il realismo semplice di Mach e dei suoi seguaci, l'oggetto e le percezioni sensitive del soggetto coincidono, e la verità esiste nelle percezioni sensitive già nella sua forma completa. I machisti non solo non comprendono che le percezioni sensitive sono il risultato dell'azione del mondo esterno sui sensi dell'uomo, ma non comprendono neanche il ruolo attivo svolto dal soggetto nel processo della conoscenza, ossia il lavoro di elaborazione dell'azione esterna svolto dai sensi e dal cervello del soggetto, elaborazione che porta alle immagini e ai concetti.
Soltanto la teoria del riflesso propria del materialismo dialettico ha risposto affermativamente al problema della possibilità della conoscenza; questa teoria è "l'anima" della gnoseologia marxista. Secondo questa teoria, le nostre immagini e i nostri concetti non soltanto provengono dalle cose oggettive, ma riflettono anche le cose oggettive. Essa mostra che immagini e concetti non sono né il prodotto dell'autosviluppo spontaneo del soggetto come sostengono gli idealisti, né forme che il soggetto attribuisce alle cose oggettive come sostengono gli agnostici, ma il riflesso delle cose oggettive, un immagine fotografica e una riproduzione di esse.
La verità oggettiva esiste indipendentemente dal soggetto e non dipende da esso. Benché essa sia riflessa nelle nostre sensazioni e nei nostri concetti, essa in noi raggiunge la sua forma non d’un colpo solo ma gradualmente. È un errore pensare che la verità oggettiva assuma una forma completa nelle sensazioni e quindi sia acquisita da noi con le sensazioni: è un errore della scuola del realismo semplice.
Benché la verità oggettiva non assuma la sua forma completa immediatamente nelle nostre sensazioni e nei nostri concetti, tuttavia essa è conoscibile. La teoria del riflesso, propria del materialismo dialettico, si oppone alle concezioni agnostiche e sostiene che la conoscenza può riflettere la verità oggettiva nel corso del processo della conoscenza.
Il processo della conoscenza è un processo complesso nel corso del quale la “cosa in sé”, non ancora conosciuta, si riflette nelle nostre sensazioni, nelle nostre immagini e nei nostri concetti e diventa una cosa “per noi”.
Certamente le nostre sensazioni e i nostri concetti non ci isolano dal mondo esterno, come sosteneva Kant; al contrario essi ci collegano al mondo esterno. Percezioni sensitive e concetti sono riflessi del mondo esterno. Gli oggetti materiali (le immagini e i concetti) non sono che “cose materiali elaborate e ricostruite nel cervello dell’uomo” (Marx). Nel processo della conoscenza il mondo materiale si riflette via via nella nostra conoscenza in modo più corretto, più preciso, da più lati e più profondamente.
La gnoseologia marxista quindi deve condurre una lotta su due fronti, contro il Machismo e contro il Kantismo, e mostrare gli errori sia del realismo semplice sia dell’agnosticismo.
La teoria del riflesso propria del materialismo dialettico sostiene che la nostra capacità di conoscere il mondo oggettivo è senza limiti. È l’opposto esatto della tesi degli agnostici che affermano che la capacità umana di conoscere è limitata. Tuttavia vi sono limiti storicamente determinati per ogni passo compiuto da noi verso la verità assoluta.
Lenin su questo argomento ha detto:
“I limiti entro cui la nostra conoscenza approssima la verità oggettiva, assoluta, sono storicamente determinati, ma l’esistenza di questa verità è assoluta e anche il fatto che noi ci avviciniamo continuamente alla realtà è assoluto. I contorni del quadro sono storicamente condizionati, ma il fatto che questo quadro raffiguri un modello oggettivamente esistente è incondizionato.
Noi riconosciamo che la conoscenza dell’uomo è limitata da condizioni storiche e che la verità non può essere acquisita d’un colpo solo. Ma non siamo agnostici e affermiamo che la verità si completa via via nel corso del processo della conoscenza umana”.
Lenin ha detto anche:
“Il riflettersi della natura nella coscienza dell'uomo non deve essere inteso come un atto privo di vita, astratto, privo di movimento, non soggetto a contraddizioni; ma deve essere inteso come parte dell’eterno processo di movimento, di nascita, di contraddizioni e di soluzioni di esse”
Il processo della conoscenza è complesso e procede attraverso contraddizioni e lotte. Questa è la concezione gnoseologica del materialismo dialettico.
Le concezioni antistoriche di tutti i sistemi filosofici che, nell'ambito della gnoseologia, non considerano la conoscenza come un processo, sono, di conseguenza, ristrette. La ristrettezza di vedute dell'empirismo dei sostenitori della teoria che la verità sta già completa nelle sensazioni erige una barriera tra le percezioni sensitive e i concetti. La ristrettezza di vedute della scuola razionalista erige una barriera tra i concetti e le percezioni sensitive. Soltanto la gnoseologia del materialismo dialettico (la teoria del riflesso) considera la conoscenza come un processo, in questo modo eliminando completamente ogni specie di ristrettezze e facendo della conoscenza un oggetto materiale e dialettico.
La teoria del riflesso afferma che il processo di riflessione non è limitato alle sensazioni e alle immagini, ma continua nel pensiero (nei concetti astratti), e che la conoscenza è un processo di movimento dalla sensazione al pensiero.
Lenin ebbe a dire:
“La conoscenza è il riflettersi della natura nella mente umana. Ma non si tratta di una riflessione semplice, diretta e totale. È il processo di una serie di astrazioni, di elaborazioni, di concetti, di leggi, ecc.”
Nello stesso tempo Lenin ha messo in rilievo che il processo della conoscenza che comporta un movimento dalle percezioni sensitive al pensiero si compie attraverso salti. In questo modo Lenin ha nettamente allargato la concezione materialista dialettica dell'interdipendenza nella conoscenza tra i dati dell'esperienza degli elementi razionali. Molti filosofi non comprendono il cambiamento repentino che si produce nel processo della conoscenza, ossia nel processo dalle percezioni sensitive al pensiero (dalle immagini ai concetti). Comprendere questo cambiamento repentino che è un prodotto della contraddizione e assume la forma di un salto, ossia comprendere che l'unità tra percezioni sensitive e pensiero è un'unità dialettica, vuol dire comprendere la parte più importante dell'essenza della teoria del riflesso elaborata da Lenin.
Sulla verità
La verità è oggettiva e relativa: essa è anche assoluta. Questa è la concezione della verità propria del materialismo dialettico.
Innanzitutto la verità è oggettiva. Riconoscere che la materia ha un'esistenza oggettiva e che la materia è la madre della conoscenza vuol dire riconoscere che la verità è oggettiva.
La cosiddetta verità oggettiva, ossia il mondo materiale oggettivamente esistente, è l'unica fonte del contenuto della nostra conoscenza, dei nostri concetti: non c'è altra fonte.
Soltanto gli idealisti negano che il mondo materiale esiste indipendentemente dalla coscienza dell'uomo. Il principio fondamentale dell'idealismo è la tesi per cui la conoscenza o i concetti sono prodotti spontanei del soggetto e non hanno alcun contenuto oggettivo. Quindi essi riconoscono la verità soggettiva, ma negano quella oggettiva.
Tuttavia questo non coincide con i fatti, dato che ogni conoscenza o concetto che non riflette le leggi del mondo oggettivo, non appartiene né alla conoscenza scientifica né alla verità oggettiva. È solo superstizione o pensiero vacuo che genera illusioni in chi lo pensa e negli altri.
Tutta l'attività pratica dell'uomo, che ha per scopo la trasformazione dell'ambiente che lo circonda, è diretta dal pensiero (dalla conoscenza), sia che si tratti di attività produttive, sia che si tratti di attività appartenenti alla lotta di classe o alla lotta nazionale, sia che si tratti di qualcosa qualsiasi altra attività. Se il pensiero che presiede a questa attività non è conforme alle leggi oggettive, vale a dire se le leggi oggettive non sono riflesse nel cervello della persona che compie l’attività e non costituiscono il contenuto del suo pensiero o della sua conoscenza, sicuramente la sua attività non realizzerà l’obiettivo che egli si propone.
Un esempio del genere sono gli errori compiuti dalla cosiddetta direzione soggettivista del movimento rivoluzionario. Il marxismo è diventato la teoria scientifica della rivoluzione proprio perché riflette giustamente le leggi effettive del mondo oggettivo, perché è una verità oggettiva.
Da ciò consegue che tutte le teorie antimarxiste sono errate e, questo, perché esse non corrispondono esattamente alle leggi oggettive: sono immaginazioni del tutto soggettive.
C'è gente che sostiene che una cosa che è universalmente accettata è verità oggettiva (l'idealista Bogdanov sostiene questa tesi). Secondo questa concezione, anche le religioni e i pregiudizi sono verità oggettive perché, benché siano erronei, sono spesso accettati da un gran numero di persone; capita addirittura che concezioni scientifiche corrette non riescano in certi periodi a spazzare via queste credenze erronee ma saldamente radicate.
Il materialismo dialettico si oppone a questa concezione: secondo esso soltanto la conoscenza scientifica che riflette in modo corretto le leggi oggettive può essere chiamata verità. Ogni verità deve essere oggettiva. La verità e l'errore si oppongono in modo assoluto. L'unico mezzo per stabilire se una conoscenza è vera, è verificare se essa riflette o no le leggi oggettive. Se non è conforme alle leggi oggettive bisogna trattarla come una teoria sbagliata, anche se essa è condivisa dall'opinione pubblica o da determinate bizzarre correnti del movimento rivoluzionario.
Il primo punto della teoria della verità del materialismo dialettico è la questione della verità oggettiva e della verità soggettiva. La sua risposta nega la verità soggettiva e afferma la verità oggettiva.
Il secondo punto è la questione della verità assoluta e della verità relativa. La sua risposta è che occorre riconoscerle entrambe, non si deve né accettare né rifiutare unilateralmente nessuna delle due. Secondo il materialismo dialettico tra le due esiste una relazione reciproca, dialettica.
Quando il materialismo dialettico afferma che la verità è oggettiva, esso riconosce che la verità è assoluta. Questo perché quando affermiamo che il contenuto della nostra conoscenza è il riflesso del mondo oggettivo, ciò equivale a riconoscere che l'oggetto della nostra conoscenza è il mondo esterno assoluto. "Ogni vera conoscenza della natura è conoscenza dell'eterno, dell'infinito e quindi essenzialmente assoluta" (Engels). Tuttavia la verità oggettiva assoluta, non diventa d’un colpo e completamente la conoscenza che noi abbiamo; noi arriviamo alla verità assoluta introducendo una quantità incalcolabile di verità relative nel processo di sviluppo senza limiti del nostro pensiero. Attraverso questo insieme complessivo di innumerevoli verità relative si manifesta la verità assoluta. Per sua natura, il pensiero umano può raggiungere la verità assoluta. La verità assoluta però può risultare solo dalla accumulazione di molte verità relative. Ogni nuovo stadio di sviluppo della scienza aggiunge una nuova dimensione alla somma totale che è la verità assoluta.
Tuttavia, invariabilmente, ogni singola tesi scientifica è vera solo entro limiti relativi: la verità assoluta emerge solo come somma di innumerevoli verità relative e non può essere conosciuta se non si manifesta attraverso verità relative.
La dialettica materialista certamente non nega il carattere relativo di ogni conoscenza, ma con ciò essa indica solo il carattere storicamente determinato dei limiti entro i quali la nostra conoscenza approssima la verità assoluta e non afferma affatto che la nostra conoscenza in se stessa è solo relativa. Tutte le scoperte scientifiche sono storicamente limitate e relative. Ma la conoscenza scientifica è qualcosa di diverso dal falso: essa mostra e descrive la verità assoluta. Questa è la concezione dialettica della reciproca relazione tra verità assoluta e verità relativa.
Vi sono due concezioni diverse, ambedue sbagliate, a proposito della relazione reciproca tra verità assoluta e verità relativa. Una è quella del materialismo metafisico e l'altra è quella del relativismo idealista.
In base al loro principio metafisico fondamentale che "il mondo materiale e immutabile", il materialisti metafisici sostengono che anche i pensieri degli uomini non cambiano. Essi sostengono che quel loro mondo oggettivo immutabile può entrare d'un colpo nella sua interezza nella coscienza dell'uomo. Ciò vale a dire che essi ritengono che la verità è assoluta e che essa può essere acquisita dagli uomini d'un colpo solo. Secondo loro la verità è immobile e senza vita, qualcosa che non si sviluppa.
Il loro errore non consiste nell'affermare il carattere assoluto della verità: questa affermazione è giusta. Il loro errore sta nel non comprendere che l'acquisizione della verità avviene nel processo della conoscenza.
Esso consiste anche nel non riconoscere che l'uomo può raggiungere la verità assoluta solo passo dopo passo nel processo di sviluppo della conoscenza, e che ogni passo avanti nella conoscenza esprime il contenuto della verità assoluta; tuttavia, in relazione alla verità assoluta, tale conoscenza ha solo un valore relativo e certamente non può acquisire d'un colpo solo la completezza della verità assoluta.
La concezione della verità del materialismo metafisico costituisce una delle forme di deviazionismo estremista nel campo della gnoseologia. L'altra forma di deviazionismo estremista nel campo della gnoseologia sul problema della verità e il relativismo idealista. I suoi seguaci negano che la conoscenza riguardi la verità assoluta e le attribuiscono solo un carattere relativo. Essi affermano che le scoperte scientifiche non contengono verità assoluta, che non sono quindi verità oggettive. La verità sarebbe solo soggettiva e relativa. Quindi tutte le concezioni sbagliate avrebbero diritto ad esistere. Quando gli imperialisti invadono nazioni piccole e deboli, quando la classe dominante sfrutta le masse lavoratrici, anche la teoria che guida l'invasione e lo sfruttamento è verità, dato che la verità è comunque soggettiva e relativa. La negazione della verità oggettiva e l'accettazione della verità soggettiva portano necessariamente a questa conclusione.
Lo scopo del relativismo idealista è quello di difendere la classe dominante. Per esempio, è proprio questo lo scopo del pragmatismo (o sperimentalismo) relativista.
Né il materialismo metafisico né il materialismo idealista possono risolvere in modo corretto il problema del rapporto reciproco tra verità assoluta e verità relativa. Soltanto la dialettica materialista può rispondere in modo corretto al problema del rapporto reciproco tra pensiero ed essere e con ciò affermare il principio dell'oggettività della conoscenza scientifica. Inoltre, essa permette di comprendere in modo corretto anche il rapporto tra verità assoluta e verità relativa.
Questa è la concezione della verità propria della dialettica materialista.
La dialettica materialista.
(….)La concezione del mondo (o universale) del marxismo è il materialismo dialettico, non il materialismo metafisico (o il materialismo meccanicistico). Questa distinzione è una questione di capitale importanza.
Che genere di cosa è il mondo? Dall'antichità ai giorni nostri, le principali risposte date a questa domanda sono state tre.
La prima è stata data dall'idealismo (sia idealismo metafisico sia idealismo dialettico). Esso sostiene che il pensiero crea il mondo o che dio crea il mondo.
La seconda è stata data dal materialismo meccanicista. Essa nega che il mondo sia un prodotto del pensiero, sostiene che il mondo è un mondo materiale, ma sostiene anche che esso non si sviluppa e non cambia.
La terza è la risposta data dal marxismo, che ribalta le due precedenti. Esso sostiene che il mondo non è creato dal pensiero e che non è materia che non si sviluppa. È, invece, un mondo materiale in continuo sviluppo. Questo è il materialismo dialettico.
Questa concezione marxista del mondo, che ha rivoluzionato l'idea che gli uomini avevano del mondo, non è forse una teoria che scuote il mondo?
La teoria che il mondo è un mondo materiale che si sviluppa era stata formulata già tempo addietro in occidente, nell'antica Grecia. Ma a causa dei limiti dell'epoca, essa venne allora formulata soltanto in modo semplicistico e generico ed è chiamata materialismo ingenuo.
Essa non aveva (ed in verità non poteva avere) una base scientifica, tuttavia era fondamentalmente giusta.
Hegel ha creato l'idealismo dialettico, sostenendo che il mondo si sviluppa, ma è creato dal pensiero. La sua è la teoria idealista dello sviluppo. La sua teoria dello sviluppo (ossia la dialettica) era giusta, ma il suo idealismo era sbagliato.
In occidente, nei secoli XVII, XVIII e XIX, il materialismo della borghesia in Germania, in Francia e in altri Paesi fu un materialismo meccanicista. Esso affermava che il mondo è un mondo materiale e questo è giusto. Ma essa sosteneva che il mondo si muove come una macchina, che ha cambiamenti solo quantitativi e di posizione e non subisce cambiamenti qualitativi. Questa è una concezione sbagliata. Marx fece proprio il materialismo ingenuo dei greci, trasformò il materialismo meccanicistico e la dialettica idealista e creò il materialismo dialettico che fino ad allora non era stato fondato su una base scientifica. Esso divenne la rivoluzionaria arma del proletariato di tutto il mondo e di tutti i popoli oppressi.
La dialettica materialista è il metodo scientifico, del marxismo. È un metodo di conoscenza, una logica e anche una concezione del mondo. Il mondo è effettivamente un mondo materiale in continuo sviluppo: questa è una concezione del mondo.
Vogliamo ora parlare in modo sistematico della dialettica e dei molti punti che concernono la dialettica: le sue in numerose categorie, leggi e principi (tutti questi termini sono equivalenti) .
Quali sono le leggi dela dialetitca materialista? Fra queste leggi,quali sono quelle principali e quali sono quelle secondarie? Quali gli aspetti, gli elementi ed i problemi della teoria della dialettica materialista che occorre conoscere e che devono essere risolti? Come mai queste leggi sono leggi inerenti al mondo materiale e non leggi create soggettivamente? Perché dobbiamo comprendere ed assimilare queste leggi?
La rivoluzionaria teoria completa della dialettica materialista fu creata da Marx ed Engels e sviluppata da Lenin. Attualmente con la vittoria del socialismo in Unione sovietica e data l'epoca rivoluzionaria che il mondo attraversa, questa teoria è entrata in una nuova fase di sviluppo che ha allargato e arricchito il suo contenuto.
I contenuti di questa teoria sono i seguenti:
la legge dell'unità degli opposti;
la legge della trasformazione reciproca di qualità e quantità;
la legge della negazione della negazione.
Queste sono le leggi fondamentali dela materia materialista.
A parte il materialismo ingenuo e non sistematico degli antichi greci, che mise in luce in modo ingenuo e non sistematico il significato di queste leggi, e a parte Hegel che sviluppo queste leggi in modo idealista, esse sono state ignorate da tutte le altre filosofie perché erano filosofie metafisiche (le così dette filosofie metafisiche sono le teorie che si contrappongono alla teoria dello sviluppo).
Fu solo con Marx e con Engels che le teorie di Hegel, sostanza e apparenza, forma e contenuti furono riformulate in modo materialista e divennero la parte fondante della concezione del mondo e del metodo del marxismo.
Oltre alle leggi fondamentali già ricordate, il materialismo dialettico include anche le seguenti categorie che a quelle leggi fondamentali sono legate: sostanza e apparenza, forma e contenuto, causa ed effetto, base e condizione, possibilità e realtà, accidentale e necessario, neccessità e libertà ecc. Alcune di queste categorie sono state già studiate accuratamente dalle filosofie metafisiche e dalla dialettica idealista; altre sono state studiate soltanto in modo unilaterale da queste filosofie; altre ancora sono state prese in esame per la prima volta dal marxismo.
Nelle mani dei rivoluzionari marxisti, nel loro lavoro pratico e nel loro lavoro teorico, tutte queste categorie hanno perso l’involucro idealista e metafisico datogli dai filosofi precedenti, è stata superata la loro unilateralità ed esse hanno acquistato la loro forma autentica. Per di più, grazie al progresso dei tempi il loro contenuto si è molto arricchito così da farne una componente importante del metodo scientifico rivoluzionario.
La combinazione di queste categorie e delle categorie fondamentali menzionate forma il sistema profondo e completo della dialettica materialista.
Nessuna di queste leggi e di queste categorie è stata creata dal pensiero umano per se stesso: esse sono tutte leggi effettive del mondo oggettivo. Tutti gli idealisti dicono che lo spirito crea la materia, quindi ai loro occhi le dottrine, i principi filosofici, le leggi, le regole e le categorie sono naturalmente creati dal pensiero. Hegel, che sviluppò la dialettica, aveva della dialettica una simile concezione.
Ai
suoi occhi essa non è un sistema di leggi ricavate dalla
storia della natura e della società, ma un sistema logico di
pensiero puro. Dopo che la mente umana aveva creato il sistema, essa
lo calava nella natura e nella società.
Marx ed Engels strapparono il velo mistico che ricopriva la dialettica hegeliana, spezzarono via il suo idealismo e reimpostarono la dialettica di Hegel su basi materialiste.
Engels ha detto:
“le leggi della dialettica sono ricavate dalla storia della natura e dell'umanità e non sono altro che le principali leggi di sviluppo di queste due storie [...] Esse possono essere ridotte a tre leggi fondamentali: la trasformazione reciproca di qualità e quantità, l'unità degli opposti, la negazione della negazione”.
Le leggi della dialettica sono le leggi del mondo oggettivo ma ovviamente sono anche le leggi seguite dal movimento del pensiero soggettivo, perché le leggi di questo non sono altro che le leggi del mondo oggettivo riflesse nel cervello degli uomini attraverso la pratica.
Come abbiamo già visto, la dialettica, la gnoseologia e la logica sono una cosa sola, la stessa cosa. Perché studiamo la dialettica? La studiamo per una sola ragione: per cambiare il mondo, per cambiare i i vecchi rapporti che ci sono, nel mondo, tra gli uomini stessi e tra gli uomini e la natura.
La grande maggioranza degli uomini che sono al mondo vivono una vita piena di stenti e di sofferenze a causa dell’oppressione di sistemi politici ed economici dominati da una minoranza. La gente che vive in Cina deve subire un’oppressione due volte crudele e inumana: l’oppressione nazionale e l'oppressione sociale. Noi dobbiamo cambiare questi vecchi rapporti e lottare per la liberazione nazionale e sociale.
Perché per cambiare la Cina e il mondo dobbiamo studiare la dialettica? Perché la dialettica è il sistema delle leggi più generali che la natura è la società seguono nel loro sviluppo. Se comprendiamo la dialettica, acquistiamo un arma scientifica e nella pratica rivoluzionaria per cambiare la natura e la società avremo una teoria e un metodo adeguati alla nostra pratica. La dialettica materialista è in se stessa una scienza (una scienza filosofica) : è il punto di partenza di tutte le scienze ed è anche un metodo. Anche la nostra pratica rivoluzionaria è una scienza, una scienza sociale o politica. Se non comprendiamo la dialettica, condurremo malamente i nostri affari; gli errori commessi nel corso della rivoluzione, sono errori di dialettica. Se comprenderemo la dialettica, ne ricaveremo grandi benefici: se indagheremo accuratamente sui movimenti condotti felicemente in porto, constateremo che essi hanno seguito le leggi della dialettica. Quindi tutti i compagni rivoluzionari, e in particolare i dirigenti, devono studiare la dialettica.
Qualcuno dice che vi sono molte persone che comprendono la dialettica praticamente e che sono anche materialiste nella pratica; anche se non hanno mai letto libri sulla dialettica, le cose che fanno sono ben fatte e di fatto queste persone seguono la dialettica materialista. Quindi non hanno bisogno di studiare la dialettica.
Queste affermazioni sono sbagliate. La dialettica materialista è una scienza completa e profonda. Anche se è vero che i rivoluzionari che hanno una mentalità materialista dialettica imparano molta dialettica dalla pratica, quello che essi imparano non è sistematico e manca della completezza e della profondità che la dialettica materialista ha già raggiunto.
Quindi non riescono a vedere l'esito a lungo termine di un movimento, non riescono ad analizzare un processo complesso di sviluppo, non riescono a cogliere importanti nessi politici e non riescono a maneggiare vari aspetti del lavoro rivoluzionario. Quindi in realtà anche essi hanno bisogno di studiare la dialettica.
Qualcuno dice che la dialettica è astrusa e difficile da comprendere e che perciò le persone comuni non sono in grado di apprenderla. Anche questo tipo di discorso è sbagliato.
La dialettica è l'insieme delle leggi della società, della natura e del pensiero. Qualsiasi persona che abbia una qualche esperienza sociale (esperienza nella produzione o nella lotta di classe) conosce, già per questo solo, qualcosa della dialettica. Quelli che hanno un'esperienza sociale maggiore, di fatto hanno una maggior comprensione della dialettica, anche se la loro conoscenza rimane allo stadio caotico del senso comune e non è né profonda né completa. Non è difficile rendere sistematica questa dialettica da senso comune e renderla più profonda con uno studio ulteriore. La dialettica ci appare difficile perché non c'è ancora nessun testo che presenti la dialettica in modo adeguato. In Cina ci sono molti testi di dialettica che, anche se non contengono errori, la spiegano poco e male e intimidiscono la gente.
Un buon libro di dialettica usa la lingua di ogni giorno e si basa su esperienze vive. Prima o poi dobbiamo compilare un libro del genere.
Anche questa mia presentazione è lungi dall'essere adeguata perché anch'io ho appena incominciato a studiare la dialettica. Finora non abbiamo avuto la possibilità di scrivere un libro utile su questo argomento, ma non è detto che essa non si presenti nel futuro. Mi auguro di poterlo fare, ma ciò dipende da come procederà il mio studio.