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La VOCE 1909

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La VOCE ANNO XXII N°1

settembre 2019

PAGINA d         - 28

segue da pag.27: come israele insegna ai suoi ragazzi a odiare. l’apartheid sudafricano è stato sconfitto dalle masse del sudafrica (con il sostegno di alcuni dissidenti bianchi) e dai loro leader politici, in alleanza con una campagna di solidarietà globale. allo stesso modo, l’apartheid israeliano sarà sconfitto dalla lotta palestinese. questa lotta è sostenuta da una minoranza di dissidenti israeliani e dal movimento internazionale di solidarietà – in particolare il movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (bds). il libro di peled-elhanan è il risultato di un importante studio fatto su 17 libri scolastici israeliani di storia, geografia e educazione civica. come si può vedere da quello che dice nell’intervista qui sopra, è pervenuta ad alcune tristi conclusioni. quand’anche menzionano i palestinesi, i libri di testo ufficiali di israele insegnano un ‘discorso razzista’, che cancella del tutto letteralmente la palestina dalla mappa. le mappe nei libri di scuola mostrano sempre e soltanto ‘la terra di israele’, dal fiume al mare. spiega che nessuno dei libri di scuola includeva “un qualsiasi aspetto culturale o sociale positivo del mondo palestinese: né la letteratura o la poesia, né la storia o l’agricoltura, né l’arte o l’architettura, né i costumi o le tradizioni vengono mai menzionati”. le rare volte in cui vengono ricordati i palestinesi, viene fatto in un modo straordinariamente negativo e stereotipato: “tutti [i libri] rappresentano [i palestinesi] con icone razziste o immagini umilianti che li catalogano come terroristi, rifugiati e agricoltori primitivi – i tre ‘problemi’ che loro costituiscono per israele”. conclude che i libri di testo dei bambini “presentano la cultura ebraico-israeliana come superiore a quella arabo-palestinese, concetti di progresso ebraico-israeliano superiori allo stile di vita arabo-palestinese e comportamento israeliano-ebraico in linea con valori universali”. tutto questo è esattamente il contrario della narrazione stereotipata e fuorviante fatta dei libri di scuola dei bambini in palestina. i libri stampati dall’autorità palestinese dagli anni ’90 sono spesso descritti nella demonologia anti-palestinese come portatori delle peggiori calunnie antisemite sul popolo ebraico. nel suo complesso, questa narrazione è una rozza fabbricazione istigata da gruppi di propaganda anti-palestinese, come quella condotta dal colono israeliano itamar marcus e dal suo “palestinian media watch”. il libro di peled-elhanan demolisce in modo esauriente un secondo, complementare mito israeliano: che gli israeliani – al contrario degli ignobili palestinesi – invece “insegnano ad amare il tuo vicino”, per citare l’ex ministro degli esteri israeliano tzipi livni, criminale di guerra. sette anni fa, quando il libro di peled-elhanan è stato pubblicato, avvertiva che, contrariamente alle speranze liberali di cambiamento all’interno della società israeliana, le cose si stavano muovendo ‘indietro e al contrario’ e che i libri di testo di allora erano poco più che ‘manifesti militari’. “abbiamo tre generazioni di studenti che non sanno nemmeno dove sono i confini,” tra la cisgiordania e il resto della palestina storica, si disperava nell’intervista qui sopra, registrata nel 2011. sette anni dopo la pubblicazione del libro, le cose vanno solo progressivamente peggiorando. lo si può vedere nel video che è circolato sui social media questa settimana in cui giovani soldati israeliani festeggiavano e applaudivano dopo aver demolito con la dinamite case palestinesi a est di gerusalemme. quegli stessi soldati sono un prodotto del sistema educativo israeliano. aggiornamento: inserito un video precedentemente tradotto e diffuso da invictapalestina. come la violenta oppressione israeliana di un intero popolo autoctono diventa sempre più evidente agli occhi del mondo, così l’opinione pubblica si sta spostando sempre più contro israele, anche tra gli elettori e la base attivista del partito democratico negli stati uniti che prima lo sostenevano. dato che israele può contare sempre meno sul supporto esterno, diventa sempre più importante per lo stato dell’apartheid andare all’attacco e assicurarsi che alla prossima generazione di coloni e soldati venga inculcata l’ideologia ufficiale dello stato israeliano: il sionismo. il mese scorso è emerso che israele ha iniziato a richiedere a tutti gli studenti delle scuole superiori – compresi quei palestinesi che sono ‘cittadini’ di seconda classe di israele – di superare un corso di propaganda governativa online prima di poter partecipare a viaggi all’estero. secondo il gruppo palestinese per i diritti umani adalah, il corso “promuove un’ideologia razzista”, facendo il lavaggio del cervello agli studenti con il mito che i palestinesi sono dei selvaggi intrinsecamente violenti. adalah dice che viene posta la domanda: “in che modo le organizzazioni palestinesi utilizzano i social network digitali?” la risposta richiesta è “incoraggiando la violenza”. “un’altra domanda chiede agli studenti di individuare le origini dell’antisemitismo moderno”, spiega adalah. “la risposta corretta dell’esame è ‘le organizzazioni musulmane’ e il movimento bds.” in questo modo, israele sta insegnando ai suoi ragazzi a odiare: odiare i palestinesi, odiare i musulmani, odiare gli arabi in generale e odiare chiunque sostenga o si alzi in loro solidarietà contro l’oppressione. traduzione: simonetta lambertini – invictapalestina.org .
la dichiarazione di abbas secondo cui sta per “sospendere ogni accordo” con israele è accolta dai palestinesi nel loro complesso con gli occhi al cielo. yumna patel - 26 giugno 2019 – mondoweiss . giovedì il presidente palestinese mahmoud abbas ha fatto una dichiarazione radicale, annunciando di essere in procinto di “sospendere ogni accordo” con israele a partire da venerdì. “annunciamo la decisione della dirigenza di interrompere l’operatività degli accordi firmati con la controparte israeliana,” ha detto abbas, in seguito a una riunione d’emergenza dell’organizzazione per la liberazione della palestina (olp) nella città di ramallah, nella cisgiordania occupata. la decisione di abbas ha fatto seguito alla demolizione di case palestinesi da parte di israele nelle zone sotto amministrazione dell’anp [autorità nazionale palestinese, ndtr.] della città di sur baher, a gerusalemme est. la natura senza precedenti delle demolizioni ha provocato polemiche e reazioni a livello internazionale. “non cederemo ai dettami e all’imposizione di un fatto compiuto sul terreno con la forza bruta, soprattutto a gerusalemme,” ha detto, definendo le demolizioni un crimine di guerra e un atto di pulizia etnica. ha continuato facendo una serie di affermazioni, compreso il rifiuto di colloqui di pace a guida americana, ed ha chiesto di riprendere tentativi falliti di riconciliazione tra hamas e fatah. riguardo alla cessazione degli accordi con israele, abbas ha detto che la sua leadership “inizierà a predisporre meccanismi” per mettere in pratica la sua decisione, a cominciare da venerdì. “alla luce dell’insistenza dell’autorità occupante nella negazione di ogni accordo firmato e dei suoi impegni, dichiariamo la decisione della dirigenza di smettere di lavorare in base agli accordi firmati con la parte israeliana,” ha affermato. abbas ha dichiarato che la sua decisione diventerà effettiva venerdì, ma molti palestinesi e critici dell’anp non sono rimasti con il fiato sospeso. “le sue affermazioni fanno notizia, ma non sono nient’altro, notizie,” dice a mondoweiss dianna buttu, giurista e analista politica che vive a ramallah. ex-consigliera di abbas nella sua veste di presidente dell’olp, buttu descrive le parole del presidente come “prive di significato.” e non è l’unica. i palestinesi hanno utilizzato le reti sociali per esprimere il proprio scetticismo riguardo alle dichiarazioni di abbas, che secondo loro ha già fatto un numero infinito di volte, ma non vi ha mai dato seguito. “è il periodo dell’anno in cui mahmoud abbas dice ‘niente più accordi con israele.’ il risultato è sempre lo stesso: il coordinamento per la sicurezza, gli accordi commerciali, la collaborazione con l’assedio di gaza continuano. ma ciò fa un bel titolone,” ha twittato la scrittrice e commentatrice politica palestinese-americana mariam barghouti. “mariam ha proprio ragione,” dice buttu a mondoweiss. “abbas fa solo chiacchiere.” minacce vaghe, trite e vuote . una delle maggiori ragioni per cui attivisti e studiosi palestinesi alzano gli occhi al cielo riguardo alle grandi dichiarazioni di abbas giovedì, dicono gli analisti a mondoweiss, è dovuta alla natura vaga e generica delle sue affermazioni. abbas ha detto che “sospenderà ogni accordo”, ma la maggior parte delle persone si chiede: cosa significa concretamente? “prima di tutto, annullare ogni accordo con israele non è possibile,” dice a mondoweiss yara hawari, docente universitaria palestinese e collaboratrice di al-shabaka [sito palestinese di notizie e di dibattito, ndtr.]. in secondo luogo, nota, abbas non è stato per niente chiaro riguardo a di quali accordi stesse parlando. “stava parlando di oslo? di annullare il coordinamento per la sicurezza con israele, i protocolli di parigi? abbas non ha nessun interesse a farlo,” dice hawari, definendo le sue dichiarazioni “ridicole”. hawari dice di non credere che “qualcuno prenda molto sul serio le sue dichiarazioni,” evidenziando l’ironia del fatto che se stesse davvero per sospendere o annullare ogni accordo con israele, starebbe sostenendo anche la sua stessa fine. “se annullano tutti gli accordi, cosa significherebbe ciò per la stessa anp? l’anp è stata fondata in base agli accordi di oslo. così se dovessimo prenderlo totalmente sul serio, ciò significherebbe lo smantellamento dell’anp.” sia hawari che buttu concordano sul fatto che abbas “doveva fare qualcosa” in seguito alle demolizioni di sur bahir, in quanto sono state una chiara violazione dell’“autorità” dell’anp. ma il suo modo di “fare qualcosa”, dicono, è solo una ripetizione delle sue “solite vecchie” e vuote minacce. “dicendo che sta per sospendere ogni accordo, vuole realmente dire questo?” chiede buttu, mettendo in evidenza il fatto che la maggior parte degli accordi tra le due parti è all’interno del quadro in cui israele “concede” benefici all’anp. “cose come la distribuzione dell’acqua, come il controllo da parte dell’anp delle aree a e b, come il rilascio di passaporti. sono tutte cose che l’occupante attualmente “concede” all’occupato. vuole sacrificare tutto questo? non lo credo,” dice buttu. una delle poche cose che l’anp “concede” a israele e su cui può far leva è la sua collaborazione per la sicurezza con le autorità israeliane. “se abu mazen sta dicendo che sta per interrompere la collaborazione per la sicurezza, la domanda che mi resta è: lo dici sul serio?” chiede buttu. “tutte le volte che ne ha parlato in precedenza, non lo ha mai realmente fatto.” in fin dei conti, indipendentemente da quante sferzanti dichiarazioni o minacce escono dalla bocca di abbas, rimane lo stesso problema. “non è mai chiaro,” afferma buttu. “tutto quello che ha sempre detto è che sta per sospendere gli accordi, ma non spiega mai i passi successivi che si stanno per fare. le sue affermazioni devono essere seguite da fatti, e lui non lo fa mai.” “se vuoi uccidere qualcuno, forma una commissione” . l’idea di abbas riguardo al “prossimo passo” nella sospensione del processo, come ha affermato nel suo discorso di giovedì, era di formare una commissione per discutere possibili piani di azione. “dichiariamo la decisione della dirigenza di smettere di lavorare in base agli accordi firmati con la controparte israeliana e di iniziare a predisporre meccanismi – a cominciare da domani – per formare una commissione per mettere in pratica ciò in accordo con le decisioni del consiglio centrale palestinese,” ha sostenuto alla conclusione del discorso. l’attivista palestinese e direttore di “badil”, il centro delle risorse per la residenza dei palestinesi e i diritti dei rifugiati, nidal al-azza, dice a mondoweiss che l’idea di abbas di formare una commissione è stata uno dei principali segnali d’allarme e segno rivelatore che non ha intenzione di prendere reali iniziative per appoggiare le sue dichiarazioni. oltre a non specificare quali accordi intenda sospendere, secondo al-azza la concreta applicazione dell’ambigua decisione di abbas è subordinata a “questa misteriosa commissione”. “(la commissione) non ha una scadenza né uno specifico mandato,” nota al-azza. “non sappiamo se una simile commissione ha un potere vincolante o solo quello di consigliare la dirigenza palestinese.” sia hawari che buttu si sono messe a ridere per il fatto che il primo piano d’azione di abbas sia stato la formazione di una commissione.” “quanto tempo si suppone ci vorrà a questa commissione di attuazione?” chiede hawari. “abbas ha formato un sacco di commissioni che avrebbero dovuto realizzare un sacco di cose. non ha alcun significato.” riferendosi a un detto comune in arabo, buttu dice a mondoweiss: “se vuoi uccidere un problema, forma una commissione.” “è quello che sta facendo. vuole dimostrare indignazione senza prendere nessuna iniziativa concreta,” afferma. “invece di dire ‘oslo è finito’ e cercare di trovare un altro modo per togliere di mezzo questo giogo attorno al nostro collo, invece di aderire al bds, cercando di liberare l’economia palestinese da quella israeliana, di insistere realmente perché [israele] debba rispondere delle sue responsabilità,” dice buttu, “abbas sceglie di formare una commissione.” “è tutta la solita strategia meschina nello solito gioco.” yumna patel è l’inviata in palestina di mondoweiss. - (traduzione di amedeo rossi) .
Segue da Pag.27: Come Israele insegna ai suoi ragazzi a odiare

L’apartheid sudafricano è stato sconfitto dalle masse del Sudafrica (con il sostegno di alcuni dissidenti bianchi) e dai loro leader politici, in alleanza con una campagna di solidarietà globale.



Allo stesso modo, l’apartheid israeliano sarà sconfitto dalla lotta palestinese. Questa lotta è sostenuta da una minoranza di dissidenti israeliani e dal movimento internazionale di solidarietà – in particolare il movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS).

Il libro di Peled-Elhanan è il risultato di un importante studio fatto su 17 libri scolastici israeliani di storia, geografia e educazione civica. Come si può vedere da quello che dice nell’intervista qui sopra, è pervenuta ad alcune tristi conclusioni.

Quand’anche menzionano i palestinesi, i libri di testo ufficiali di Israele insegnano un ‘discorso razzista’, che cancella del tutto letteralmente la Palestina dalla mappa. Le mappe nei libri di scuola mostrano sempre e soltanto ‘la terra di Israele’, dal fiume al mare.

Spiega che nessuno dei libri di scuola includeva “un qualsiasi aspetto culturale o sociale positivo del mondo palestinese: né la letteratura o la poesia, né la storia o l’agricoltura, né l’arte o l’architettura, né i costumi o le tradizioni vengono mai menzionati”.

Le rare volte in cui vengono ricordati i palestinesi, viene fatto in un modo straordinariamente negativo e stereotipato: “tutti [i libri] rappresentano [i palestinesi] con icone razziste o immagini umilianti che li catalogano come terroristi, rifugiati e agricoltori primitivi – i tre ‘problemi’ che loro costituiscono per Israele”.

Conclude che i libri di testo dei bambini “presentano la cultura ebraico-israeliana come superiore a quella arabo-palestinese, concetti di progresso ebraico-israeliano superiori allo stile di vita arabo-palestinese e comportamento israeliano-ebraico in linea con valori universali”.

Tutto questo è esattamente il contrario della narrazione stereotipata e fuorviante fatta dei libri di scuola dei bambini in Palestina. I libri stampati dall’Autorità Palestinese dagli anni ’90 sono spesso descritti nella demonologia anti-palestinese come portatori delle peggiori calunnie antisemite sul popolo ebraico.

Nel suo complesso, questa narrazione è una rozza fabbricazione istigata da gruppi di propaganda anti-palestinese, come quella condotta dal colono israeliano Itamar Marcus e dal suo “Palestinian Media Watch”.

Il libro di Peled-Elhanan demolisce in modo esauriente un secondo, complementare mito israeliano: che gli israeliani – al contrario degli ignobili palestinesi – invece “insegnano ad amare il tuo vicino”, per citare l’ex ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni, criminale di guerra.



Sette anni fa, quando il libro di Peled-Elhanan è stato pubblicato, avvertiva che, contrariamente alle speranze liberali di cambiamento all’interno della società israeliana, le cose si stavano muovendo ‘indietro e al contrario’ e che i libri di testo di allora erano poco più che ‘manifesti militari’.

“Abbiamo tre generazioni di studenti che non sanno nemmeno dove sono i confini,” tra la Cisgiordania e il resto della Palestina storica, si disperava nell’intervista qui sopra, registrata nel 2011.

Sette anni dopo la pubblicazione del libro, le cose vanno solo progressivamente peggiorando.

Lo si può vedere nel video che è circolato sui social media questa settimana in cui giovani soldati israeliani festeggiavano e applaudivano dopo aver demolito con la dinamite case palestinesi a est di Gerusalemme. Quegli stessi soldati sono un prodotto del sistema educativo israeliano.

Aggiornamento: inserito un video precedentemente tradotto e diffuso da Invictapalestina.

Come la violenta oppressione israeliana di un intero popolo autoctono diventa sempre più evidente agli occhi del mondo, così l’opinione pubblica si sta spostando sempre più contro Israele, anche tra gli elettori e la base attivista del Partito Democratico negli Stati Uniti che prima lo sostenevano.

Dato che Israele può contare sempre meno sul supporto esterno, diventa sempre più importante per lo stato dell’apartheid andare all’attacco e assicurarsi che alla prossima generazione di coloni e soldati venga inculcata l’ideologia ufficiale dello stato israeliano: il sionismo.

Il mese scorso è emerso che Israele ha iniziato a richiedere a tutti gli studenti delle scuole superiori – compresi quei palestinesi che sono ‘cittadini’ di seconda classe di Israele – di superare un corso di propaganda governativa online prima di poter partecipare a viaggi all’estero.

Secondo il gruppo palestinese per i diritti umani Adalah, il corso “promuove un’ideologia razzista”, facendo il lavaggio del cervello agli studenti con il mito che i palestinesi sono dei selvaggi intrinsecamente violenti.

Adalah dice che viene posta la domanda: “In che modo le organizzazioni palestinesi utilizzano i social network digitali?” La risposta richiesta è “incoraggiando la violenza”.

“Un’altra domanda chiede agli studenti di individuare le origini dell’antisemitismo moderno”, spiega Adalah. “La risposta corretta dell’esame è ‘le organizzazioni musulmane’ e il movimento BDS.”

In questo modo, Israele sta insegnando ai suoi ragazzi a odiare: odiare i palestinesi, odiare i musulmani, odiare gli arabi in generale e odiare chiunque sostenga o si alzi in loro solidarietà contro l’oppressione.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

La dichiarazione di Abbas secondo cui sta per “sospendere ogni accordo” con Israele è accolta dai palestinesi nel loro complesso con gli occhi al cielo

Yumna Patel - 26 giugno 2019 – Mondoweiss

Giovedì il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha fatto una dichiarazione radicale, annunciando di essere in procinto di “sospendere ogni accordo” con Israele a partire da venerdì.

“Annunciamo la decisione della dirigenza di interrompere l’operatività degli accordi firmati con la controparte israeliana,” ha detto Abbas, in seguito a una riunione d’emergenza dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) nella città di Ramallah, nella Cisgiordania occupata.

La decisione di Abbas ha fatto seguito alla demolizione di case palestinesi da parte di Israele nelle zone sotto amministrazione dell’ANP [Autorità Nazionale Palestinese, ndtr.] della città di Sur Baher, a Gerusalemme est. La natura senza precedenti delle demolizioni ha provocato polemiche e reazioni a livello internazionale.

“Non cederemo ai dettami e all’imposizione di un fatto compiuto sul terreno con la forza bruta, soprattutto a Gerusalemme,” ha detto, definendo le demolizioni un crimine di guerra e un atto di pulizia etnica.

Ha continuato facendo una serie di affermazioni, compreso il rifiuto di colloqui di pace a guida americana, ed ha chiesto di riprendere tentativi falliti di riconciliazione tra Hamas e Fatah. Riguardo alla cessazione degli accordi con Israele, Abbas ha detto che la sua leadership “inizierà a predisporre meccanismi” per mettere in pratica la sua decisione, a cominciare da venerdì.

“Alla luce dell’insistenza dell’autorità occupante nella negazione di ogni accordo firmato e dei suoi impegni, dichiariamo la decisione della dirigenza di smettere di lavorare in base agli accordi firmati con la parte israeliana,” ha affermato.

Abbas ha dichiarato che la sua decisione diventerà effettiva venerdì, ma molti palestinesi e critici dell’ANP non sono rimasti con il fiato sospeso.

“Le sue affermazioni fanno notizia, ma non sono nient’altro, notizie,” dice a Mondoweiss Dianna Buttu, giurista e analista politica che vive a Ramallah.

Ex-consigliera di Abbas nella sua veste di presidente dell’OLP, Buttu descrive le parole del presidente come “prive di significato.” E non è l’unica.

I palestinesi hanno utilizzato le reti sociali per esprimere il proprio scetticismo riguardo alle dichiarazioni di Abbas, che secondo loro ha già fatto un numero infinito di volte, ma non vi ha mai dato seguito.

“È il periodo dell’anno in cui Mahmoud Abbas dice ‘niente più accordi con Israele.’ Il risultato è sempre lo stesso: il coordinamento per la sicurezza, gli accordi commerciali, la collaborazione con l’assedio di Gaza continuano. Ma ciò fa un bel titolone,” ha twittato la scrittrice e commentatrice politica palestinese-americana Mariam Barghouti.

“Mariam ha proprio ragione,” dice Buttu a Mondoweiss. “Abbas fa solo chiacchiere.”

Minacce vaghe, trite e vuote

Una delle maggiori ragioni per cui attivisti e studiosi palestinesi alzano gli occhi al cielo riguardo alle grandi dichiarazioni di Abbas giovedì, dicono gli analisti a Mondoweiss, è dovuta alla natura vaga e generica delle sue affermazioni.

Abbas ha detto che “sospenderà ogni accordo”, ma la maggior parte delle persone si chiede: cosa significa concretamente?

“Prima di tutto, annullare ogni accordo con Israele non è possibile,” dice a Mondoweiss Yara Hawari, docente universitaria palestinese e collaboratrice di Al-Shabaka [sito palestinese di notizie e di dibattito, ndtr.].

In secondo luogo, nota, Abbas non è stato per niente chiaro riguardo a di quali accordi stesse parlando.

“Stava parlando di Oslo? Di annullare il coordinamento per la sicurezza con Israele, i protocolli di Parigi? Abbas non ha nessun interesse a farlo,” dice Hawari, definendo le sue dichiarazioni “ridicole”.

Hawari dice di non credere che “qualcuno prenda molto sul serio le sue dichiarazioni,” evidenziando l’ironia del fatto che se stesse davvero per sospendere o annullare ogni accordo con Israele, starebbe sostenendo anche la sua stessa fine.

“Se annullano tutti gli accordi, cosa significherebbe ciò per la stessa ANP? L’ANP è stata fondata in base agli accordi di Oslo. Così se dovessimo prenderlo totalmente sul serio, ciò significherebbe lo smantellamento dell’ANP.”

Sia Hawari che Buttu concordano sul fatto che Abbas “doveva fare qualcosa” in seguito alle demolizioni di Sur Bahir, in quanto sono state una chiara violazione dell’“autorità” dell’ANP.

Ma il suo modo di “fare qualcosa”, dicono, è solo una ripetizione delle sue “solite vecchie” e vuote minacce.

“Dicendo che sta per sospendere ogni accordo, vuole realmente dire questo?” chiede Buttu, mettendo in evidenza il fatto che la maggior parte degli accordi tra le due parti è all’interno del quadro in cui Israele “concede” benefici all’ANP.

“Cose come la distribuzione dell’acqua, come il controllo da parte dell’ANP delle aree A e B, come il rilascio di passaporti. Sono tutte cose che l’occupante attualmente “concede” all’occupato. Vuole sacrificare tutto questo? Non lo credo,” dice Buttu. Una delle poche cose che l’ANP “concede” a Israele e su cui può far leva è la sua collaborazione per la sicurezza con le autorità israeliane.

“Se Abu Mazen sta dicendo che sta per interrompere la collaborazione per la sicurezza, la domanda che mi resta è: lo dici sul serio?” chiede Buttu. “Tutte le volte che ne ha parlato in precedenza, non lo ha mai realmente fatto.”

In fin dei conti, indipendentemente da quante sferzanti dichiarazioni o minacce escono dalla bocca di Abbas, rimane lo stesso problema.

“Non è mai chiaro,” afferma Buttu. “Tutto quello che ha sempre detto è che sta per sospendere gli accordi, ma non spiega mai i passi successivi che si stanno per fare. Le sue affermazioni devono essere seguite da fatti, e lui non lo fa mai.”

“Se vuoi uccidere qualcuno, forma una commissione”

L’idea di Abbas riguardo al “prossimo passo” nella sospensione del processo, come ha affermato nel suo discorso di giovedì, era di formare una commissione per discutere possibili piani di azione.

“Dichiariamo la decisione della dirigenza di smettere di lavorare in base agli accordi firmati con la controparte israeliana e di iniziare a predisporre meccanismi – a cominciare da domani – per formare una commissione per mettere in pratica ciò in accordo con le decisioni del Consiglio Centrale Palestinese,” ha sostenuto alla conclusione del discorso.

L’attivista palestinese e direttore di “BADIL”, il Centro delle Risorse per la Residenza dei Palestinesi e i Diritti dei Rifugiati, Nidal al-Azza, dice a Mondoweiss che l’idea di Abbas di formare una commissione è stata uno dei principali segnali d’allarme e segno rivelatore che non ha intenzione di prendere reali iniziative per appoggiare le sue dichiarazioni.

Oltre a non specificare quali accordi intenda sospendere, secondo al-Azza la concreta applicazione dell’ambigua decisione di Abbas è subordinata a “questa misteriosa commissione”.

“(La commissione) non ha una scadenza né uno specifico mandato,” nota al-Azza. “Non sappiamo se una simile commissione ha un potere vincolante o solo quello di consigliare la dirigenza palestinese.”

Sia Hawari che Buttu si sono messe a ridere per il fatto che il primo piano d’azione di Abbas sia stato la formazione di una commissione.”

“Quanto tempo si suppone ci vorrà a questa commissione di attuazione?” chiede Hawari. “Abbas ha formato un sacco di commissioni che avrebbero dovuto realizzare un sacco di cose. Non ha alcun significato.”

Riferendosi a un detto comune in arabo, Buttu dice a Mondoweiss: “Se vuoi uccidere un problema, forma una commissione.”

“È quello che sta facendo. Vuole dimostrare indignazione senza prendere nessuna iniziativa concreta,” afferma.

“Invece di dire ‘Oslo è finito’ e cercare di trovare un altro modo per togliere di mezzo questo giogo attorno al nostro collo, invece di aderire al BDS, cercando di liberare l’economia palestinese da quella israeliana, di insistere realmente perché [Israele] debba rispondere delle sue responsabilità,” dice Buttu, “Abbas sceglie di formare una commissione.”

“È tutta la solita strategia meschina nello solito gioco.”

Yumna Patel è l’inviata in Palestina di Mondoweiss. - (traduzione di Amedeo Rossi)



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