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La VOCE ANNO XXI N°7

marzo 2019

PAGINA 9

Segue da Pag.8: Venezuela Aid Live: Gli artisti dell'Impero

In realtà, se la situazione non fosse grave, poiché è in gioco la possibilità di un intervento militare statunitense, tutto ciò che sta accadendo sembra la sceneggiatura di un film di pessima qualità.

Attratti dal succulento pagamento che riceveranno per aver messo la faccia, i soliti sono stati scritturati, quelli che sono orgogliosi di essere gli eterni giullari musicali dell'impero.

Questi sono i loro nomi, noti a tutti, da undici anni cantano, la maggior parte di loro, per Uribe Vélez e per "la paz" (sic).

Al concerto parteciperanno, tra gli altri, il dj svedese Alesso; gli spagnoli Alejandro Sanz e Miguel Bosé; gli statunitensi Jencarlos Canela e Rudy Mancuso; l'argentino Diego Torres; il dominicano Juan Luis Guerra; i messicani Maná, Paulina Rubio e Reik, e il portoricano Luis Fonsi.

Anche i colombiani Camilo Echeverry, Carlos Vives, Orlando "El Cholo" Valderrama, Fonseca, Gusi, Jorge Villamizar, Juanes, Maluma, Santiago Cruz e Silvestre Dangond.

Oltre ai venezuelani Carlos Baute, Chyno Miranda, Danny Ocean, Jorge Glem, José Luis Rodríguez, "el Puma"; Lele Pons, Nacho, Reynaldo Armas, Reymar Perdomo, Ricardo Montaner e il duo Mau e Ricky.

(Traduzione de l'AntiDiplomatico) - Fonte: Resumen Latinoamericano Notizia del: 23/02/2019

Il Venezuela, un caso di scuola
nel terzo millennio


di Geraldina Colotti - Notizia del: 23/02/2019

Il Venezuela comunque farà storia, sia che le condizioni avverse lo sovrastino come vorrebbe l'imperialismo, sia che riesca a passare per questo imbuto tremendo. Nel primo caso, si innescherebbe una situazione dalle conseguenze incalcolabili, per il continente e non solo. Dalle zone di frontiera, verrebbe innescato quel processo di balcanizzazione che rientra tra i principali assi del “caos controllato” voluto dal Pentagono. Il Venezuela sarebbe il nuovo Vietnam degli Stati Uniti. Trump ha già annunciato che, dopo, toccherebbe al Nicaragua, e a seguire Cuba e la Bolivia.

Nel secondo caso, la discesa in campo aperta e sfacciata da parte dell'imperialismo USA e dei suoi satelliti sarà stata la prova maestra per nuove modalità di conflitto a livello globale, per la ridefinizione di un nuovo ordine economico.

Da ora in poi, chiunque riesca a portare alla vittoria un arco di forze veramente alternativo al capitalismo, dovrà assumersi quel livello di conflitto, quel livello di aggressione, dentro e fuori il paese, un livello di pressione continua che approfitterà di ogni spiraglio per incunearsi e creare voragini. Lo si era già visto parzialmente con la Grecia, che aveva abbassato la testa prima, cedendo alle minacce della Troika.

Il Venezuela, invece, non ha intenzione di inginocchiarsi e, se riesce a farcela, manterrà una speranza aperta per chi ci voglia riprovare: “Siamo nell'epicentro geopolitico come 200 anni fa”, ha detto con ragione il ministro degli Esteri, Jorge Arreaza. Comunque sia, il Venezuela sarà un caso di scuola.

Un esempio di quanto abbia fatto esperienza il laboratorio bolivariano nel campo della “diplomazia di pace”, navigando nel campo del nemico con lo spirito del Calibano nero. Un esempio nell'arte di spezzare l'assedio dividendo il nemico, sfruttandone a proprio vantaggio ogni contraddizione.

Un atteggiamento a volte difficile da accettare per chi vorrebbe prendere la scorciatoia. Ma, intanto, a fronte di una soglia critica raggiunta, si è riusciti a incrinare il fronte di chi, anche nell'Unione Europea, proprio non ce l'ha fatta a dare l'appoggio esplicito all'invasione armata, malamente camuffata da “aiuto umanitario”. Gli aiuti arriveranno ma nell'ambito degli scambi che già esistono con gli organismi deputati a farlo, ha detto il governo bolivariano. E' un livello accettabile da cui si può ripartire.

La figura del presidente legittimo, Nicolas Maduro, ha intanto svestito di ogni orpello disneyano il pagliaccio di Trump, Guaidó, lasciandolo alla sua ricerca affannosa di truppe da arruolare a suon di dollari e di menzogne.Vi sono dei momenti – si potrebbe dire - in cui “chi non è con me è contro di me”, ma altri in cui “chi non è contro di me, è con me”. In questo momento, la priorità è quella di respingere il fronte bellicista delle destre più incarognite.

Si può provare a vincere – dice il socialismo bolivariano - senza accettare il terreno imposto dall'avversario, cercando il dialogo ma senza cedere sui principi: sottraendosi ma senza fuggire, si direbbe in questa “pensosissima” Europa, dove su questi temi si scrivono pagine e pagine, senza vederne però i risvolti concreti.

La forza del capitalismo e del suo potere economico, che si basa sullo sfruttamento del lavoro, sta nella sua capacità di presentarsi come astratto e necessario, attraverso la feticizzazione del mercato nel quale vengono codificate le relazioni umane. La grande concentrazione monopolistica dell'informazione rende ardua la possibilità che passi un'altra versione da quella dominante, utile a distinguere gli amici dai nemici e consentirci di scegliere da che parte stare. Il Venezuela bolivariano squarcia quella cortina di fumo.

Invece, in queste “democrazie” in cui il popolo vota ma a decidere è sempre il capitale, dove tutto sembra possibile ma non è per tutti, la scena è occupata dai cosiddetti “uomini forti” allo stile di Trump, che non vogliono buttare all'aria il tavolo, ma solo cambiare le carte, o i giocatori. Non c'è niente di più pericoloso per i loro interessi che l'esistenza concreta di una via alternativa in cui il voto non è un feticcio da “cretinismo parlamentare” , però vale. E non si cambia neanche quando non conferma i gusti delle classi dirigenti.

Nel gennaio del 2018, durante il foro di Davos, l'allora presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni (di centro sinistra), disse chiaramente a Trump: “Il quadro può essere corretto, ma non cambiato”.

Per tenere in piedi la grande menzogna secondo la quale non esistano alternative al capitalismo, si allestisce allora uno scenario globale in grande stile. Con le reti sociali, si attizzano le emozioni piuttosto che la ragione. Si capovolgono i significati. Uno dei posti più poveri della Colombia, come la città di Cucuta, al confine del Venezuela, diventa così il fulcro degli “aiuti umanitari”... da destinare al Venezuela e non alle popolazioni locali. Uno degli stati più criminogeni e narcotrafficanti, come gli Stati Uniti, si trasforma in esportatore di ideali e di democrazia, e mette sotto accusa il governo bolivariano in quanto “corrotto e narco-terrorista”.... Un tizio che nessuno ha eletto pretende di smontare le istituzioni di un paese e azzerarne vent'anni di storia. Un pugno di voraci oligarchi si presenta come liberatore...

Fare del Venezuela e del socialismo la quintessenza della minaccia, serve a far credere che esista ancora una “democrazia” da difendere, seppur con qualche correttivo. Serve a nascondere il fallimento sia della globalizzazione basata su un presunto “capitalismo inclusivo”, sia del modello chiuso e autoritario dei “miliardari arrabbiati”.

Scriveva Marx nel I Libro del Capitale a proposito dell'accumulazione capitalista: “Il Capitale aborre la mancanza di profitto o il profitto molto esiguo, come la natura aborre il vuoto. Quando percepisce un profitto ragionevole, è orgoglioso, al 20% è entusiasta, al 50% è spericolato, al
100% distrugge tutte le leggi umane e al 300% non si ferma davanti a nessun crimine. Se il tumulto e le liti portano profitto, incoraggerà l'uno e le altre”.

Venezuela. Al confine con la Colombia azione terrorista di 3 militari disertori al soldo della destra


Puntuale come un orologio svizzero è arrivato il falso positivo al confine tra Colombia e Venezuela. L’incidente è avvenuto presso il ponte internazionale Simon Bolivar con la complicità del governo della Colombia in combutta con alcuni leader dell’opposizione venezuelana.

Il protettore dello Stato Táchira, Freddy Bernal, ha denunciato che in questo falso positivo avvenuto al confine vede il coinvolgimento del deputato dell'Assemblea Nazionale in stato di oltraggio, José Manuel Olivares.

VIDEO. Un giornalista statunitense visita un ipermercato a Caracas e non trova scaffali vuoti


Il giornalista e documentarista statunitense Max Blumenthal mostra una prospettiva diversa da quella offerta da molti media occidentali in merito alla mancanza di generi alimentari e di prima necessità in Venezuela.

Il giornalista e documentarista statunitense Max Blumenthal ha visitato un ipermercato della catena Excelsior Gama a Caracas per vedere se è vero che in Venezuela non è possibile acquistare cibo e altri prodotti di base.

Mentre il quotidiano The Independent riferisce che in Venezuela gli "scaffali dei negozi di generi alimentari sono vuoti e il cibo diventa sempre più scarso," il giornale The Guardian si rammarica del fatto che i suoi negozi sono "mal forniti", la CNN indica che la mancanza di "prodotti basici", come spazzolini da denti e Bloomberg conclude che i venezuelani "affamati" sono costretti a scegliere tra "la tortura o la fame", questo giornalista mostra una realtà opposta in questo video registrato per il suo progetto The Grayzone.



In questo ipermecato non solo non ci sono segni di carenza, ma è possibile acquistare da una vasta selezione di salumi, formaggi e prodotti caseari - Barumenthal ironizza per la mancanza di yogurt greco - fino alla birra o articoli per l'igiene.

Il giornalista rivela che una grosso sacco di cibo per cani costa 66.000 bolivares - Più di 20 dollari - e l'olio di oliva di importazione 85.000 bolivares del valore di quasi 30 dollari, mentre per quanto riguarda gli alcolici, si trovano champagne, whisky e di ogni altro tipo.
Max Blumenthal conclude che "non c'è nessun problema con la distribuzione o penuria di cibo" e osserva che "il potere d'acquisto dei venezuelani è stato completamente distrutto", perché "la loro moneta è stata indebolita dalla iperinflazione, la speculazione e il flusso di dollari che il governo non può controllare, così come dall'accumulo di elementi capitalistici privati ??che sostengono l'opposizione ".

Commenti:
La loro veglia, non la mia. Se si guarda il cielo invece della croce col cadavere, si scopre come gli antichi (dati di fatto, non leggende) che il 13/12 abbiamo il tramonto più anticipato, e il 6 gennaio l'alba più tarda dell'anno, da cui hanno i cristiani rubato santa lucia e la befana. Il 21 sta in mezzo, con la durata del giorno più breve dell'anno (al nord del pianeta). Appunto, il solstizio d'inverno. Il resto è fiaba, talvolta carina ma più spesso oscurantista e deprimente. Per quanto riguarda il mitra, serve ad altro. (qua la cucciola mentre scrivo se la ride)
Jure

Semmai era la veglia della nascita di Mitra, dal quale i “padri della Chiesa” hanno copiato un sacco, compresi la vergine e il bambinello per poi trarne , appunto, “il peggiore monoteismo della Storia”, a parte il fatto che tutti i monoteismi, dopo la ricchezza democratica del politeismo, ci hanno lasciato dogmi, pensieri unici, e fiamme eterne.
Nel nome di Apollo, dio della luce. Che illumini la via della figliola che quella del papà è tenebrosa.... Arrabbiato
Fulvio (calmo mai!)

Amen. E peste ai venduti.
Sembra sia la serata delle provocazioni. Che accada alla veglia della nascita del povero cristo ribelle piazzato a parafulmine del peggior monoteismo esistente per noi senzadio è un insulto. Cui personalmente non abbocco. Fulvio stiamo calmi che non ne vale la pena. E buona festa, che oggi mi godo in compagnia di mia figlia adolescente che invece di stare allo smartphone snobba i coetanei tululù e viene a trovarmi per una bella chiacchierata.
Jurcek

Così imparano a vendersi ai primi delinquenti di passaggio e a fare pulizia etnica nel paese che li aveva ospitati e protetti (compreso Ocalan) per decine di anni. Mercenari.
Fulvio


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