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La VOCE ANNO XXI N°5

gennaio 2019

PAGINA A         - 33

LA POLEMICA TRA GIORGIO BIANCHI ED IL “FATTO” E LA LIBERTA’ DI STAMPA

Ha destato scalpore – almeno negli ambienti più attenti a queste tematiche – la polemica scatenata contro il “Fatto Quotidiano” da Giorgio Bianchi, giovane giornalista ed ottimo fotografo, che ci ha fornito impressionanti testimonianze fotografiche ed un ottimo documentario sul colpo di stato nazista di Piazza Maidan in Ucraina. Nei servizi di Bianchi dall’Ucraina, e nello scioccante documentario, si vedevano all’opera a Piazza Maidan, a Kiev, gruppi paramilitari in divisa nera e maschere antigas, che si fregiavano di orribili simboli nazisti. Bianchi, in qualità di testimone diretto, ha raccontato le imprese guerresche di questi figuri, mercenari della NATO perfettamente organizzati ed armati, il cui compito era quello di sparare sia sulla folla che sulle forze dell’ordine per creare il clima adatto al colpo di stato, diretto da USA e NATO, contro il governo legittimo del Presidente Yanucovich, eletto in regolari elezioni. Bianchi ha anche fotografato e testimoniato sulle sofferenze della popolazione del Donbass che, per la sua resistenza ai golpisti, è sottoposta a continui bombardamenti ed un blocco spietato.

Il giovane giornalista ha scritto una lettera al Direttore ed alla Redazione del “Fatto” in cui denunciava il comportamento del giornale e del suo prestigioso Direttore Marco Travaglio, in quanto, pur comportandosi dignitosamente nelle questioni di politica interna, con denunce di corruzione e brogli, in politica estera sposava completamente le narrazioni USA/NATO, in cui gli stati che difendono la loro indipendenza dalle mire imperialiste e neo-colonialiste (Jugoslavia, Libia, Siria, Iran, Russia, Corea Democratica, Venezuela, ecc.) diventano “canaglie”, ed i loro Presidenti (Milosevic, Gheddafi, Assad, Putin, Kim Jong Un, Maduro, ecc.) feroci dittatori. Travaglio ha passato sotto silenzio una prima lettera, ma Bianchi ha inviato altre due lettere in cui ribadiva la denuncia di “malafede della linea di politica estera del Fatto”e “la demonizzazione dei paesi non allineati”. Ribadiva che questo atteggiamento impedisce all’Italia di avere una politica indipendente e ci fa essere “una provincia male amministrata dell’Impero”. Ricordava che il giornale di Travaglio “è sempre in prima linea …. nel denigrare la reputazione dei paesi non allineati e

soprassiede immancabilmente sulle malefatte di quelli occidentali”. Accusava Travaglio di malafede o ignoranza.e lo invitava a chiedere scusa ai lettori per “il modo sciatto e …. manipolatorio di gestire” le notizie estere.

Finalmente Travaglio rispondeva, spalleggiato poi dal suo vice, il trozkista Cannavò, rivendicando il suo diritto ad esprimere le sue “opinioni” in un giornale “libero”, ma contestato da Bianchi che gli ricordava che dovere di chi informa è innanzitutto quello di fornire notizie e poi di giustificare con i fatti le proprie “opinioni”, che altrimenti diventano pregiudizi. Gli ricordava che l’odiato Putin era stato eletto con oltre il 70% dei voti e stigmatizzava le bugie sulla Siria che trasformano le vittime in carnefici e si pongono al servizio della propaganda di guerra USA. Infine polemizzava sul concetto di giornale “libero”, e contro la pretesa del “Fatto” di ergersi a “paladino del giornalismo libero”, ricordando che tutta la stampa italiana – a partire da Repubblica e Corriere, finanziati da De Benedetti, FIAT, Mediobanca, Pirelli, ed altri grandi gruppi – è in realtà fortemente condizionata e manipola l’opinione pubblica, specie in politica estera dove vi sono i giochi che contano realmente.

Chi scrive – nell’esprimere piena solidarietà a Bianchi, sulle cui analisi non c’è nulla da aggiungere – vuole solo ricordare che persino giornali ex-comunisti, come il “Manifesto”, si sono uniti alla campagna di disinformazione. L’amico Jure di Trieste ricordava come il “Manifesto” avesse definito il colpo di stato contro il Presidente Milosevic - poi rapito da scherani al servizio di USA/NATO e trascinato a morire davanti al fasullo Tribunale dell’Aja – una nuova “Rivoluzione d’Ottobre”! Personalmente ricordo quando, durante una conferenza sul Medio Oriente all’università, l’allora vice-Direttore di quel foglio ex-comunista, Tommaso De Francesco, mi lasciò esterefatto lodando i Fratelli Musulmani (noti tagliagole che hanno attaccato e minacciano tuttora, con rivolte armate, terrorismo, forzature confessionali, i governi arabi laici come quelli di Siria, Egitto, o dell’ex-governo di Gheddafi in Libia), definendoli “Islam Moderato”. Da allora ho chiuso definitivamente col “Manifesto”, così come ho fatto con il quotidiano di Travaglio e Cannavò.

28.12.2018 Vincenzo Brandi

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