segue da pag.43: se tre eccellenti normaliste confutano l’eccellenza.
università, tomaso montanari, che nel programma elettorale aveva con fermezza denunciato un potere universitario ormai “paleo-aziendalistico, fondato sul possesso, sul controllo e sulla punizione (per quanto travestita da mancato premio)”. ma per invertire la rotta sarebbe necessario che queste gocce luminose diventino una tempesta.
pubblicato sul manifesto il 12 agosto 2021.
sei considerazioni sulle risorse ministeriali per rtda e dottorati.
università libera, università del futuro, gruppo di docenti dell’università di padova appartenenti a diverse aree scientifiche e a diversi settori disciplinari, che si è istituito come occasione stabile di incontro, di riflessione critica e di discussione plurale intorno a tutti gli aspetti della vita universitaria ha proposto alcune considerazioni sull’assegnazione ministeriale di risorse per posizioni di rtda e borse di dottorato sulle linee di ricerca del «green» e dell’«innovazione».
il dm 1062/2021 (pubblicato l’11/8/2021) ha assegnato in gran fretta agli atenei risorse da destinare a borse di dottorato di ricerca e a posizioni di ricercatore di tipo a. le ricerche e le relative posizioni dovranno conformarsi alle linee dell’«innovazione, del più ampio tema del digitale e del green» previste dal pon (programma operativo nazionale) 2014-2020 (art. 2 c. 2 del dm). sono imposti tempi di attivazione strettissimi, poiché «la realizzazione delle attività […] dovrà avvenire entro e non oltre il 31 dicembre 2023» (art. 2 c. 4), che significa in sostanza che i contratti rtda e le borse di dottorato dovranno essere attivati nel giro di pochissime settimane.
a seguire alcune nostre riflessioni. i punti da 1 a 4 riguardano il senso e le implicazioni del finanziamento erogato dal ministero. i punti 5 e 6 concernono invece specificamente le politiche dell’ateneo padovano.
1) si tratta di un finanziamento che, approfittando anche delle retoriche emergenziali, predetermina i contenuti della ricerca, e cioè ne vincola ambiti e temi, con ciò erodendo il principio costituzionale della libertà della ricerca. in una formulazione discorsiva: «la tua ricerca deve essere fatta su ciò che ti dico io».
2) tali contenuti sono a loro volta indirizzati al tessuto produttivo ed aziendale del Paese, e dunque di fatto emarginano le ricerche nelle aree delle scienze pure e delle discipline umanistiche (v. il vincolo per ciascuna posizione, di un periodo di ricerca di almeno sei mesi in un’impresa, art. 3 c. 4d).
3) la perimetrazione del finanziamento a ricerche entro le due aree tematiche dell’innovazione e del green minaccia il concetto stesso della ricerca “di base”, presupposto e fondamento di tutta la ricerca specialistica e applicativa.
4) più specificamente, quella delimitazione si conforma al pensiero unico dell’«innovazione», alimentando il concetto che ricerche condotte entro metodologie e tematiche tradizionali siano per sé da superare.
5) nell’università di padova, l’assegnazione delle risorse avviene con il metodo della call, che prevede una specie di competizione interna a bando, cui possono partecipare tutti i dipartimenti presentando ciascuno le proprie proposte. l’operazione, che fa seguito ad una prassi già invalsa in altre iniziative interne all’ateneo nell’ultimo sessennio (v. l’ambito strategico della didattica), conferma l’interferenza delle retoriche della crescita e dei goals anche nella distribuzione delle risorse autonomamente regolata dall’ateneo, pratica che finisce per incuneare fra dipartimenti e aree di ricerca appartenenti al medesimo ateneo meccanismi non solidali e compensativi, ma competitivi e divisivi.
6) essa infine impone confronti fra realtà e ambiti disciplinari non comparabili. per non fare che un esempio: è più green una ricerca sulle narrazioni novecentesche dei disastri ambientali, o una ricerca sul calcolo della dispersione ambientale di acque potabili dai condotti municipali?
le mani dell’economia sulla scuola.
in questa lunga intervista, condotta dagli insegnanti giovanni carosotti e sergio arangino, disponibile sul canale youtube del “manifesto per la nuova scuola”, il prof. emiliano brancaccio, economista dell’università del sannio, interviene nel dibattito sul complesso rapporto economia-scuola, toccando i punti salienti delle trasformazioni dell’istruzione pubblica nell’ultimo ventennio di riforme, da berlinguer a bianchi, fino ad arrivare al recente quadro di interventi previsti dal pnrr. l’imperialismo metodologico del pensiero economico neoclassico, dominante a livello internazionale nel campo dell’istruzione, con i suoi precisi obiettivi strategici, di natura squisitamente politica, e la sua falsa “oggettività”, il cui scopo è escludere ogni forma di contraddittorio di idee e metodi; il ruolo determinante che la scuola assume come agente di disciplinamento funzionale al sistema economico produttivo; la colossale mistificazione del discorso dominante sul problema del mismatching tra scuola/università e mercato del lavoro, ovvero il mancato incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, attribuita alla mancanza di competenze dei giovani rispetto alle esigenze del mondo produttivo. questi sono solo alcuni dei temi trattati nell’intervista, di cui riportiamo di seguito il testo con i passaggi più rilevanti.
ogni articolo può essere commentato inviando al direttore un'email con il titolo in oggetto.
Segue da Pag.43: Se tre eccellenti normaliste confutano l’eccellenza
Università, Tomaso Montanari, che nel programma elettorale aveva con fermezza denunciato un potere universitario ormai “paleo-aziendalistico, fondato sul possesso, sul controllo e sulla punizione (per quanto travestita da mancato premio)”. Ma per invertire la rotta sarebbe necessario che queste gocce luminose diventino una tempesta.
Università libera, Università del futuro, gruppo di docenti dell’Università di Padova appartenenti a diverse aree scientifiche e a diversi settori disciplinari, che si è istituito come occasione stabile di incontro, di riflessione critica e di discussione plurale intorno a tutti gli aspetti della vita universitaria ha proposto alcune considerazioni sull’assegnazione ministeriale di risorse per posizioni di RTDa e borse di dottorato sulle linee di ricerca del «green» e dell’«innovazione».
Il DM 1062/2021 (pubblicato l’11/8/2021) ha assegnato in gran fretta agli Atenei risorse da destinare a borse di dottorato di ricerca e a posizioni di ricercatore di tipo A. Le ricerche e le relative posizioni dovranno conformarsi alle linee dell’«innovazione, del più ampio tema del digitale e del green» previste dal PON (Programma Operativo Nazionale) 2014-2020 (art. 2 c. 2 del DM). Sono imposti tempi di attivazione strettissimi, poiché «La realizzazione delle attività […] dovrà avvenire entro e non oltre il 31 dicembre 2023» (art. 2 c. 4), che significa in sostanza che i contratti RTDa e le borse di dottorato dovranno essere attivati nel giro di pochissime settimane.
A seguire alcune nostre riflessioni. I punti da 1 a 4 riguardano il senso e le implicazioni del finanziamento erogato dal Ministero. I punti 5 e 6 concernono invece specificamente le
politiche dell’Ateneo padovano.
1) Si tratta di un finanziamento che, approfittando anche delle retoriche emergenziali, predetermina i contenuti della ricerca, e cioè ne vincola ambiti e temi, con ciò erodendo il principio costituzionale della libertà della ricerca. In una formulazione discorsiva: «La tua ricerca deve essere fatta su ciò che ti dico io».
2) Tali contenuti sono a loro volta indirizzati al tessuto produttivo ed aziendale del Paese, e dunque di fatto emarginano le ricerche nelle aree delle scienze pure e delle discipline umanistiche (v. il vincolo per ciascuna posizione, di un periodo di ricerca di almeno sei mesi in un’impresa, art. 3 c. 4d).
3) La perimetrazione del finanziamento a ricerche entro le due aree tematiche dell’innovazione e del green minaccia il concetto stesso della ricerca “di base”, presupposto e fondamento di tutta la ricerca specialistica e applicativa.
4) Più specificamente, quella delimitazione si conforma al pensiero unico dell’«innovazione», alimentando il concetto che ricerche condotte entro metodologie e tematiche tradizionali siano per sé da superare.
5) Nell’Università di Padova, l’assegnazione delle risorse avviene con il metodo della call, che prevede una specie di competizione interna a bando, cui possono partecipare tutti i Dipartimenti presentando ciascuno le proprie proposte. L’operazione, che fa seguito ad una prassi già invalsa in altre iniziative interne all’Ateneo nell’ultimo sessennio (v. l’Ambito strategico della didattica), conferma l’interferenza delle retoriche della crescita e dei goals anche nella distribuzione delle risorse autonomamente regolata dall’Ateneo, pratica che finisce per incuneare fra Dipartimenti e aree di ricerca appartenenti al medesimo Ateneo meccanismi non solidali e compensativi, ma competitivi e divisivi.
6) Essa infine impone confronti fra realtà e ambiti disciplinari non comparabili. Per non fare che un esempio: è più green una ricerca sulle narrazioni novecentesche dei disastri ambientali, o una ricerca sul calcolo della dispersione ambientale di acque potabili dai condotti municipali?
In questa lunga intervista, condotta dagli insegnanti Giovanni Carosotti e Sergio Arangino, disponibile sul canale youtube del “Manifesto per la Nuova Scuola”, il prof. Emiliano Brancaccio, economista dell’Università del Sannio, interviene nel dibattito sul complesso rapporto economia-scuola, toccando i punti salienti delle trasformazioni dell’istruzione pubblica nell’ultimo ventennio di riforme, da Berlinguer a Bianchi, fino ad arrivare al recente quadro di interventi previsti dal PNRR. L’Imperialismo metodologico del pensiero economico neoclassico, dominante a livello internazionale nel campo dell’istruzione, con i suoi precisi obiettivi strategici, di natura squisitamente politica, e la sua falsa “oggettività”, il cui scopo è escludere ogni forma di contraddittorio di idee e metodi; il ruolo determinante che la scuola assume come agente di disciplinamento funzionale al sistema economico produttivo; la colossale mistificazione del discorso dominante sul problema del mismatching tra scuola/università e mercato del lavoro, ovvero il mancato incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, attribuita alla mancanza di competenze dei giovani rispetto alle esigenze del mondo produttivo. Questi sono solo alcuni dei temi trattati nell’intervista, di cui riportiamo di seguito il testo con i passaggi più rilevanti.
Ogni articolo può essere commentato inviando al direttore un'email con il titolo in oggetto.