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La VOCE 2002

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La VOCE ANNO XXII N°6

febbraio 2020

PAGINA 3         - 23

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segue da pag.22: arretramento dell'anpi sui temi del confine orientale. giorno del ricordo: dove sta il problema? nazifascismo. e poi, nel dilagare del revisionismo storico in tv, al cinema, al teatro, su giornali e riviste.ci viene infine alienato il vocabolario: i termini «negazionisti», «giustificazionisti», «revisionisti», «pulizia etnica», «sterminio» non riguardano più necessariamente fatti e colpe del nazifascismo. il danno arrecato dalla istituzione del giorno del ricordo è quindi per la cultura di massa, ma è anche per il mondo scientifico e accademico, dal quale, già l’ho accennato, l’antifascismo è progressivamente marginalizzato. d’altronde, in questo scontiamo anche il declino verticale e generale del comparto della conoscenza e della funzione intellettuale, che ha altre cause sulle quali non posso soffermarmi qui. in ogni caso, la conseguenza è che non esiste un ambito di validazione scientifica per le ricerche di claudia cernigoi o di sandi volk, cioè: si può fare un enorme lavoro per pubblicare un libro che “scandaglia” la foiba plutone ma i risultati di queste ricerche non sono materia di studio né di successivo sviluppo in alcuna università o istituto di storia. il dirottamento delle disponibilità accademiche (fondi, persone) è totale. chi non si allinea è espulso dagli ambienti della ricerca, come è successo in prima persona a sandi, licenziato dal posto di lavoro. in tale maniera viene garantito il controllo di stato sulla scrittura della storia. vediamo infine cosa comporta l’esistenza del giorno del ricordo sul piano della politica. la retorica su questi temi ha accompagnato il processo di equiparazione fascismo-antifascismo, o “memoria condivisa”, su cui si fondano la “seconda” e “terza” repubblica. questa retorica è un formidabile piede di porco per lo svuotamento del dettato costituzionale. un’altra conseguenza è l’arretramento dell’anpi e dell’associazionismo antifascista, arretramento che arriva dopo quello della sinistra “radicale” e dopo il vero e proprio tradimento della sinistra “storica”. la non comprensione dei processi storici al confine orientale complica inoltre la già difficile opera di chiarificazione sulle questioni jugoslave attuali. assistiamo ad una paradossale diffamazione della esperienza della rfs di jugoslavia, multietnica e internazionalista, accusata di essere il contrario di quello che era. ovviamente anche questo fa il gioco di chi ha voluto la divisione e la guerra tra i nostri vicini. per concludere: qual è quindi il problema del giorno del ricordo? sono i numeri delle foibe? il fatto che non si parla dei crimini italiani? il fatto che si offendono anche i partigiani italiani? certamente anche tutto questo, ma soprattutto il problema del giorno del ricordo è l’esistenza stessa del giorno del ricordo. di fronte a ciò, le cose da esigere, in ordine di urgenza. sono le seguenti: – rilanciare la proposta avanzata dalla segreteria nazionale anpi nel 2015 di sospensione degli effetti della legge n.92/2004 spec. per quanto riguarda l’attribuzione delle onorificenze, e di un riesame di quelle finora attribuite. i materiali istruttori della commissione che se ne è occupata devono essere resi pubblici. – operare per la abrogazione della legge oppure, in subordine, trasformare il 10 febbraio da giornata della recriminazione in giornata dell’amicizia tra i popoli che abitano le due sponde dell’adriatico (questo può essere tentato con una proposta di revisione della legge). – al miur vanno ribadite le richieste di cui alla lettera aperta firmata il 10/2/2017 da numerose personalità antifasciste (inclusa la stessa carla nespolo) ad evitare ulteriori derive della didattica in senso revisionista, revanscista, anticostituzionale. – effettuare un bilancio complessivo dei finanziamenti pubblici che da 15 anni a questa parte sono andati a iniziative di ogni tipo su questi temi. – riesaminare le modifiche alla toponomastica introdotte negli ultimi anni, con due finalità: (1) scongiurare che siano celebrati personaggi non degni (criminali di guerra, militanti fascisti); (2) eliminare le intitolazioni ai “martiri delle foibe” laddove introdotte, poiché trattasi di allocuzione letteralmente “fuori legge” in quanto l’espressione “martiri” non appare in alcun punto della stessa legge 92/2004. --- 2 ). l’abominio della memoria condivisa. di claudia cernigoi – giovedì 28 novembre 2019. https://www.facebook.com/. il frutto più aberrante del criterio antistorico con cui è stato istituito il giorno del ricordo è che le stesse autorità che il 27 gennaio nella risiera di san sabba a trieste commemorano le vittime del nazifascismo, il 10 febbraio si recano invece alla foiba di basovizza a ricordare coloro che causarono quelle vittime, se risultano in qualche modo “infoibati”, cioè arrestati dalle autorità jugoslave e scomparsi.
così il 27 gennaio commemoriamo nella risiera di san sabba i caduti della missione alleata del capitano valentino molina (gino pelagalli, sante de fortis e la basista triestina clementina tosi vedova pagani), mentre il 10 febbraio, come “infoibati”, commemoriamo (in quanto furono arrestati dall’ozna nel maggio 1945) i componenti del gruppo baldo agli ordini delle ss (giovanni burzachechi, ermanno callegaris, alfredo germani e remo lombroni), che ne causarono l’arresto e la morte. il 27 gennaio commemoriamo gli agenti di custodia deportati nei lager, tra i quali, grazie alla testimonianza di due di essi che furono deportati e rimpatriati troviamo il nome di francesco tafuro che invece vi perse la vita e possiamo anche leggere che a causare queste deportazioni fu ernesto mari, capo degli agenti di custodia (tale circostanza è confermata nella sentenza del tribunale militare di padova del 25/10/49), a cui è stato intitolato l’anno scorso il carcere triestino, che risulta anche avere firmato l’ingresso e poi l’uscita, per la consegna alle ss, di diversi ebrei triestini, tra cui bambini di pochi anni ed anziani ottantenni. mari, essendo stato arrestato dalla guardia del popolo in seguito alle accuse mossegli dai suoi ex sottoposti, fu ucciso e gettato nell’abisso plutone dal gruppo di criminali comuni infiltratisi nella guardia del popolo jugoslava, e viene commemorato il 10 febbraio. il 10 febbraio vengono inoltre commemorati i 67 agenti dell’ispettorato speciale di ps che furono arrestati dalle autorità jugoslave a trieste alla fine del conflitto, in quanto si erano resi responsabili di rastrellamenti, arresti arbitrari, esecuzioni sommarie, torture e violenze varie (come alessio mignacca e domenico sica, che picchiarono una donna facendola abortire); ed anche l’agente mario suppani, responsabile dell’arresto (e della successiva esecuzione capitale) dell’anziano militante del partito d’azione mario maovaz, fucilato il 28 aprile 1945 e degli arresti di altri esponenti del cln giuliano, tra i quali il democristiano paolo reti, poi ucciso in risiera. il caso però più eclatante è quello dell’ultimo prefetto di zara italiana, vincenzo serrentino (fondatore del fascio in dalmazia, squadrista, ufficiale della milizia e nel direttorio del pfr) che aveva anche svolto il ruolo di giudice a latere (assieme a pietro caruso, che fu poi fucilato a roma alla fine della guerra) del tribunale straordinario per la dalmazia (presieduto dal generale gherardo magaldi), che si spostava in volo da roma per emanare condanne a morte ad antifascisti. denunciato come criminale di guerra alle nazioni unite, si era rifugiato a trieste, dove fu arrestato l’8/5/45, sottoposto a processo e fucilato a sebenico un paio di anni dopo. i familiari di serrentino hanno anche ricevuto l’onorificenza prevista dalla legge sul giorno del ricordo. la storia è unica, si diceva, ma la memoria è diversa. e se pure è difficile creare una memoria condivisa tra i parenti di maovaz e quelli di suppani, il parlamento italiano ci è riuscito perfettamente istituendo due giornate diverse per ricordare in ciascuna di esse l’una e l’altra categoria di morti. nella foto di copertina [ https://www.facebook.com/ ], la commemorazione del 10 febbraio 2014, con gli esponenti del centro-sinistra maria teresa bassa poropat (presidente della provincia), roberto cosolini (sindaco di trieste) e debora serracchiani (presidente della regione fvg), oltre alla prefetta francesca garufi, evidentemente non toccati dal fatto che tra i labari presenti alla cerimonia (come accade ogni anno) vi fossero anche quelli della decima mas e dell’arma milizia, che costituiscono apologia di fascismo (in quanto vessilli della rsi). --- 3) . http://temi.repubblica.it/. pansa, la sconcertante santificazione di un falsario. di tomaso montanari. la santificazione a testate unificate di giampaolo pansa lascia sconcertati. è naturalmente comprensibile il lutto degli amici e degli ammiratori, così come è lodevole la gratitudine dei più giovani giornalisti che ripensano ai loro debiti verso quello che fu, fino a un punto preciso della sua vita, un maestro del nostro italianissimo giornalismo. ma il silenzio sulla scelta revisionista di pansa (una scelta che assorbe, portandolo di male in. ..segue ./.
Segue da Pag.22: ARRETRAMENTO DELL'ANPI SUI TEMI DEL CONFINE ORIENTALE. GIORNO DEL RICORDO: DOVE STA IL PROBLEMA?

nazifascismo. E poi, nel dilagare del revisionismo storico in TV, al cinema, al teatro, su giornali e riviste.Ci viene infine alienato il vocabolario: i termini «negazionisti», «giustificazionisti», «revisionisti», «pulizia etnica», «sterminio» non riguardano più necessariamente fatti e colpe del nazifascismo.

Il danno arrecato dalla istituzione del Giorno del Ricordo è quindi per la cultura di massa, ma è anche per il mondo scientifico e accademico, dal quale, già l’ho accennato, l’antifascismo è progressivamente marginalizzato. D’altronde, in questo scontiamo anche il declino verticale e generale del comparto della conoscenza e della funzione intellettuale, che ha altre cause sulle quali non posso soffermarmi qui. In ogni caso, la conseguenza è che non esiste un ambito di validazione scientifica per le ricerche di Claudia Cernigoi o di Sandi Volk, cioè: si può fare un enorme lavoro per pubblicare un libro che “scandaglia” la foiba Plutone ma i risultati di queste ricerche non sono materia di studio né di successivo sviluppo in alcuna Università o Istituto di Storia. Il dirottamento delle disponibilità accademiche (fondi, persone) è totale. Chi non si allinea è espulso dagli ambienti della ricerca, come è successo in prima persona a Sandi, licenziato dal posto di lavoro.
In tale maniera viene garantito il controllo di Stato sulla scrittura della Storia.

Vediamo infine cosa comporta l’esistenza del Giorno del Ricordo sul piano della politica.
La retorica su questi temi ha accompagnato il processo di equiparazione fascismo-antifascismo, o “memoria condivisa”, su cui si fondano la “Seconda” e “Terza” Repubblica.
Questa retorica è un formidabile piede di porco per lo svuotamento del dettato costituzionale.
Un’altra conseguenza è l’arretramento dell’ANPI e dell’associazionismo antifascista, arretramento che arriva dopo quello della sinistra “radicale” e dopo il vero e proprio tradimento della sinistra “storica”. La non comprensione dei processi storici al Confine Orientale complica inoltre la già difficile opera di chiarificazione sulle questioni jugoslave attuali. Assistiamo ad una paradossale diffamazione della esperienza della RFS di Jugoslavia, multietnica e internazionalista, accusata di essere il contrario di quello che era. Ovviamente anche questo fa il gioco di chi ha voluto la divisione e la guerra tra i nostri vicini.

Per concludere: qual è quindi il problema del Giorno del Ricordo? Sono i numeri delle foibe? Il fatto che non si parla dei crimini italiani? Il fatto che si offendono anche i partigiani italiani? Certamente anche tutto questo, ma soprattutto il problema del Giorno del Ricordo è l’esistenza stessa del Giorno del Ricordo. Di fronte a ciò, le

COSE DA ESIGERE, IN ORDINE DI URGENZA

sono le seguenti:

Rilanciare la proposta avanzata dalla segreteria nazionale ANPI nel 2015 di sospensione degli effetti della Legge n.92/2004 spec. per quanto riguarda l’attribuzione delle onorificenze, e di un riesame di quelle finora attribuite. I materiali istruttori della Commissione che se ne è occupata devono essere resi pubblici.

Operare per la abrogazione della Legge oppure, in subordine, trasformare il 10 Febbraio da giornata della recriminazione in giornata dell’amicizia tra i popoli che abitano le due sponde dell’Adriatico (questo può essere tentato con una proposta di revisione della Legge).

 – Al MIUR vanno ribadite le richieste di cui alla Lettera Aperta firmata il 10/2/2017 da numerose personalità antifasciste (inclusa la stessa Carla Nespolo) ad evitare ulteriori derive della didattica in senso revisionista, revanscista, anticostituzionale.

Effettuare un bilancio complessivo dei finanziamenti pubblici che da 15 anni a questa parte sono andati a iniziative di ogni tipo su questi temi.

Riesaminare le modifiche alla toponomastica introdotte negli ultimi anni, con due finalità:

(1) scongiurare che siano celebrati personaggi non degni (criminali di guerra, militanti fascisti); 

(2) eliminare le intitolazioni ai “martiri delle foibe” laddove introdotte, poiché trattasi di allocuzione letteralmente “fuori legge” in quanto l’espressione “martiri” non appare in alcun punto della stessa Legge 92/2004.

--- 2 )

L’ABOMINIO DELLA MEMORIA CONDIVISA

di Claudia Cernigoi – giovedì 28 novembre 2019

https://www.facebook.com/

Il frutto più aberrante del criterio antistorico con cui è stato istituito il Giorno del ricordo è che le stesse autorità che il 27 gennaio nella Risiera di San Sabba a Trieste commemorano le vittime del nazifascismo, il 10 febbraio si recano invece alla foiba di Basovizza a ricordare coloro che causarono quelle vittime, se risultano in qualche modo “infoibati”, cioè arrestati dalle autorità jugoslave e scomparsi.

Così il 27 gennaio commemoriamo nella Risiera di San Sabba i caduti della missione alleata del capitano Valentino Molina (Gino Pelagalli, Sante de Fortis e la basista triestina Clementina Tosi vedova Pagani), mentre il 10 febbraio, come “infoibati”, commemoriamo (in quanto furono arrestati dall’Ozna nel maggio 1945) i componenti del Gruppo Baldo agli ordini delle SS (Giovanni Burzachechi, Ermanno Callegaris, Alfredo Germani e Remo Lombroni), che ne causarono l’arresto e la morte.

Il 27 gennaio commemoriamo gli agenti di custodia deportati nei lager, tra i quali, grazie alla testimonianza di due di essi che furono deportati e rimpatriati troviamo il nome di Francesco Tafuro che invece vi perse la vita e possiamo anche leggere che a causare queste deportazioni fu Ernesto Mari, capo degli agenti di custodia (tale circostanza è confermata nella Sentenza del Tribunale militare di Padova del 25/10/49), a cui è stato intitolato l’anno scorso il Carcere triestino, che risulta anche avere firmato l’ingresso e poi l’uscita, per la consegna alle SS, di diversi ebrei triestini, tra cui bambini di pochi anni ed anziani ottantenni. Mari, essendo stato arrestato dalla Guardia del Popolo in seguito alle accuse mossegli dai suoi ex sottoposti, fu ucciso e gettato nell’abisso Plutone dal gruppo di criminali comuni infiltratisi nella Guardia del popolo jugoslava, e viene commemorato il 10 febbraio.

Il 10 febbraio vengono inoltre commemorati i 67 agenti dell’Ispettorato Speciale di PS che furono arrestati dalle autorità jugoslave a Trieste alla fine del conflitto, in quanto si erano resi responsabili di rastrellamenti, arresti arbitrari, esecuzioni sommarie, torture e violenze varie (come Alessio Mignacca e Domenico Sica, che picchiarono una donna facendola abortire); ed anche l’agente Mario Suppani, responsabile dell’arresto (e della successiva esecuzione capitale) dell’anziano militante del Partito d’Azione Mario Maovaz, fucilato il 28 aprile 1945 e degli arresti di altri esponenti del CLN giuliano, tra i quali il democristiano Paolo Reti, poi ucciso in Risiera.

Il caso però più eclatante è quello dell’ultimo prefetto di Zara italiana, Vincenzo Serrentino (fondatore del Fascio in Dalmazia, squadrista, ufficiale della Milizia e nel Direttorio del PFR) che aveva anche svolto il ruolo di giudice a latere (assieme a Pietro Caruso, che fu poi fucilato a Roma alla fine della guerra) del Tribunale Straordinario per la Dalmazia (presieduto dal generale Gherardo Magaldi), che si spostava in volo da Roma per emanare condanne a morte ad antifascisti. Denunciato come criminale di guerra alle Nazioni unite, si era rifugiato a Trieste, dove fu arrestato l’8/5/45, sottoposto a processo e fucilato a Sebenico un paio di anni dopo. I familiari di Serrentino hanno anche ricevuto l’onorificenza prevista dalla legge sul Giorno del ricordo.

La storia è unica, si diceva, ma la memoria è diversa. E se pure è difficile creare una memoria condivisa tra i parenti di Maovaz e quelli di Suppani, il parlamento italiano ci è riuscito perfettamente istituendo due giornate diverse per ricordare in ciascuna di esse l’una e l’altra categoria di morti.



Nella foto di copertina [ https://www.facebook.com/ ], la commemorazione del 10 febbraio 2014, con gli esponenti del centro-sinistra Maria Teresa Bassa Poropat (presidente della Provincia), Roberto Cosolini (sindaco di Trieste) e Debora Serracchiani (presidente della Regione FVG), oltre alla prefetta Francesca Garufi, evidentemente non toccati dal fatto che tra i labari presenti alla cerimonia (come accade ogni anno) vi fossero anche quelli della Decima Mas e dell’Arma Milizia, che costituiscono apologia di fascismo (in quanto vessilli della RSI).



--- 3) 


http://temi.repubblica.it/


Pansa, la sconcertante santificazione di un falsario

di Tomaso Montanari


La santificazione a testate unificate di Giampaolo Pansa lascia sconcertati. 


È naturalmente comprensibile il lutto degli amici e degli ammiratori, così come è lodevole la gratitudine dei più giovani giornalisti che ripensano ai loro debiti verso quello che fu, fino a un punto preciso della sua vita, un maestro del nostro italianissimo giornalismo. Ma il silenzio sulla scelta revisionista di Pansa (una scelta che assorbe, portandolo di male in

..segue ./.

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