25 aprile: giorno della liberazione.
due giorni fa le strade di roma, milano ed altre città italiane si sono riempite di cortei partecipati e colorati in corrispondenza della data in cui viene ricordata la liberazione dell’italia dall’oppressione nazi-fascista. accanto alle bandiere italiane erano presenti numerose bandiere di popoli che lottano per la loro liberazione o la difesa della propria indipendenza – come le bandiere della palestina e del venezuela e simboli della ex-jugoslavia – accanto a cartelli inneggianti alla pace e di denuncia delle guerre di aggressione imperialista, e stendardi di partiti, sindacati ed associazioni che, pur tra contraddizioni e seguendo strade diverse, dichiarano di voler salvare quei valori che hanno sostenuto la resistenza antifascista. questi valori – pur con qualche necessario compromesso tra forze socialiste, comuniste, cattoliche, borghesi-progressiste, sono stati in buona parte riportati nella costituzione italiana del 1946, la costituzione più avanzata del mondo capitalista occidentale.
oggi, partiti una volta definiti di “destra”, come la lega o forza italia, hanno scelto di non attaccare la giornata del 25 aprile, la cui organizzazione spetta essenzialmente all’associazione nazionale dei partigiani italiani, eredi di coloro che lottarono in armi contro i nazi-fascisti, ma di cercare in un certo senso di esorcizzarla e di renderla innocua, affermando che questa giornata è di tutti, comprese quelle forze che in passato si erano ispirate ad ideologie di “destra”. tra le varie dichiarazioni in questo senso di esponenti della destra, ho preferito citare le dichiarazioni rese alla radio nazionale da una brava ex-cantante di cui apprezzavo in passato il talento – ornella vanoni – che ha sottolineato (polemicamente) che alla resistenza hanno partecipato non solo i comunisti e altre forze di “sinistra”, ma anche i monarchici e altri simili “patrioti” (che – ricordiamo - fino a qualche giorno prima del crollo del fascismo nel 1943 erano del fascismo buoni alleati organici). l’ex cantante concludeva poi in modo infelice ricordando che tutto sommato la resistenza non era stata episodio decisivo in quanto di fatto: siamo stati “liberati” dagli americani.
quest’ultima dichiarazione – peraltro spesso ripetuta ossessivamente da tutti gli ambienti e dai media che esaltano la nato e l’alleanza, o meglio il vassallaggio, nei confronti degli stati uniti – suona offensiva nei confronti dei più di 20 milioni di morti sovietici che con il loro sacrificio e con una serie di grandi battaglie (come quelle di mosca, stalingrado e kursk) hanno causato la distruzione dell’80% delle armate naziste, causando la sconfitta ed il tracollo del terzo reich ben prima dello sbarco degli usa in normandia. suona anche offensivo verso il sacrificio di tanti partigiani italiani, jugoslavi, greci, russi. polacchi, e di tanti altri paesi che hanno tenuto impegnate per anni ingenti forze germaniche sottraendole dai fronti di guerra convenzionale. stranamente la vanoni ricordava solo la (rispettabilissima) resistenza francese: forse perché avvenuta in un paese “occidentale” e con una forte componente gollista?
la resistenza italiana e la successiva costituzione sono state ispirate da forze socialiste e comuniste, con il contributo di forze cattolico-progressiste e borghesi-progressiste; ma subito dopo, con le famose elezioni del 18 aprile del 1948 (pesantemente influenzate dai ricatti economici e dalla propaganda statunitense, come succede oggi in venezuela), e poi con l’entrata dell’italia nella nato, si sono isolate le forze più coerentemente antifasciste, e si è cominciato a lavorare alla sterilizzazione ed allo smantellamento progressivo della costituzione. la carta fondamentale prevedeva che l’italia fosse una repubblica fondata sul lavoro; prevedeva la possibilità di nazionalizzazioni e limitazioni della proprietà privata per ragioni di utilità pubblica, ed all’art.11 bandiva la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
il grande miracolo economico italiano e la ricostruzione degli anni ’50 e ’60 è stata resa possibile dalla presenza di un’economia mista, pubblica nei settori fondamentali, ed atta ad assicurare l’interesse di tutti gli italiani ed a garantire un decente livello di salari e diritti ai lavoratori, ma già nella seconda metà degli anni ’70 – grazie anche ai cedimenti sempre più evidenti delle forze cosiddette di “sinistra” – questo sistema, che tanto aveva dato all’italia, ha cominciato ad essere progressivamente smantellato. i colpi definitivi e più duri al sistema misto statale-privatistico (che – ad esempio - sta assicurando in questo momento grandi vantaggi all’economia cinese che è pubblica per l’80%) sono stati dati dalle imposizioni dell’unione europea, il cui principale scopo è quello di assicurare il massimo grado di liberismo capitalistico a tutti gli stati che ne fanno parte, assicurando nel contempo il dominio delle multinazionali e della grande finanza. si è giunti allo scandalo di stravolgere la nostra stessa costituzione immettendovi direttamente le imposizioni della commissione europea, come quella di prevedere all’interno della carta costituzionale il cosiddetto pareggio di bilancio.
contemporaneamente, tradendo la lettera e lo spirito dell’articolo 11, l’italia, prona agli ordini del grande fratello di washington, ha mosso guerra a jugoslavia, libia, somalia, afghanistan; continua a sostenere le sanzioni contro paesi sovrani come la siria, la russia ed il venezuela, che irritano gli usa perché difendono la loro sovranità; continua a fornire armi ai sauditi che massacrano il popolo dello yemen. i giovani e meno giovani che hanno sfilato numerosi il 25 aprile sotto le insegne di associazioni antimperialiste (cito ad esempio quelle con cui sono in più stretto contatto: rete no war, g.a.ma.di., comitato con la palestina nel cuore, lista no nato, fronte palestina, comitato contro la guerra di milano, forum venezuela, ecc. , dovendo trascurare per ragioni di spazio tante altre realtà) hanno riportato la ricorrenza del 25 aprile alla sua giusta dimensione di momento antifascista, antimperialista ed anticapitalista.
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APRILE: GIORNO DELLA LIBERAZIONE
Due
giorni fa le strade di Roma, Milano ed altre città italiane si sono
riempite di cortei partecipati e colorati in corrispondenza della
data in cui viene ricordata la liberazione dell’Italia
dall’oppressione nazi-fascista. Accanto alle bandiere italiane
erano presenti numerose bandiere di popoli che lottano per la loro
liberazione o la difesa della propria indipendenza – come le
bandiere della Palestina e del Venezuela e simboli della
ex-Jugoslavia – accanto a cartelli inneggianti alla pace e di
denuncia delle guerre di aggressione imperialista, e stendardi di
partiti, sindacati ed associazioni che, pur tra contraddizioni e
seguendo strade diverse, dichiarano di voler salvare quei valori che
hanno sostenuto la Resistenza antifascista. Questi valori – pur con
qualche necessario compromesso tra forze socialiste, comuniste,
cattoliche, borghesi-progressiste, sono stati in buona parte
riportati nella Costituzione Italiana del 1946, la Costituzione più
avanzata del mondo capitalista occidentale.
Oggi,
partiti una volta definiti di “destra”, come la Lega o Forza
Italia, hanno scelto di non attaccare la giornata del 25 aprile, la
cui organizzazione spetta essenzialmente all’Associazione Nazionale
dei Partigiani Italiani, eredi di coloro che lottarono in armi contro
i Nazi-fascisti, ma di cercare in un certo senso di esorcizzarla e di
renderla innocua, affermando che questa giornata è di tutti,
comprese quelle forze che in passato si erano ispirate
ad ideologie di “destra”. Tra le varie dichiarazioni in questo
senso di esponenti della destra, ho preferito citare le dichiarazioni
rese alla radio nazionale da una brava ex-cantante di cui apprezzavo
in passato il talento – Ornella Vanoni – che ha sottolineato
(polemicamente) che alla Resistenza hanno partecipato non solo i
comunisti e altre forze di “sinistra”, ma anche i monarchici e
altri simili “patrioti” (che – ricordiamo - fino a qualche
giorno prima del crollo del Fascismo nel 1943 erano del Fascismo
buoni alleati organici). L’ex cantante concludeva poi in modo
infelice ricordando che tutto sommato la Resistenza non era stata
episodio decisivo in quanto di fatto: siamo stati “liberati”
dagli Americani.
Quest’ultima
dichiarazione – peraltro spesso ripetuta ossessivamente da tutti
gli ambienti e dai media che esaltano la NATO e l’alleanza, o
meglio il vassallaggio, nei confronti degli Stati Uniti – suona
offensiva nei confronti dei più di 20 milioni di morti sovietici che
con il loro sacrificio e con una serie di grandi battaglie (come
quelle di Mosca, Stalingrado e Kursk) hanno causato la distruzione
dell’80% delle armate naziste, causando la sconfitta ed il tracollo
del Terzo Reich ben prima dello sbarco degli USA in Normandia. Suona
anche offensivo verso il sacrificio di tanti partigiani italiani,
jugoslavi, greci, russi. polacchi, e di tanti altri paesi che hanno
tenuto impegnate per anni ingenti forze germaniche sottraendole dai
fronti di guerra convenzionale. Stranamente la Vanoni ricordava solo
la (rispettabilissima) resistenza francese: forse perché avvenuta in
un paese “occidentale” e con una forte componente gollista?
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La
Resistenza italiana e la successiva Costituzione sono state ispirate
da forze socialiste e comuniste, con il contributo di forze
cattolico-progressiste e borghesi-progressiste; ma subito dopo, con
le famose elezioni del 18 aprile del 1948 (pesantemente influenzate
dai ricatti economici e dalla propaganda statunitense, come succede
oggi in Venezuela), e poi con l’entrata dell’Italia nella NATO,
si sono isolate le forze più coerentemente antifasciste, e si è
cominciato a lavorare alla sterilizzazione ed allo smantellamento
progressivo della Costituzione. La Carta fondamentale prevedeva che
l’Italia fosse una Repubblica fondata sul lavoro; prevedeva la
possibilità di nazionalizzazioni e limitazioni della proprietà
privata per ragioni di utilità pubblica, ed all’Art.11 bandiva la
guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Il
grande miracolo economico italiano e la ricostruzione degli anni ’50
e ’60 è stata resa possibile dalla presenza di un’economia
mista, pubblica nei settori fondamentali, ed atta ad assicurare
l’interesse di tutti gli Italiani ed a garantire un decente livello
di salari e diritti ai lavoratori, ma
già
nella seconda metà degli anni ’70 – grazie anche ai cedimenti
sempre più evidenti delle forze cosiddette di “sinistra” –
questo sistema, che tanto aveva dato all’Italia, ha cominciato ad
essere progressivamente smantellato. I colpi definitivi e più duri
al sistema misto statale-privatistico (che – ad esempio - sta
assicurando in questo momento grandi vantaggi all’economia cinese
che è pubblica per l’80%) sono stati dati dalle imposizioni
dell’Unione Europea, il cui principale scopo è quello di
assicurare il massimo grado di liberismo capitalistico a tutti gli
Stati
che ne fanno parte, assicurando nel contempo il dominio delle
multinazionali e della grande finanza. Si è giunti allo scandalo di
stravolgere la nostra stessa Costituzione immettendovi direttamente
le imposizioni della Commissione Europea, come quella di prevedere
all’interno della Carta costituzionale il cosiddetto pareggio di
bilancio.
Contemporaneamente,
tradendo la lettera e lo spirito dell’articolo 11, l’Italia,
prona agli ordini del Grande Fratello di Washington, ha mosso guerra
a Jugoslavia, Libia, Somalia, Afghanistan; continua a sostenere le
sanzioni contro paesi sovrani come la Siria, la Russia ed il
Venezuela, che irritano gli USA perché difendono la loro sovranità;
continua a fornire armi ai Sauditi che massacrano il popolo dello
Yemen. I giovani e meno giovani che hanno sfilato numerosi il 25
aprile sotto le insegne di associazioni antimperialiste (cito ad
esempio quelle con cui sono in più stretto contatto: Rete No War,
G.A.MA.DI., Comitato con la Palestina nel Cuore, Lista No NATO,
Fronte Palestina, Comitato contro la Guerra di Milano, Forum
Venezuela, ecc. , dovendo trascurare per ragioni di spazio tante
altre realtà) hanno riportato la ricorrenza del 25 Aprile alla sua
giusta dimensione di momento antifascista, antimperialista ed
anticapitalista.
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