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La VOCE 1906

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La VOCE ANNO XXI N°10

giugno 2019

PAGINA 4         - 20

segue da pag.19: la resistenza del venezuela - di gianni minà. quale offesa ha mai fatto il venezuela agli stati uniti e al mondo occidentale per meritare l’assedio di cui è vittima? ha soltanto difeso il suo petrolio di cui è la quinta maggior esportatrice al mondo. ma questo evidentemente è un gravissimo peccato che la nostra politica, oltre che l’informazione, non riescono a perdonare se è vero che negli ultimi anni tre diversi governi degli stati uniti le hanno inventate tutte per sovvertire una situazione che ancora non riescono a giustificare. questo ostracismo è iniziato tanto tempo fa: chi è in buona fede ricorda le campagne spietate e le sanzioni inflitte alla terra di bolivar subito dopo la comparsa di chavez. in molti erano addirittura arrivati a dar la colpa di quello che stava accadendo alla fastidiosa presenza di un nuovo leader che era riuscito, in poco tempo, a compattare tutti i paesi produttori di petrolio e stava provando con l’alba (l’alleanza bolivariana per le americhe) a fare lo stesso esperimento in america latina. come se questo tentativo di affrancarsi fosse una bestemmia inaccettabile, un retaggio coloniale. sono passati vent’anni dalla prima elezione di chávez e sei anni dal suo funerale a cui erano presenti due milioni di persone e 33 tra capi di stato e di governo. uno schiaffo morale a chi, già allora, lo presentava come un usurpatore e maduro, che gli era succeduto, come un inetto. certo, l’attuale presidente venezuelano non ha la capacità politica che aveva il suo predecessore, ha sbagliato molto, ma nessuno, come hanno sostenuto perez esquivel e tanti altri intellettuali del continente, può chiamarlo “dittatore”, e oltre tutto è quasi impossibile governare con la cia che ti soffia sul collo. come ha scritto lo stesso perez esquivel nel 2014: “con la vittoria di maduro, ha vinto il progetto bolivariano avviato da chávez, perché la maggior parte dei venezuelani capisce che il paese è migliorato ed è più egualitario.” grazie a questo processo il venezuela, per la prima volta nella sua storia, era riuscito ad essere padrone delle proprie risorse petrolifere e a metterle al servizio del popolo, del continente e addirittura anche degli stati uniti quando, nel 2005, furono devastati dall’uragano katrina. durante l’ultimo ventennio, poi, il governo aveva aumentato la spesa sociale di oltre il 60.6% ed era il paese della regione con il più basso livello di diseguaglianza, ridotta del 54%, e di povertà, ridotta del 44%. il venezuela, prima di chavez, era un vero e proprio paradosso: sopra una enorme pozza di petrolio, vivevano, anzi sopravvivevano miseramente la maggior parte delle persone che non avevano mai visto nella loro vita un medico, tre pasti al giorno e figuriamoci un libro per l’istruzione. chavez aveva dato al suo popolo non solo una dignità, ma soprattutto la sopravvivenza. e’ per questo e solo per questo che chavez prima e maduro poi sono stati votati e vengono votati in massa, malgrado l’assedio degli stati uniti da una parte, e gli errori di maduro dall’altra. insomma, quando si affrontano argomenti complessi sarebbe augurabile che chi esprime giudizi abbia una conoscenza seria di quello che accade in un paese martoriato come il venezuela che avrebbe il diritto di scegliere da solo il proprio destino senza vederselo imporre da chi pensa che gli interessi della grande economia debbano sempre prevalere. “abbiamo avuto i rapporti con l’argentina e la dittatura di pinochet, in america latina abbiamo avuto rapporti con i peggiori dittatori e nessun parlamento italiano si è mai sognato di dichiarare l’illegittimità delle elezioni. (…) non si può tirare la coperta della sovranità dei paesi e del diritto internazionale solo perché gli stati uniti combattono una nota e ventennale guerra per il controllo del petrolio contro il venezuela. e non mi sta bene” ha dichiarato il collega alessandro plateroti vice-direttore del sole 24 ore. e non sta bene neanche a me. gli stati uniti non hanno sempre ragione, anche se ci hanno divertito per anni con il jazz e il rock’n’roll. massimo fini sul venezuela: un articolo prodigioso. immagine della lettera. venezuela, il popolo in massa difende maduro e lopez si rifugia nell’ambasciata cilena. il golpe è fallito. di fabrizio verde (da l’antidiplomatico) - la marea rossa invade e miraflores a caracas. circonda il palazzo presidenziale in difesa di nicolas maduro, il presidente della repubblica bolivariana del venezuela. l’unico presidente. bisogna specificarlo perché i fake media continuano ancora a definire il golpista guaido presidente incaricato. proprio come accadde nel 2002 quando il comandante chavez fu deposto per quasi 48 ore, l’unione civico-militare venezuelana sconfigge l’ennesimo colpo di mano ordito da chi non riesce a conquistare il potere per via democratica. la marea rossa scende in campo a difesa del presidente maduro. uomo che in questo momento rappresenta la continuità con quella politiche di segno socialista iniziate con la gestione di hugo chavez e l’avvio della rivoluzione bolivariana. politiche che hanno permesso al venezuela di risollevarsi dopo la nefasta ‘larga noche neoliberal’ che danni inenarrabili ha prodotto in tutta l’america latina. i venezuelani hanno ancora negli occhi il massacro del caracazo. non permetteranno che le lancette della storia siano portate indietro. in questo momento maduro rappresenta la rivoluzione bolivariana. le due milioni e mezzo di case popolari consegnate. le missioni sociali. i proventi del petrolio utilizzati per finanziare gli investimenti nel welfare state. la classe operaia, i lavoratori, i militari forgiati con la dottrina di chavez, sono coscienti di cosa potrebbe accadere se il governo maduro fosse rovesciato. d’altronde basta volgere lo sguardo non troppo lontano, all’argentina governata (ancora per poco) dal neoliberista macri, per vedere cosa ne sarebbe del venezuela. quindi la marea rossa si schiera a netta difesa di maduro e della rivoluzione bolivariana.
il golpe è fallito. mentre il popolo in massa è a miraflores per difendere maduro, il golpista lopez ripara nell’ambasciata del cile raggiungendo il suo sodale freddy guevara. alcuni militari disertori sono invece segnalati presso la sede diplomatica del brasile. video incorporato. ✽ orlenys 🍁🍃. @orlenysov. mientras guaidó y leopoldo lópez montaban un show en altamira engañando a sus seguidores para esconderse en embajadas, así respondió el chavismo contundente en el palacio de miraflores. ¡no pasarán! #30abr. 5.816. 23:05 - 30 apr 2019. 4.672 utenti ne stanno parlando. informazioni e privacy per gli annunci di twitter. commemorazione della vittoria cubana a playa girón in ricordo di tina costa. questo 19 aprile 2019, dalle h. 17:30, presso l’ ambasciata della repubblica di cuba in italia, in via licinia n. 7, si è svolta una celebrazione in memoria di quanto accaduto il 19 aprile 1961, quando gli stati uniti subirono la prima sconfitta militare per mano dei miliziani cubani, che insieme al popolo in armi difesero la rivoluzione a playa girón (nota come baia dei porci). la celebrazione ha anche onorato la memoria della partigiana tina costa, deceduta poco più di un mese fa. alla celebrazione erano ovviamente presenti numerosi membri del corpo diplomatico dell’ambasciata della repubblica di cuba in italia, ma anche rappresentanti del corpo diplomatico dell’ ambasciata della repubblica bolivariana del venezuela in italia e la presidenza dell' ass. nazionale partigiani d' italia. numerosi sono stati gli iscritti e i simpatizzanti dell’ ass. la villetta per cuba, tra cui ricordiamo l’ autorevole presenza del prof. mordenti. il presidente dell’ ass. la villetta per cuba, luciano iacovino, ha tenuto un commovente discorso in onore della sua amica e compagna di numerose lotte, tina costa. molti erano i presenti, tra le diverse ass. pro cuba e i numerosi partiti della sinistra comunista. ricordiamo la presenza di maurizio acerbo, segretario nazionale del prc, di marco rizzo, segretario nazionale del pc, e numerosi membri e dirigenti dell’ ass. nazionale di amicizia italia cuba, tra cui il presidente dell’ omonimo circolo di ostia antica, luciano forconi. l' ambasciatore di cuba presso la repubblica italiana, josé carlos rodríguez ruiz, ha tenuto un lungo ed avvincente discorso, ricordando sia la storica sconfitta dell’ imperialismo usa alla baia dei porci, sia l’ eroico impegno civico della partigiana italiana tina costa. mentre il primo segretario agli affari politici, mauricio alejandro martinez duque, ha pronunciato un appassionante discorso in ricordo della combattente ed amica di cuba, tina costa, facendo diversi parallelismi con l' eroica guerrigliera cubana celia sánc.hez manduley (maggio 9, 1920 – gennaio 11, 1980), donna che fu il braccio destro del comandante fidel castro. brevi cenni storici. questa vittoria storica del 1961 fu consumata in meno di 72 ore in cui gli stati uniti avevano bisogno di stabilire una testa di ponte e, quindi, addestrare controrivoluzionari, per soffocare nel sangue il governo rivoluzionario cubano. il piano d’invasione militare era stato approvato dal presidente americano dwight d. eisenhower, che ordinò l'inizio del reclutamento di mercenari di origine cubana, che eseguirono la tentata invasione. ognuno di loro ricevette 225 dollari al mese, più altri 50 per il primo figlio e 25 per il resto. i dati: per l'invasione della baia dei porci sono stati assegnati 4,4 milioni di dollari, un numero che si è moltiplicato diverse volte. inoltre, sono stati creati 13 campi di addestramento militare in guatemala, nicaragua, negli stati uniti e nelle loro basi militari del porto rico e nelle aree del canale di panama. più di 1.500 uomini armati, carri armati da guerra, artiglieria da campo e 30 aerei statunitensi hanno invaso la baia dei porci il 17 aprile 1961, nella ciénaga de zapata, nel centro dell'isola di cuba. il 15 aprile 1961 un aereo a-26, con una bandiera cubana sulla fusoliera, bombardò gli aeroporti militari di ciudad libertad, san antonio de los baños e l'aeroporto antonio maceo di santiago de cuba. questa operazione ha comportato la distruzione di meno della metà dell'aviazione cubana. mercoledì 19 aprile 1961, le forze d'invasione sono state lasciate indietro e circondate dalle forze armate cubane che le hanno portate alla resa. la cia aveva preparato due piani per invadere cuba attraverso la forza militare composta da esuli cubani, la cosiddetta brigata 2506. il piano trinidad aveva come scopo il rovesciamento di fidel castro, ma non ottenne il sostegno necessario. il secondo, chiamato plan zapata, pianificò lo sbarco mercenario a playa girón nella baia dei porci. fidel castro ruz, non diede un minuto di tregua al nemico e alle 17:30 del 19 aprile, l'invasione fu completamente sconfitta, sebbene a un costo elevato per i combattenti rivoluzionari e la popolazione civile, fino a 176 morti, 300 feriti e 50 disabili.
Segue da Pag.19: La resistenza del Venezuela - di Gianni Minà

Quale offesa ha mai fatto il Venezuela agli Stati Uniti e al mondo occidentale per meritare l’assedio di cui è vittima? Ha soltanto difeso il suo petrolio di cui è la quinta maggior esportatrice al mondo.

Ma questo evidentemente è un gravissimo peccato che la nostra politica, oltre che l’informazione, non riescono a perdonare se è vero che negli ultimi anni tre diversi governi degli Stati Uniti le hanno inventate tutte per sovvertire una situazione che ancora non riescono a giustificare.

Questo ostracismo è iniziato tanto tempo fa: chi è in buona fede ricorda le campagne spietate e le sanzioni inflitte alla terra di Bolivar subito dopo la comparsa di Chavez. In molti erano addirittura arrivati a dar la colpa di quello che stava accadendo alla fastidiosa presenza di un nuovo leader che era riuscito, in poco tempo, a compattare tutti i paesi produttori di petrolio e stava provando con l’ALBA (l’Alleanza bolivariana per le Americhe) a fare lo stesso esperimento in America Latina.

Come se questo tentativo di affrancarsi fosse una bestemmia inaccettabile, un retaggio coloniale.

Sono passati vent’anni dalla prima elezione di Chávez e sei anni dal suo funerale a cui erano presenti due milioni di persone e 33 tra capi di Stato e di Governo. Uno schiaffo morale a chi, già allora, lo presentava come un usurpatore e Maduro, che gli era succeduto, come un inetto. Certo, l’attuale Presidente venezuelano non ha la capacità politica che aveva il suo predecessore, ha sbagliato molto, ma nessuno, come hanno sostenuto Perez Esquivel e tanti altri intellettuali del continente, può chiamarlo “dittatore”, e oltre tutto è quasi impossibile governare con la CIA che ti soffia sul collo.

Come ha scritto lo stesso Perez Esquivel nel 2014: “Con la vittoria di Maduro, ha vinto il progetto bolivariano avviato da Chávez, perché la maggior parte dei venezuelani capisce che il paese è migliorato ed è più egualitario.” Grazie a questo processo il Venezuela, per la prima volta nella sua storia, era riuscito ad essere padrone delle proprie risorse petrolifere e a metterle al servizio del popolo, del continente e addirittura anche degli Stati Uniti quando, nel 2005, furono devastati dall’uragano Katrina. Durante l’ultimo ventennio, poi, il governo aveva aumentato la spesa sociale di oltre il 60.6% ed era il paese della regione con il più basso livello di diseguaglianza, ridotta del 54%, e di povertà, ridotta del 44%. Il Venezuela, prima di Chavez, era un vero e proprio paradosso: sopra una enorme pozza di petrolio, vivevano, anzi sopravvivevano miseramente la maggior parte delle persone che non avevano mai visto nella loro vita un medico, tre pasti al giorno e figuriamoci un libro per l’istruzione. Chavez aveva dato al suo popolo non solo una dignità, ma soprattutto la sopravvivenza. E’ per questo e solo per questo che Chavez prima e Maduro poi sono stati votati e vengono votati in massa, malgrado l’assedio degli Stati Uniti da una parte, e gli errori di Maduro dall’altra.

Insomma, quando si affrontano argomenti complessi sarebbe augurabile che chi esprime giudizi abbia una conoscenza seria di quello che accade in un paese martoriato come il Venezuela che avrebbe il diritto di scegliere da solo il proprio destino senza vederselo imporre da chi pensa che gli interessi della grande economia debbano sempre prevalere.

“Abbiamo avuto i rapporti con l’Argentina e la dittatura di Pinochet, in America Latina abbiamo avuto rapporti con i peggiori dittatori e nessun Parlamento italiano si è mai sognato di dichiarare l’illegittimità delle elezioni. (…) Non si può tirare la coperta della sovranità dei Paesi e del diritto internazionale solo perché gli Stati Uniti combattono una nota e ventennale guerra per il controllo del petrolio contro il Venezuela. E non mi sta bene” ha dichiarato il collega Alessandro Plateroti vice-direttore del Sole 24 ore.

E non sta bene neanche a me. Gli Stati Uniti non hanno sempre ragione, anche se ci hanno divertito per anni con il jazz e il rock’n’roll.

Massimo fini sul Venezuela: un articolo prodigioso

immagine della lettera


Venezuela, il popolo in massa difende Maduro e Lopez si rifugia nell’ambasciata cilena. Il golpe è fallito

di Fabrizio Verde (da l’Antidiplomatico)

La marea rossa invade e Miraflores a Caracas. Circonda il palazzo presidenziale in difesa di Nicolas Maduro, il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela. L’unico presidente. Bisogna specificarlo perché i fake media continuano ancora a definire il golpista Guaido presidente incaricato.

Proprio come accadde nel 2002 quando il comandante Chavez fu deposto per quasi 48 ore, l’unione civico-militare venezuelana sconfigge l’ennesimo colpo di mano ordito da chi non riesce a conquistare il potere per via democratica.

La marea rossa scende in campo a difesa del presidente Maduro. Uomo che in questo momento rappresenta la continuità con quella politiche di segno socialista iniziate con la gestione di Hugo Chavez e l’avvio della Rivoluzione Bolivariana. Politiche che hanno permesso al Venezuela di risollevarsi dopo la nefasta ‘larga noche neoliberal’ che danni inenarrabili ha prodotto in tutta l’America Latina. I venezuelani hanno ancora negli occhi il massacro del Caracazo. Non permetteranno che le lancette della storia siano portate indietro.

In questo momento Maduro rappresenta la Rivoluzione Bolivariana.

Le due milioni e mezzo di case popolari consegnate. Le missioni sociali. I proventi del petrolio utilizzati per finanziare gli investimenti nel welfare state. La classe operaia, i lavoratori, i militari forgiati con la dottrina di Chavez, sono coscienti di cosa potrebbe accadere se il governo Maduro fosse rovesciato. D’altronde basta volgere lo sguardo non troppo lontano, all’Argentina governata (ancora per poco) dal neoliberista Macri, per vedere cosa ne sarebbe del Venezuela. Quindi la marea rossa si schiera a netta difesa di Maduro e della Rivoluzione Bolivariana.

Il golpe è fallito. Mentre il popolo in massa è a Miraflores per difendere Maduro, il golpista Lopez ripara nell’ambasciata del Cile raggiungendo il suo sodale Freddy Guevara. Alcuni militari disertori sono invece segnalati presso la sede diplomatica del Brasile.



Commemorazione della vittoria cubana a Playa Girón in ricordo di Tina Costa

Questo 19 aprile 2019, dalle h. 17:30, presso l’ Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia, in via Licinia n. 7, si è svolta una Celebrazione in memoria di quanto accaduto il 19 aprile 1961, quando gli Stati Uniti subirono la prima sconfitta militare per mano dei miliziani cubani, che insieme al popolo in armi difesero la Rivoluzione a Playa Girón (nota come Baia dei Porci). La Celebrazione ha anche onorato la memoria della partigiana Tina Costa, deceduta poco più di un mese fa. Alla celebrazione erano ovviamente presenti numerosi membri del corpo diplomatico dell’Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia, ma anche rappresentanti del corpo diplomatico dell’ Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela In Italia e la Presidenza dell' Ass. Nazionale Partigiani d' Italia. Numerosi sono stati gli iscritti e i simpatizzanti dell’ Ass. la Villetta per Cuba, tra cui ricordiamo l’ autorevole presenza del prof. Mordenti. Il Presidente dell’ Ass. La Villetta per Cuba, Luciano Iacovino, ha tenuto un commovente discorso in onore della sua amica e compagna di numerose lotte, Tina Costa. Molti erano i presenti, tra le diverse Ass. pro Cuba e i numerosi Partiti della Sinistra Comunista. Ricordiamo la presenza di Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale del PRC, di Marco Rizzo, Segretario Nazionale del PC, e numerosi membri e dirigenti dell’ Ass. Nazionale di Amicizia Italia Cuba, tra cui il Presidente dell’ omonimo circolo di Ostia Antica, Luciano Forconi.
L' Ambasciatore di Cuba presso la Repubblica Italiana, José Carlos Rodríguez Ruiz, ha tenuto un lungo ed avvincente discorso, ricordando sia la storica sconfitta dell’ imperialismo USA alla Baia dei Porci, sia l’ eroico impegno civico della partigiana italiana Tina Costa. Mentre il Primo Segretario agli Affari Politici, Mauricio Alejandro Martinez Duque, ha pronunciato un appassionante discorso in ricordo della combattente ed amica di Cuba, Tina Costa, facendo diversi parallelismi con l' eroica guerrigliera cubana Celia Sánc.hez Manduley (Maggio 9, 1920 – Gennaio 11, 1980), donna che fu il braccio destro del Comandante Fidel Castro. ………………………

Brevi cenni storici
Questa vittoria storica del 1961 fu consumata in meno di 72 ore in cui gli Stati Uniti avevano bisogno di stabilire una testa di ponte e, quindi, addestrare controrivoluzionari, per soffocare nel sangue il governo rivoluzionario cubano.
Il piano d’invasione militare era stato approvato dal presidente americano Dwight D. Eisenhower, che ordinò l'inizio del reclutamento di mercenari di origine cubana, che eseguirono la tentata invasione. Ognuno di loro ricevette 225 dollari al mese, più altri 50 per il primo figlio e 25 per il resto.
I dati: per l'invasione della Baia dei Porci sono stati assegnati 4,4 milioni di dollari, un numero che si è moltiplicato diverse volte. Inoltre, sono stati creati 13 campi di addestramento militare in Guatemala, Nicaragua, negli Stati Uniti e nelle loro basi militari del Porto Rico e nelle aree del Canale di Panama.
Più di 1.500 uomini armati, carri armati da guerra, artiglieria da campo e 30 aerei statunitensi hanno invaso la Baia dei Porci il 17 aprile 1961, nella Ciénaga de Zapata, nel centro dell'isola di Cuba.
Il 15 aprile 1961 un aereo A-26, con una bandiera cubana sulla fusoliera, bombardò gli aeroporti militari di Ciudad Libertad, San Antonio de los Baños e l'aeroporto Antonio Maceo di Santiago de Cuba. Questa operazione ha comportato la distruzione di meno della metà dell'aviazione cubana.
Mercoledì 19 aprile 1961, le forze d'invasione sono state lasciate indietro e circondate dalle forze armate cubane che le hanno portate alla resa.
La CIA aveva preparato due piani per invadere Cuba attraverso la forza militare composta da esuli cubani, la cosiddetta Brigata 2506. Il Piano Trinidad aveva come scopo il rovesciamento di Fidel Castro, ma non ottenne il sostegno necessario. Il secondo, chiamato Plan Zapata, pianificò lo sbarco mercenario a Playa Girón nella Baia dei Porci.
Fidel Castro Ruz, non diede un minuto di tregua al nemico e alle 17:30 del 19 aprile, l'invasione fu completamente sconfitta, sebbene a un costo elevato per i combattenti rivoluzionari e la popolazione civile, fino a 176 morti, 300 feriti e 50 disabili.






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