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La VOCE 1911 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°3 | novembre 2019 | PAGINA F - 38 |
giù le mani dalla siria! giù le mani, imperialisti e sedicente "sinistra" al seguito!
di mauro gemma.
dopo l'accordo tra curdi e governo siriano, nei media (quelli più vicini al pd in prima fila) è iniziata la gara a "mettere in guardia" dal "dittatore sanguinario" assad. ne è un esempio una disgustosa trasmissione di rainews 24, con il supporto anche di qualche "centrosocialaro" dalle idee alquanto confuse (ad essere buoni), il cui principale scopo sembra quello di sputare fiele sul legittimo governo di damasco, a cui va invece attribuito il merito (insieme alla russia e a hezbollah) del maggiore e determinante contributo alla lotta contro daesh.
fateci caso: l'aggressione della turchia alla sovranità della siria sta immediatamente passando in secondo piano, dopo le ipocrisie di cui ha dato prova l'intera ue nella riunione dei suoi ministri degli esteri. e non c'è da stupirsi perché gli animatori di questa nuova campagna contro il governo di damasco (sostenuto da un ampio schieramento antimperialista, comprendente anche i comunisti) sono gli stessi che fino all'altro giorno sostenevano (anche con manifestazioni di piazza e conferenze internazionali dei governi imperialisti) il cosiddetto "esercito libero siriano" (quello della bandiera a tre stelle) che oggi si distingue per il suo "attivismo" e la sua crudeltà a fianco dell'esercito turco, come ieri si distingueva (osannato dal mainstream dominante) al seguito delle truppe statunitensi e di quelle dei loro alleati europei e mediorientali.
e' ora di dire basta a ogni mistificazione e di sostenere la giusta lotta della siria antimperialista per il recupero della propria piena sovranità su tutto il paese, gettato nel caos nel 2011 dalle bande criminali sostenute e foraggiate da tutti i paesi occidentali e dalle peggiori dittature del golfo.
giù le mani dalla siria! giù le mani, imperialisti e sedicente "sinistra" al seguito!
il partito comunista portoghese condanna il nuovo passo nella guerra di aggressione contro la siria
nota dell'ufficio stampa del partito comunista portoghese.
da pcp.pt.
traduzione di mauro gemma per marx21.it.
il partito comunista portoghese (pcp) condanna l'aggressione militare turca in corso contro la siria volta all'occupazione diretta di una parte del suo territorio, che costituisce una violazione aperta del diritto internazionale e un nuovo pericoloso sviluppo dell'aggressione contro la siria.
va notato che l'aggressione contro la siria è stata scatenata otto anni fa dagli stati uniti e da altri membri della nato - compresa la turchia - in collusione con il regime sionista di israele e l'arabia saudita, gli emirati arabi uniti e il qatar, tra gli altri, e con il sostegno del governo portoghese.
in un momento in cui diversi governi e istituzioni cercano ipocritamente di offrire l'immagine di una presa di distanze da questa nuova aggressione militare contro la siria, il pcp ricorda la complicità dell'unione europea e la partecipazione attiva delle sue grandi potenze - in particolare francia e regno unito – nel succedersi di sovversioni, aggressioni e crimini nella regione del medio oriente, in primo luogo contro la siria. allo stesso modo, il pcp ricorda che i vari gruppi terroristici rimasti sul territorio siriano erano, e continuano ad essere, agli ordini delle potenze aggressore imperialistie che li hanno creati, addestrati, finanziati, armati e protetti come parte della loro strategia di destabilizzazione, occupazione e divisione della siria.
il pcp mette in guardia sul coinvolgimento dell'amministrazione trump in complesse manovre di cospirazione, sul fatto che la sua posizione rispetto a questa aggressione ne è parte integrante e sul pericolo che possa preparare un'operazione più ampia volta a liberare migliaia di terroristi del cosiddetto "daesh" e di altri gruppi, riciclandoli per ulteriori aggressioni nel medio oriente - in siria come in iraq, libano, yemen e iran - e in altre parti del mondo, in particolare nell'asia centrale, in afghanistan e in africa.
il pcp ritiene che solo il rispetto del diritto internazionale e, prima di tutto, della sovranità della repubblica araba siriana, può porre fine a un'aggressione dalle conseguenze imprevedibili per il medio oriente e il mondo. a questo proposito, il pcp ribadisce la richiesta di porre fine all'aggressione contro la siria; del ritiro di tutte le forze militari straniere occupanti, come gli stati uniti, che rimangono illegalmente nel territorio siriano; e del ritorno di tutti i territori siriani alla sovranità della repubblica araba siriana, comprese le alture del golan, occupate illegalmente da israele.
il pcp ribadisce la sua solidarietà con la siria e il suo popolo, che hanno resistito alla gigantesca operazione di aggressione e interferenza scatenata negli ultimi otto anni. la vittoria del popolo siriano nella difesa della sovranità, dell'indipendenza e dell'integrità territoriale del proprio paese è un fattore importante per il rovesciamento dei piani dell'imperialismo nel medio oriente - compresi quelli che si propongono di liquidare la giusta causa del popolo palestinese e quelli di aggressione militare contro l'iran; per la difesa del diritto internazionale e dei diritti dei popoli della regione; e per rispondere ai complessi problemi che derivano dall'eredità coloniale e da decenni di dominio e interferenza da parte dell'imperialismo, come la questione curda.
il pcp esprime la sua solidarietà con i milioni di sfollati e rifugiati che sono vittime della strategia di aggressione e divisione della siria promossa dall'imperialismo e condanna le manovre che violano i loro diritti, sia dell'unione europea che del governo turco.
il pcp chiede al governo portoghese una chiara posizione di presa di distanze e rifiuto della strategia di destabilizzazione, aggressione e divisione della siria promossa dall'imperialismo e di richiesta del rispetto del diritto internazionale e della sovranità, indipendenza e integrità territoriale della repubblica araba siriana.
giro questo interessante commento diffuso da marx21 su un ambiguo appello sulla nota risoluzione anticomunista del parlamento europeo,
vincenzo brandi.
a proposito di un appello.
di ruggero giacomini.
l’appello all’europarlamento proposto da intellettuali e dirigenti di rifondazione comunista insieme a bertinotti - rossi e neri non sono uguali. per il rispetto della memoria e della storia - è nel suo insieme contraddittorio e lascia alla fine un’impressione di subalternità alla risoluzione europea del 19 settembre che pure intende criticare.
innanzitutto nella presentazione del testo si fa credito, all’inedita ed eterogenea aggregazione costituitasi nel parlamento europeo, di nobili intenzioni quali la “lotta al razzismo e al fascismo”: eludendo invece il significato politico attuale della revisione del discorso pubblico sul passato: che mira a ricomprendere e legittimare le forze neo-fasciste e neo-naziste in azione specialmente nell’est europa - dove i partiti comunisti sono perfino esclusi come in ucraina dalla competizione elettorale -, in funzione della contrapposizione frontale non solo all’urss storica, ma alla russia di oggi, colpevole di essersi sottratta alla sottomissione euro-atlantica e di voler essere indipendente.
se si vuole rintracciare un precedente storico di un atto così grave, anche nei suoi aspetti di coinvolgimento di forze che pur si dicono socialiste e democratiche, è quello del “patto anti-comintern” del 1936-37 tra gli stati fascisti, accolto con compiacimento dalle potenze capitalistiche liberal-democratiche, vero atto ideologico preparatorio della seconda guerra mondiale.
l’appello in questione rileva giustamente la falsità dell’attribuzione al “patto molotov-ribbentrop” del 23 agosto 1939 di aver «spianato la strada allo scoppio della seconda guerra mondiale», e critica l’omissione delle responsabilità delle democrazie liberali e dell’acquiescenza di queste alla politica espansionistica nazifascista, con l’obiettivo – va aggiunto – di indirizzarla verso l’unione sovietica.
ugualmente opportuno è il ricordo che la polonia non era affatto una democrazia, ma una dittatura militare, e che col suo antisovietismo pregiudiziale fece pretesto ed ostacolo al realizzarsi dell’alleanza antifascista proposta da lungo tempo dall’urss in nome della sicurezza collettiva. anche la tesi della “spartizione” della polonia andrebbe contestata. l’urss si era preoccupata ovviamente di tenere la germania il più possibile lontana dalle proprie frontiere; e intervenne in polonia quando il governo polacco ormai battuto stava fuggendo in romania, anche per proteggere le popolazioni in gran parte ucraine, che si unirono all’ucraina. di queste terre l’unione europea si guarda bene dal pretendere il ritorno alla polonia, né questa li rivendica: il che dimostra la poca fondatezza dell’accusa.
in realtà l’aver protratto di due anni col patto ribbentrop-molotov l’aggressione hitleriana ha poi consentito la “grande alleanza antifascista”, in cui decisivi sono stati per la sconfitta del nazifascismo il ruolo dell’unione sovietica, di stalin e dei comunisti di ogni paese; ciò che appunto la vergognosa risoluzione del parlamento europeo vorrebbe cancellare, riscrivendo la memoria pubblica e i libri di testo in funzione della nuova guerra fredda..
nell’appello si afferma pure che “non spetta a un organismo istituzionale o politico affermare una determinata ricostruzione della storia”, compito che va invece “lasciato al libero confronto tre le diverse interpretazioni e opinioni, alla ricerca degli studiosi”. un richiamo metodologicamente ineccepibile, che viene però subito dimenticato dagli stessi compilatori o assemblatori dell’appello, quando con improvvisa torsione e piglio tribunalizio puntano il dito “sugli aspetti più condannabili di ciò che generalmente si chiama “stalinismo”, sugli errori e sugli orrori che vi furono anche in quel campo”. un richiamo unilaterale, che distorce la storia reale e di cui non c’era bisogno, non facendosi nella risoluzione anticomunista europea alcun cenno agli aspetti più condannabili di ciò che generalmente e con più appropriatezza si chiama “capitalismo”.
in pratica si accetta il sottinteso della narrazione europea, e cioè la intrinseca superiorità e moralità del capitalismo; il che si traduce nell’ansiosa presa di distanza dai comunismi cattivi – che sarebbero poi quelli dove il proletariato ha governato e governa – in nome dei buoni, magari con l’aspettativa che si improntino all’utopia bertinottiana non violenta e salottiera, che rifugge dal problema del potere inevitabilmente satanico e corruttore degli ideali.
la capitolazione conclusiva all’anticomunismo europeo è esibita con l’affermazione che “i regimi comunisti prima e dopo la guerra” si sarebbero macchiati “di gravi e inaccettabili violazioni della democrazia e delle libertà, tradirono gli ideali, i valori e le promesse”. anche qui eludendo l’asprezza delle lotte sociali e nazionali, l’oppressione imperialistica, le guerre e le aggressioni, le violenze e le sofferenze di massa, insomma la complessità e le contraddizioni della storia reale. cioè tutto il contesto in cui il comunismo si trova ad agire come movimento liberatore di classi e di popoli, che cambia effettivamente lo stato di cose esistenti.
il 28 settembre, riferendosi all’imminente anniversario della proclamazione della repubblica popolare cinese, l’organo della fiat diventata azienda americana scrive di mao come di un “geniale criminale”, il quale avrebbe “ingrandito e moltiplicato l’istinto criminale di stalin“. con implicito rimpianto dei bei tempi della cina semi-coloniale e semi-feudale, consumatrice di oppio e dalla vita media che nel 1949 era di 35 anni rispetto agli attuali 77.
che gli intellettuali di corte dell’imperialismo cerchino di criminalizzare le rivoluzioni e le esperienze socialiste e i loro capi, e preferiscano i rivoluzionari sconfitti, imprigionati e massacrati dalla reazione, è ben comprensibile, è compreso per altro nel mestiere per cui sono pagati.
meno comprensibile è che dei comunisti facciano eco a quel discorso in maniera acritica, e col distinguersi si pieghino ad invocare un po’ pietosamente per loro… un occhio di riguardo.
ad otto anni dall’assassinio di muammar gheddafi a cura di enrico vigna.
20 ottobre 2011 – 20 ottobre 2019 – per non dimenticare.
“… il colonnello gheddafi e’ stato il piu’ grande combattente per la liberta’ dei popoli, del nostro tempo... “. nelson mandela .…un uomo che di liberta’…se ne intendeva!
..segue ./.
Giù le mani dalla Siria! Giù le mani, imperialisti e sedicente "sinistra" al seguito!di Mauro Gemma Dopo l'accordo tra curdi e governo siriano, nei media (quelli più vicini al PD in prima fila) è iniziata la gara a "mettere in guardia" dal "dittatore sanguinario" Assad. Ne è un esempio una disgustosa trasmissione di Rainews 24, con il supporto anche di qualche "centrosocialaro" dalle idee alquanto confuse (ad essere buoni), il cui principale scopo sembra quello di sputare fiele sul legittimo governo di Damasco, a cui va invece attribuito il merito (insieme alla Russia e a Hezbollah) del maggiore e determinante contributo alla lotta contro Daesh. Fateci caso: l'aggressione della Turchia alla sovranità della Siria sta immediatamente passando in secondo piano, dopo le ipocrisie di cui ha dato prova l'intera UE nella riunione dei suoi ministri degli Esteri. E non c'è da stupirsi perché gli animatori di questa nuova campagna contro il governo di Damasco (sostenuto da un ampio schieramento antimperialista, comprendente anche i comunisti) sono gli stessi che fino all'altro giorno sostenevano (anche con manifestazioni di piazza e conferenze internazionali dei governi imperialisti) il cosiddetto "Esercito Libero Siriano" (quello della bandiera a tre stelle) che oggi si distingue per il suo "attivismo" e la sua crudeltà a fianco dell'esercito turco, come ieri si distingueva (osannato dal mainstream dominante) al seguito delle truppe statunitensi e di quelle dei loro alleati europei e mediorientali. E' ora di dire basta a ogni mistificazione e di sostenere la giusta lotta della Siria antimperialista per il recupero della propria piena sovranità su tutto il paese, gettato nel caos nel 2011 dalle bande criminali sostenute e foraggiate da tutti i paesi occidentali e dalle peggiori dittature del Golfo. Giù le mani dalla Siria! Giù le mani, imperialisti e sedicente "sinistra" al seguito! Il Partito Comunista Portoghese condanna il nuovo passo nella guerra di aggressione contro la SiriaNota dell'Ufficio Stampa del Partito Comunista Portoghese da pcp.pt Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it Il Partito Comunista Portoghese (PCP) condanna l'aggressione militare turca in corso contro la Siria volta all'occupazione diretta di una parte del suo territorio, che costituisce una violazione aperta del diritto internazionale e un nuovo pericoloso sviluppo dell'aggressione contro la Siria. Va notato che l'aggressione contro la Siria è stata scatenata otto anni fa dagli Stati Uniti e da altri membri della NATO - compresa la Turchia - in collusione con il regime sionista di Israele e l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar, tra gli altri, e con il sostegno del governo portoghese. In un momento in cui diversi governi e istituzioni cercano ipocritamente di offrire l'immagine di una presa di distanze da questa nuova aggressione militare contro la Siria, il PCP ricorda la complicità dell'Unione Europea e la partecipazione attiva delle sue grandi potenze - in particolare Francia e Regno Unito – nel succedersi di sovversioni, aggressioni e crimini nella regione del Medio Oriente, in primo luogo contro la Siria. Allo stesso modo, il PCP ricorda che i vari gruppi terroristici rimasti sul territorio siriano erano, e continuano ad essere, agli ordini delle potenze aggressore imperialistie che li hanno creati, addestrati, finanziati, armati e protetti come parte della loro strategia di destabilizzazione, occupazione e divisione della Siria. Il PCP mette in guardia sul coinvolgimento dell'amministrazione Trump in complesse manovre di cospirazione, sul fatto che la sua posizione rispetto a questa aggressione ne è parte integrante e sul pericolo che possa preparare un'operazione più ampia volta a liberare migliaia di terroristi del cosiddetto "Daesh" e di altri gruppi, riciclandoli per ulteriori aggressioni nel Medio Oriente - in Siria come in Iraq, Libano, Yemen e Iran - e in altre parti del mondo, in particolare nell'Asia Centrale, in Afghanistan e in Africa. Il PCP ritiene che solo il rispetto del diritto internazionale e, prima di tutto, della sovranità della Repubblica Araba Siriana, può porre fine a un'aggressione dalle conseguenze imprevedibili per il Medio Oriente e il mondo. A questo proposito, il PCP ribadisce la richiesta di porre fine all'aggressione contro la Siria; del ritiro di tutte le forze militari straniere occupanti, come gli Stati Uniti, che rimangono illegalmente nel territorio siriano; e del ritorno di tutti i territori siriani alla sovranità della Repubblica Araba Siriana, comprese le alture del Golan, occupate illegalmente da Israele. Il PCP ribadisce la sua solidarietà con la Siria e il suo popolo, che hanno resistito alla gigantesca operazione di aggressione e interferenza scatenata negli ultimi otto anni. La vittoria del popolo siriano nella difesa della sovranità, dell'indipendenza e dell'integrità territoriale del proprio paese è un fattore importante per il rovesciamento dei piani dell'imperialismo nel Medio Oriente - compresi quelli che si propongono di liquidare la giusta causa del popolo palestinese e quelli di aggressione militare contro l'Iran; per la difesa del diritto internazionale e dei diritti dei popoli della regione; e per rispondere ai complessi problemi che derivano dall'eredità coloniale e da decenni di dominio e interferenza da parte dell'imperialismo, come la questione curda. Il PCP esprime la sua solidarietà con i milioni di sfollati e rifugiati che sono vittime della strategia di aggressione e divisione della Siria promossa dall'imperialismo e condanna le manovre che violano i loro diritti, sia dell'Unione Europea che del governo turco. Il PCP chiede al governo portoghese una chiara posizione di presa di distanze e rifiuto della strategia di destabilizzazione, aggressione e divisione della Siria promossa dall'imperialismo e di richiesta del rispetto del diritto internazionale e della sovranità, indipendenza e integrità territoriale della Repubblica Araba Siriana. |
Giro questo interessante commento diffuso da Marx21 su un ambiguo appello sulla nota risoluzione anticomunista del Parlamento Europeo,
Vincenzo Brandi A proposito di un AppelloL’Appello all’Europarlamento proposto da intellettuali e dirigenti di Rifondazione comunista insieme a Bertinotti - Rossi e neri non sono uguali. Per il rispetto della memoria e della storia - è nel suo insieme contraddittorio e lascia alla fine un’impressione di subalternità alla risoluzione europea del 19 settembre che pure intende criticare. Innanzitutto nella presentazione del testo si fa credito, all’inedita ed eterogenea aggregazione costituitasi nel Parlamento europeo, di nobili intenzioni quali la “lotta al razzismo e al fascismo”: eludendo invece il significato politico attuale della revisione del discorso pubblico sul passato: che mira a ricomprendere e legittimare le forze neo-fasciste e neo-naziste in azione specialmente nell’est Europa - dove i partiti comunisti sono perfino esclusi come in Ucraina dalla competizione elettorale -, in funzione della contrapposizione frontale non solo all’Urss storica, ma alla Russia di oggi, colpevole di essersi sottratta alla sottomissione euro-atlantica e di voler essere indipendente. Se si vuole rintracciare un precedente storico di un atto così grave, anche nei suoi aspetti di coinvolgimento di forze che pur si dicono socialiste e democratiche, è quello del “patto anti-Comintern” del 1936-37 tra gli Stati fascisti, accolto con compiacimento dalle potenze capitalistiche liberal-democratiche, vero atto ideologico preparatorio della seconda guerra mondiale. L’Appello in questione rileva giustamente la falsità dell’attribuzione al “patto Molotov-Ribbentrop” del 23 agosto 1939 di aver «spianato la strada allo scoppio della Seconda guerra mondiale», e critica l’omissione delle responsabilità delle democrazie liberali e dell’acquiescenza di queste alla politica espansionistica nazifascista, con l’obiettivo – va aggiunto – di indirizzarla verso l’Unione sovietica. Ugualmente opportuno è il ricordo che la Polonia non era affatto una democrazia, ma una dittatura militare, e che col suo antisovietismo pregiudiziale fece pretesto ed ostacolo al realizzarsi dell’alleanza antifascista proposta da lungo tempo dall’Urss in nome della sicurezza collettiva. Anche la tesi della “spartizione” della Polonia andrebbe contestata. L’Urss si era preoccupata ovviamente di tenere la Germania il più possibile lontana dalle proprie frontiere; e intervenne in Polonia quando il governo polacco ormai battuto stava fuggendo in Romania, anche per proteggere le popolazioni in gran parte ucraine, che si unirono all’Ucraina. Di queste terre l’Unione europea si guarda bene dal pretendere il ritorno alla Polonia, né questa li rivendica: il che dimostra la poca fondatezza dell’accusa. In realtà l’aver protratto di due anni col patto Ribbentrop-Molotov l’aggressione hitleriana ha poi consentito la “grande alleanza antifascista”, in cui decisivi sono stati per la sconfitta del nazifascismo il ruolo dell’Unione sovietica, di Stalin e dei comunisti di ogni paese; ciò che appunto la vergognosa risoluzione del Parlamento europeo vorrebbe cancellare, riscrivendo la memoria pubblica e i libri di testo in funzione della nuova guerra fredda.. Nell’Appello si afferma pure che “non spetta a un organismo istituzionale o politico affermare una determinata ricostruzione della storia”, compito che va invece “lasciato al libero confronto tre le diverse interpretazioni e opinioni, alla ricerca degli studiosi”. Un richiamo metodologicamente ineccepibile, che viene però subito dimenticato dagli stessi compilatori o assemblatori dell’Appello, quando con improvvisa torsione e piglio tribunalizio puntano il dito “sugli aspetti più condannabili di ciò che generalmente si chiama “stalinismo”, sugli errori e sugli orrori che vi furono anche in quel campo”. Un richiamo unilaterale, che distorce la storia reale e di cui non c’era bisogno, non facendosi nella risoluzione anticomunista europea alcun cenno agli aspetti più condannabili di ciò che generalmente e con più appropriatezza si chiama “capitalismo”. In pratica si accetta il sottinteso della narrazione europea, e cioè la intrinseca superiorità e moralità del capitalismo; il che si traduce nell’ansiosa presa di distanza dai comunismi cattivi – che sarebbero poi quelli dove il proletariato ha governato e governa – in nome dei buoni, magari con l’aspettativa che si improntino all’utopia bertinottiana non violenta e salottiera, che rifugge dal problema del potere inevitabilmente satanico e corruttore degli ideali. La capitolazione conclusiva all’anticomunismo europeo è esibita con l’affermazione che “i regimi comunisti prima e dopo la guerra” si sarebbero macchiati “di gravi e inaccettabili violazioni della democrazia e delle libertà, tradirono gli ideali, i valori e le promesse”. Anche qui eludendo l’asprezza delle lotte sociali e nazionali, l’oppressione imperialistica, le guerre e le aggressioni, le violenze e le sofferenze di massa, insomma la complessità e le contraddizioni della storia reale. Cioè tutto il contesto in cui il comunismo si trova ad agire come movimento liberatore di classi e di popoli, che cambia effettivamente lo stato di cose esistenti. Il 28 settembre, riferendosi all’imminente anniversario della proclamazione della Repubblica popolare cinese, l’organo della Fiat diventata azienda americana scrive di Mao come di un “geniale criminale”, il quale avrebbe “ingrandito e moltiplicato l’istinto criminale di Stalin“. Con implicito rimpianto dei bei tempi della Cina semi-coloniale e semi-feudale, consumatrice di oppio e dalla vita media che nel 1949 era di 35 anni rispetto agli attuali 77. Che gli intellettuali di corte dell’imperialismo cerchino di criminalizzare le rivoluzioni e le esperienze socialiste e i loro capi, e preferiscano i rivoluzionari sconfitti, imprigionati e massacrati dalla reazione, è ben comprensibile, è compreso per altro nel mestiere per cui sono pagati. Meno comprensibile è che dei comunisti facciano eco a quel discorso in maniera acritica, e col distinguersi si pieghino ad invocare un po’ pietosamente per loro… un occhio di riguardo. Ad otto anni dall’assassinio di Muammar Gheddafi a cura di Enrico Vigna 20 OTTOBRE 2011 – 20 OTTOBRE 2019 – Per NON dimenticare “… Il Colonnello Gheddafi e’ stato il piu’ grande combattente per la liberta’ dei popoli, del nostro tempo... “. Nelson Mandela .…un uomo che di liberta’…se ne intendeva!
..segue ./.
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