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La VOCE 1904 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXI N°8 | aprile 2019 | PAGINA 6 |
segue da pag.5: l'omertà di papa francesco alla prova della francia.
il 17 gennaio scorso, la sindaca di parigi, anne hidalgo, riceve nel palazzo del municipio le autorità diplomatiche, civili e religiose per i tradizionali saluti. tra costoro c'è anche il nunzio apostolico in francia, vale a dire l'ambasciatore della santa sede, il 74enne mons. luigi ventura, che ricopre questo incarico dal 2009.
ad accogliere lui e gli altri ospiti c'è pure mathieu, responsabile degli eventi internazionali per il municipio, destinato a diventare il primo accusatore del prelato. non appena sceso dall'auto che lo ha condotto lì, stando al dettagliato racconto pubblicato il 27 febbraio scorso sul quotidiano francese libération (che ha avuto accesso alla denuncia presentata dalla presunta vittima, oltre ad averla incontrata), mons. ventura si rivolge a mathieu dicendogli: «sei molto bello». si aggrappa quindi al suo braccio e avanza nel cortile. pochi metri e toglie la mano dal braccio per infilarla sotto la giacca, carezzando il sedere di mathieu mentre gli pone domande sulla sua vita, sui suoi studi, sul suo ruolo nel municipio. «ciò che colpisce il giovane consigliere è che l'ambasciatore "parlava con voce normale, non bisbigliava"». un minuto dopo, nell'ascensore, il nunzio passa al livello successivo. «per tutto il tragitto ha strizzato i miei glutei», è la denuncia dell'uomo, cui poi dice: «spero che tu non riservi questo trattamento a tutti gli ambasciatori». «stupidamente - racconta mathieu - gli ho detto che gli era riservato un trattamento speciale perché era il decano del corpo diplomatico».
l'uomo accompagna quindi mons. ventura nel salon des arcades, dove si sarebbe svolta la cerimonia, e racconta ai superiori quanto accaduto. ma non finisce qui. il prelato si piazza al suo fianco e ricomincia a tastargli il sedere. il tutto sotto gli occhi dei colleghi di mathieu.
scatta la segnalazione al pubblico ministero, sulla base dell'articolo 40 del codice di procedura penale che obbliga in questo senso qualsiasi dipendente pubblico che sia a conoscenza di un crimine o di un reato. il procuratore di parigi, rémy heitz, apre quindi un'inchiesta e appena otto giorni dopo i fatti mathieu deposita la sua denuncia.
il 15 febbraio le monde rivela la notizia. incalzato dagli eventi, il direttore della sala stampa vaticana, alessandro gisotti, si limita a dire che la santa sede rimane in attesa del risultato delle indagini. ma la pubblicazione della notizia è l'inizio di un effetto domino che porta in poche settimane al moltiplicarsi delle denunce a carico del prelato.
il 18 febbraio è la volta di benjamin g., 39 anni, che racconta di essere stato vittima di analoghe molestie da parte di mons. ventura in occasione della stessa cerimonia, ma un anno prima, nel 2018. «all'epoca lavoravo per il comune di parigi - spiega a le monde (18/2) - e avevo incarichi precisi per la cerimonia di saluto alle autorità civili, diplomatiche e religiose. ero in prima fila, a due metri dalla sindaca, quando una persona si piazza alla mia sinistra. occupato com'ero a lavorare non mi giro a guardare. l'uomo posa una mano sulla mia spalla e con l'altra mi inizia a tastare il sedere: un gesto da esperto, che trasudava sicurezza, al quale era anche associato un grande sorriso sul volto, come se si trattasse di qualcosa di normale. ho capito solo qualche giorno fa che erano i gesti abituali di un predatore».
l'11 marzo viene depositata una terza denuncia contro ventura. i fatti, in questo caso, si sarebbero svolti nel corso di un incontro con la comunità italiana a parigi, nel 2018.
ma non è solo dalla francia che piovono problemi per il prelato. il 22 febbraio scorso, secondo quanto riporta il quotidiano cattolico francese la croix, una denuncia per molestie - che risalirebbero al 2008 - è stata depositata presso la nunziatura di ottawa, in canada, dove mons. ventura è stato rappresentante della santa sede dal 2001 al 2009. la presunta vittima aveva 32 anni al momento dei fatti denunciati, che avrebbero avuto luogo presso il santuario sainte-anne de beaupré in occasione della festa liturgica di sant'anna e san gioacchino.
nel momento in cui è stata resa nota la prima denuncia, inoltre, il quotidiano la croix ha fatto sapere di aver raccolto una serie di testimonianze analoghe da parte di giovani uomini che non hanno sporto denuncia per diversi motivi. qualcuno ha detto che il prelato «non si rende conto di quello che fa», qualcun altro, disilluso, ha spiegato che comunque «ha l'immunità diplomatica», qualcun altro ancora ha raccontato che una volta gli fu risposto da un buon conoscitore dei circoli della chiesa: «oh, quello è il nunzio, lo sanno tutti…» (la croix, 15/2).
le presunte vittime sembrano però avere dalla loro il governo, considerato che la ministra per gli affari europei, nathalie loiseau, interpellata in merito a inizio mese, ha detto di aspettarsi che la santa sede si assuma le proprie responsabilità: «attualmente - ha dichiarato - il nunzio gode dell'immunità diplomatica ma la santa sede è ovviamente al corrente delle gravi accuse contro di lui e sono più che certa che prenderà la decisione giusta» (cnews, 1/3).
e il cerchio sembra stringersi sempre più. è notizia di pochi giorni fa che la procura di parigi ha chiesto ufficialmente la revoca dell'immunità diplomatica che, al momento, impedisce l'audizione del prelato. la procedura prenderà del tempo poiché, prima di essere inoltrata alla santa sede, dovrà passare per il ministero di giustizia e per il ministero degli esteri, ma la notizia è stata ovviamente accolta con soddisfazione dai querelanti. «è un primo passo. speriamo vada in porto in modo da poter avanzare nelle indagini», ha commentato edmond-claude fréty, avvocato di due delle presunte vittime (afp, 15/3). «vogliamo che il vaticano dia l'esempio - ha proseguito - che vada fino in fondo nel suo percorso in materia di lotta all'impunità dei reati sessuali commessi da membri del clero. mostrerebbe così che il cambiamento non è solo a parole». «i nostri assistiti aspettano un gesto politico forte - gli ha fatto eco jade dousselin, avvocato del terzo querelante - affinché la giustizia possa fare il suo corso e l'immunità non si traduca in impunità».
la santa sede si trova ancora una volta di fronte a un bivio: usare tutti i mezzi a disposizione per coprire, insabbiare, far cadere nel dimenticatoio il caso oppure privare il prelato dell'immunità diplomatica e fare in modo che la giustizia possa fare il suo corso? certo è che non ci sarebbe niente di peggio che dimostrare ancora una volta il profondo scarto esistente tra le parole e i fatti.
"in italia pressioni dal vaticano contro il mio libro". la denuncia dell'autore di "sodoma".
uscito il 21 febbraio di quest'anno, il libro inchiesta di martel sull'omosessualità nella chiesa è diventato nel giro di poche settimane un best-seller internazionale. tranne che in italia, dove i giornali gli riservano imbarazzati trafiletti laterali. un libro che indaga un sistema di segreti, raggiri e bugie. e che contiene anche alcune rivelazioni sulla politica italiana: nel 2016, per esempio, il m5s avrebbe scambiato l'appoggio della chiesa a virginia raggi con l'astensione in parlamento sulle adozioni per le coppie omosessuali.
intervista a frédéric martel di matteo gemolo - (18 marzo 2019) .
frédéric martel è l'uomo del momento. già autore di successo di altri testi su omosessualità e società quali le rose et le noir: les homosexuels en france depuis 1968 pubblicato per seuil (1996) e global gay per flammarion (2012), il suo sodoma, uscito il 21 febbraio di quest'anno, è diventato nel giro di poche settimane un best-seller a livello internazionale. pubblicato simultaneamente da undici case editrici differenti e diffuso in ventidue paesi (in italia è uscito per feltrinelli), sodoma è attualmente numero uno nelle classifiche di francia, portogallo, svizzera, numero tre nel regno unito e nominato tra i best-seller dal new york times. più di 600 pagine raccolgono il complesso e vertiginoso lavoro di inchiesta del suo instancabile autore. nel corso degli ultimi quattro anni, martel ha vissuto regolarmente a roma e visitato contemporaneamente una trentina di altri paesi dove ha raccolto le testimonianze (on e off record) di circa 1500 uomini, tra cui 41 cardinali, 52 vescovi e monsignori, 45 nunzi apostolici ed ambasciatori stranieri e più di un centinaio tra preti e seminaristi. contrariamente a quanto il titolo potrebbe suggerire, sodoma non è un libro di outing né tanto meno un libro scandalistico. sì, è vero: vi sono gli abusi sessuali, gli episodi di prostituzione, i chemsex e le orge; insomma contiene tutti gli ingredienti necessari affinché lo si possa ribattezzare fifty shades of gay, sulla falsariga del romanzo erotico della scrittrice inglese e. l. james. ma questo testo si spinge ben al di là del gossip: l'omosessualità castrata, schizofrenica e, alle volte, violenta, di questi prelati diventa una lente attraverso la quale osservare e interpretare la storia del vaticano degli ultimi sessant'anni, della sua dottrina e della sua politica, dal papato di paolo vi a quello attuale di francesco, passando per giovanni paolo ii e benedetto xvi. un testo ambizioso di denuncia, talvolta provocatorio, spesso evocativo e persino poetico, organizzato con rigore e dovizia di
dettagli, che non rinuncia tuttavia alla complessità e non si vergogna di mostrare il volto compassionevole ed umano dei suoi controversi e, a volte, sgradevoli personaggi.
fin dalle prime pagine di sodoma la cosa che più mi ha colpito è il sentimento di vicinanza che lei nutre nei confronti del clero; una pulsione quasi empatica che lei manifesta verso tutte quelle centinaia di seminaristi, decine di sacerdoti e vescovi costretti a confrontarsi quotidianamente con le proprie contraddizioni ed ipocrisie. come lei descrive perfettamente, il clero costituisce paradossalmente la prima vittima dell'omofobia di cui è esso stesso promotore. in sodoma non vi è presente, come forse ci si aspetterebbe da un libro con questo titolo, quel banale giudizio morale preconfezionato a cui ci si è abituati quando si vuole condannare chi di fronte a noi dice una cosa e, nel segreto delle proprie stanze, ne fa un'altra. sodoma non è un testo che ci fa la morale e che vuol forzare l'outing dei suoi personaggi, né è il risultato di una disperata caccia alle streghe da parte di un infuriato anticlericale che ha come obbiettivo quello di scandalizzare il proprio lettore. al contrario, questo suo libro sembra essere un omaggio a papa bergoglio, una sorta di regalo non richiesto, uno strumento che potrà forse aiutare l'attuale pontefice nella sua personale lotta contro "i rigidi", come egli stesso li ha battezzati. fin dai tempi della celebre esortazione apostolica amoris laetita, risultata dai due sinodi sulla famiglia del 2014 e 2015, papa francesco ha intrapreso un percorso aperto di guerra contro gli ipocriti dalla doppia vita all'interno del vaticano, contro l'ala più conservatrice del clero romano che è anche la più omofoba.
alla luce di tutto questo, ci può descrivere cosa l'ha portata personalmente a dedicare 4 anni della sua vita a questa inchiesta? e ha saputo se il papa ha ricevuto e letto il suo libro? .
sì, abbiamo fatto arrivare questo libro al papa, tradotto in spagnolo. non so ancora se l'abbia letto o meno. detto questo, voglio sottolineare una cosa importante: io sono prima di tutto un giornalista e ed uno scrittore, oltre che ricercatore e sociologo. il mio lavoro consiste dunque nel fare ricerca e, all'occorrenza, scrivere libri. non aspiro a cambiare la chiesa. non ho un'agenda politica. tuttavia, le posso dire che sono piuttosto favorevole a questo papa. soprattutto se messo a confronto con la sua opposizione interna e se paragonato ai suoi predecessori. ma è anche un papa che critico all'interno del mio libro per quel che riguarda alcuni aspetti del suo mandato e per il suo passato. vi sono tutta una serie di fake-news che circolano sul mio conto, soprattutto da parte di alcuni mezzi di informazione di estrema destra americana che mi descrivono come "l'uomo del papa". lo voglio dire con chiarezza: io sto semplicemente facendo il mio lavoro di giornalista e scrittore! non ho mai mentito sulla mia identità e questo libro è il risultato di un lavoro di ricerca che credo abbia un interesse generale e che possa arrivare a toccare la vita dei laici tanto quanto del clero e persino del papa stesso. allora, quel sentimento di vicinanza che traspare dal mio libro di cui lei parlava all'inizio è forse dovuto ad un semplice fatto: io non giudico la sessualità di un prete, di un cardinale, di un nunzio apostolico, di un vescovo e persino di un papa. la loro omosessualità non costituisce un problema per me. all'opposto, io credo che questa condizione debba essere riconosciuta all'interno della chiesa stessa come un'opzione tra le altre e mi auspico che la dottrina si aggiorni allo stato dell'arte. non è purtroppo quello che sta succedendo ancora.
il suo libro smonta, pezzo dopo pezzo, capitolo dopo capitolo, questo enorme e complesso marchingegno (un po' arrugginito) chiamato sodoma. una delle prime regole da imparare per decriptare i codici segreti del vaticano consiste in una banale e semplicissima constatazione dell'ovvio: "l'omosessualità è la regola, l'eterosessualità l'eccezione…" francesco lepore, un prete ed intellettuale recentemente ridotto allo stato laico, da lei intervistato a più riprese, parla di una percentuale altissima di clero omosessuale: l'80%. se, da un lato, è impossibile confermare o smentire una tale cifra, dall'altro è innegabile che un numero altissimo di questi prelati mantenga un profilo spiccatamente omofobo: basta ascoltare e leggere le loro dichiarazioni pubbliche! ci potrebbe far capire che tipo di legame sussiste tra questi due atteggiamenti apparentemente contraddittori? qual è in sostanza la relazione perversa che si instaura tra omosessualità ed omofobia? .
in effetti, quello che appare come una contraddizione agli occhi di molti si spiega con facilità sul piano sociologico. questo libro, pur non essendo un libro strettamente accademico, cerca di dimostrare che quello che succede in vaticano non è frutto del caso. contrariamente a quello che pensa la destra estrema che vede complotti e lobby gay dappertutto, la realtà è ben più semplice e banale, come lei accennava: da un lato, vi è una chiesa che da molto tempo attira a sé, seleziona, recluta e promuove individui con tendenze omosessuali in una spirale di protezionismo ed interessi personali; dall'altro un importante numero di omosessuali frustrati, rigettati socialmente e marginalizzati sono stati attratti a loro volta dalla chiesa, perché in essa hanno trovato un luogo dove poter vivere la propria omosessualità in maniera vivace e paradossalmente libera, senza dover rinunciare al loro lato omofobico di partenza e di facciata. vi è una relazione imprescindibile dal punto di vista sociologico tra frustrazione e sublimazione. proust l'ha mostrato eccellentemente nel suo sodoma e gomorra: non vi è creatura più omofoba e calunniatrice di un omosessuale. per capire il vaticano del 21esimo secolo dobbiamo conoscere i "padroni" di questo sistema, ovvero conoscere le storie di quei cardinali, vescovi e papi, tutta gente che normalmente ha più di 70 anni. dunque, per capire come loro pensano, amministrano e governano il vaticano di oggi ci si deve ricordare del milieu culturale da cui questi prelati provengono e di che cosa fosse l'omosessualità negli anni '50 e '60. le gerarchie ecclesiastiche sono ancora costrette in quella trappola fatta di silenzio ed omertà che in francese chiamiamo placard [in inglese closet, da cui il modo di dire coming out of the closet, letteralmente uscire dall'armadio].
in effetti, nell'italia estremamente omofoba del dopoguerra fino alla fine degli anni '60, anni della liberazione sessuale, il vaticano ha paradossalmente rappresentato uno dei rari luoghi di rifugio per centinaia di gay; le mura del vaticano hanno protetto questi omosessuali e concesso loro di praticare una sessualità vivace e piuttosto disinibita. il prezzo da pagare è stato il silenzio. più che tollerata, l'omosessualità sembra, a leggere il suo libro, una condizione persino incoraggiata dai membri del clero. lei parla ad un certo punto di selezione darwiniana…
assolutamente! è uno dei più grandi segreti degli ultimi 50 anni ed è allo stesso tempo un segreto di pulcinella. è fondamentale domandarsi: perché è necessario scriverci un libro? in fondo l'omosessualità del clero non dovrebbe rappresentare un fatto personale? in effetti, nel mio libro io non forzo alcun outing. quando parlo di omosessualità in riferimento ad alcuni prelati, mi riferisco sempre ad individui che sono deceduti, su cui vi è una nutrita documentazione al riguardo, oppure a personaggi la cui omosessualità è già stata rivelata al grande pubblico. non ho alcun interesse a calunniare le persone. quello che mi interessa invece è parlare del sistema complessivo, costituito da segreti, raggiri e bugie. una vera e propria macchina statale di menzogne che nel suo operare ha avuto degli effetti che vanno ben al di là delle mura del vaticano. l'omosessualità è una chiave di lettura per comprendere la politica della chiesa stessa e che ha influenzato la vita di milioni di persone nel resto del globo. basti pensare al divieto sull'uso del preservativo: una decisione alternativa si sarebbe dovuta prendere decenni fa. oggi abbiamo francesco che, molto pragmaticamente, dichiara: la salute della persona è prioritaria rispetto all'interdizione del profilattico. 37 milioni di persone morte di aids in tutto il mondo. non è stata la chiesa ad ucciderle, è evidente! ma la sua politica oscurantista e bigotta ha sicuramente contribuito: invece che lottare contro la diffusione dell'aids, i papi precedenti hanno deciso di fare la guerra al preservativo! questa resterà un errore storico della chiesa che non potrà essere facilmente dimenticato e perdonato.
all'interno del suo libro, soprattutto nel capitolo dedicato a paolo vi, lei ricorre spesso ad una terminologia, se mi permette, dal sapore un po' vintage, parlando di "omofilia" e amour d'amitié, che potremmo tradurre in italiano come "amicizia amorosa". ci si riferisce qui a quegli omosessuali che, alle proprie tendenze sessuali "peccaminose", hanno risposto con la castità. tuttavia, il tentativo in principio nobile di conciliare la propria natura con la propria fede può avere degli effetti devastanti. uno dei casi più emblematici di questa deriva distruttiva e violenta, è quello di marcial maciel, presbitero messicano, fondatore dei legionari di cristo che, nell'omertà generale, ha potuto molestare sessualmente decine di minori e centinai di seminaristi…
lei è gentile a parlare di "vintage", qui siamo al di là del demodé… in verità, sulla questione degli abusi sessuali si deve essere estremamente prudenti. prima di tutto ci tengo a sottolineare che l'omosessualità non ha nulla a che fare con gli abusi sessuali e che globalmente la maggioranza dei crimini sessuali sono perpetrati da eterosessuali. le vittime in tutto il mondo sono principalmente ragazze e donne e questi abusi vengono spesso commessi all'interno delle famiglie o delle scuole. dunque, non vi è alcuna connessione diretta tra omosessualità e violenza. ma se guardiamo all'interno della chiesa nello specifico è innegabile che la maggior parte dei crimini sessuali siano a carattere omosessuale. qual è dunque l'origine di tutto questo? io avanzo tre ipotesi: la prima è che spesso una sessualità repressa e soffocata si trasforma da semplice "odio di sé" in odio degli altri; la seconda è che la condizione di silenzio a cui i prelati sono costretti, soprattutto a partire dalle politiche messe in atto da paolo vi, facilita la prolificazione di questi abusi nell'omertà generale; ed infine il fatto che, in conseguenza di questo silenzio assordante, si crea una confusione tale da confondere l'omosessualità, intesa come espressione di una sessualità tra adulti consenzienti, con gli abusi stessi, violenze commesse a volte persino su minori: a questo tipo di confusione ha contributo enormemente benedetto xvi. il mio libro ha come obiettivo anche quello di far chiarezza su questa questione. da decenni l'omosessualità non è più un crimine in tutti paesi europei, negli stati uniti e nell'america latina. aspettiamo che la chiesa si aggiorni e che comprenda che per risolvere un problema gravissimo come quello
..segue ./.
Segue da Pag.5: L'omertà di Papa Francesco alla prova della Francia
Il 17 gennaio scorso, la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, riceve nel palazzo del municipio le autorità diplomatiche, civili e religiose per i tradizionali saluti. Tra costoro c'è anche il nunzio apostolico in Francia, vale a dire l'ambasciatore della Santa Sede, il 74enne mons. Luigi Ventura, che ricopre questo incarico dal 2009. Ad accogliere lui e gli altri ospiti c'è pure Mathieu, responsabile degli eventi internazionali per il municipio, destinato a diventare il primo accusatore del prelato. Non appena sceso dall'auto che lo ha condotto lì, stando al dettagliato racconto pubblicato il 27 febbraio scorso sul quotidiano francese Libération (che ha avuto accesso alla denuncia presentata dalla presunta vittima, oltre ad averla incontrata), mons. Ventura si rivolge a Mathieu dicendogli: «Sei molto bello». Si aggrappa quindi al suo braccio e avanza nel cortile. Pochi metri e toglie la mano dal braccio per infilarla sotto la giacca, carezzando il sedere di Mathieu mentre gli pone domande sulla sua vita, sui suoi studi, sul suo ruolo nel municipio. «Ciò che colpisce il giovane consigliere è che l'ambasciatore "parlava con voce normale, non bisbigliava"». Un minuto dopo, nell'ascensore, il nunzio passa al livello successivo. «Per tutto il tragitto ha strizzato i miei glutei», è la denuncia dell'uomo, cui poi dice: «Spero che tu non riservi questo trattamento a tutti gli ambasciatori». «Stupidamente - racconta Mathieu - gli ho detto che gli era riservato un trattamento speciale perché era il decano del corpo diplomatico». L'uomo accompagna quindi mons. Ventura nel Salon des Arcades, dove si sarebbe svolta la cerimonia, e racconta ai superiori quanto accaduto. Ma non finisce qui. Il prelato si piazza al suo fianco e ricomincia a tastargli il sedere. Il tutto sotto gli occhi dei colleghi di Mathieu. Scatta la segnalazione al pubblico ministero, sulla base dell'articolo 40 del Codice di procedura penale che obbliga in questo senso qualsiasi dipendente pubblico che sia a conoscenza di un crimine o di un reato. Il procuratore di Parigi, Rémy Heitz, apre quindi un'inchiesta e appena otto giorni dopo i fatti Mathieu deposita la sua denuncia. Il 15 febbraio Le Monde rivela la notizia. Incalzato dagli eventi, il direttore della Sala stampa vaticana, Alessandro Gisotti, si limita a dire che la Santa Sede rimane in attesa del risultato delle indagini. Ma la pubblicazione della notizia è l'inizio di un effetto domino che porta in poche settimane al moltiplicarsi delle denunce a carico del prelato. Il 18 febbraio è la volta di Benjamin G., 39 anni, che racconta di essere stato vittima di analoghe molestie da parte di mons. Ventura in occasione della stessa cerimonia, ma un anno prima, nel 2018. «All'epoca lavoravo per il Comune di Parigi - spiega a Le Monde (18/2) - e avevo incarichi precisi per la cerimonia di saluto alle autorità civili, diplomatiche e religiose. Ero in prima fila, a due metri dalla sindaca, quando una persona si piazza alla mia sinistra. Occupato com'ero a lavorare non mi giro a guardare. L'uomo posa una mano sulla mia spalla e con l'altra mi inizia a tastare il sedere: un gesto da esperto, che trasudava sicurezza, al quale era anche associato un grande sorriso sul volto, come se si trattasse di qualcosa di normale. Ho capito solo qualche giorno fa che erano i gesti abituali di un predatore». L'11 marzo viene depositata una terza denuncia contro Ventura. I fatti, in questo caso, si sarebbero svolti nel corso di un incontro con la comunità italiana a Parigi, nel 2018. Ma non è solo dalla Francia che piovono problemi per il prelato. Il 22 febbraio scorso, secondo quanto riporta il quotidiano cattolico francese La Croix, una denuncia per molestie - che risalirebbero al 2008 - è stata depositata presso la nunziatura di Ottawa, in Canada, dove mons. Ventura è stato rappresentante della Santa Sede dal 2001 al 2009. La presunta vittima aveva 32 anni al momento dei fatti denunciati, che avrebbero avuto luogo presso il santuario Sainte-Anne de Beaupré in occasione della festa liturgica di Sant'Anna e San Gioacchino. Nel momento in cui è stata resa nota la prima denuncia, inoltre, il quotidiano La Croix ha fatto sapere di aver raccolto una serie di testimonianze analoghe da parte di giovani uomini che non hanno sporto denuncia per diversi motivi. Qualcuno ha detto che il prelato «non si rende conto di quello che fa», qualcun altro, disilluso, ha spiegato che comunque «ha l'immunità diplomatica», qualcun altro ancora ha raccontato che una volta gli fu risposto da un buon conoscitore dei circoli della Chiesa: «Oh, quello è il nunzio, lo sanno tutti…» (La Croix, 15/2). Le presunte vittime sembrano però avere dalla loro il governo, considerato che la ministra per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, interpellata in merito a inizio mese, ha detto di aspettarsi che la Santa Sede si assuma le proprie responsabilità: «Attualmente - ha dichiarato - il nunzio gode dell'immunità diplomatica ma la Santa Sede è ovviamente al corrente delle gravi accuse contro di lui e sono più che certa che prenderà la decisione giusta» (CNEWS, 1/3). E il cerchio sembra stringersi sempre più. È notizia di pochi giorni fa che la procura di Parigi ha chiesto ufficialmente la revoca dell'immunità diplomatica che, al momento, impedisce l'audizione del prelato. La procedura prenderà del tempo poiché, prima di essere inoltrata alla Santa Sede, dovrà passare per il Ministero di Giustizia e per il Ministero degli Esteri, ma la notizia è stata ovviamente accolta con soddisfazione dai querelanti. «È un primo passo. Speriamo vada in porto in modo da poter avanzare nelle indagini», ha commentato Edmond-Claude Fréty, avvocato di due delle presunte vittime (Afp, 15/3). «Vogliamo che il Vaticano dia l'esempio - ha proseguito - che vada fino in fondo nel suo percorso in materia di lotta all'impunità dei reati sessuali commessi da membri del clero. Mostrerebbe così che il cambiamento non è solo a parole». «I nostri assistiti aspettano un gesto politico forte - gli ha fatto eco Jade Dousselin, avvocato del terzo querelante - affinché la giustizia possa fare il suo corso e l'immunità non si traduca in impunità». La Santa Sede si trova ancora una volta di fronte a un bivio: usare tutti i mezzi a disposizione per coprire, insabbiare, far cadere nel dimenticatoio il caso oppure privare il prelato dell'immunità diplomatica e fare in modo che la giustizia possa fare il suo corso? Certo è che non ci sarebbe niente di peggio che dimostrare ancora una volta il profondo scarto esistente tra le parole e i fatti. "In Italia pressioni dal Vaticano contro il mio libro". La denuncia dell'autore di "Sodoma"![]() Uscito il 21 febbraio di quest'anno, il libro inchiesta di Martel sull'omosessualità nella Chiesa è diventato nel giro di poche settimane un best-seller internazionale. Tranne che in Italia, dove i giornali gli riservano imbarazzati trafiletti laterali. Un libro che indaga un sistema di segreti, raggiri e bugie. E che contiene anche alcune rivelazioni sulla politica italiana: nel 2016, per esempio, il M5S avrebbe scambiato l'appoggio della Chiesa a Virginia Raggi con l'astensione in parlamento sulle adozioni per le coppie omosessuali. intervista a Frédéric Martel di Matteo Gemolo - (18 marzo 2019) Frédéric Martel è l'uomo del momento. Già autore di successo di altri testi su omosessualità e società quali Le Rose et le noir: les homosexuels en France depuis 1968 pubblicato per Seuil (1996) e Global Gay per Flammarion (2012), il suo Sodoma, uscito il 21 febbraio di quest'anno, è diventato nel giro di poche settimane un best-seller a livello internazionale. Pubblicato simultaneamente da undici case editrici differenti e diffuso in ventidue paesi (in Italia è uscito per Feltrinelli), Sodoma è attualmente numero uno nelle classifiche di Francia, Portogallo, Svizzera, numero tre nel Regno Unito e nominato tra i best-seller dal New York Times. Più di 600 pagine raccolgono il complesso e vertiginoso lavoro di inchiesta del suo instancabile autore. Nel corso degli ultimi quattro anni, Martel ha vissuto regolarmente a Roma e visitato contemporaneamente una trentina di altri paesi dove ha raccolto le testimonianze (on e off record) di circa 1500 uomini, tra cui 41 cardinali, 52 vescovi e monsignori, 45 nunzi apostolici ed ambasciatori stranieri e più di un centinaio tra preti e seminaristi. Contrariamente a quanto il titolo potrebbe suggerire, Sodoma non è un libro di outing né tanto meno un libro scandalistico. Sì, è vero: vi sono gli abusi sessuali, gli episodi di prostituzione, i chemsex e le orge; insomma contiene tutti gli ingredienti necessari affinché lo si possa ribattezzare Fifty shades of gay, sulla falsariga del romanzo erotico della scrittrice inglese E. L. James. Ma questo testo si spinge ben al di là del gossip: l'omosessualità castrata, schizofrenica e, alle volte, violenta, di questi prelati diventa una lente attraverso la quale osservare e interpretare la storia del Vaticano degli ultimi sessant'anni, della sua dottrina e della sua politica, dal papato di Paolo VI a quello attuale di Francesco, passando per Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Un testo ambizioso di denuncia, talvolta provocatorio, spesso evocativo e persino poetico, organizzato con rigore e dovizia di |
dettagli, che non rinuncia tuttavia alla complessità e non si vergogna di mostrare il volto compassionevole ed umano dei suoi controversi e, a volte, sgradevoli personaggi.
Fin dalle prime pagine di Sodoma la cosa che più mi ha colpito è il sentimento di vicinanza che lei nutre nei confronti del clero; una pulsione quasi empatica che lei manifesta verso tutte quelle centinaia di seminaristi, decine di sacerdoti e vescovi costretti a confrontarsi quotidianamente con le proprie contraddizioni ed ipocrisie. Come lei descrive perfettamente, il clero costituisce paradossalmente la prima vittima dell'omofobia di cui è esso stesso promotore. In Sodoma non vi è presente, come forse ci si aspetterebbe da un libro con questo titolo, quel banale giudizio morale preconfezionato a cui ci si è abituati quando si vuole condannare chi di fronte a noi dice una cosa e, nel segreto delle proprie stanze, ne fa un'altra. Sodoma non è un testo che ci fa la morale e che vuol forzare l'outing dei suoi personaggi, né è il risultato di una disperata caccia alle streghe da parte di un infuriato anticlericale che ha come obbiettivo quello di scandalizzare il proprio lettore. Al contrario, questo suo libro sembra essere un omaggio a papa Bergoglio, una sorta di regalo non richiesto, uno strumento che potrà forse aiutare l'attuale pontefice nella sua personale lotta contro "i rigidi", come egli stesso li ha battezzati. Fin dai tempi della celebre esortazione apostolica Amoris laetita, risultata dai due sinodi sulla famiglia del 2014 e 2015, papa Francesco ha intrapreso un percorso aperto di guerra contro gli ipocriti dalla doppia vita all'interno del Vaticano, contro l'ala più conservatrice del clero romano che è anche la più omofoba. Alla luce di tutto questo, ci può descrivere cosa l'ha portata personalmente a dedicare 4 anni della sua vita a questa inchiesta? E ha saputo se il papa ha ricevuto e letto il suo libro? Sì, abbiamo fatto arrivare questo libro al papa, tradotto in spagnolo. Non so ancora se l'abbia letto o meno. Detto questo, voglio sottolineare una cosa importante: io sono prima di tutto un giornalista e ed uno scrittore, oltre che ricercatore e sociologo. Il mio lavoro consiste dunque nel fare ricerca e, all'occorrenza, scrivere libri. Non aspiro a cambiare la Chiesa. Non ho un'agenda politica. Tuttavia, le posso dire che sono piuttosto favorevole a questo papa. Soprattutto se messo a confronto con la sua opposizione interna e se paragonato ai suoi predecessori. Ma è anche un papa che critico all'interno del mio libro per quel che riguarda alcuni aspetti del suo mandato e per il suo passato. Vi sono tutta una serie di fake-news che circolano sul mio conto, soprattutto da parte di alcuni mezzi di informazione di estrema destra americana che mi descrivono come "l'uomo del papa". Lo voglio dire con chiarezza: io sto semplicemente facendo il mio lavoro di giornalista e scrittore! Non ho mai mentito sulla mia identità e questo libro è il risultato di un lavoro di ricerca che credo abbia un interesse generale e che possa arrivare a toccare la vita dei laici tanto quanto del clero e persino del papa stesso. Allora, quel sentimento di vicinanza che traspare dal mio libro di cui lei parlava all'inizio è forse dovuto ad un semplice fatto: io non giudico la sessualità di un prete, di un cardinale, di un nunzio apostolico, di un vescovo e persino di un papa. La loro omosessualità non costituisce un problema per me. All'opposto, io credo che questa condizione debba essere riconosciuta all'interno della Chiesa stessa come un'opzione tra le altre e mi auspico che la dottrina si aggiorni allo stato dell'arte. Non è purtroppo quello che sta succedendo ancora. Il suo libro smonta, pezzo dopo pezzo, capitolo dopo capitolo, questo enorme e complesso marchingegno (un po' arrugginito) chiamato Sodoma. Una delle prime regole da imparare per decriptare i codici segreti del Vaticano consiste in una banale e semplicissima constatazione dell'ovvio: "l'omosessualità è la regola, l'eterosessualità l'eccezione…" Francesco Lepore, un prete ed intellettuale recentemente ridotto allo stato laico, da lei intervistato a più riprese, parla di una percentuale altissima di clero omosessuale: l'80%. Se, da un lato, è impossibile confermare o smentire una tale cifra, dall'altro è innegabile che un numero altissimo di questi prelati mantenga un profilo spiccatamente omofobo: basta ascoltare e leggere le loro dichiarazioni pubbliche! Ci potrebbe far capire che tipo di legame sussiste tra questi due atteggiamenti apparentemente contraddittori? Qual è in sostanza la relazione perversa che si instaura tra omosessualità ed omofobia? In effetti, quello che appare come una contraddizione agli occhi di molti si spiega con facilità sul piano sociologico. Questo libro, pur non essendo un libro strettamente accademico, cerca di dimostrare che quello che succede in Vaticano non è frutto del caso. Contrariamente a quello che pensa la destra estrema che vede complotti e lobby gay dappertutto, la realtà è ben più semplice e banale, come lei accennava: da un lato, vi è una Chiesa che da molto tempo attira a sé, seleziona, recluta e promuove individui con tendenze omosessuali in una spirale di protezionismo ed interessi personali; dall'altro un importante numero di omosessuali frustrati, rigettati socialmente e marginalizzati sono stati attratti a loro volta dalla Chiesa, perché in essa hanno trovato un luogo dove poter vivere la propria omosessualità in maniera vivace e paradossalmente libera, senza dover rinunciare al loro lato omofobico di partenza e di facciata. Vi è una relazione imprescindibile dal punto di vista sociologico tra frustrazione e sublimazione. Proust l'ha mostrato eccellentemente nel suo Sodoma e Gomorra: non vi è creatura più omofoba e calunniatrice di un omosessuale. Per capire il Vaticano del 21esimo secolo dobbiamo conoscere i "padroni" di questo sistema, ovvero conoscere le storie di quei cardinali, vescovi e papi, tutta gente che normalmente ha più di 70 anni. Dunque, per capire come loro pensano, amministrano e governano il Vaticano di oggi ci si deve ricordare del milieu culturale da cui questi prelati provengono e di che cosa fosse l'omosessualità negli anni '50 e '60. Le gerarchie ecclesiastiche sono ancora costrette in quella trappola fatta di silenzio ed omertà che in francese chiamiamo placard [in inglese closet, da cui il modo di dire coming out of the closet, letteralmente uscire dall'armadio]. In effetti, nell'Italia estremamente omofoba del dopoguerra fino alla fine degli anni '60, anni della liberazione sessuale, il Vaticano ha paradossalmente rappresentato uno dei rari luoghi di rifugio per centinaia di gay; le mura del Vaticano hanno protetto questi omosessuali e concesso loro di praticare una sessualità vivace e piuttosto disinibita. Il prezzo da pagare è stato il silenzio. Più che tollerata, l'omosessualità sembra, a leggere il suo libro, una condizione persino incoraggiata dai membri del clero. Lei parla ad un certo punto di selezione darwiniana… Assolutamente! È uno dei più grandi segreti degli ultimi 50 anni ed è allo stesso tempo un segreto di pulcinella. È fondamentale domandarsi: perché è necessario scriverci un libro? In fondo l'omosessualità del clero non dovrebbe rappresentare un fatto personale? In effetti, nel mio libro io non forzo alcun outing. Quando parlo di omosessualità in riferimento ad alcuni prelati, mi riferisco sempre ad individui che sono deceduti, su cui vi è una nutrita documentazione al riguardo, oppure a personaggi la cui omosessualità è già stata rivelata al grande pubblico. Non ho alcun interesse a calunniare le persone. Quello che mi interessa invece è parlare del sistema complessivo, costituito da segreti, raggiri e bugie. Una vera e propria macchina statale di menzogne che nel suo operare ha avuto degli effetti che vanno ben al di là delle mura del Vaticano. L'omosessualità è una chiave di lettura per comprendere la politica della Chiesa stessa e che ha influenzato la vita di milioni di persone nel resto del globo. Basti pensare al divieto sull'uso del preservativo: una decisione alternativa si sarebbe dovuta prendere decenni fa. Oggi abbiamo Francesco che, molto pragmaticamente, dichiara: la salute della persona è prioritaria rispetto all'interdizione del profilattico. 37 milioni di persone morte di Aids in tutto il mondo. Non è stata la Chiesa ad ucciderle, è evidente! Ma la sua politica oscurantista e bigotta ha sicuramente contribuito: invece che lottare contro la diffusione dell'Aids, i papi precedenti hanno deciso di fare la guerra al preservativo! Questa resterà un errore storico della Chiesa che non potrà essere facilmente dimenticato e perdonato. All'interno del suo libro, soprattutto nel capitolo dedicato a Paolo VI, lei ricorre spesso ad una terminologia, se mi permette, dal sapore un po' vintage, parlando di "omofilia" e amour d'amitié, che potremmo tradurre in italiano come "amicizia amorosa". Ci si riferisce qui a quegli omosessuali che, alle proprie tendenze sessuali "peccaminose", hanno risposto con la castità. Tuttavia, il tentativo in principio nobile di conciliare la propria natura con la propria fede può avere degli effetti devastanti. Uno dei casi più emblematici di questa deriva distruttiva e violenta, è quello di Marcial Maciel, presbitero messicano, fondatore dei Legionari di Cristo che, nell'omertà generale, ha potuto molestare sessualmente decine di minori e centinai di seminaristi… Lei è gentile a parlare di "vintage", qui siamo al di là del demodé… in verità, sulla questione degli abusi sessuali si deve essere estremamente prudenti. Prima di tutto ci tengo a sottolineare che l'omosessualità non ha nulla a che fare con gli abusi sessuali e che globalmente la maggioranza dei crimini sessuali sono perpetrati da eterosessuali. Le vittime in tutto il mondo sono principalmente ragazze e donne e questi abusi vengono spesso commessi all'interno delle famiglie o delle scuole. Dunque, non vi è alcuna connessione diretta tra omosessualità e violenza. Ma se guardiamo all'interno della Chiesa nello specifico è innegabile che la maggior parte dei crimini sessuali siano a carattere omosessuale. Qual è dunque l'origine di tutto questo? Io avanzo tre ipotesi: la prima è che spesso una sessualità repressa e soffocata si trasforma da semplice "odio di sé" in odio degli altri; la seconda è che la condizione di silenzio a cui i prelati sono costretti, soprattutto a partire dalle politiche messe in atto da Paolo VI, facilita la prolificazione di questi abusi nell'omertà generale; ed infine il fatto che, in conseguenza di questo silenzio assordante, si crea una confusione tale da confondere l'omosessualità, intesa come espressione di una sessualità tra adulti consenzienti, con gli abusi stessi, violenze commesse a volte persino su minori: a questo tipo di confusione ha contributo enormemente Benedetto XVI. Il mio libro ha come obiettivo anche quello di far chiarezza su questa questione. Da decenni l'omosessualità non è più un crimine in tutti paesi europei, negli Stati Uniti e nell'America latina. Aspettiamo che la Chiesa si aggiorni e che comprenda che per risolvere un problema gravissimo come quello ..segue ./.
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