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La VOCE 2009 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXIII N°1 | settembre 2020 | PAGINA 3 - 19 |
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segue da pag.18: la voce del guatemala che lotta: intervista a sonia gutiérrez raguay.
esse salvaguardano e gestiscono in modo sostenibile. le miniere a cielo aperto e l'industria idroelettrica, principalmente nelle mani del capitale transazionale, oltre all'industria agroalimentare a cui lo stato concede privilegi, sono i principali responsabili delle violazioni dei loro diritti.
il razzismo, nel nostro paese, è un fenomeno radicato e strutturale che si riflette non solo nella sfera della società ma anche nella sfera d'azione dell'apparato statale. i suoi effetti sono economici, sociali, culturali e politici. la rappresentanza indigena nelle istituzioni statali e governative è scarsa. nelle corti di giustizia essi non sono rappresentati, come pure nel governo viene loro accordata poca o nessuna rappresentanza e in parlamento, nonostante essi rappresentino la maggioranza della popolazione, contano appena su meno del 12% dei rappresentanti.
[d] come ritenete che debba organizzarsi, e con quali obiettivi, la solidarietà internazionalista tra il vostro movimento, e più in generale tra i movimenti che lottano per la trasformazione della società nella vostra regione geografica, e noi che lottiamo per la stessa causa nei paesi imperialisti?
un'idea guida del nostro movimento sono le buone relazioni nel sistema mondiale. crediamo nella necessità di un nuovo ordine mondiale basato sulle aspirazioni dei popoli e non sulla prospettiva del dominio imperialista. crediamo nella fratellanza umana, in una nuova solidarietà internazionalista.
la nostra relazione deve svilupparsi sulla base della fratellanza e del profondo rispetto per le nostre somiglianze e differenze. le nostre realtà e il nostro contesto sono diversi, tuttavia viviamo sistemi di esclusione, alcuni paesi di più, altri di meno. i paesi "sviluppati" oggi, con la pandemia, hanno rivelato la loro precarietà, il loro disprezzo per la vita umana. abbiamo storie diverse e diverse costruzioni sociali, culturali e politiche, eppure cerchiamo comprensione e giustizia.
in europa, quella con fronte popolare in italia è la prima relazione seria che instauriamo. gli obiettivi, per come la vediamo noi, seppure con tutta la modestia devono essere d'importanza trascendente. innanzitutto creare legami di solidarietà e rappresentare appieno, dai nostri ambiti di azione nazionali e internazionali, l'importanza di una lotta comune per la giustizia sociale, l'equità, la fratellanza e buone relazioni, sia in seno ai nostri rispettivi popoli che tra i popoli e le nazioni. dobbiamo operare per diventate ponti di relazione, sia tra i nostri rispettivi paesi sia con organizzazioni e movimenti di altri con i quali abbiamo rapporti e definire un'agenda per lo scambio teorico e l'esperienza attuale sui paradigmi che, secondo nostre concezioni, devono modellare società e stati diversi da quelli attuali.
solidarietà con il popolo brasiliano.
di albano nunes “avante!”, settimanale del partito comunista portoghese.
da http://avante.pt.
traduzione di mauro gemma per marx21.it
la grave situazione in brasile non può lasciare indifferente nessun democratico e antifascista.
non c'è un solo giorno in cui il brasile non occupi un posto di rilievo nei media. apparentemente, le informazioni abbondano, in particolare per quanto riguarda le tragiche conseguenze dell'irresponsabilità e del disprezzo per il popolo, nella risposta del governo allo scoppio dell'epidemia. lo spettacolo vergognoso di bolsonaro e dei suoi accoliti ci passa ogni giorno davanti agli occhi. sfortunatamente, tuttavia, più che informare e chiarire, il bombardamento mediatico sui maneggi folli e micidiali dell'usurpatore fascista tende a banalizzarli e a svalutare il vero pericolo di una nuova dittatura.
si tratta di una dittatura in stile fascista, con o senza bolsonaro, il cui ruolo di punta di diamante del grande capitale brasiliano più strettamente legato agli stati uniti tende a esaurirsi. con o senza sérgio moro, il «giudice», che, dopo aver completato la sua missione golpista in un vergognoso processo di politicizzazione della giustizia, ha rapidamente allestito i piani per una transizione mediatizzata da attuare attraverso il ministero della giustizia.
è evidente che in brasile è in atto un processo profondamente reazionario e oscurantista di un'alleanza subordinata all'imperialismo usa e che la resistenza delle forze democratiche, dei lavoratori e del popolo brasiliano ha bisogno della nostra solidarietà.
tale solidarietà, che per il pcp è una questione di principio, diventa ancora più imperativa a causa dei legami di amicizia che la storia, nel suo divenire contraddittorio, ha intrecciato tra il popolo brasiliano e quello portoghese, e dell'esistenza di importanti comunità di emigranti in entrambi i paesi.
solidarietà che sarà tanto più forte se, rimuovendo la cortina fumogena che permea la comunicazione sociale dominante, non si perderà di vista il fatto che l'attuale grave situazione in brasile ha le sue radici in un colpo di stato che, dopo aver rimosso il legittimo presidente del brasile, dilma rousseff, ha organizzato, sotto la direzione di sérgio moro (oggi generalmente trattato come un difensore dello "stato di diritto") quella parodia di giustizia che ha imprigionato lula da silva per impedirgli di partecipare e vincere le elezioni presidenziali.
solidarietà che cercando, in primo luogo, di difendere le libertà fondamentali e prevenire l’instaurazione in brasile di una nuova dittatura è allo stesso tempo solidarietà con le forze patriottiche, democratiche e progressiste e con tutti i popoli dell'america latina, vittime di una violenta e sofisticata controffensiva aggressiva dell'imperialismo statunitense per cercare di invertire l’avanzata del progresso sociale e della sovranità che ha percorso il continente sudamericano dopo il trionfo del processo bolivariano in venezuela e di ripristinare la sua egemonia in quello che ha sempre considerato il "cortile di casa" degli stati uniti.
presidente cubano evoca l’ideologia di fidel castro.
26 ago (prensa latina) il presidente di cuba, miguel diaz-canel, ha evocato l'ideologia del leader della rivoluzione cubana, fidel castro, sulla partecipazione popolare nella soluzione dei problemi.
diaz-canel ha ricordato nel suo account di twitter un discorso di fidel castro del 26 agosto 1961 nell'apertura della prima riunione nazionale di produzione, celebrata nel teatro chaplin.
“non si può ottenere assolutamente niente se non è con la partecipazione delle masse, cioè, con la partecipazione del popolo”, ha detto allora il leader rivoluzionario.
il ricordo del capo di stato è stato accompagnato con le etichette fidelporsiempre, somoscuba e somoscontinuidad.
da quando ha assunto la presidenza, il 19 aprile 2018, diaz-canel ha insistito sul fatto che il suo mandato è la continuità dell’operato dei suoi predecessori, fidel castro e raul castro.
in innumerabili occasioni, compresa la lotta alla pandemia della covid-19, il mandatario ha fatto un appello alla partecipazione congiunta della direzione del paese col popolo.
ig/ro.
la chiave del successo di cuba contro il coronavirus.
covid.
ministero della salute: ricevi notizie su covid-19.
di irina ifigenova.
traduzione a cura di luigi mezzacappa/civg del video originale "claves del éxito de cuba contra el coronavirus (no lo verás en otros medios)" dal canale "ahí les va!".
cubanas, mujeres en revolución.
la rivoluzione cubana raccontata dalle donne: cosa hanno fatto loro per la rivoluzione e cosa la rivoluzione ha fatto per loro.
di alessandro bartoloni.
cubanas, mujeres en revolución (cubane, donne in rivoluzione) è un documentario della regista maría torrellas, prodotto dal resumen latinoamericano e disponibile gratuitamente su internet. insieme alle brigate internazionali di comunicazione solidaria del psuv, alla conaicop e a resumen latinoamericano, l’abbiamo trasmesso in streaming sottotitolato in italiano giovedì 25 giugno durante il primo appuntamento del cine debate estivo per raccontare la rivoluzione cubana attraverso le donne che l’hanno fatta nascere e continuano a portarla avanti. donne che, come disse fidel nel famoso discorso tenuto a santiago de cuba il 1 gennaio 1959, venivano discriminate tre volte: in quanto donne, in quanto nere e in quanto lavoratrici.
il documentario ci racconta la vita delle donne che hanno fatto e continuano a fare la storia di cuba, tra queste: vilma espín, celia sánchez e haydée santamaría. tutte e tre provenienti da famiglie benestanti, si unirono al movimento rivoluzionario, parteciparono alla lotta armata di liberazione dal dittatore fulgencio batista e contribuirono a costruire la cuba di oggi. donne che hanno saputo combattere gli stereotipi dell’epoca, la pressione sociale che le obbligava ad un cammino sicuro ma inesorabilmente segnato per seguire i propri ideali.
le cubane che il documentario intervista, artiste, scienziate, militanti, operaie, portano avanti la loro opera in un contesto profondamente cambiato. la rivoluzione, infatti, permette a tutte di poter accedere gratuitamente ai più alti livelli di istruzione, di poter essere assistite gratuitamente in ogni momento della gravidanza, di poter lavorare e contare su una reale uguaglianza di condizioni che le rende effettivamente indipendenti e libere dal dominio del maschio.
la piaga della prostituzione, così come la violenza o la discriminazione di genere, sia verso le donne sia verso tutti coloro che hanno un diverso orientamento sessuale, non sono problemi scomparsi ma vengono affrontati a partire da un contesto socio-economico profondamente diverso rispetto a quello capitalista, partendo cioè dalla prevenzione, dall’uguaglianza e dalla possibilità di poter ricominciare la propria vita da zero senza paura del domani. d’altronde, lo stesso fidel denunciava che anche il linguaggio discrimina e discrimina le donne.
il problema oggi, non è solo quello di combattere contro stereotipi, violenze e discriminazioni che poggiano su millenni di patriarcato e secoli di capitalismo che nessuna rivoluzione, in sessantuno anni, può spazzare via completamente, ma affrontare il problema dell’offensiva culturale che il capitalismo mondializzato sta portando avanti e che trova nelle etichette di genere veicolate attraverso i libri, le immagini, la musica, i videoclip e le altre manifestazioni artistiche un potente caposaldo.
per combattere questa dannosa e retrograda influenza, cuba non ha scelto la via occidentale. i trans vengono reclutati per contrastare la diffusione dell’aids e promuovere attivamente l’educazione di genere, sia nelle scuole, in collaborazione col ministero dell’istruzione, sia nei quartieri e nei luoghi di lavoro, in collaborazione col sindacato. a cuba non si parla di “comunità lgbt” o di “quartieri gay” perché non si vogliono creare ghetti, mettere etichette. al contrario, insegnare la convivenza, facendo sì che tutti gli spazi siano di tutte le persone, eterosessuali, omosessuali o transessuali, viste quali cittadini, cioè soggetti portatori di diritti.
dopo la visione del documentario si è svolto un dibattito di approfondimento con la regista e altri militanti italiani e latinoamericani tra cui geraldina colotti e tania diaz, quest’ultima deputata dell’assemblea nazionale del venezuela.
grazie fidel per essere, prima di tutto, umano.
la sensibilità umana di fidel è stata non solo un motore che ha sostenuto il suo lavoro quotidiano, ma un legato immortale per coloro che abbiamo deciso di trasformarci nella sua continuità.
autore: leidys labrador herrera | informacion@granma.cu - 13 agosto 2020 18:08:12.
fidel, durante l’epidemia di dengue emorragico, visitava costantemente i centri d’assistenza. photo: archivio di granma.
non pochi si sono chiesti nel trascorrere degli anni da dove proveniva l’energia instancabile del leader storico della rivoluzione cubana.
..segue..
Segue da Pag.18: La voce del Guatemala che lotta: intervista a Sonia Gutiérrez Raguay
esse salvaguardano e gestiscono in modo sostenibile. Le miniere a cielo aperto e l'industria idroelettrica, principalmente nelle mani del capitale transazionale, oltre all'industria agroalimentare a cui lo Stato concede privilegi, sono i principali responsabili delle violazioni dei loro diritti. Il razzismo, nel nostro paese, è un fenomeno radicato e strutturale che si riflette non solo nella sfera della società ma anche nella sfera d'azione dell'apparato statale. I suoi effetti sono economici, sociali, culturali e politici. La rappresentanza indigena nelle istituzioni statali e governative è scarsa. Nelle Corti di giustizia essi non sono rappresentati, come pure nel governo viene loro accordata poca o nessuna rappresentanza e in Parlamento, nonostante essi rappresentino la maggioranza della popolazione, contano appena su meno del 12% dei rappresentanti. [D] Come ritenete che debba organizzarsi, e con quali obiettivi, la solidarietà internazionalista tra il vostro Movimento, e più in generale tra i movimenti che lottano per la trasformazione della società nella vostra regione geografica, e noi che lottiamo per la stessa causa nei paesi imperialisti? Un'idea guida del nostro movimento sono le buone relazioni nel sistema mondiale. Crediamo nella necessità di un nuovo ordine mondiale basato sulle aspirazioni dei popoli e non sulla prospettiva del dominio imperialista. Crediamo nella fratellanza umana, in una nuova solidarietà internazionalista. La nostra relazione deve svilupparsi sulla base della fratellanza e del profondo rispetto per le nostre somiglianze e differenze. Le nostre realtà e il nostro contesto sono diversi, tuttavia viviamo sistemi di esclusione, alcuni paesi di più, altri di meno. I paesi "sviluppati" oggi, con la pandemia, hanno rivelato la loro precarietà, il loro disprezzo per la vita umana. Abbiamo storie diverse e diverse costruzioni sociali, culturali e politiche, eppure cerchiamo comprensione e giustizia. In Europa, quella con Fronte Popolare in Italia è la prima relazione seria che instauriamo. Gli obiettivi, per come la vediamo noi, seppure con tutta la modestia devono essere d'importanza trascendente. Innanzitutto creare legami di solidarietà e rappresentare appieno, dai nostri ambiti di azione nazionali e internazionali, l'importanza di una lotta comune per la giustizia sociale, l'equità, la fratellanza e buone relazioni, sia in seno ai nostri rispettivi popoli che tra i popoli e le nazioni. Dobbiamo operare per diventate ponti di relazione, sia tra i nostri rispettivi paesi sia con organizzazioni e movimenti di altri con i quali abbiamo rapporti e definire un'agenda per lo scambio teorico e l'esperienza attuale sui paradigmi che, secondo nostre concezioni, devono modellare società e Stati diversi da quelli attuali. Solidarietà con il popolo brasiliano![]() da http://avante.pt Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it La grave situazione in Brasile non può lasciare indifferente nessun democratico e antifascista. Non c'è un solo giorno in cui il Brasile non occupi un posto di rilievo nei media. Apparentemente, le informazioni abbondano, in particolare per quanto riguarda le tragiche conseguenze dell'irresponsabilità e del disprezzo per il popolo, nella risposta del governo allo scoppio dell'epidemia. Lo spettacolo vergognoso di Bolsonaro e dei suoi accoliti ci passa ogni giorno davanti agli occhi. Sfortunatamente, tuttavia, più che informare e chiarire, il bombardamento mediatico sui maneggi folli e micidiali dell'usurpatore fascista tende a banalizzarli e a svalutare il vero pericolo di una nuova dittatura. Si tratta di una dittatura in stile fascista, con o senza Bolsonaro, il cui ruolo di punta di diamante del grande capitale brasiliano più strettamente legato agli Stati Uniti tende a esaurirsi. Con o senza Sérgio Moro, il «giudice», che, dopo aver completato la sua missione golpista in un vergognoso processo di politicizzazione della giustizia, ha rapidamente allestito i piani per una transizione mediatizzata da attuare attraverso il Ministero della giustizia. È evidente che in Brasile è in atto un processo profondamente reazionario e oscurantista di un'alleanza subordinata all'imperialismo USA e che la resistenza delle forze democratiche, dei lavoratori e del popolo brasiliano ha bisogno della nostra solidarietà. Tale solidarietà, che per il PCP è una questione di principio, diventa ancora più imperativa a causa dei legami di amicizia che la storia, nel suo divenire contraddittorio, ha intrecciato tra il popolo brasiliano e quello portoghese, e dell'esistenza di importanti comunità di emigranti in entrambi i paesi. Solidarietà che sarà tanto più forte se, rimuovendo la cortina fumogena che permea la comunicazione sociale dominante, non si perderà di vista il fatto che l'attuale grave situazione in Brasile ha le sue radici in un colpo di stato che, dopo aver rimosso il legittimo presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha organizzato, sotto la direzione di Sérgio Moro (oggi generalmente trattato come un difensore dello "stato di diritto") quella parodia di giustizia che ha imprigionato Lula da Silva per impedirgli di partecipare e vincere le elezioni presidenziali. Solidarietà che cercando, in primo luogo, di difendere le libertà fondamentali e prevenire l’instaurazione in Brasile di una nuova dittatura è allo stesso tempo solidarietà con le forze patriottiche, democratiche e progressiste e con tutti i popoli dell'America Latina, vittime di una violenta e sofisticata controffensiva aggressiva dell'imperialismo statunitense per cercare di invertire l’avanzata del progresso sociale e della sovranità che ha percorso il continente sudamericano dopo il trionfo del processo bolivariano in Venezuela e di ripristinare la sua egemonia in quello che ha sempre considerato il "cortile di casa" degli Stati Uniti. Presidente cubano evoca l’ideologia di Fidel Castro![]() Diaz-Canel ha ricordato nel suo account di Twitter un discorso di Fidel Castro del 26 agosto 1961 nell'apertura della Prima Riunione Nazionale di Produzione, celebrata nel teatro Chaplin. “Non si può ottenere assolutamente niente se non è con la partecipazione delle masse, cioè, con la partecipazione del popolo”, ha detto allora il leader rivoluzionario. Il ricordo del capo di Stato è stato accompagnato con le etichette FidelPorSiempre, SomosCuba e SomosContinuidad. Da quando ha assunto la presidenza, il 19 aprile 2018, Diaz-Canel ha insistito sul fatto che il suo mandato è la continuità dell’operato dei suoi predecessori, Fidel Castro e Raul Castro. In innumerabili occasioni, compresa la lotta alla pandemia della COVID-19, il mandatario ha fatto un appello alla partecipazione congiunta della direzione del paese col popolo. Ig/ro |
La chiave del successo di Cuba contro il coronavirusMinistero della Salute: ricevi notizie su COVID-19. di Irina Ifigenova Traduzione a cura di Luigi Mezzacappa/CIVG del video originale "Claves del éxito de Cuba contra el coronavirus (no lo verás en otros medios)" dal canale "Ahí les va!" Cubanas, mujeres en revolucióndi Alessandro Bartoloni ![]() Cubanas, mujeres en revolución (cubane, donne in rivoluzione) è un documentario della regista María Torrellas, prodotto dal Resumen Latinoamericano e disponibile gratuitamente su internet. Insieme alle Brigate internazionali di comunicazione solidaria del PSUV, alla Conaicop e a Resumen Latinoamericano, l’abbiamo trasmesso in streaming sottotitolato in italiano giovedì 25 giugno durante il primo appuntamento del Cine debate estivo per raccontare la rivoluzione cubana attraverso le donne che l’hanno fatta nascere e continuano a portarla avanti. Donne che, come disse Fidel nel famoso discorso tenuto a Santiago de Cuba il 1 gennaio 1959, venivano discriminate tre volte: in quanto donne, in quanto nere e in quanto lavoratrici. Il documentario ci racconta la vita delle donne che hanno fatto e continuano a fare la storia di Cuba, tra queste: Vilma Espín, Celia Sánchez e Haydée Santamaría. Tutte e tre provenienti da famiglie benestanti, si unirono al movimento rivoluzionario, parteciparono alla lotta armata di liberazione dal dittatore Fulgencio Batista e contribuirono a costruire la Cuba di oggi. Donne che hanno saputo combattere gli stereotipi dell’epoca, la pressione sociale che le obbligava ad un cammino sicuro ma inesorabilmente segnato per seguire i propri ideali. Le cubane che il documentario intervista, artiste, scienziate, militanti, operaie, portano avanti la loro opera in un contesto profondamente cambiato. La rivoluzione, infatti, permette a tutte di poter accedere gratuitamente ai più alti livelli di istruzione, di poter essere assistite gratuitamente in ogni momento della gravidanza, di poter lavorare e contare su una reale uguaglianza di condizioni che le rende effettivamente indipendenti e libere dal dominio del maschio. La piaga della prostituzione, così come la violenza o la discriminazione di genere, sia verso le donne sia verso tutti coloro che hanno un diverso orientamento sessuale, non sono problemi scomparsi ma vengono affrontati a partire da un contesto socio-economico profondamente diverso rispetto a quello capitalista, partendo cioè dalla prevenzione, dall’uguaglianza e dalla possibilità di poter ricominciare la propria vita da zero senza paura del domani. D’altronde, lo stesso Fidel denunciava che anche il linguaggio discrimina e discrimina le donne. Il problema oggi, non è solo quello di combattere contro stereotipi, violenze e discriminazioni che poggiano su millenni di patriarcato e secoli di capitalismo che nessuna rivoluzione, in sessantuno anni, può spazzare via completamente, ma affrontare il problema dell’offensiva culturale che il capitalismo mondializzato sta portando avanti e che trova nelle etichette di genere veicolate attraverso i libri, le immagini, la musica, i videoclip e le altre manifestazioni artistiche un potente caposaldo. Per combattere questa dannosa e retrograda influenza, Cuba non ha scelto la via occidentale. I trans vengono reclutati per contrastare la diffusione dell’Aids e promuovere attivamente l’educazione di genere, sia nelle scuole, in collaborazione col ministero dell’istruzione, sia nei quartieri e nei luoghi di lavoro, in collaborazione col sindacato. A Cuba non si parla di “comunità LGBT” o di “quartieri gay” perché non si vogliono creare ghetti, mettere etichette. Al contrario, insegnare la convivenza, facendo sì che tutti gli spazi siano di tutte le persone, eterosessuali, omosessuali o transessuali, viste quali cittadini, cioè soggetti portatori di diritti. Dopo la visione del documentario si è svolto un dibattito di approfondimento con la regista e altri militanti italiani e latinoamericani tra cui Geraldina Colotti e Tania Diaz, quest’ultima deputata dell’assemblea nazionale del Venezuela. Grazie Fidel per essere, prima di tutto, umano![]() Autore: Leidys Labrador Herrera | informacion@granma.cu - 13 agosto 2020 18:08:12 Fidel, durante l’epidemia di dengue emorragico, visitava costantemente i centri d’assistenza. Photo: Archivio di Granma Non pochi si sono chiesti nel trascorrere degli anni da dove proveniva l’energia instancabile del leader storico della Rivoluzione Cubana. ..segue ./.
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