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La VOCE ANNO XXIII N°9

febbraio 2021

PAGINA 3

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Onorificenza Internazionale Medaglia della Amicizia col Popolo della RPD di Corea alla Partigiana Miriam Pellegrini Ferri.

Invito all’ Ambasciata di Cuba in Italia dal Consigliere Politico Yamila Pita Montes.

Colaboracion con Radio Habana Cuba. - Curriculum Miriam
la ritorsione turca per le parole di draghi: verso il boicottaggio delle aziende italiane? © sputnik . mikhail klimentiev. di alessandra benignetti. dal premier draghi non arrivano le scuse per aver definito erdogan un dittatore. e ankara lancia il boicottaggio contro le aziende italiane. a rischio la vendita da 70 milioni di euro degli elicotteri da addestramento di leonardo. avvertimenti anche ad altre società, compresa ansaldo energia. continua la crisi diplomatica tra roma ed ankara dopo le parole del premier italiano mario draghi, che martedì scorso, parlando del trattamento riservato dal governo turco alla presidente della commissione ue, ursula von der leyen, lasciata senza sedia durante un incontro ufficiale ad ankara, aveva definito il presidente recep tayyip erdogan un “dittatore”. “con questi, chiamiamoli con il proprio nome, dittatori, dobbiamo essere franchi nell’esprimere differenti punti di vista, opinioni, comportamenti, visioni della società, ma anche essere pronti a collaborare e cooperare”, aveva detto il premier in conferenza stampa. per tutta risposta ankara ha richiamato il proprio ambasciatore e preteso le scuse ufficiali del governo italiano. scuse che non sono ancora arrivate. © foto : presidency of the republic of turkey. draghi sul sofagate: "con dittatori come erdogan serve approccio franco". e così, secondo quanto si legge su repubblica, è partito il boicottaggio turco verso le aziende italiane. la prima vittima dello scontro diplomatico è il colosso tecnologico leonardo. il governo di ankara avrebbe deciso di sospendere l’acquisizione di dieci elicotteri di addestramento aw169. un affare da 70 milioni di euro, prima tranche di una fornitura del valore complessivo di 150 milioni, concordata a fine marzo. ora la trattativa, secondo lo stesso quotidiano, sarebbe congelata. repubblica assicura che sarebbero a rischio anche gli affari con due società private e ansaldo energia. così da ankara sono determinati a fare pressione sul piano economico per spingere il governo italiano a fare un passo indietro. l’interscambio fra italia e turchia, del resto, vale più di 10 miliardi di euro l’anno. fonti di palazzo chigi assicurano che la farnesina è al lavoro per ricucire i rapporti. ma da ankara i toni sono ancora infuocati, con il ministro dell’industria, mustafa varank, che ha detto di “non accettare lezioni di democrazia da chi ha inventato il fascismo”. nel pomeriggio, l'agenzia nova, che cita fonti istituzionali ed aziendali, ha fatto sapere come le "frizioni" seguite alle parole di draghi, finora "non avrebbero causato alcuna ricaduta negativa sulle nostre aziende", smentendo la ricostruzione di repubblica. secondo gli analisti, però, come fabio grassi, docente di storia dell’europa orientale all’università la sapienza di roma e senior fellow del think tank il nodo di gordio, intervistato da sputnik italia, l’italia non può fare a meno della turchia, a meno che non sia pronta a mettere in conto una serie di danni importanti sul piano economico. il ministro orlando: "recessione democratica in molti paesi, la ragione economica non può farci chiudere gli occhi" sulla querelle con la turchia per l'episodio del "sofagate" è intervenuto anche il ministro del lavoro, andrea orlando, intervistato dalla trasmissione il caffé della domenica, su radio 24. "nel mondo c'è purtroppo, in questo momento, quella che gli esperti e studiosi di diritti umani definiscono recessione democratica. purtroppo non c'è solo la turchia", è stato il commento del ministro. "in molti paesi, anche all'interno dell'unione europea, si stanno facendo passi indietro", ha ribadito orlando. "penso - ha sottolineato infine - sia giusto tenere sempre alta l'attenzione ed anche la ragione economica non può farci chiudere gli occhi di fronte a questi aspetti".
sofagate, draghi: "con dittatori come erdogan serve approccio franco. dispiaciuto per von der leyen". di rachele samo. il premier mario draghi non ha usato mezze misure per definire il comportamento del presidente turco recep tayyip erdogan nell'incontro con la presidente della commissione ursula von der leyen: "non condivido assolutamente il comportamento di erdogan. credo che non sia stato un comportamento appropriato", ha detto in conferenza stampa riguardo al cosiddetto sofagate. e subito dopo ha aggiunto: "mi è dispiaciuto moltissimo per l'umiliazione che ha dovuto subire" la presidente che non ha avuto il suo posto d'onore durante il colloquio con il capo di stato turco. "con questi dittatori di cui si ha bisogno per collaborare uno deve essere franco nell’esprimere le diversità di vedute, di comportamenti, di visioni e deve essere pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio paese". il sofagate. il video che ha scatenato la polemica sulla violazione del protocollo ad ankara ha fatto il giro del web. a far infuriare è stato quanto accaduto nella sala dove si è svolto il vertice tra la presidente della commissione europea, il presidente del consiglio europeo charles michel e il presidente turco. nel meeting, in cui si è discusso anche dell'adesione della turchia all'ue, dopo la photo opportunity è apparso chiaro che era stata approntata una sola poltrona accanto a erdogan. la seduta ufficiale è stata occupata prontamente da charles michel, con la von der leyen che è rimasta spiazzata ed è stata fatta accomodare su un divano collocato di fronte a quello dove invece era seduto il ministro degli esteri turco mevlut cavusoglu. ndr. certo ci fa sempre piacere quando anche i poteri forti, lacchè dell'imperialismo, si schierano a favore della dignità femminile, e ci fa ancora più piacere quando sanno che facendolo perderanno delle importanti 'commesse' con il paese di questo inqualificabile personaggio, che sta portando la turchia indietro di cent'anni e mira nello stesso tempo a ricreare una sorta di nuovo impero ottomano (invade la libia, invade la siria, invade la grecia) e l'europa zitta, non fiata, gli consente ogni cosa, ma ricordiamoci sempre che noi stiamo condividendo con questo becero le torture nei suoi campi profughi, per non essere in grado di regolamentare l'immigrazione in europa, quindi per una nostra carenza politica e culturale condanniamo ad uno stato di schiavitù, di stupri, di soprusi, centinaia di migliaia di persone e paghiamo quest'uomo privo di ogni spessore civile e morale per farlo, come ancora prima pagavamo la libia allo stesso scopo e non ci disturbava neanche quando, raramente per la verità, qualche volta i nostri media lasciavano trapelare storie di violenza di ogni genere su queste povere donne e uomini che cercano solo una occasione di lavorare per mantenere i propri figli e assicurare loro un futuro di diritti civili. di più, noi vendiamo armamenti a questi regimi guerrafondai, non pratichiamo qui nessun embargo per contrastare il mancato rispetto dei diritti umani di queste popolazioni, neanche quando scoppiano casi che non riusciamo a nascondere sotto il tappeto e che ci riguardano da vicino, come è stato con il caso regeni, a prescindere da quali fossero le sue vere intenzioni, però rimane sempre un cittadino italiano torturato e abbandonato per strada come non si fa neanche con una bestia, non da parte di una qualche banda di teppisti o di delinquenza organizzata, ma da parte del potere esecutivo del governo di un paese con cui intratteniamo regolari rapporti diplomatici.

La ritorsione turca per le parole di Draghi: verso il boicottaggio delle aziende italiane?

© Sputnik . Mikhail Klimentiev
Di Alessandra Benignetti
Dal premier Draghi non arrivano le scuse per aver definito Erdogan un dittatore. E Ankara lancia il boicottaggio contro le aziende italiane. A rischio la vendita da 70 milioni di euro degli elicotteri da addestramento di Leonardo. Avvertimenti anche ad altre società, compresa Ansaldo Energia.
Continua la crisi diplomatica tra Roma ed Ankara dopo le parole del premier italiano Mario Draghi, che martedì scorso, parlando del trattamento riservato dal governo turco alla presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, lasciata senza sedia durante un incontro ufficiale ad Ankara, aveva definito il presidente Recep Tayyip Erdogan un “dittatore”.
“Con questi, chiamiamoli con il proprio nome, dittatori, dobbiamo essere franchi nell’esprimere differenti punti di vista, opinioni, comportamenti, visioni della società, ma anche essere pronti a collaborare e cooperare”, aveva detto il premier in conferenza stampa. Per tutta risposta Ankara ha richiamato il proprio ambasciatore e preteso le scuse ufficiali del governo italiano. Scuse che non sono ancora arrivate.
© FOTO : PRESIDENCY OF THE REPUBLIC OF TURKEY
Draghi sul Sofagate: "Con dittatori come Erdogan serve approccio franco"

E così, secondo quanto si legge su Repubblica, è partito il boicottaggio turco verso le aziende italiane.
La prima vittima dello scontro diplomatico è il colosso tecnologico Leonardo. Il governo di Ankara avrebbe deciso di sospendere l’acquisizione di dieci elicotteri di addestramento AW169. Un affare da 70 milioni di euro, prima tranche di una fornitura del valore complessivo di 150 milioni, concordata a fine marzo.
Ora la trattativa, secondo lo stesso quotidiano, sarebbe congelata. Repubblica assicura che sarebbero a rischio anche gli affari con due società private e Ansaldo Energia.
Così da Ankara sono determinati a fare pressione sul piano economico per spingere il governo italiano a fare un passo indietro. L’interscambio fra Italia e Turchia, del resto, vale più di 10 miliardi di euro l’anno. Fonti di Palazzo Chigi assicurano che la Farnesina è al lavoro per ricucire i rapporti. Ma da Ankara i toni sono ancora infuocati, con il ministro dell’Industria, Mustafa Varank, che ha detto di “non accettare lezioni di democrazia da chi ha inventato il fascismo”.
Nel pomeriggio, l'Agenzia Nova, che cita fonti istituzionali ed aziendali, ha fatto sapere come le "frizioni" seguite alle parole di Draghi, finora "non avrebbero causato alcuna ricaduta negativa sulle nostre aziende", smentendo la ricostruzione di Repubblica. Secondo gli analisti, però, come Fabio Grassi, docente di Storia dell’Europa Orientale all’Università La Sapienza di Roma e senior fellow del think tank Il Nodo di Gordio, intervistato da Sputnik Italia, l’Italia non può fare a meno della Turchia, a meno che non sia pronta a mettere in conto una serie di danni importanti sul piano economico.
Il ministro Orlando: "Recessione democratica in molti Paesi, la ragione economica non può farci chiudere gli occhi" Sulla querelle con la Turchia per l'episodio del "sofagate" è intervenuto anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervistato dalla trasmissione Il caffé della domenica, su Radio 24. "Nel mondo c'è purtroppo, in questo momento, quella che gli esperti e studiosi di diritti umani definiscono recessione democratica. Purtroppo non c'è solo la Turchia", è stato il commento del ministro.
"In molti Paesi, anche all'interno dell'Unione europea, si stanno facendo passi indietro", ha ribadito Orlando. "Penso - ha sottolineato infine - sia giusto tenere sempre alta l'attenzione ed anche la ragione economica non può farci chiudere gli occhi di fronte a questi aspetti".

Sofagate, Draghi: "Con dittatori come Erdogan serve approccio franco. Dispiaciuto per von der Leyen"

Di Rachele Samo

Il premier Mario Draghi non ha usato mezze misure per definire il comportamento del presidente turco Recep Tayyip Erdogan nell'incontro con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen:

"Non condivido assolutamente il comportamento di Erdogan. Credo che non sia stato un comportamento appropriato", ha detto in conferenza stampa riguardo al cosiddetto Sofagate.

E subito dopo ha aggiunto: "Mi è dispiaciuto moltissimo per l'umiliazione che ha dovuto subire" la presidente che non ha avuto il suo posto d'onore durante il colloquio con il capo di stato turco.

"Con questi dittatori di cui si ha bisogno per collaborare uno deve essere franco nell’esprimere le diversità di vedute, di comportamenti, di visioni e deve essere pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio paese".

Il Sofagate
Il video che ha scatenato la polemica sulla violazione del protocollo ad Ankara ha fatto il giro del web.

A far infuriare è stato quanto accaduto nella sala dove si è svolto il vertice tra la presidente della Commissione europea, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente turco.

Nel meeting, in cui si è discusso anche dell'adesione della Turchia all'Ue, dopo la photo opportunity è apparso chiaro che era stata approntata una sola poltrona accanto a Erdogan.

La seduta ufficiale è stata occupata prontamente da Charles Michel, con la von der Leyen che è rimasta spiazzata ed è stata fatta accomodare su un divano collocato di fronte a quello dove invece era seduto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

Ndr. Certo ci fa sempre piacere quando anche i poteri forti, lacchè dell'imperialismo, si schierano a favore della dignità femminile, e ci fa ancora più piacere quando sanno che facendolo perderanno delle importanti 'commesse' con il Paese di questo inqualificabile personaggio, che sta portando la Turchia indietro di cent'anni e mira nello stesso tempo a ricreare una sorta di nuovo impero ottomano (invade la Libia, invade la Siria, invade la Grecia) e l'Europa zitta, non fiata, gli consente ogni cosa, ma ricordiamoci sempre che noi stiamo condividendo con questo becero le torture nei suoi campi profughi, per non essere in grado di regolamentare l'immigrazione in Europa, quindi per una nostra carenza politica e culturale condanniamo ad uno stato di schiavitù, di stupri, di soprusi, centinaia di migliaia di persone e paghiamo quest'uomo privo di ogni spessore civile e morale per farlo, come ancora prima pagavamo la Libia allo stesso scopo e non ci disturbava neanche quando, raramente per la verità, qualche volta i nostri media lasciavano trapelare storie di violenza di ogni genere su queste povere donne e uomini che cercano solo una occasione di lavorare per mantenere i propri figli e assicurare loro un futuro di diritti civili. Di più, noi vendiamo armamenti a questi regimi guerrafondai, non pratichiamo qui nessun embargo per contrastare il mancato rispetto dei diritti umani di queste popolazioni, neanche quando scoppiano casi che non riusciamo a nascondere sotto il tappeto e che ci riguardano da vicino, come è stato con il caso Regeni, a prescindere da quali fossero le sue vere intenzioni, però rimane sempre un cittadino italiano torturato e abbandonato per strada come non si fa neanche con una bestia, non da parte di una qualche banda di teppisti o di delinquenza organizzata, ma da parte del Potere Esecutivo del Governo di un Paese con cui intratteniamo regolari rapporti diplomatici.

  P R E C E D E N T E   

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