calendario di novembre
di spartaco ferri.
ma mi faccia il piacere.
sabato nove ottobre, a roma, una fetta dei partecipanti ad una manifestazione no green pass ha dato l’assalto alla sede della cgil, devastandone gli arredi e provocando un’ondata di sdegno in tutta italia per l’azione squadrista di tipico stampo fascista.
d’altra parte, che quella fosse la matrice dei devastatori entrati nei locali del maggiore dei sindacati collaborazionisti è chiaramente indicata dal fatto che, tra i dodici arresti seguiti al violento corteo, figurano esponenti di spicco di forza nuova.
sono molte le fotografie che ritraggono roberto fiore e giuliano castellino – rispettivamente segretario nazionale e responsabile della sezione romana del movimento sopra indicato – in azione durante il corteo, e non è difficile immaginare un loro ruolo nella vicenda.
tra le tante reazioni politiche seguite a questo infame atto intimidatorio, spicca quella di giorgia meloni, che – riporta l’edizione telematica del quotidiano nazionale del giorno successivo – lo commenta a suo modo, ancora una volta dimostrando di non voler in nessun modo fare chiarezza circa il rapporto della sua cricca con i nostalgici del fascismo.
«è sicuramente violenza e squadrismo poi la matrice non la conosco. nel senso che non so quale fosse la matrice di questa manifestazione ieri, sarà fascista, non sarà fascista non è questo il punto. il punto è che è violenza, è squadrismo e questa roba va combattuta sempre».
quindi questa assai poco “signorina” vorrebbe dare ad intendere agli italiani di non essere a conoscenza della matrice politica dei due personaggi sopra citati come tra i possibili organizzatori dell’infame assalto alla sede della confederazione di lavoratori: come diceva il grande totò “ma mi faccia il piacere”.
bosio (al), 11 ottobre 2021.
stefano ghio - proletari comunisti alessandria/genova.
il discorso del presidente miguel díaz-canel all’assemblea generale dell’onu.
proponiamo la traduzione del discorso tenuto all’onu il 23 settembre da miguel mario díaz-canel bermúdez, primo
segretario del comitato centrale del pc cubano e presidente della repubblica di cuba, che denuncia: “i modelli di produzione e consumo del capitalismo sono irrazionali e insostenibili”.
di giulio chinappi - 08/10/2021.
sig. segretario generale,
signor presidente,
vengo a parlare a nome di un popolo che hanno tentato di condannare a morire di fame per più di sei decenni.
nell’aprile del 1960, in un famigerato e a lungo segreto memorandum, un oscuro funzionario del dipartimento di stato degli stati uniti di nome lester mallory scrisse le basi della politica di blocco su cuba, volta a “… causare la fame, la disperazione e il rovesciamento del governo”. sono passati 61 anni e quel blocco imposto per provocare fame e disperazione, non solo si mantiene, ma si intensifica, opportunisticamente, in tempi di pandemia.
le perdite causate al paese, solo nel periodo che va dall’aprile 2019 al dicembre 2020, ammontano complessivamente a 9.157,2 milioni di dollari, riflesso della natura genocida di una dichiarata politica di resa per fame. nonostante gli ostacoli, il governo cubano, con sforzi straordinari e nonostante carenze e difficoltà, garantisce il diritto universale al cibo attraverso il paniere familiare di base regolamentato, che tutti i cubani ricevono, e che comprende 19 prodotti alimentari di prima necessità a prezzi accessibili. inoltre, si stanno compiendo progressi nell’attuazione del piano nazionale per la sovranità alimentare e l’educazione alimentare, incentrato sulla riduzione della dipendenza dalle importazioni, sul miglioramento della capacità produttiva, sull’uso della scienza, della tecnologia e dell’innovazione e sullo sviluppo di sistemi alimentari efficienti e sostenibili a livello locale.
cuba apprezza il contributo che ha ricevuto in questo processo dalle agenzie specializzate delle nazioni unite, ma non ignora che le condizioni prevalenti nel mondo di oggi influiscono in modo significativo sull’alimentazione di milioni di esseri umani.
la causa è strutturale. la persistenza di un ordine internazionale ingiusto, decenni di dominazione imperialista, l’applicazione di un selvaggio neoliberismo, il protezionismo e la dipendenza economica derivanti da secoli di colonialismo e neocolonialismo sono cause profonde del sottosviluppo che favoriscono la povertà estrema e con essa la fame e l’esclusione di cui soffre la grande maggioranza. questo scenario diventa più complesso per quei paesi in via di sviluppo che portano il peso di un debito estero pagato mille volte. alcuni, come cuba, soffrono anche per l’applicazione di misure coercitive unilaterali, in violazione del diritto internazionale, che ostacolano il loro legittimo diritto allo sviluppo.
eccellenze,
secondo l’organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, la fao, nel 2020 tra 720 e 811 milioni di persone hanno sofferto la fame. oltre 2,3 miliardi, il 30% della popolazione mondiale, non avevano accesso a cibo adeguato e la malnutrizione persiste in tutte le sue forme, minacciando il raggiungimento del secondo obiettivo dello sviluppo sostenibile: “fame zero entro il 2030”.
l’unica soluzione a questo doloroso dramma umano è trasformare in modo urgente, radicale e sostenibile i modelli irrazionali e insostenibili di produzione e consumo del capitalismo che stanno distruggendo l’ambiente e la biodiversità, risolvere il problema del debito estero e concedere un accordo commerciale speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo. le nazioni industrializzate devono e possono assumersi le proprie responsabilità storiche e affrontare con urgenza gli effetti dannosi dei cambiamenti climatici, che stanno anche incidendo sulla disponibilità, l’accesso, la qualità e la stabilità del cibo. per cominciare, basterebbe che rispettassero i loro impegni per finanziare lo sviluppo e la cooperazione internazionale.
non è possibile dimenticare l’avvertimento che 25 anni fa il leader storico della rivoluzione cubana, fidel castro ruz, lanciò al vertice dell’alimentazione a roma e cito: “le campane che suonano oggi per chi muore di fame ogni giorno suoneranno domani per tutta l’umanità se non volesse, non sapesse o non potesse essere abbastanza saggia da salvarsi”.
a nome del mio popolo, vilmente punito da un governo straniero che è stato in grado di sottometterlo, ribadisco quell’avvertimento con la gravità e l’urgenza imposte dai 25 anni trascorsi. grazie.
MA MI FACCIA IL PIACERE
Sabato nove ottobre, a Roma, una fetta dei partecipanti ad una manifestazione No Green Pass ha dato l’assalto alla sede della Cgil, devastandone gli arredi e provocando un’ondata di sdegno in tutta Italia per l’azione squadrista di tipico stampo fascista.
D’altra parte, che quella fosse la matrice dei devastatori entrati nei locali del maggiore dei sindacati collaborazionisti è chiaramente indicata dal fatto che, tra i dodici arresti seguiti al violento corteo, figurano esponenti di spicco di Forza Nuova.
Sono molte le fotografie che ritraggono Roberto Fiore e Giuliano Castellino – rispettivamente segretario nazionale e responsabile della sezione romana del movimento sopra indicato – in azione durante il corteo, e non è difficile immaginare un loro ruolo nella vicenda.
Tra le tante reazioni politiche seguite a questo infame atto intimidatorio, spicca quella di Giorgia Meloni, che – riporta l’edizione telematica del Quotidiano Nazionale del giorno successivo – lo commenta a suo modo, ancora una volta dimostrando di non voler in nessun modo fare chiarezza circa il rapporto della sua cricca con i nostalgici del fascismo.
«È sicuramente violenza e squadrismo poi la matrice non la conosco. Nel senso che non so quale fosse la matrice di questa manifestazione ieri, sarà fascista, non sarà fascista non è questo il punto. Il punto è che è violenza, è squadrismo e questa roba va combattuta sempre».
Quindi questa assai poco “signorina” vorrebbe dare ad intendere agli italiani di non essere a conoscenza della matrice politica dei due personaggi sopra citati come tra i possibili organizzatori dell’infame assalto alla sede della confederazione di lavoratori: come diceva il grande Totò “ma mi faccia il piacere”.
Bosio (Al), 11 ottobre 2021
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
Proponiamo la traduzione del discorso tenuto all’Onu il 23 settembre da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, primo
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segretario del Comitato centrale del Pc cubano e presidente
della Repubblica di Cuba, che denuncia: “I modelli di produzione e consumo del capitalismo sono irrazionali e insostenibili”.
di Giulio Chinappi - 08/10/2021
Sig.
Segretario generale,
Signor
Presidente,
Vengo
a parlare a nome di un popolo che hanno tentato di condannare a
morire di fame per più di sei decenni.
Nell’aprile
del 1960, in un famigerato e a lungo segreto Memorandum, un oscuro
funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di nome
Lester Mallory scrisse le basi della politica
di blocco su Cuba, volta
a “… causare la fame, la disperazione e il rovesciamento
del governo”. Sono
passati 61 anni e
quel blocco imposto per provocare fame e disperazione, non solo si
mantiene, ma si intensifica, opportunisticamente, in tempi di
pandemia.
Le
perdite causate al Paese, solo nel periodo che va dall’aprile
2019 al dicembre 2020, ammontano complessivamente a 9.157,2 milioni
di dollari, riflesso della natura genocida di una dichiarata politica
di resa per fame. Nonostante
gli ostacoli, il governo cubano, con sforzi straordinari e nonostante
carenze e difficoltà, garantisce
il diritto universale al cibo attraverso
il paniere familiare di base regolamentato, che tutti i cubani
ricevono, e che comprende 19 prodotti alimentari di prima necessità
a prezzi accessibili. Inoltre, si stanno compiendo progressi
nell’attuazione del Piano
nazionale per la sovranità alimentare e l’educazione
alimentare,
incentrato sulla riduzione della dipendenza dalle importazioni, sul
miglioramento della capacità produttiva, sull’uso della
scienza, della tecnologia e dell’innovazione e sullo sviluppo
di sistemi alimentari efficienti e sostenibili a livello locale.
Cuba
apprezza il contributo che ha ricevuto in questo processo dalle
agenzie specializzate delle Nazioni Unite, ma non ignora che le
condizioni prevalenti nel mondo di oggi influiscono in modo
significativo sull’alimentazione di milioni di esseri umani.
La
causa è strutturale. La persistenza di un ordine
internazionale ingiusto, decenni di dominazione imperialista,
l’applicazione di un selvaggio neoliberismo, il protezionismo e
la dipendenza economica derivanti da secoli di colonialismo e
neocolonialismo sono cause profonde del sottosviluppo che
favoriscono la povertà estrema e con essa la fame e
l’esclusione di cui soffre la grande maggioranza. Questo
scenario diventa più complesso per quei Paesi in via di
sviluppo che portano il peso di un debito estero pagato mille volte.
Alcuni, come Cuba, soffrono anche per l’applicazione di misure
coercitive unilaterali, in violazione del diritto internazionale, che
ostacolano il loro legittimo diritto allo sviluppo.
Eccellenze,
Secondo
l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione
e l’agricoltura, la Fao, nel 2020 tra 720 e 811 milioni di
persone hanno sofferto la fame. Oltre 2,3 miliardi, il 30% della
popolazione mondiale, non avevano accesso a cibo adeguato e la
malnutrizione persiste in tutte le sue forme, minacciando il
raggiungimento del secondo Obiettivo dello Sviluppo Sostenibile:
“Fame Zero entro il 2030”.
L’unica
soluzione a questo doloroso dramma umano è trasformare in modo
urgente, radicale e sostenibile i modelli irrazionali e insostenibili
di produzione e consumo del capitalismo che stanno distruggendo
l’ambiente e la biodiversità, risolvere il problema
del debito estero e concedere un accordo commerciale speciale e
differenziato per i Paesi in via di sviluppo. Le nazioni
industrializzate devono e possono assumersi le proprie responsabilità
storiche e affrontare con urgenza gli effetti dannosi dei cambiamenti
climatici, che stanno anche incidendo sulla disponibilità,
l’accesso, la qualità e la stabilità del cibo.
Per cominciare, basterebbe che rispettassero i loro impegni per
finanziare lo sviluppo e la cooperazione internazionale.
Non
è possibile dimenticare l’avvertimento che 25 anni fa il
leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel
Castro Ruz,
lanciò al Vertice dell’Alimentazione a Roma e cito: “Le
campane che suonano oggi per chi muore di fame ogni giorno suoneranno
domani per tutta l’umanità se non volesse, non sapesse o
non potesse essere abbastanza saggia da salvarsi”.
A
nome del mio popolo,
vilmente punito da un governo straniero che è stato in grado
di sottometterlo, ribadisco quell’avvertimento con la gravità
e l’urgenza imposte dai 25 anni trascorsi. Grazie.
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