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La VOCE 1911 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°3 | novembre 2019 | PAGINA c - 31 |
segue da pag.30: una storia di violenze – il mito del ribelle curdo moderato.
movimenti nazionalisti arabi e curdi”. ali aqbar dichiarò anche: “la maggior parte ai feyli esprime preoccupazione per possibili deportazione, assassinio, confisca e saccheggio sistematico che potrebbero subire in caso di dichiarazione d’indipendenza del kurdistan date le minacce che ricevono ogni volta che scoppia una disputa tra governo centrale e krg”. sarwa abdalwahid, capo del blocco parlamentare del krg goran (partito politico curdo iracheno), disse a una conferenza stampa congiunta con rappresentanti di feyli, tra cui i legislatori, “il referendum che si terrà a settembre in kurdistan è fazioso e non rappresenta l’ambizione di tutto il popolo curdo, poiché non ha ottenuto l’approvazione delle legittime istituzioni nazionali”.
razzismo curdo contro gli arabi, in particolare i siriani.
il giornalista investigativo finlandese bruno jantti descrisse la sua esperienza lavorando nel kurdistan iracheno mentre investigava sullo siil: “lavorando nel kurdistan iracheno, sono rimasto colpito dalla prevalenza di atteggiamenti regressivi, tra cui razzismo e sessismo. sono tornato di recente dal kurdistan iracheno, dove ho trascorso un paio di settimane indagando sullo stato islamico (siil). lavorando principalmente nelle vicinanze di sulaymaniya e duhuq, non ho potuto fare a meno di notare numerose caratteristiche sociali e culturali che in qualche modo mi sorpresero. considerando ciò che accade proprio nella vicina siria, il razzismo anti-siriano mi colse alla sprovvista. m’imbattevo in tali pregiudizi ogni giorno. un tassista scherzava su sulaymaniyah: “questi siriani rovinano il nostro paese”. un altro tassista era piuttosto turbato dai bambini siriani che lavavano i finestrini dell’auto e vendevano chiodi. ‘questi sono bambini sporchi’, disse. era tutto fuorché insolito che gli sfollati interni di discendenza irachena o araba siriana, fuggiti nel kurdistan iracheno, fossero definiti con tale linguaggio. non erano solo i tassisti. nell’edificio del governatorato di sulaymaniya, un funzionario ritenne opportuno prepararci alle nostre interviste nei nei campi profughi della zona. mi disse, letteralmente, che i profughi siriani si lamentavano di tutto. in un’altra città, un capo della polizia era stupito e deluso dal fatto che io e i miei colleghi chiedessimo il permesso per lavorare in un campo di rifugiati siriani. il capo della polizia dichiarò: “ma sono profughi siriani!” non c’era che disprezzo nella sua voce. ero pienamente consapevole del fatto che il nazionalismo curdo flirtava con ritratti assai discutibili di arabi, persiani e turchi. nel kurdistan iracheno, rimasi sorpreso dal modo in cui tali atteggiamenti sembrassero prevalenti”.
un mito ben curato.
i curdi ottennero popolarità grazie al marketing efficace sul pubblico occidentale come “combattenti della libertà” rivoluzionari, femministi e marxisti dal desiderio ardente di creare la loro un’utopia in cui regni la pace per tutti, un’immagine che stephen gowans recentemente criticava in “il mito dell’eccellenza morale delle ypg curde”. ciò che in realtà cercano di creare è uno stato autonomo illegale ricavato da paesi sovrani. la libertà che cercano è decisa massacrando i nativi nei paesi che vogliono balcanizzare e dividere su linee settarie. imposero arre prive di popolazioni indigene, utilizzando paura e forza supportati dai loro sponsor, ma violando diritti umani accettati a livello globale. concordare con la loro causa è essere d’accordo col genocidio che, in sostanza, strappa persone dalle loro case e terre mentre si adattano convenientemente alle opinioni imperialiste delle nazioni occidentali. fino a poco tempo fa, i curdi separatisti erano visti sotto una luce positiva. ma la loro agenda occulta veniva ora svelta come le loro vere intenzioni. la loro alleanza passata e presente con israele e stati uniti era indicativa di tali intenzioni. ciò non può essere ignorato o trascurato, in quanto è il fondamento occulto su cui costruivano la loro missione. il piano del grande israele è in pieno svolgimento e va fermato prima di compiere ulteriori progressi. sostenere le pretese all’autonomia dei curdi e l’istituzione di una federazione a spese di altri nella regione è illegale, profondamente illogico e viola i diritti umani per tutte le ragioni discusse qui. e si ricordi anche che uno dei massimi capi dello siil era un curdo. se i curdi vogliono veramente vivere in pace cogli altri, devono porre fine al revisionismo storico cui partecipano incessantemente; devono rinunciare alle alleanze che minacciano la stabilità dei paesi in cui risiedono; e devono collaborare coi fratelli che condividono la stessa terra. solo allora i curdi avranno veramente amici oltre le montagne.
traduzione di alessandro lattanzio.
a lezione dalla storia!
credo sia essenziale imparare da quel passato che ci ha dato soddisfazione da quelle scelte che ci hanno consentito di avere risultati positivi.
porto un esempio che ho vissuto.
se nella resistenza noi avessimo detto o apertamente criticato i monarchici i cattolici i borghesi la cui scelta a ben diritto poteva sembrarci a dir poco strana la resistenza non sarebbe stata vittoriosa.
la mania di puntualizzare con meticolosità non vedendo il punto essenziale della lotta ha portato ad esempio la sinistra a sgretolarsi in mille pezzetti più dannosi che utili.
continuare a dire: ma prima vi offendevate e oggi siete insieme vuol dire non aver capito nulla della politica ossia "dell'arte del possibile".
oggi più apertamente del solito un fascismo senza divisa ma altrettanto criminale vigente in turchia sta facendo una guerra che è un eccidio di massa senza le solite motivazioni ipocrite di "esporto della democrazia".
oggi questa guerra è oltretutto di una impudenza senza limiti.
e l'europa esita tace perché non ha mai osato rendersi continente autonomo ma sempre sotto controllo usa che opera per lo sfacelo europeo.
la sporca guerra turca e stata spinta da un tradimento usa nei confronti dei curdi popolo civile coraggioso ove vige parità tra uomo e donna.
spero che qualcuno della solita sinistra non intenda rinfacciare ai curdi di aver lottato contro l'isis perché questo sarebbe uno sporco regalo ai turchi camuffato da presunta lealtà nella verità.
le contingenze, insegna la storia, non possono essere vittime di pensieri maniacali!
miriam pellegrini ferri.
.
sveglia!
di jorge cadima | da “avante!”, settimanale del partito comunista portoghese (pcp)
traduzione di mauro gemma per marx21.it.
la vergognosa risoluzione approvata dalla maggioranza del parlamento europeo sulla seconda guerra mondiale (19.9.19), non è solo grave per il tentativo di riscrivere e falsificare la storia. è grave per ciò che rappresenta per il presente e il futuro.
solo otto giorni dopo, il ministro della difesa della lettonia, paese dell'unione europea, ha parlato durante una cerimonia commemorativa dei legionari lettoni che hanno combattuto durante la seconda guerra mondiale nei ranghi delle ss - il braccio militare del partito nazista responsabile di molti dei suoi peggiori crimini, compresi i massacri come quelli di pripyat, oradour, marzabotto, fosse ardeatine.
la rivista inglese new statesman definisce la waffen-ss "la più grande macchina per uccidere ebrei della storia del mondo" (16.3.12). nel suo discorso, il ministro pabriks ha chiesto “onoriamo i legionari caduti e non permettiamo che nessuno disprezzi la loro memoria! i legionari lettoni sono l'orgoglio del popolo e dello stato lettoni ”(notizia apparsa il 27.9.19 sulla pagina ufficiale del ministero della difesa). in lettonia, quasi tutta la popolazione ebraica fu sterminata e "le unità ausiliarie di abitanti del posto furono responsabili di molti degli omicidi" ("hitler's empire" dello storico inglese mazower). molti lettoni hanno rifiutato il collaborazionismo e hanno persino combattuto con le armi in mano. ma il ministro è orgoglioso di coloro che hanno combattuto contro l'urss integrati nelle ss. non ci sono notizie che i deputati che hanno votato a favore della risoluzione (del portogallo, tutti provenienti da psd, cds, pan e - con un'astensione – quella del partito socialista) si siano indignati per le parole del ministro.
la riabilitazione della peggiore feccia fascista non è una novità. i veterani lettoni delle legioni waffen-ss e i loro ammiratori sfilano ogni anno dal 1998 per le strade della capitale riga, esattamente come succede nel caso di altre repubbliche baltiche dell'ue. i massacri di fascisti ucraini (come quello della casa dei sindacati di odessa del 2 maggio 2014) sono stati.
compiuti nella indifferenza complice della comunicazione sociale e del potere nell'ue. l'italiano tajani, presidente del parlamento europeo fino alle elezioni dello scorso maggio, ha riferito a una stazione radio (14.3.19) che "fino alle leggi razziali [1938] e alla dichiarazione di guerra [giugno 1940]" mussolini aveva fatto molte “cose positive per l'italia”. ogni anno all'onu vengono approvate mozioni antinaziste, ma con il voto contrario degli usa contrari e l'astensione dei paesi ue. i familiari di allora di molti degli attuali leader dei paesi orientali erano fascisti, salvati dagli stati uniti alla fine della seconda guerra mondiale e fatti rientrare dagli stati uniti un quarto di secolo fa.
la crescente riabilitazione del nazi-fascismo va di pari passo con la persecuzione e la messa al bando dei comunisti, le prime e più grandi vittime di questa forma estrema di violenza terroristica del capitalismo, che è il fascismo. la risoluzione del parlamento europeo non solo "legittima" il divieto e la persecuzione dei comunisti e dei loro simboli che sono in corso in molti paesi dell'ue da molti anni, ma suggerisce anche di estenderli a tutta l'ue, accompagnandoli con l'indottrinamento dei giovani. solo quelli che non vogliono vedere non vedono ciò che sta succedendo.
un capitalismo incapace di emergere da una profonda crisi sistemica, e i cui poli storici (usa / europa) vedono sfuggirgli l'egemonia planetaria a cui si sono abituati, è nuovamente attratto dalla tentazione fascista del secolo scorso. come sempre, l'anticomunismo attacca la democrazia e apre le porte al fascismo. è urgente svegliarsi.
comunicato della rete no war sulla sull'invasione turca della siria.
"la rete no war condanna fermamente l'invasione della siria ad opera dell'esercito turco come crimine di guerra. rischia di provocare ulteriori disastri e sofferenze per tutte le popolazioni di quel paese, e per tutte le popolazioni del medio oriente già così gravemente provate.
plaude la decisione della comunità curda siriana di riunirsi agli altri popoli della siria lottando a fianco dell'esercito nazionale per respingere l'invasione delle truppe turche, invece di continuare a rincorrere l'illusoria "protezione" degli stati uniti, la cui stessa presenza in siria è comunque illegittima.
i siriani di tutte le etnie e confessioni -- arabi, curdi, armeni, assiri, sunniti, sciiti, alawiti, drusi, cristiani, yazidi -- sono convissuti insieme pacificamente e proficuamente da generazioni e potranno farlo in futuro, se lasciati in pace.
la sconfitta dell'invasore turco ed il ritiro di tutte le forze straniere e delle formazioni jihadiste e terroriste presenti nel paese è premessa indispensabile per l'apertura di una trattativa per una maggiore autonomia dei curdi-siriani nel quadro di una siria multietnica, integra, indipendente, laica e socialista.
chiediamo al governo italiano di adottare tutte le misure necessarie, non solo per porre un embargo totale su tutte le forniture di armi alla turchia, ma anche per sottoporla se necessario a sanzioni, e - contemporaneamente - chiediamo di annullare le sanzioni alla siria, che causano enormi sofferenze alla sua popolazione, e riallacciare normali relazioni con il governo di damasco."
la nato dietro l'attacco turco in siria.
comitato promotore della campagna #no guerra #no nato.
italia.
(il manifesto, 15 ottobre 2019) — manlio dinucci.
germania, francia, italia e altri paesi, che in veste di membri della ue condannano la turchia per l’attacco in siria, sono insieme alla turchia membri della nato, la quale, mentre era già in corso l’attacco, ha ribadito il suo sostegno ad ankara. lo ha fatto ufficialmente il segretario generale della nato jean stoltenberg, incontrando l’11 ottobre in turchia il presidente erdoğan e il ministro degli esteri çavuşoğlu.
«la turchia è in prima linea in questa regione molto volatile, nessun altro alleato ha subito più attacchi terroristici della turchia, nessun altro è più esposto alla violenza e alla turbolenza proveniente dal medioriente», ha esordito stoltenberg, riconoscendo che la turchia ha «legittime preoccupazioni per la propria sicurezza».
dopo averle diplomaticamente consigliato di «agire con moderazione», stoltenberg ha sottolineato che la turchia è «un forte alleato nato, importante per la nostra difesa collettiva», e che la nato è «fortemente impegnata a difendere la sua sicurezza».
a tal fine – ha specificato – la nato ha accresciuto la sua presenza aerea e navale in turchia e vi ha investito oltre 5 miliardi di dollari in basi e infrastrutture militari. oltre a queste, vi ha dislocato un importante comando (non ricordato da stoltenberg): il landcom, responsabile del coordinamento di tutte le forze terrestri dell’alleanza.
stoltenberg ha evidenziato l’importanza dei «sistemi di difesa missilistica» dispiegati dalla nato per «proteggere il confine meridionale della turchia», forniti a rotazione dagli alleati. a tale proposito il ministro degli esteri çavuşoğlu ha ringraziato in particolare l’italia. e’ dal giugno 2016 che l’italia ha dispiegato nella provincia turca sudorientale di kahramanmaraş il «sistema di difesa aerea» samp-t, coprodotto con la francia.
una unità samp-t comprende un veicolo di comando e controllo e sei veicoli lanciatori armati ciascuno di otto missili. situati a ridosso della siria, essi possono abbattere qualsiasi velivolo all’interno dello spazio aereo siriano. la loro funzione, quindi, è tutt’altro che difensiva.
lo scorso luglio la camera e il senato, in base a quanto deciso dalle commissioni estere congiunte, hanno deliberato di estendere fino al 31 dicembre la presenza dell’unità missilistica italiana in turchia.
stoltenberg ha inoltre informato che sono in corso colloqui tra italia e francia, coproduttrici del sistema missilistico samp-t, e la turchia che lo vuole acquistare.
a questo punto, in base al decreto annunciato dal ministro degli esteri di maio di bloccare l’export di armamenti verso la turchia, l’italia dovrebbe ritirare immediatamente il sistema missilistico samp-t dal territorio turco e impegnarsi a non venderlo alla turchia.
continua così il tragico teatrino della politica, mentre in siria continua a scorrere sangue. coloro che oggi inorridiscono di fronte alle nuove stragi e chiedono di bloccare l’export di armi alla turchia, sono gli stessi che voltavano la testa dall’altra parte quando lo stesso new york times pubblicava una dettagliata inchiesta sulla rete cia attraverso cui arrivavano in turchia, anche dalla croazia, fiumi di armi per la guerra coperta in siria (il manifesto, 27 marzo 2013).
dopo aver demolito la federazione jugoslava e la libia, la nato tentava la stessa operazione in siria. la forza d’urto era costituita da una raccogliticcia armata di gruppi islamici (fino a poco prima bollati da washington come terroristi) provenienti da afghanistan, bosnia, cecenia, libia e altri paesi.
essi affluivano nelle province turche di adana e hatai, confinante con la siria, dove la cia aveva aperto centri di formazione militare. il comando delle operazioni era a bordo di navi nato nel porto di alessandretta.
tutto questo viene cancellato e la turchia viene presentata dal segretario generale della nato come l’alleato «più esposto alla violenza e alla turbolenza proveniente dal medioriente».
Segue da Pag.30: Una Storia di violenze – Il mito del ribelle curdo moderato
movimenti nazionalisti arabi e curdi”. Ali Aqbar dichiarò anche: “La maggior parte ai Feyli esprime preoccupazione per possibili deportazione, assassinio, confisca e saccheggio sistematico che potrebbero subire in caso di dichiarazione d’indipendenza del Kurdistan date le minacce che ricevono ogni volta che scoppia una disputa tra governo centrale e KRG”. Sarwa Abdalwahid, capo del blocco parlamentare del KRG Goran (partito politico curdo iracheno), disse a una conferenza stampa congiunta con rappresentanti di Feyli, tra cui i legislatori, “Il referendum che si terrà a settembre in Kurdistan è fazioso e non rappresenta l’ambizione di tutto il popolo curdo, poiché non ha ottenuto l’approvazione delle legittime istituzioni nazionali”. Razzismo curdo contro gli arabi, in particolare i siriani Il giornalista investigativo finlandese Bruno Jantti descrisse la sua esperienza lavorando nel Kurdistan iracheno mentre investigava sullo SIIL: “Lavorando nel Kurdistan iracheno, sono rimasto colpito dalla prevalenza di atteggiamenti regressivi, tra cui razzismo e sessismo. Sono tornato di recente dal Kurdistan iracheno, dove ho trascorso un paio di settimane indagando sullo Stato Islamico (SIIL). Lavorando principalmente nelle vicinanze di Sulaymaniya e Duhuq, non ho potuto fare a meno di notare numerose caratteristiche sociali e culturali che in qualche modo mi sorpresero. Considerando ciò che accade proprio nella vicina Siria, il razzismo anti-siriano mi colse alla sprovvista. M’imbattevo in tali pregiudizi ogni giorno. Un tassista scherzava su Sulaymaniyah: “Questi siriani rovinano il nostro Paese”. Un altro tassista era piuttosto turbato dai bambini siriani che lavavano i finestrini dell’auto e vendevano chiodi. ‘Questi sono bambini sporchi’, disse. Era tutto fuorché insolito che gli sfollati interni di discendenza irachena o araba siriana, fuggiti nel Kurdistan iracheno, fossero definiti con tale linguaggio. Non erano solo i tassisti. Nell’edificio del governatorato di Sulaymaniya, un funzionario ritenne opportuno prepararci alle nostre interviste nei nei campi profughi della zona. Mi disse, letteralmente, che i profughi siriani si lamentavano di tutto. In un’altra città, un capo della polizia era stupito e deluso dal fatto che io e i miei colleghi chiedessimo il permesso per lavorare in un campo di rifugiati siriani. Il capo della polizia dichiarò: “Ma sono profughi siriani!” Non c’era che disprezzo nella sua voce. Ero pienamente consapevole del fatto che il nazionalismo curdo flirtava con ritratti assai discutibili di arabi, persiani e turchi. Nel Kurdistan iracheno, rimasi sorpreso dal modo in cui tali atteggiamenti sembrassero prevalenti”. Un mito ben curato I curdi ottennero popolarità grazie al marketing efficace sul pubblico occidentale come “combattenti della libertà” rivoluzionari, femministi e marxisti dal desiderio ardente di creare la loro un’utopia in cui regni la pace per tutti, un’immagine che Stephen Gowans recentemente criticava in “Il mito dell’eccellenza morale delle YPG curde”. Ciò che in realtà cercano di creare è uno Stato autonomo illegale ricavato da Paesi sovrani. La libertà che cercano è decisa massacrando i nativi nei Paesi che vogliono balcanizzare e dividere su linee settarie. Imposero arre prive di popolazioni indigene, utilizzando paura e forza supportati dai loro sponsor, ma violando diritti umani accettati a livello globale. Concordare con la loro causa è essere d’accordo col genocidio che, in sostanza, strappa persone dalle loro case e terre mentre si adattano convenientemente alle opinioni imperialiste delle nazioni occidentali. Fino a poco tempo fa, i curdi separatisti erano visti sotto una luce positiva. Ma la loro agenda occulta veniva ora svelta come le loro vere intenzioni. La loro alleanza passata e presente con Israele e Stati Uniti era indicativa di tali intenzioni. Ciò non può essere ignorato o trascurato, in quanto è il fondamento occulto su cui costruivano la loro missione. Il piano del Grande Israele è in pieno svolgimento e va fermato prima di compiere ulteriori progressi. Sostenere le pretese all’autonomia dei curdi e l’istituzione di una federazione a spese di altri nella regione è illegale, profondamente illogico e viola i diritti umani per tutte le ragioni discusse qui. E si ricordi anche che uno dei massimi capi dello SIIL era un curdo. Se i curdi vogliono veramente vivere in pace cogli altri, devono porre fine al revisionismo storico cui partecipano incessantemente; devono rinunciare alle alleanze che minacciano la stabilità dei Paesi in cui risiedono; e devono collaborare coi fratelli che condividono la stessa terra. Solo allora i curdi avranno veramente amici oltre le montagne. Traduzione di Alessandro Lattanzio A LEZIONE DALLA STORIA!Credo sia essenziale imparare da quel passato che ci ha dato soddisfazione da quelle scelte che ci hanno consentito di avere risultati positivi.Porto un esempio che ho vissuto. Se nella Resistenza noi avessimo detto o apertamente criticato i monarchici i cattolici i borghesi la cui scelta a ben diritto poteva sembrarci a dir poco strana la Resistenza non sarebbe stata vittoriosa. La mania di puntualizzare con meticolosità non vedendo il punto essenziale della lotta ha portato ad esempio la sinistra a sgretolarsi in mille pezzetti più dannosi che utili. Continuare a dire: ma prima vi offendevate e oggi siete insieme vuol dire non aver capito nulla della politica ossia "dell'arte del possibile". Oggi più apertamente del solito un fascismo senza divisa ma altrettanto criminale vigente in Turchia sta facendo una guerra che è un eccidio di massa senza le solite motivazioni ipocrite di "esporto della democrazia". Oggi questa guerra è oltretutto di una impudenza senza limiti. E l'Europa esita tace perché non ha mai osato rendersi continente autonomo ma sempre sotto controllo USA che opera per lo sfacelo europeo. La sporca guerra turca e stata spinta da un tradimento USA nei confronti dei Curdi popolo civile coraggioso ove vige parità tra uomo e donna. Spero che qualcuno della solita sinistra non intenda rinfacciare ai Curdi di aver lottato contro l'ISIS perché questo sarebbe uno sporco regalo ai Turchi camuffato da presunta lealtà nella verità. Le contingenze, insegna la storia, non possono essere vittime di pensieri maniacali! Miriam Pellegrini Ferri.Sveglia!Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it La vergognosa risoluzione approvata dalla maggioranza del Parlamento europeo sulla seconda guerra mondiale (19.9.19), non è solo grave per il tentativo di riscrivere e falsificare la storia. È grave per ciò che rappresenta per il presente e il futuro. Solo otto giorni dopo, il ministro della Difesa della Lettonia, paese dell'Unione Europea, ha parlato durante una cerimonia commemorativa dei legionari lettoni che hanno combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale nei ranghi delle SS - il braccio militare del partito nazista responsabile di molti dei suoi peggiori crimini, compresi i massacri come quelli di Pripyat, Oradour, Marzabotto, Fosse Ardeatine. La rivista inglese New Statesman definisce la Waffen-SS "la più grande macchina per uccidere ebrei della storia del mondo" (16.3.12). Nel suo discorso, il ministro Pabriks ha chiesto “onoriamo i legionari caduti e non permettiamo che nessuno disprezzi la loro memoria! I legionari lettoni sono l'orgoglio del popolo e dello Stato lettoni ”(notizia apparsa il 27.9.19 sulla pagina ufficiale del Ministero della Difesa). In Lettonia, quasi tutta la popolazione ebraica fu sterminata e "le unità ausiliarie di abitanti del posto furono responsabili di molti degli omicidi" ("Hitler's Empire" dello storico inglese Mazower). Molti lettoni hanno rifiutato il collaborazionismo e hanno persino combattuto con le armi in mano. Ma il ministro è orgoglioso di coloro che hanno combattuto contro l'URSS integrati nelle SS. Non ci sono notizie che i deputati che hanno votato a favore della risoluzione (del Portogallo, tutti provenienti da PSD, CDS, PAN e - con un'astensione – quella del Partito Socialista) si siano indignati per le parole del Ministro. La riabilitazione della peggiore feccia fascista non è una novità. I veterani lettoni delle legioni Waffen-SS e i loro ammiratori sfilano ogni anno dal 1998 per le strade della capitale Riga, esattamente come succede nel caso di altre repubbliche baltiche dell'UE. I massacri di fascisti ucraini (come quello della Casa dei sindacati di Odessa del 2 maggio 2014) sono stati |
compiuti nella indifferenza complice della comunicazione sociale e del potere nell'UE. L'italiano Tajani, presidente del Parlamento europeo fino alle elezioni dello scorso maggio, ha riferito a una stazione radio (14.3.19) che "fino alle leggi razziali [1938] e alla dichiarazione di guerra [giugno 1940]" Mussolini aveva fatto molte “cose positive per l'Italia”. Ogni anno all'ONU vengono approvate mozioni antinaziste, ma con il voto contrario degli USA contrari e l'astensione dei paesi UE. I familiari di allora di molti degli attuali leader dei paesi orientali erano fascisti, salvati dagli Stati Uniti alla fine della Seconda Guerra Mondiale e fatti rientrare dagli Stati Uniti un quarto di secolo fa.
La crescente riabilitazione del nazi-fascismo va di pari passo con la persecuzione e la messa al bando dei comunisti, le prime e più grandi vittime di questa forma estrema di violenza terroristica del capitalismo, che è il fascismo. La risoluzione del Parlamento Europeo non solo "legittima" il divieto e la persecuzione dei comunisti e dei loro simboli che sono in corso in molti paesi dell'UE da molti anni, ma suggerisce anche di estenderli a tutta l'UE, accompagnandoli con l'indottrinamento dei giovani. Solo quelli che non vogliono vedere non vedono ciò che sta succedendo. Un capitalismo incapace di emergere da una profonda crisi sistemica, e i cui poli storici (USA / Europa) vedono sfuggirgli l'egemonia planetaria a cui si sono abituati, è nuovamente attratto dalla tentazione fascista del secolo scorso. Come sempre, l'anticomunismo attacca la democrazia e apre le porte al fascismo. È urgente svegliarsi. Comunicato della Rete No War sulla sull'invasione turca della SiriaPlaude la decisione della comunità curda siriana di riunirsi agli altri popoli della Siria lottando a fianco dell'esercito nazionale per respingere l'invasione delle truppe turche, invece di continuare a rincorrere l'illusoria "protezione" degli Stati Uniti, la cui stessa presenza in Siria è comunque illegittima. I siriani di tutte le etnie e confessioni -- Arabi, Curdi, Armeni, Assiri, Sunniti, Sciiti, Alawiti, Drusi, Cristiani, Yazidi -- sono convissuti insieme pacificamente e proficuamente da generazioni e potranno farlo in futuro, se lasciati in pace. La sconfitta dell'invasore turco ed il ritiro di tutte le forze straniere e delle formazioni jihadiste e terroriste presenti nel paese è premessa indispensabile per l'apertura di una trattativa per una maggiore autonomia dei curdi-siriani nel quadro di una Siria multietnica, integra, indipendente, laica e socialista. Chiediamo al Governo italiano di adottare tutte le misure necessarie, non solo per porre un embargo totale su tutte le forniture di armi alla Turchia, ma anche per sottoporla se necessario a sanzioni, e - contemporaneamente - chiediamo di annullare le sanzioni alla Siria, che causano enormi sofferenze alla sua popolazione, e riallacciare normali relazioni con il Governo di Damasco." LA NATO DIETRO L'ATTACCO TURCO IN SIRIAItalia (il manifesto, 15 ottobre 2019) — Manlio Dinucci Germania, Francia, Italia e altri paesi, che in veste di membri della Ue condannano la Turchia per l’attacco in Siria, sono insieme alla Turchia membri della Nato, la quale, mentre era già in corso l’attacco, ha ribadito il suo sostegno ad Ankara. Lo ha fatto ufficialmente il segretario generale della Nato Jean Stoltenberg, incontrando l’11 ottobre in Turchia il presidente Erdoğan e il ministro degli esteri Çavuşoğlu. «La Turchia è in prima linea in questa regione molto volatile, nessun altro Alleato ha subito più attacchi terroristici della Turchia, nessun altro è più esposto alla violenza e alla turbolenza proveniente dal Medioriente», ha esordito Stoltenberg, riconoscendo che la Turchia ha «legittime preoccupazioni per la propria sicurezza». Dopo averle diplomaticamente consigliato di «agire con moderazione», Stoltenberg ha sottolineato che la Turchia è «un forte Alleato Nato, importante per la nostra difesa collettiva», e che la Nato è «fortemente impegnata a difendere la sua sicurezza». A tal fine – ha specificato – la Nato ha accresciuto la sua presenza aerea e navale in Turchia e vi ha investito oltre 5 miliardi di dollari in basi e infrastrutture militari. Oltre a queste, vi ha dislocato un importante comando (non ricordato da Stoltenberg): il LandCom, responsabile del coordinamento di tutte le forze terrestri dell’Alleanza Stoltenberg ha evidenziato l’importanza dei «sistemi di difesa missilistica» dispiegati dalla Nato per «proteggere il confine meridionale della Turchia», forniti a rotazione dagli Alleati. A tale proposito il ministro degli esteri Çavuşoğlu ha ringraziato in particolare l’Italia. E’ dal giugno 2016 che l’Italia ha dispiegato nella provincia turca sudorientale di Kahramanmaraş il «sistema di difesa aerea» Samp-T, coprodotto con la Francia. Una unità Samp-T comprende un veicolo di comando e controllo e sei veicoli lanciatori armati ciascuno di otto missili. Situati a ridosso della Siria, essi possono abbattere qualsiasi velivolo all’interno dello spazio aereo siriano. La loro funzione, quindi, è tutt’altro che difensiva. Lo scorso luglio la Camera e il Senato, in base a quanto deciso dalle commissioni estere congiunte, hanno deliberato di estendere fino al 31 dicembre la presenza dell’unità missilistica italiana in Turchia. Stoltenberg ha inoltre informato che sono in corso colloqui tra Italia e Francia, coproduttrici del sistema missilistico Samp-T, e la Turchia che lo vuole acquistare. A questo punto, in base al decreto annunciato dal ministro degli Esteri Di Maio di bloccare l’export di armamenti verso la Turchia, l’Italia dovrebbe ritirare immediatamente il sistema missilistico Samp-T dal territorio turco e impegnarsi a non venderlo alla Turchia. Continua così il tragico teatrino della politica, mentre in Siria continua a scorrere sangue. Coloro che oggi inorridiscono di fronte alle nuove stragi e chiedono di bloccare l’export di armi alla Turchia, sono gli stessi che voltavano la testa dall’altra parte quando lo stesso New York Times pubblicava una dettagliata inchiesta sulla rete Cia attraverso cui arrivavano in Turchia, anche dalla Croazia, fiumi di armi per la guerra coperta in Siria (il manifesto, 27 marzo 2013). Dopo aver demolito la medioriente». e la Libia, la Nato tentava la stessa operazione in Siria. La forza d’urto era costituita da una raccogliticcia armata di gruppi islamici (fino a poco prima bollati da Washington come terroristi) provenienti da Afghanistan, Bosnia, Cecenia, Libia e altri paesi. Essi affluivano nelle province turche di Adana e Hatai, confinante con la Siria, dove la Cia aveva aperto centri di formazione militare. Il comando delle operazioni era a bordo di navi Nato nel porto di Alessandretta. Tutto questo viene cancellato e la Turchia viene presentata dal segretario generale della Nato come l’Alleato «più esposto alla violenza e alla turbolenza proveniente dal Medioriente». |
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