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La VOCE 1906

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La VOCE ANNO XXI N°10

giugno 2019

PAGINA 11

segue da pag.10: ha vinto il pre-fascismo. e non sarà il pd a fermarlo. salvini con il voto di domenica è il mazziere del gioco, il padrone che dà le carte. può decidere se andare subito alle elezioni o se gli convenga ancora l’alleanza con un m5s tappetino, su cui scaricare magari lo scontento per l’inevitabile finanziaria. era tutto scritto. lo avevamo scritto, del resto, perché non era necessario essere nostradamus. il 6 marzo 2018, a risultati appena noti, scrivevamo che un governo con salvini “per il movimento 5 stelle sarebbe investire la vittoria in titoli tossici e preparare l’harakiri. salvini diventerebbe il vero protagonista, per la coerenza con cui vellica l’intero armamentario di pregiudizi, capri espiatori, spurghi emotivi del cittadino malpensante, anche razzista, ma con rosario e crocefisso”. e il 23 aprile insistevamo che “se fosse andato in porto il governo di maio/salvini, con quest’ultimo ministro dell’interno e caccia ai migranti, sarebbe stata la coerenza lepenista del secondo a tenere banco e imprinting del governo presso gli elettori”. l’11 maggio, su “la stampa” definivo “abbastanza abominevole” il nascente governo (“abbastanza” era ironico), e il 1 giugno radicalizzavo il giudizio esaminando uno per uno i ministri leghisti (e più d’uno dei 5s). il 1 gennaio 2019, nel “buon anno” ai lettori scrivevo: “il 2019 sarà peggiore. al governo salvini succederà il governo salvini 2. per elezioni anticipate o per transumanze parlamentari. immediatamente prima o immediatamente dopo le elezioni europee. un governo senza il m5s, con le frantumaglie delle destre berlusconiane e meloniane. oppure, perfino peggio, ancora con il m5s, ridotto da partner subalterno, qual è oggi, a puro zerbino, alibi dove pulirsi gli stivali del prefascismo”. perché ciò che era lapalissiano non lo si è voluto vedere? perché ci si è resi ciechi di fronte al fatto che decenni di spaventosa crescita delle diseguaglianze, di sfrenato liberismo, dove “arricchitevi!” e “guai ai vinti!” sono due facce della stessa politica, avrebbe potuto avere due soli sbocchi: una politica di radicale redistribuzione in direzione egualitaria, attraverso tassazione superprogressiva e politiche di welfare spinto, oppure una politica dei capri espiatori, dei penultimi messi in conflitto con gli ultimi e risarciti con il privilegio di cartapesta delle identità vicarie (“prima gli italiani”, “migranti a casa loro”, “spara a casa tua”). le sinistre hanno smesso di essere i partiti dell’eguaglianza, fino a dimenticare la parola stessa e trovarla fastidiosa e financo sudicia. del resto erano ormai ceto politico, “casta” o “minicaste” autoreferenziali, strutturalmente parte del privilegio. il m5s ha presunto che si potesse essere “oltre” rispetto a destra e sinistra. vero, se con questi termini si intendevano le forze politiche organizzate, tragicamente falso se riferito ai valori culturali e agli interessi materiali. perciò è finito in un magma (un blog!) indistinto, fino all’indifferenza e alla collusione con l’ostilità propria della lega, sui valori di fondo: laicità, diritti civili, eguaglianza delle donne, amore per la scienza e la cultura … perciò il suo prevedibile e previsto harakiri (e mettiamoci l’assurdità della selezione dei loro dirigenti, per reality anziché per lotte e capacità, su cui abbiamo scritto ennesime volte). immaginare che un argine (parlare di alternativa è oltre il ridicolo) all’attuale dominio pre-fascista possa venire dal pd di zingaretti è l’ultima, e forse più pericolosa, illusione. in secondo luogo, rispetto a un anno fa, il pd ha perso 111.545 voti. l’aumento in percentuale è solo perché meno elettori in generale si sono recati alle urne. in primo luogo, il pd è alla radice dei problemi che hanno portato all’attuale catastrofe: il pci aveva gravissimi difetti e tare, da togliatti a berlinguer, ma la metamorfosi pci>pds>ds>pd, per cui una forza di sinistra è diventata una forza della destra perbenista e benpensante (chiamiamoli col loro nome, basta parlare per il pd di sinistra) è la causa prima e cruciale di quanto avvenuto negli ultimi trent’anni. l’argine, la resistenza, l’alternativa, potranno perciò venire solo dalla nascita di una forza coerentemente “giustizia e libertà”. che rispetto alle “sinistre” degli ultimi decenni, però, anche “estreme”, sia libera da ogni tentazione del multiculturalismo e del politically correct (comprese alcune versioni di ideologie femministe reazionarie), che sia antipartitocratica e contro gli attuali establishment, che sia per la scienza. egualitaria, illuminista, laicissima. come possa nascere non è prevedibile, che esista in forma dispersa nel paese è probabilissimo. ma dispersa, appunto, elettoralmente invisibile perché quasi tutta rifugiata nel non voto. a farla nascere potrà essere solo un catalizzatore oggi imponderabile, ma il brodo di coltura in cui si produca il big bang dobbiamo lavorare ad incrementarlo e arricchirlo ogni giorno, ciascuno nella sfera d’azione che riuscirà a crearsi. qualche ipotesi in una riflessione successiva. "e la luce fu" disse konrad krajewski. per i nemici le leggi si applicano ma per gli amici… … si interpretano (diceva giolitti). konrad krajewski ne sa una più del diavolo? l’opinione di bortocal: il cardinale elettricista e il capitone cardinale. il cardinale krajewski, per giunta polacco, si cala in un tombino a roma per ripristinare la luce ad una casa occupata, dove gli inquilini, abusivi, hanno accumulato un debito di 300.000 euro. bravo! del resto è o non è l’elemosiniere del vaticano?
però non avevo capito che le elemosine il Vaticano le fa con i soldi degli altri: non faceva prima a pagare la bolletta come atto di beneficenza? un cardinale che fa l’elettricista, per giunta abusivo… (ma tanto ha l’immunità diplomatica, dicono…: quando viene in Italia è in missione all’estero…). . . . ma poi non dovevano arrivare la pensione o il reddito di cittadinanza per pagarsi almeno la corrente elettrica? non era finita la povertà in Italia? ma ci sono 300.000 euro di bollette arretrate da pagare per 170 famiglie, fanno 2.000 euro a testa, più o meno; chi li ha? eppure sarebbe semplice: pagamento in 80 anni e senza interessi, come per i 49 milioni rubati dalla Lega (chissà dove erano i 5Stelle allora; ma non c’era campagna elettorale…). sarebbero 25 euro l’anno per famiglia, due euro al mese: dai che ce la fate a pagare anche voi. se ce la fa Salvini, che ne deve versare 600.000 l’anno. testo alternativo naturalmente non poteva mancare il commento suo, quello del nostro fantomatico ministro dell’Interno: fantomatico nel senso che fa tutto tranne che il ministro capo della polizia: “L’elemosiniere attacca la luce agli abusivi? Ma allora tutti gli italiani che pagano bollette, mutui, stanno in case popolari, sono fessi?” ..intanto gli amici (di Salvini) di Casapound occupano un palazzone a Roma e pare che debbano 330.000 euro al fornitore di energia elettrica (da qui)- Tutte le occupazioni sono cattive, ma certe occupazioni molto meno, quasi buone. Ndr. ANCORA UNA VOLTA, SE CE NE FOSSE BISOGNO, SI EVIDENZIA CHE LA CURIA DI ROMA COMMETTE DELITTI PIUTTOSTO CHE SBORSARE UNA SOLA LIRA DI TASCA PROPRIA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E LA MINISTRA DELLA DIFESA Al VARO DELLA NAVE TRIESTE L’arte della guerra - (il manifesto, 28 maggio 2019) La nave d’assalto dei nuovi crociati Manlio Dinucci Alla presenza del Capo della Stato Sergio Mattarella. del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, del ministro dello sviluppo economico Luigi di Maio, e delle massime autorità militari, è stata varata il 25 maggio nei Cantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) la nave Trieste, costruita da Fincantieri. È una unità anfibia multiruolo e multifunzione della Marina militare italiana, definita dalla Trenta «perfetta sintesi della capacità di innovazione tecnologica del Paese». Lunga 214 metri e con una velocità di 25 nodi (46 km/h), ha un ponte di volo lungo 230 metri per il decollo di elicotteri, caccia F-35B a decollo corto e atterraggio verticale e convertiplani V-22 Osprey. Può trasportare nel suo ponte-garage veicoli blindati per 1200 metri lineari. Ha al suo interno un bacino allagabile, lungo 50 metri e largo 15, che permette alla nave di operare con i più moderni mezzi anfibi della Nato. In termini tecnici, è una nave destinata a «proiettare e sostenere, in aree di crisi, la forza da sbarco della Marina militare e la capacità nazionale di proiezione dal mare della Difesa». In termini pratici, è una nave da assalto anfibio che, avvicinandosi alle coste di un paese, lo attacca con caccia ed elicotteri armati di bombe e missili, quindi lo invade con un battaglione di 600 uomini trasportati, con i loro armamenti pesanti, da elicotteri e mezzi di sbarco. In altre parole, è un sistema d’arma progettato non per la difesa ma per l’attacco in operazioni belliche condotte nel quadro della «proiezione di forze» Usa/Nato a grande distanza. La decisione di costruire la Trieste fu presa nel 2014 dal governo Renzi, presentandola quale nave militare adibita principalmente ad «attività di soccorso umanitario». Il costo della nave, a carico non del Ministero della difesa ma del Ministero dello sviluppo economico, veniva quantificato in 844 milioni di euro, nel quadro di uno stanziamento di 5.427 milioni per la costruzione, oltre che della Trieste, di altre 9 navi da guerra. Tra queste, due unità navali ad altissima velocità per incursori delle forze speciali in «contesti operativi che richiedano discrezione», ossia in operazioni belliche segrete. Al momento del varo, il costo della Trieste è stato indicato in 1.100 milioni di euro, oltre 250 in più della spesa preventivata. Il costo finale sarà molto più alto, poiché va aggiunto quello dei caccia F-35B e degli elicotteri imbarcati, più quello di altri armamenti e sistemi elettronici di cui sarà dotata la nave nei prossimi anni. L'innovazione tecnologica in campo militare – ha sottolineato la ministra della Difesa – «deve essere supportata dalla certezza dei finanziamenti». Ossia da continui, crescenti finanziamenti con denaro pubblico anche da parte del Ministero dello sviluppo economico, ora guidato da Luigi Di Maio. Alla cerimonia del varo, ha promesso agli operai altri investimenti: ci sono infatti da costruire altre navi da guerra. La cerimonia del varo ha assunto ulteriore significato quando l'ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, ha esaltato il fatto che gli operai avevano affisso sulla prua della nave una grande croce, composta da immagini sacre alle quali sono devoti, tra cui quelle di Papa Wojtyła e Padre Pio. Monsignor Marcianò ha elogiato la «forza della fede» espressa dagli operai, che ha benedetto e ringraziato per «questo segno meraviglioso che avete messo sulla nave». È stata così varata la grande nave da guerra portata a esempio della capacità di innovazione del nostro paese, pagata dal Ministero dello sviluppo economico con i nostri soldi sottratti a investimenti produttivi e spese sociali, benedetta col segno della Croce come all’epoca delle crociate e delle conquiste coloniali.
Segue da Pag.10: Ha vinto il pre-fascismo. E non sarà il Pd a fermarlo

Salvini con il voto di domenica è il mazziere del gioco, il padrone che dà le carte. Può decidere se andare subito alle elezioni o se gli convenga ancora l’alleanza con un M5S tappetino, su cui scaricare magari lo scontento per l’inevitabile finanziaria.



Era tutto scritto. Lo avevamo scritto, del resto, perché non era necessario essere Nostradamus. Il 6 marzo 2018, a risultati appena noti, scrivevamo che un governo con Salvini “per il Movimento 5 stelle sarebbe investire la vittoria in titoli tossici e preparare l’harakiri. Salvini diventerebbe il vero protagonista, per la coerenza con cui vellica l’intero armamentario di pregiudizi, capri espiatori, spurghi emotivi del cittadino malpensante, anche razzista, ma con rosario e crocefisso”. E il 23 aprile insistevamo che “se fosse andato in porto il governo Di Maio/Salvini, con quest’ultimo ministro dell’Interno e caccia ai migranti, sarebbe stata la coerenza lepenista del secondo a tenere banco e imprinting del governo presso gli elettori”.

L’11 maggio, su “La Stampa” definivo “abbastanza abominevole” il nascente governo (“abbastanza” era ironico), e il 1 giugno radicalizzavo il giudizio esaminando uno per uno i ministri leghisti (e più d’uno dei 5S). Il 1 gennaio 2019, nel “Buon Anno” ai lettori scrivevo: “Il 2019 sarà peggiore. Al governo Salvini succederà il governo Salvini 2. Per elezioni anticipate o per transumanze parlamentari. Immediatamente prima o immediatamente dopo le elezioni europee. Un governo senza il M5S, con le frantumaglie delle destre berlusconiane e meloniane. Oppure, perfino peggio, ancora con il M5S, ridotto da partner subalterno, qual è oggi, a puro zerbino, alibi dove pulirsi gli stivali del prefascismo”.

Perché ciò che era lapalissiano non lo si è voluto vedere? Perché ci si è resi ciechi di fronte al fatto che decenni di spaventosa crescita delle diseguaglianze, di sfrenato liberismo, dove “arricchitevi!” e “guai ai vinti!” sono due facce della stessa politica, avrebbe potuto avere due soli sbocchi: una politica di radicale redistribuzione in direzione egualitaria, attraverso tassazione superprogressiva e politiche di welfare spinto, oppure una politica dei capri espiatori, dei penultimi messi in conflitto con gli ultimi e risarciti con il privilegio di cartapesta delle identità vicarie (“prima gli italiani”, “migranti a casa loro”, “spara a casa tua”).

Le sinistre hanno smesso di essere i partiti dell’eguaglianza, fino a dimenticare la parola stessa e trovarla fastidiosa e financo sudicia. Del resto erano ormai ceto politico, “Casta” o “minicaste” autoreferenziali, strutturalmente parte del privilegio.

Il M5S ha presunto che si potesse essere “oltre” rispetto a destra e sinistra. Vero, se con questi termini si intendevano le forze politiche organizzate, tragicamente falso se riferito ai valori culturali e agli interessi materiali. Perciò è finito in un magma (un blog!) indistinto, fino all’indifferenza e alla collusione con l’ostilità propria della Lega, sui valori di fondo: laicità, diritti civili, eguaglianza delle donne, amore per la scienza e la cultura … Perciò il suo prevedibile e previsto harakiri (e mettiamoci l’assurdità della selezione dei loro dirigenti, per reality anziché per lotte e capacità, su cui abbiamo scritto ennesime volte).

Immaginare che un argine (parlare di alternativa è oltre il ridicolo) all’attuale dominio pre-fascista possa venire dal Pd di Zingaretti è l’ultima, e forse più pericolosa, illusione. In secondo luogo, rispetto a un anno fa, il Pd ha perso 111.545 voti. L’aumento in percentuale è solo perché meno elettori in generale si sono recati alle urne. In primo luogo, il Pd è alla radice dei problemi che hanno portato all’attuale catastrofe: il Pci aveva gravissimi difetti e tare, da Togliatti a Berlinguer, ma la metamorfosi Pci>Pds>Ds>Pd, per cui una forza di sinistra è diventata una forza della destra perbenista e benpensante (chiamiamoli col loro nome, basta parlare per il Pd di sinistra) è la causa prima e cruciale di quanto avvenuto negli ultimi trent’anni.

L’argine, la resistenza, l’alternativa, potranno perciò venire solo dalla nascita di una forza coerentemente “giustizia e libertà”. Che rispetto alle “sinistre” degli ultimi decenni, però, anche “estreme”, sia libera da ogni tentazione del multiculturalismo e del politically correct (comprese alcune versioni di ideologie femministe reazionarie), che sia antipartitocratica e contro gli attuali establishment, che sia per la scienza. Egualitaria, illuminista, laicissima.

Come possa nascere non è prevedibile, che esista in forma dispersa nel paese è probabilissimo. Ma dispersa, appunto, elettoralmente invisibile perché quasi tutta rifugiata nel non voto. A farla nascere potrà essere solo un catalizzatore oggi imponderabile, ma il brodo di coltura in cui si produca il big bang dobbiamo lavorare ad incrementarlo e arricchirlo ogni giorno, ciascuno nella sfera d’azione che riuscirà a crearsi. Qualche ipotesi in una riflessione successiva.

"E LA LUCE FU" disse Konrad Krajewski

PER I NEMICI LE LEGGI SI APPLICANO MA PER GLI AMICI…

… si interpretano (diceva Giolitti).



Konrad Krajewski ne sa una più del diavolo?

l’opinione di bortocal:

il cardinale elettricista e il capitone cardinale


il cardinale Krajewski, per giunta polacco, si cala in un tombino a Roma per ripristinare la luce ad una casa occupata, dove gli inquilini, abusivi, hanno accumulato un debito di 300.000 euro.

bravo! del resto è o non è l’Elemosiniere del Vaticano?

però non avevo capito che le elemosine il Vaticano le fa con i soldi degli altri: non faceva prima a pagare la bolletta come atto di beneficenza?

un cardinale che fa l’elettricista, per giunta abusivo… (ma tanto ha l’immunità diplomatica, dicono…: quando viene in Italia è in missione all’estero…).

. . .

ma poi non dovevano arrivare la pensione o il reddito di cittadinanza per pagarsi almeno la corrente elettrica?

non era finita la povertà in Italia?

ma ci sono 300.000 euro di bollette arretrate da pagare per 170 famiglie, fanno 2.000 euro a testa, più o meno; chi li ha?

eppure sarebbe semplice: pagamento in 80 anni e senza interessi, come per i 49 milioni rubati dalla Lega (chissà dove erano i 5Stelle allora; ma non c’era campagna elettorale…).

sarebbero 25 euro l’anno per famiglia, due euro al mese: dai che ce la fate a pagare anche voi.

se ce la fa Salvini, che ne deve versare 600.000 l’anno.

testo alternativo naturalmente non poteva mancare il commento suo, quello del nostro fantomatico ministro dell’Interno: fantomatico nel senso che fa tutto tranne che il ministro capo della polizia: “L’elemosiniere attacca la luce agli abusivi? Ma allora tutti gli italiani che pagano bollette, mutui, stanno in case popolari, sono fessi?”

..intanto gli amici (di Salvini) di Casapound occupano un palazzone a Roma e pare che debbano 330.000 euro al fornitore di energia elettrica (da qui)- Tutte le occupazioni sono cattive, ma certe occupazioni molto meno, quasi buone.

Ndr. ANCORA UNA VOLTA, SE CE NE FOSSE BISOGNO, SI EVIDENZIA CHE LA CURIA DI ROMA COMMETTE DELITTI PIUTTOSTO CHE SBORSARE UNA SOLA LIRA DI TASCA PROPRIA



IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E LA MINISTRA DELLA DIFESA Al VARO DELLA NAVE TRIESTE

L’arte della guerra - (il manifesto, 28 maggio 2019)

La nave d’assalto dei nuovi crociati



Manlio Dinucci
Alla presenza del Capo della Stato Sergio Mattarella. del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, del ministro dello sviluppo economico Luigi di Maio, e delle massime autorità militari, è stata varata il 25 maggio nei Cantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) la nave Trieste, costruita da Fincantieri.

È una unità anfibia multiruolo e multifunzione della Marina militare italiana, definita dalla Trenta «perfetta sintesi della capacità di innovazione tecnologica del Paese».

Lunga 214 metri e con una velocità di 25 nodi (46 km/h), ha un ponte di volo lungo 230 metri per il decollo di elicotteri, caccia F-35B a decollo corto e atterraggio verticale e convertiplani V-22 Osprey.

Può trasportare nel suo ponte-garage veicoli blindati per 1200 metri lineari. Ha al suo interno un bacino allagabile, lungo 50 metri e largo 15, che permette alla nave di operare con i più moderni mezzi anfibi della Nato.

In termini tecnici, è una nave destinata a «proiettare e sostenere, in aree di crisi, la forza da sbarco della Marina militare e la capacità nazionale di proiezione dal mare della Difesa».

In termini pratici, è una nave da assalto anfibio che, avvicinandosi alle coste di un paese, lo attacca con caccia ed elicotteri armati di bombe e missili, quindi lo invade con un battaglione di 600 uomini trasportati, con i loro armamenti pesanti, da elicotteri e mezzi di sbarco.

In altre parole, è un sistema d’arma progettato non per la difesa ma per l’attacco in operazioni belliche condotte nel quadro della «proiezione di forze» Usa/Nato a grande distanza.

La decisione di costruire la Trieste fu presa nel 2014 dal governo Renzi, presentandola quale nave militare adibita principalmente ad «attività di soccorso umanitario».

Il costo della nave, a carico non del Ministero della difesa ma del Ministero dello sviluppo economico, veniva quantificato in 844 milioni di euro, nel quadro di uno stanziamento di 5.427 milioni per la costruzione, oltre che della Trieste, di altre 9 navi da guerra. Tra queste, due unità navali ad altissima velocità per incursori delle forze speciali in «contesti operativi che richiedano discrezione», ossia in operazioni belliche segrete.

Al momento del varo, il costo della Trieste è stato indicato in 1.100 milioni di euro, oltre 250 in più della spesa preventivata. Il costo finale sarà molto più alto, poiché va aggiunto quello dei caccia F-35B e degli elicotteri imbarcati, più quello di altri armamenti e sistemi elettronici di cui sarà dotata la nave nei prossimi anni.

L'innovazione tecnologica in campo militare – ha sottolineato la ministra della Difesa – «deve essere supportata dalla certezza dei finanziamenti». Ossia da continui, crescenti finanziamenti con denaro pubblico anche da parte del Ministero dello sviluppo economico, ora guidato da Luigi Di Maio. Alla cerimonia del varo, ha promesso agli operai altri investimenti: ci sono infatti da costruire altre navi da guerra.

La cerimonia del varo ha assunto ulteriore significato quando l'ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, ha esaltato il fatto che gli operai avevano affisso sulla prua della nave una grande croce, composta da immagini sacre alle quali sono devoti, tra cui quelle di Papa Wojtyła e Padre Pio. Monsignor Marcianò ha elogiato la «forza della fede» espressa dagli operai, che ha benedetto e ringraziato per «questo segno meraviglioso che avete messo sulla nave».

È stata così varata la grande nave da guerra portata a esempio della capacità di innovazione del nostro paese, pagata dal Ministero dello sviluppo economico con i nostri soldi sottratti a investimenti produttivi e spese sociali, benedetta col segno della Croce come all’epoca delle crociate e delle conquiste coloniali.

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