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La VOCE 1905

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La VOCE ANNO XXI N°9

maggio 2019

PAGINA D         - 36

i 70 anni della nato: quale bilancio storico? uscire dal sistema di guerra, ora. alcune immagini del convegno internazionale “i 70 anni della nato: quale bilancio storico? uscire dal sistema di guerra, ora”, svoltosi a firenze il 7 aprile 2019. contro-celebrazione a firenze del 70° della nato. comitato promotore della campagna #no guerra #no nato. italia . - la nato nasce dalla bomba. - jugoslavia: la guerra fondante della nuova nato. - l’espansione della nato ad est verso la russia . - usa e nato attaccano e invadono l’afghanistan e l’iraq. - la nato demolisce lo stato libico. - la guerra usa/nato per demolire la siria . - la regia usa/nato nel colpo di stato in ucraina. - la portaerei italia sul fronte di guerra. - usa e nato bocciano il trattato onu e schierano in europa nuove armi nucleari. - usa e nato affossano il trattato inf . - l’impero americano d’occidente gioca la carta della guerra. - per uscire dal sistema di guerra uscire dalla nato . di manlio dinucci . il 70° anniversario della nato è stato celebrato dai 29 ministri degli esteri riuniti non nel quartier generale della nato a bruxelles, ma in quello del dipartimento di stato a washington. maestro di cerimonie il segretario generale della nato jens stoltenberg, che si è limitato ad annunciare il discorso di apertura pronunciato dal segretario di stato michael pompeo. la nato – spiega il dipartimento di stato – è importante perché, «grazie ad essa, gli stati uniti possono meglio affrontare, militarmente e politicamente, le minacce globali ai loro interessi: la nato rimane fondamentale per le operazioni militari usa nella regione transatlantica (cioè in europa) e in altre regioni strategicamente critiche, come il medio oriente e l’asia meridionale». è quindi lo stesso dipartimento di stato a dirci chiaramente che la nato è uno strumento degli stati uniti. nessuna reazione politica in italia. l’unica risposta è venuta dal convegno che, promosso dal comitato no guerra no nato e da global research, centro di ricerca diretto da michel chossudovsky, ha riunito al cinema-teatro odeon di firenze il 7 aprile circa 600 partecipanti. le conclusioni sono esposte nella «dichiarazione di firenze», riportata qui di seguito: «il rischio di una grande guerra che, con l’uso delle armi nucleari potrebbe segnare la fine dell’umanità, è reale e sta aumentando, anche se non è percepito dall’opinione pubblica tenuta all’oscuro dell’incombente pericolo. è di vitale importanza il massimo impegno per uscire dal sistema di guerra. ciò pone la questione dell’appartenenza dell’italia e di altri paesi europei alla nato. la nato non è una alleanza. è una organizzazione sotto comando del pentagono, il cui scopo è il controllo militare dell’europa occidentale e orientale. le basi usa nei paesi membri della nato servono a occupare tali paesi, mantenendovi una presenza militare permanente che permette a washington di influenzare e controllare la loro politica e impedire reali scelte democratiche. la nato è una macchina da guerra che opera per gli interessi degli stati uniti, con la complicità dei maggiori gruppi europei di potere, macchiandosi di crimini contro l’umanità. la guerra di aggressione condotta dalla nato nel 1999 contro la jugoslavia ha aperto la via alla globalizzazione degli interventi militari, con le guerre contro l’afghanistan, la libia, la siria e altri paesi, in completa violazione del diritto internazionale. tali guerre vengono finanziate dai paesi membri, i cui bilanci militari sono in continua crescita a scapito delle spese sociali, per sostenere colossali programmi militari come quello nucleare statunitense da 1.200 miliardi di dollari. gli usa, violando il trattato di non-proliferazione, schierano armi nucleari in 5 stati non-nucleari della nato, con la falsa motivazione della «minaccia russa». mettono in tal modo in gioco la sicurezza dell’europa. per uscire dal sistema di guerra che ci danneggia sempre più e ci espone al pericolo imminente di una grande guerra, si deve uscire dalla nato, affermando il diritto di essere stati sovrani e neutrali. è possibile in tal modo contribuire allo smantellamento della nato e di ogni altra alleanza militare, alla riconfigurazione degli assetti dell’intera regione europea, alla formazione di un.
mondo multipolare in cui si realizzino le aspirazioni dei popoli alla libertà e alla giustizia sociale. proponiamo la creazione di un fronte internazionale nato exit in tutti i paesi europei della nato, costruendo una rete organizzativa a livello di base capace di sostenere la durissima lotta per conseguire tale obiettivo vitale per il nostro futuro». (il manifesto, 9 aprile 2019) . difesa della razza o del futuro? 24.04.2019 - luca cellini. la difesa della razza, rivista italiana fascista del 1938 (foto di luca cellini). tempi. tempi strani, tempi in cui si fa un gran parlare del fascismo, si riscrivono libri sulla storia, sul fatto che “in fondo il fascismo ha fatto anche cose buone”, son tempi in cui si tenta in ogni modo di compiere un’abile manovra di revisione storica, per dipingere il fascismo come portatore di istanze positive per il popolo, di avanzamento sociale e di messa in opera di valori come giustizia, ordine, onestà morale, disciplina etc. negli studi storici, da tempo è presente una interpretazione che vorrebbe leggere positivamente l’operato del fascismo almeno fino alle leggi razziali del 1938, sostenendo il mito di un mussolini “buono” tradito dalla relazione con il vero “cattivo”, adolf hitler. un punto di vista che si sposa perfettamente con l’autorappresentazione dominante degli “italiani brava gente”, vero e proprio mito fondativo nazionale che abbiamo bisogno di raccontarci, anche per non confrontarci con le pagine più violente della nostra storia. non è infatti un caso che i crimini coloniali italiani siano assenti dalla riflessione pubblica (siamo buoni no? quindi dobbiamo dimenticarci i gas usati contro gli etiopi per ordine di quell’esempio di italianità del generale badoglio, dobbiamo dimenticarci le bambine di 12 anni che venivano stuprate dai soldati italiani in libia, dobbiamo scordarci delle legge razziali, delle torture perpetrate a migliaia di oppositori, le fucilazioni, la collaborazione alla deportazione, le stragi operate nei villaggi dagli squadroni della morte della decima mas, ci dobbiamo anche scordare lo stragismo e le evidenti connivenze tra apparati deviati dello stato e formazioni di stampo fascista che mettevano le bombe nelle piazze e sui treni a partire dagli anni 70’ insomma, per mantenere la nostra immagine di “italiani brava gente pare che ci si debba scordare di un sacco di cose. storia. cerchiamo di ripercorrere cosa hanno significato venti anni della nostra storia sotto il fascismo. storicamente il termine fascismo deriva dai “fasci” (in latino fascis) di combattimento fondati nel 1919 da benito mussolini, il riferimento era ai fasci usati dagli antichi littori come simbolo del potere. l’ascia presente nel fascio simboleggiava il supremo potere di vita o di morte, mentre le verghe erano simbolo della potestà sanzionatoria, e materialmente usate dai littori per infliggere la pena della fustigazione. già dall’etimologia, si possono comprendere facilmente molte di quelle che sono le caratteristiche e i metodi che stanno alla base del fascismo: il culto del grande impero romano, ma attenzione non tanto per l’avanzamento culturale, legislativo, architettonico, organizzativo e politico che aveva raggiunto rifacendosi a molti principi e della cultura greca ellenistica, bensì per la propensione colonialista dell’impero romano, per le modalità dell’uso organizzato della forza, il culto della giovinezza, il culto della nazione che domina le altre, il culto della violenza e il “principio mistico del capo”, che prevede una concezione gerarchica e piramidale del mondo che esalta l’obbedienza, cieca, irrazionale e totale. il fascismo, sul piano ideologico, è populista, fermo fautore della proprietà privata intoccabile pena persino la morte, della divisione della società in precise classi organizzate in strettissimo modo subalterno e fortemente controllate, è antiborghese, antidemocratico fortemente ostile alle istituzioni liberali e parlamentari e a ogni forma di confronto che metta in dubbio questa visione, a tal punto da espellere, confinare, punire severamente con anche la morte chiunque dissenta o proponga punti di vista differenti o divergenti. sul piano politico, fu un regime di carattere totalitario che fondò il proprio potere sull’uso sistematico della violenza e della repressione, in specie tramite un costante richiamo all’odio, al disprezzo e alla denigrazione, alla sopraffazione verso i partiti e i movimenti antifascisti o antinazionali, comunisti, socialisti, neutralisti, bolscevichi, liberali, pacifisti, repubblicani, democratici, popolari, di differente natura, tendente all’omologazione per generi che prevedono solo l’uomo come genere dominante e la donna come genere subalterno, nessun spazio per tendenze sessuali di altro genere che non quelle etero, con l’idea guida che vi possa essere solo una razza forte, scelta dal volere divino, e che domini su tutte le altre con ogni sistema possibile. il ventennio. nel ventennio, il partito nazionale fascista era l’unico partito ammesso; il capo del governo doveva rispondere del proprio operato solo al re e non più al parlamento; qualsiasi forma associativa di cittadini doveva essere sottoposta al controllo ferreo della polizia; gli unici sindacati riconosciuti erano quelli fascisti, gli scioperi proibiti, le autorità di nomina governativa sostituivano le amministrazioni comunali e provinciali elettive, che venivano quindi abolite, i sindaci furono sostituiti dai prefetti a cui a livello locale fu dato molto potere, fu instaurato il confino per gli antifascisti e reintrodotta la pena di morte per punire coloro che attentassero all’ordine costituito secondo vari reati classificati come contro reati contro lo stato. sotto il regime mussoliniano, tutta la stampa fu sottoposta al controllo del governo e veniva sistematicamente censurata qualora riportasse contenuti anti-nazionalistici o di qualsiasi critica verso il governo; fu instaurato infatti un controllo sistematico della comunicazione e, in particolare, della libertà di espressione, di pensiero, di parola, di stampa; venivano inoltre represse la libertà di associazione, di assemblea e di religione. il regime mostrò grande interesse anche per le tecniche di formazione e manipolazione del consenso: oltre la stampa, scuola, università, cinema, organizzazioni sportive e dopolavoristiche vennero integralmente “fascistizzate” decisiva fu, in questo senso, la politica religiosa, culminata con la stipula dei patti lateranensi nel 1929. la razza. nel 1938 il fascismo approvò le leggi razziali (che perseguitavano ebrei, rom, e anche gli omosessuali) e persino identificavano nei popoli italiani meridionali una specie di popolo “sub-italiano” frutto di anni di dominazione straniera e quindi che aveva perso il carattere originario italico e per questo considerati inferiori. le leggi razziali non furono solo il segno della subalternità italiana nei confronti del nazismo, ma anche l’apice dell’espressione della cultura antidemocratica e anti-egualitaria di tutta l’ideologia fascista, il motto era “la difesa della razza!” poi seguirono la guerra e le persecuzioni: milioni di morti sotto i bombardamenti, la polizia politica che torturava nei peggio modi i prigionieri, i partigiani di tutte le formazioni politiche, seguirono la collaborazione strettissima con il nazismo che prevedeva la deportazione di migliaia di ebrei, di zingari, di omosessuali, di prigionieri politici dentro i campi di concentramento, il tradimento di tutti i militari italiani che furono abbandonati a sé stessi dopo l’8 settembre e per di più non furono nemmeno avvisati dell’armistizio e perciò facile prede lasciati di fatto in mano alle truppe tedesche che deportarono in massa tutti i militari italiani che si rifiutarono di collaborare con il nazifascismo, seguì poi, la devastazione, l’orrore, l’annichilimento della natura umana. la costituzione. la nostra costituzione, scritta e votata all’indomani della fine della guerra e della caduta del fascismo, è il frutto di un importante compromesso, politico e culturale. un “compromesso” che nasceva dall’esigenza di scongiurare il ripetersi degli errori (e degli orrori) appena commessi, e di inaugurare l’ingresso dell’italia in una nuova era, fatta di libertà, eguaglianza, giustizia e democrazia. l’art. 21 infatti, di questo grande progetto, chiamato “costituzione italiana” sancisce chiaramente la libertà di pensiero, di espressione, di stampa, una libertà che ultimamente e a sproposito vengono invocate a tutela del diritto di rivendicare la propria fede e appartenenza all’ideologia fascista, o comunque, a una cultura che ne ricalca peculiarità e caratteristiche. ..segue ./.

I 70 ANNI DELLA NATO: QUALE BILANCIO STORICO? USCIRE DAL SISTEMA DI GUERRA, ORA


Alcune immagini del Convegno internazionale “I 70 anni della NATO: quale bilancio storico? Uscire dal sistema di guerra, ora”, svoltosi a Firenze il 7 aprile 2019.

CONTRO-CELEBRAZIONE A FIRENZE DEL 70° DELLA NATO

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia





- La NATO nasce dalla Bomba
- Jugoslavia: la guerra fondante della nuova NATO
- L’espansione della NATO ad Est verso la Russia
- USA e NATO attaccano e invadono l’Afghanistan e l’Iraq
- La NATO demolisce lo Stato libico
- La guerra USA/NATO per demolire la Siria
- La regia USA/NATO nel colpo di stato in Ucraina
- La portaerei Italia sul fronte di guerra
- USA E NATO bocciano il Trattato ONU e schierano in Europa nuove armi nucleari
- USA e NATO affossano il Trattato INF
- L’Impero Americano d’Occidente gioca la carta della guerra
- Per uscire dal sistema di guerra uscire dalla NATO

di Manlio Dinucci

Il 70° anniversario della Nato è stato celebrato dai 29 ministri degli Esteri riuniti non nel quartier generale della Nato a Bruxelles, ma in quello del Dipartimento di Stato a Washington.

Maestro di cerimonie il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che si è limitato ad annunciare il discorso di apertura pronunciato dal segretario di Stato Michael Pompeo.

La Nato – spiega il Dipartimento di Stato – è importante perché, «grazie ad essa, gli Stati uniti possono meglio affrontare, militarmente e politicamente, le minacce globali ai loro interessi: la Nato rimane fondamentale per le operazioni militari Usa nella regione transatlantica (cioè in Europa) e in altre regioni strategicamente critiche, come il Medio Oriente e l’Asia Meridionale».

È quindi lo stesso Dipartimento di Stato a dirci chiaramente che la Nato è uno strumento degli Stati uniti. Nessuna reazione politica in Italia. L’unica risposta è venuta dal Convegno che, promosso dal Comitato No Guerra No Nato e da Global Research, centro di ricerca diretto da Michel Chossudovsky, ha riunito al cinema-teatro Odeon di Firenze il 7 aprile circa 600 partecipanti.

Le conclusioni sono esposte nella «Dichiarazione di Firenze», riportata qui di seguito:

«Il rischio di una grande guerra che, con l’uso delle armi nucleari potrebbe segnare la fine dell’Umanità, è reale e sta aumentando, anche se non è percepito dall’opinione pubblica tenuta all’oscuro dell’incombente pericolo.

È di vitale importanza il massimo impegno per uscire dal sistema di guerra. Ciò pone la questione dell’appartenenza dell’Italia e di altri paesi europei alla Nato.

La Nato non è una alleanza. È una organizzazione sotto comando del Pentagono, il cui scopo è il controllo militare dell’Europa Occidentale e Orientale.

Le basi Usa nei paesi membri della Nato servono a occupare tali paesi, mantenendovi una presenza militare permanente che permette a Washington di influenzare e controllare la loro politica e impedire reali scelte democratiche.

La Nato è una macchina da guerra che opera per gli interessi degli Stati uniti, con la complicità dei maggiori gruppi europei di potere, macchiandosi di crimini contro l’umanità.

La guerra di aggressione condotta dalla Nato nel 1999 contro la Jugoslavia ha aperto la via alla globalizzazione degli interventi militari, con le guerre contro l’Afghanistan, la Libia, la Siria e altri paesi, in completa violazione del diritto internazionale.

Tali guerre vengono finanziate dai paesi membri, i cui bilanci militari sono in continua crescita a scapito delle spese sociali, per sostenere colossali programmi militari come quello nucleare statunitense da 1.200 miliardi di dollari.

Gli Usa, violando il Trattato di non-proliferazione, schierano armi nucleari in 5 Stati non-nucleari della Nato, con la falsa motivazione della «minaccia russa». Mettono in tal modo in gioco la sicurezza dell’Europa.

Per uscire dal sistema di guerra che ci danneggia sempre più e ci espone al pericolo imminente di una grande guerra, si deve uscire dalla Nato, affermando il diritto di essere Stati sovrani e neutrali.

È possibile in tal modo contribuire allo smantellamento della Nato e di ogni altra alleanza militare, alla riconfigurazione degli assetti dell’intera regione europea, alla formazione di un
mondo multipolare in cui si realizzino le aspirazioni dei popoli alla libertà e alla giustizia sociale.

Proponiamo la creazione di un fronte internazionale NATO EXIT in tutti i paesi europei della Nato, costruendo una rete organizzativa a livello di base capace di sostenere la durissima lotta per conseguire tale obiettivo vitale per il nostro futuro».

(il manifesto, 9 aprile 2019)

Difesa della razza o del futuro?

24.04.2019 - Luca Cellini

La difesa della razza, rivista italiana fascista del 1938 (Foto di Luca Cellini)

TEMPI
Tempi strani, tempi in cui si fa un gran parlare del fascismo, si riscrivono libri sulla storia, sul fatto che “in fondo il fascismo ha fatto anche cose buone”, son tempi in cui si tenta in ogni modo di compiere un’abile manovra di revisione storica, per dipingere il fascismo come portatore di istanze positive per il popolo, di avanzamento sociale e di messa in opera di valori come giustizia, ordine, onestà morale, disciplina etc.
Negli studi storici, da tempo è presente una interpretazione che vorrebbe leggere positivamente l’operato del fascismo almeno fino alle leggi razziali del 1938, sostenendo il mito di un Mussolini “buono” tradito dalla relazione con il vero “cattivo”, Adolf Hitler. Un punto di vista che si sposa perfettamente con l’autorappresentazione dominante degli “italiani brava gente”, vero e proprio mito fondativo nazionale che abbiamo bisogno di raccontarci, anche per non confrontarci con le pagine più violente della nostra storia. Non è infatti un caso che i crimini coloniali italiani siano assenti dalla riflessione pubblica (siamo buoni no? Quindi dobbiamo dimenticarci i gas usati contro gli Etiopi per ordine di quell’esempio di italianità del generale Badoglio, dobbiamo dimenticarci le bambine di 12 anni che venivano stuprate dai soldati italiani in Libia, dobbiamo scordarci delle legge razziali, delle torture perpetrate a migliaia di oppositori, le fucilazioni, la collaborazione alla deportazione, le stragi operate nei villaggi dagli squadroni della morte della decima mas, ci dobbiamo anche scordare lo stragismo e le evidenti connivenze tra apparati deviati dello Stato e formazioni di stampo fascista che mettevano le bombe nelle piazze e sui treni a partire dagli anni 70’ insomma, per mantenere la nostra immagine di “italiani brava gente pare che ci si debba scordare di un sacco di cose.

STORIA
Cerchiamo di ripercorrere cosa hanno significato venti anni della nostra storia sotto il fascismo. Storicamente il termine fascismo deriva dai “fasci” (in latino fascis) di combattimento fondati nel 1919 da Benito Mussolini, Il riferimento era ai fasci usati dagli antichi littori come simbolo del potere. L’ascia presente nel fascio simboleggiava il supremo potere di vita o di morte, mentre le verghe erano simbolo della potestà sanzionatoria, e materialmente usate dai littori per infliggere la pena della fustigazione.

Già dall’etimologia, si possono comprendere facilmente molte di quelle che sono le caratteristiche e i metodi che stanno alla base del fascismo: il culto del grande impero Romano, ma attenzione non tanto per l’avanzamento culturale, legislativo, architettonico, organizzativo e politico che aveva raggiunto rifacendosi a molti principi e della cultura greca ellenistica, bensì per la propensione colonialista dell’impero romano, per le modalità dell’uso organizzato della forza, il culto della giovinezza, il culto della nazione che domina le altre, il culto della violenza e il “principio mistico del capo”, che prevede una concezione gerarchica e piramidale del mondo che esalta l’obbedienza, cieca, irrazionale e totale.

Il fascismo, sul piano ideologico, è populista, fermo fautore della proprietà privata intoccabile pena persino la morte, della divisione della società in precise classi organizzate in strettissimo modo subalterno e fortemente controllate, è antiborghese, antidemocratico fortemente ostile alle istituzioni liberali e parlamentari e a ogni forma di confronto che metta in dubbio questa visione, a tal punto da espellere, confinare, punire severamente con anche la morte chiunque dissenta o proponga punti di vista differenti o divergenti.
Sul piano politico, fu un regime di carattere totalitario che fondò il proprio potere sull’uso sistematico della violenza e della repressione, in specie tramite un costante richiamo all’odio, al disprezzo e alla denigrazione, alla sopraffazione verso i partiti e i movimenti antifascisti o antinazionali, comunisti, socialisti, neutralisti, bolscevichi, liberali, pacifisti, repubblicani, democratici, popolari, di differente natura, tendente all’omologazione per generi che prevedono solo l’uomo come genere dominante e la donna come genere subalterno, nessun spazio per tendenze sessuali di altro genere che non quelle etero, con l’idea guida che vi possa essere solo una razza forte, scelta dal volere divino, e che domini su tutte le altre con ogni sistema possibile.

IL VENTENNIO
Nel ventennio, il partito nazionale fascista era l’unico partito ammesso; il capo del governo doveva rispondere del proprio operato solo al re e non più al Parlamento; qualsiasi forma associativa di cittadini doveva essere sottoposta al controllo ferreo della polizia; gli unici sindacati riconosciuti erano quelli fascisti, gli scioperi proibiti, le autorità di nomina governativa sostituivano le amministrazioni comunali e provinciali elettive, che venivano quindi abolite, i sindaci furono sostituiti dai prefetti a cui a livello locale fu dato molto potere, fu instaurato il confino per gli antifascisti e reintrodotta la pena di morte per punire coloro che attentassero all’ordine costituito secondo vari reati classificati come contro reati contro lo Stato.

Sotto il regime mussoliniano, tutta la stampa fu sottoposta al controllo del governo e veniva sistematicamente censurata qualora riportasse contenuti anti-nazionalistici o di qualsiasi critica verso il governo; fu instaurato infatti un controllo sistematico della comunicazione e, in particolare, della libertà di espressione, di pensiero, di parola, di stampa; venivano inoltre represse la libertà di associazione, di assemblea e di religione.

Il regime mostrò grande interesse anche per le tecniche di formazione e manipolazione del consenso: oltre la stampa, scuola, università, cinema, organizzazioni sportive e dopolavoristiche vennero integralmente “fascistizzate” decisiva fu, in questo senso, la politica religiosa, culminata con la stipula dei patti lateranensi nel 1929.

LA RAZZA
Nel 1938 il fascismo approvò le leggi razziali (che perseguitavano ebrei, rom, e anche gli omosessuali) e persino identificavano nei popoli italiani meridionali una specie di popolo “sub-italiano” frutto di anni di dominazione straniera e quindi che aveva perso il carattere originario italico e per questo considerati inferiori. Le leggi razziali non furono solo il segno della subalternità italiana nei confronti del nazismo, ma anche l’apice dell’espressione della cultura antidemocratica e anti-egualitaria di tutta l’ideologia fascista, il motto era “La difesa della Razza!”

Poi seguirono la guerra e le persecuzioni: milioni di morti sotto i bombardamenti, la polizia politica che torturava nei peggio modi i prigionieri, i partigiani di tutte le formazioni politiche, seguirono la collaborazione strettissima con il nazismo che prevedeva la deportazione di migliaia di ebrei, di zingari, di omosessuali, di prigionieri politici dentro i campi di concentramento, il tradimento di tutti i militari italiani che furono abbandonati a sé stessi dopo l’8 settembre e per di più non furono nemmeno avvisati dell’armistizio e perciò facile prede lasciati di fatto in mano alle truppe tedesche che deportarono in massa tutti i militari italiani che si rifiutarono di collaborare con il Nazifascismo, seguì poi, la devastazione, l’orrore, l’annichilimento della natura umana.

LA COSTITUZIONE
La nostra Costituzione, scritta e votata all’indomani della fine della guerra e della caduta del fascismo, è il frutto di un importante compromesso, politico e culturale. Un “compromesso” che nasceva dall’esigenza di scongiurare il ripetersi degli errori (e degli orrori) appena commessi, e di inaugurare l’ingresso dell’Italia in una nuova era, fatta di Libertà, Eguaglianza, Giustizia e Democrazia.
L’art. 21 infatti, di questo grande progetto, chiamato “Costituzione Italiana” sancisce chiaramente la libertà di pensiero, di espressione, di stampa, una libertà che ultimamente e a sproposito vengono invocate a tutela del diritto di rivendicare la propria fede e appartenenza all’ideologia fascista, o comunque, a una cultura che ne ricalca peculiarità e caratteristiche.
..segue ./.

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