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La VOCE ANNO XXI N°8

aprile 2019

PAGINA 2         - 18

sarà il ‘terrorista' maduro, o il terrorista trump? così la pensa massimo fini, e forse bisognerebbe informarsi, prima di prestare orecchio alle ciance che vengono da certi settori della popolazione, manifestamente agenti prezzolati dell'imperialismo americano. stati uniti perenne centro di guerra. di massimo fini | 5 marzo 2019. chi sono i più pericolosi terroristi del mondo? i guerriglieri dello stato islamico che si sono battuti, con grande coraggio, a mosul e raqqa? quelli che con altrettanto coraggio si sono difesi quasi fino all'ultimo uomo nella ridotta siriana di baghuz contro forze preponderanti, esercito di assad, russi, turchi, i formidabili combattenti curdi appoggiati dall'aviazione […] . sabotaggio elettrico. la guerra non convenzionale contro il socialismo bolivariano. di geraldina colotti. caracas notizia del: 08/03/2019. siamo in una sala del ministero delle comunas e dei movimenti sociali, dove si svolge un dibattito dal titolo "decreto obama vs dia del antimperialismo". si attende l'arrivo della ministra blanca eekhout. con noi ci sono romain migus (francia), guillermo orrego (perù), alcides martinez (commissione agitazione e propaganda del psuv) e vladimir castillo, responsabile esteri del ministero. verso le 17, se ne va la luce. il dibattito termina in una caracas immersa nell'oscurità, rotta solo dai fari delle auto e dalle pile dei cellulari di chi cerca di rientrare in fretta. in serata, il ministro della comunicazione, jorge rodriguez, conferma il sospetto generale: si è trattato di un sabotaggio alla rete elettrica nazionale, uno dei peggiori, che ha lasciato senza luce diversi stati del paese. quando, dopo un lavoro incessante, la situazione si stava progressivamente risolvendo, è arrivato un altro attacco, questa volta al sistema delle comunicazioni. un sabotaggio interno, evidentemente. alcuni testimoni hanno descritto tentativi di "guarimbas" nella capitale, ma senza conseguenze. di sicuro la paralisi del metro ha sabotato la marcia delle donne, preparata da una partecipata assemblea organizzata da unamujer. il presidente maduro ha decretato un giorno di sospensione da scuola e il governo ha denunciato l'intervento degli stati uniti, che si è espresso tempestivamente sul sabotaggio, dando mostra di essere perfettamente al corrente del piano destabilizzante: "non c'è da mangiare, non ci sono medicine, e ora senza luce... presto senza maduro", ha scritto in twitter il segretario di stato usa, mike pompeo, e il senatore marco rubio ha rincarato la dose. dopo aver fallito l'attacco militare alla frontiera con la colombia, mascherato da "aiuto umanitario", ora è la volta di quello tecnologico. l'autonominato "presidente a interim", juan guaidó continua il suo lavoro per conto terzi. ieri si è riunito con i funzionari di alcuni ministeri che remano dall'interno contro il governo e con i quali sta tentando di lanciare uno sciopero per domani 9 marzo. tutte le categorie di lavoratori gli hanno risposto picche, riconfermando fiducia piena al presidente legittimo nicolas maduro. "quelli che seguono l'autoproclamato non hanno forza per muovere i lavoratori", ha detto il ministro del lavoro eduardo piñate, che è anche fondatore della centrale socialista, durante una riunione delle organizzazioni sindacali. la prova - ha aggiunto - è che "da quando il presidente maduro ha annunciato il piano di recupero, crescita e prosperità economica, nell'agosto 2018, hanno tentato varie volte di paralizzare il paese ma non hanno potuto farlo". il 6 di marzo, durante un incontro con i lavoratori del complesso siderurgico di guayana, nello stato di bolivar, maduro ha sollecitato la "massima produttività", promettendo di rinnovare quelle convenzioni collettive che ancora rimangono da approvare. in quell'occasione, il presidente ha parlato da ex sindacalista, ribadendo l'importanza e l'orgoglio di appartenere alla classe operaia, cosciente del ruolo portante dei lavoratori nella costruzione del socialismo. intanto, è stato deciso un nuovo aumento di salari e pensioni.
il governo bolivariano ha decretato il 9 giornata antimperialista, per ricordare lo stesso giorno del 2015, quando obama ha imposto sanzioni al venezuela, dichiarando il paese "una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza degli stati uniti". sanzioni che trump ha rinnovato per un altro anno, sparando di rafforzare l'azione destabilizzante del suo burattino juaidó. un asse portante della guerra non convenzionale librata contro il socialismo bolivariano, che ha come bersaglio principale il popolo che non vuole piegare la testa. in un manuale declassificato dalla cia, elaborato dall'air force institute of technology si descrivono in dettaglio le numerose forme di sabotaggio da impiegare in questo tipo di guerra: con pochi uomini infiltrati nei posti giusti, si possono mettere fuori uso sistemi informatici, installazioni industriali e servizi pubblici. e quegli stessi infiltrati - dice il manuale - possono poi anche essere impiegati come falsi testimoni da esibire all'onu per dimostrare il fallimento del "regime" in tutti i settori e giustificare l'intervento armato. tra ieri e oggi, sulle reti sociali più accreditate, sono arrivate denunce dei cittadini, secondo le quali addetti della impresa statale di comunicazioni cantv si sarebbero recati nei quartieri e, senza esibire nome e tesserino, con il pretesto di ispezionare le centraline abbiano rubato materiale tecnico difficilmente reperibile per via delle sanzioni usa. la guerra contro il venezuela sta passando a questa seconda fase, quella dell'attacco tecnologico per isolare la popolazione e debilitarne il morale. ma basta guardare le immagini che giungono da ogni parte del paese per capire quanto, a sei anni dalla morte di chavez, il socialismo bolivariano sia forse un po' ammaccato, ma più vivo che mai. dal cuartel de la montaña, dove riposano i resti di chavez fino all'ultimo avamposto di frontiera, sta risuonando un'unica consegna: "leales siempre, traidores nunca": leali sempre, traditori mai. rete solidarietà rivoluzione bolivariana. da caracas - 9 marzo 2019 . io, italiano, 24 ore al buio di caracas. forse per chi vive in italia non è ben chiara la portata di cosa è successo ieri in #venezuela. un paese intero è rimasto al buio per circa 24 ore. chiunque, in casa, sa cosa vuol dire togliere la corrente un'ora quando i vicini fanno i lavori nel condominio. provate ora ad immaginare che tutte le metropoli italiane restino al buio per 20 ore e oltre. i cellulari smettono di funzionare, tv, computer, metropolitane, treni, ascensori, frigoriferi, aria condizionata, riscaldamenti, scaldabagni, strumenti elettrici per aerosol, pressione, cuore... tutto inutilizzabile. chi sta tornando a casa dal lavoro, chi vuole sapere dove sta il figlio, la moglie, il padre... tutto impossibile. oggi senza cellulari la vita si ferma. dovete considerare che in venezuela la percentuale di chi possiede un'auto privata è bassa, le persone si muovono con i mezzi pubblici, e comunque, per chi ha un'auto i distributori di benzina funzionano con l'elettricità: fermi anche loro. il black out è avvenuto alle 17:00, quando la gente sta per tornare a casa dal lavoro o dagli acquisti, poco prima del tramonto, in metro, in treno. tutto ciò è stato impossibile per centinaia di migliaia di persone ed oltre a questo era impossibile comunicare con la famiglia o poiché i cellulari non funzionavano, o perché le batterie erano scariche, o per assenza di segnale, o per assenza di wifi, o per tutte queste cose contemporaneamente. dalle finestre, vedevamo in strada, nel buio (alle 18:30 tramonta), migliaia di persone che a caracas, che non è la città più tranquilla del mondo, tornavano a casa a piedi, molti di loro erano a oltre 10 km di distanza da casa. la mappa di caracas si sviluppa in lunghezza, ai piedi di una montagna. eppure, nonostante ciò non sono stati segnalati fatti di criminalità, furti, saccheggi, omicidi: niente. la gente ha capito cosa stava succedendo. aggiungiamo che in molti, dopo aver dormito al lavoro per impossibilità a tornare a casa, l'indomani, non sapendo cosa stava succedendo nel paese, hanno preferito andare a piedi fuori al palazzo presidenziale piuttosto che a casa per accertarsi che al presidente non fosse successo nulla. questo è difendere una rivoluzione! . non giriamo intorno al problema, non ci tappiamo gli occhi, chi ha causato il problema?. il black out è stato causato da un attacco cibernetico al sistema di controllo automatizzato, alla "spina dorsale" come si dice in gergo, della centrale idroelettrica del fiume guri, che rifornisce con energia pulita l'80% del paese. gli stati uniti, e purtroppo molti media servili, perché questo è il nome esatto per chi viene meno al dovere di informare, hanno subito dato la colpa alla assenza di manutenzione. ma qui nessuno è cieco ed i fatti parlano chiaro. marco rubio, il senatore usa che da anni spinge per la caduta di maduro, pochi minuti dopo che il black out si era verificato, è stato il primo al mondo a segnalarlo, indicando esattamente cosa fosse avvenuto, quante regioni del paese erano state danneggiate e che i generatori di emergenza non potevano entrare in funzione. come faceva a saperlo se neanche il governo, il ministro, i media, ne erano al corrente? di lì a pochissimi minuti, altri tweet di guaidó annunciavano che "la luce sarebbe tornata solamente quando l'usurpatore se ne sarebbe andato". altri esponenti statunitensi hanno iniziato a twittare che gli ospedali sarebbero andati incontro ad una "emergenza umanitaria" con centinaia di morti (sempre quella è la loro ossessione: causare morti). però gli è andata male, non sapevano che un piano speciale del presidente maduro nei mesi scorsi aveva dotato tutti i principali ospedali di un sistema di generatori elettrici autonomi, difatti non si è registrato neanche un decesso relativo al black out. ora, a 36 ore dall'accaduto quale è la situazione?. ora qui sono le 4:16 del mattino, dalla finestra di un piano alto di caracas vediamo molte zone illuminate ma altre ancora al buio. se può interessare come dato, circa la metà delle persone che conosciamo non ha ancora riacquistato l'uso del cellulare e non riusciamo a contattarle. il danno è stato grande, ma non è avvenuto ciò che gli usa speravano. nel paese abbiamo avuto zero caos, zero assalti ai negozi, zero proteste in strada, zero violenza. al momento del black out eravamo in un centro commerciale, come tutti i centri commerciali è frequentato da una maggioranza di gente benestante ed ovviamente bianca ed oppositrice. eravamo in un negozio di cellulari e tutti i presenti, vedendo andar via la corrente, hanno iniziato ad ironizzare su maduro, e sulle inefficienze del governo burlandosi della rivoluzione. la solita barzelletta che qualsiasi problema avviene nel paese è colpa del governo, come se l'embargo non esistesse. nessuno di loro immaginava cosa stesse per succedere. ieri, quando la corrente cominciava a tornare dopo oltre 20 ore di buio, c'è capitato di parlare con alcuni oppositori di maduro, il loro stato d'animo era ben diverso. erano arrabbiati anche con guaidó, poiché avevano visto che mentre loro erano al buio i ricchi di caracas erano nei ristoranti di lusso della città che hanno generatore privato. in molti si sono accorti che se gli stati uniti causano un black out, i danni sono per tutti: chavisti e non chavisti. e la stessa cosa avverrebbe in caso di invasione, le bombe non distinguono tra chavista e non chavista. oggi ci sarà la programmata manifestazione anti imperialista. la risposta sarà di massa per dimostrare che il popolo venezuelano sta con la rivoluzione e col suo legittimo presidente nicolás maduro.

Sarà il ‘terrorista' Maduro, o il terrorista Trump? Così la pensa Massimo Fini, e forse bisognerebbe informarsi, prima di prestare orecchio alle ciance che vengono da certi settori della popolazione, manifestamente agenti prezzolati dell'Imperialismo americano.

Stati Uniti perenne centro di guerra

di Massimo Fini | 5 Marzo 2019
Chi sono i più pericolosi terroristi del mondo? I guerriglieri dello Stato islamico che si sono battuti, con grande coraggio, a Mosul e Raqqa? Quelli che con altrettanto coraggio si sono difesi quasi fino all'ultimo uomo nella ridotta siriana di Baghuz contro forze preponderanti, esercito di Assad, russi, turchi, i formidabili combattenti curdi appoggiati dall'aviazione […]


Sabotaggio elettrico. La guerra non convenzionale contro il socialismo bolivariano.



di Geraldina Colotti
CARACAS Notizia del: 08/03/2019
Siamo in una sala del Ministero delle Comunas e dei Movimenti sociali, dove si svolge un dibattito dal titolo "Decreto Obama vs dia del antimperialismo". Si attende l'arrivo della ministra Blanca Eekhout. Con noi ci sono Romain Migus (Francia), Guillermo Orrego (Perù), Alcides Martinez (Commissione Agitazione e propaganda del PSUV) e Vladimir Castillo, responsabile esteri del ministero. Verso le 17, se ne va la luce. Il dibattito termina in una Caracas immersa nell'oscurità, rotta solo dai fari delle auto e dalle pile dei cellulari di chi cerca di rientrare in fretta.

In serata, il ministro della Comunicazione, Jorge Rodriguez, conferma il sospetto generale: si è trattato di un sabotaggio alla rete elettrica nazionale, uno dei peggiori, che ha lasciato senza luce diversi stati del paese. Quando, dopo un lavoro incessante, la situazione si stava progressivamente risolvendo, è arrivato un altro attacco, questa volta al sistema delle comunicazioni.

Un sabotaggio interno, evidentemente. Alcuni testimoni hanno descritto tentativi di "guarimbas" nella capitale, ma senza conseguenze. Di sicuro la paralisi del metro ha sabotato la marcia delle donne, preparata da una partecipata assemblea organizzata da Unamujer. Il presidente Maduro ha decretato un giorno di sospensione da scuola e il governo ha denunciato l'intervento degli Stati Uniti, che si è espresso tempestivamente sul sabotaggio, dando mostra di essere perfettamente al corrente del piano destabilizzante: "Non c'è da mangiare, non ci sono medicine, e ora senza luce... presto senza Maduro", ha scritto in twitter il Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e il senatore Marco Rubio ha rincarato la dose.

Dopo aver fallito l'attacco militare alla frontiera con la Colombia, mascherato da "aiuto umanitario", ora è la volta di quello tecnologico. L'autonominato "presidente a interim", Juan Guaidó continua il suo lavoro per conto terzi. Ieri si è riunito con i funzionari di alcuni ministeri che remano dall'interno contro il governo e con i quali sta tentando di lanciare uno sciopero per domani 9 marzo. Tutte le categorie di lavoratori gli hanno risposto picche, riconfermando fiducia piena al presidente legittimo Nicolas Maduro.

"Quelli che seguono l'autoproclamato non hanno forza per muovere i lavoratori", ha detto il ministro del Lavoro Eduardo Piñate, che è anche fondatore della Centrale Socialista, durante una riunione delle organizzazioni sindacali.

La prova - ha aggiunto - è che "da quando il presidente Maduro ha annunciato il piano di Recupero, Crescita e Prosperità economica, nell'agosto 2018, hanno tentato varie volte di paralizzare il paese ma non hanno potuto farlo". Il 6 di marzo, durante un incontro con i lavoratori del Complesso siderurgico di Guayana, nello stato di Bolivar, Maduro ha sollecitato la "massima produttività", promettendo di rinnovare quelle convenzioni collettive che ancora rimangono da approvare. In quell'occasione, il presidente ha parlato da ex sindacalista, ribadendo l'importanza e l'orgoglio di appartenere alla classe operaia, cosciente del ruolo portante dei lavoratori nella costruzione del socialismo. Intanto, è stato deciso un nuovo aumento di salari e pensioni.

Il governo bolivariano ha decretato il 9 giornata antimperialista, per ricordare lo stesso giorno del 2015, quando Obama ha imposto sanzioni al Venezuela, dichiarando il paese "una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza degli Stati Uniti". Sanzioni che Trump ha rinnovato per un altro anno, sparando di rafforzare l'azione destabilizzante del suo burattino Juaidó. Un asse portante della guerra non convenzionale librata contro il socialismo bolivariano, che ha come bersaglio principale il popolo che non vuole piegare la testa.

In un manuale declassificato dalla Cia, elaborato dall'Air Force Institute Of Technology si descrivono in dettaglio le numerose forme di sabotaggio da impiegare in questo tipo di guerra: con pochi uomini infiltrati nei posti giusti, si possono mettere fuori uso sistemi informatici, installazioni industriali e servizi pubblici. E quegli stessi infiltrati - dice il manuale - possono poi anche essere impiegati come falsi testimoni da esibire all'ONU per dimostrare il fallimento del "regime" in tutti i settori e giustificare l'intervento armato.

Tra ieri e oggi, sulle reti sociali più accreditate, sono arrivate denunce dei cittadini, secondo le quali addetti della impresa statale di comunicazioni CANTV si sarebbero recati nei quartieri e, senza esibire nome e tesserino, con il pretesto di ispezionare le centraline abbiano rubato materiale tecnico difficilmente reperibile per via delle sanzioni USA.

La guerra contro il Venezuela sta passando a questa seconda fase, quella dell'attacco tecnologico per isolare la popolazione e debilitarne il morale. Ma basta guardare le immagini che giungono da ogni parte del paese per capire quanto, a sei anni dalla morte di Chavez, il socialismo bolivariano sia forse un po' ammaccato, ma più vivo che mai. Dal Cuartel de la Montaña, dove riposano i resti di Chavez fino all'ultimo avamposto di frontiera, sta risuonando un'unica consegna: "Leales siempre, traidores nunca": leali sempre, traditori mai.

Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana

Da Caracas - 9 marzo 2019
Io, italiano, 24 ore al buio di Caracas.
Forse per chi vive in Italia non è ben chiara la portata di cosa è successo ieri in #Venezuela.
Un paese intero è rimasto al buio per circa 24 ore.
Chiunque, in casa, sa cosa vuol dire togliere la corrente un'ora quando i vicini fanno i lavori nel condominio.
Provate ora ad immaginare che tutte le metropoli italiane restino al buio per 20 ore e oltre.
I cellulari smettono di funzionare, tv, computer, metropolitane, treni, ascensori, frigoriferi, aria condizionata, riscaldamenti, scaldabagni, strumenti elettrici per aerosol, pressione, cuore... tutto inutilizzabile.

Chi sta tornando a casa dal lavoro, chi vuole sapere dove sta il figlio, la moglie, il padre... tutto impossibile.
Oggi senza cellulari la vita si ferma.
Dovete considerare che in Venezuela la percentuale di chi possiede un'auto privata è bassa, le persone si muovono con i mezzi pubblici, e comunque, per chi ha un'auto i distributori di benzina funzionano con l'elettricità: fermi anche loro.

Il black out è avvenuto alle 17:00, quando la gente sta per tornare a casa dal lavoro o dagli acquisti, poco prima del tramonto, in metro, in treno.
Tutto ciò è stato impossibile per centinaia di migliaia di persone ed oltre a questo era impossibile comunicare con la famiglia o poiché i cellulari non funzionavano, o perché le batterie erano scariche, o per assenza di segnale, o per assenza di wifi, o per tutte queste cose contemporaneamente.

Dalle finestre, vedevamo in strada, nel buio (alle 18:30 tramonta), migliaia di persone che a Caracas, che non è la città più tranquilla del mondo, tornavano a casa a piedi, molti di loro erano a oltre 10 km di distanza da casa. La mappa di Caracas si sviluppa in lunghezza, ai piedi di una montagna.
Eppure, nonostante ciò non sono stati segnalati fatti di criminalità, furti, saccheggi, omicidi: niente.
La gente ha capito cosa stava succedendo.

Aggiungiamo che in molti, dopo aver dormito al lavoro per impossibilità a tornare a casa, l'indomani, non sapendo cosa stava succedendo nel paese, hanno preferito andare a piedi fuori al Palazzo Presidenziale piuttosto che a casa per accertarsi che al Presidente non fosse successo nulla. Questo è difendere una Rivoluzione!

Non giriamo intorno al problema, non ci tappiamo gli occhi, chi ha causato il problema?
Il black out è stato causato da un attacco cibernetico al SISTEMA DI CONTROLLO AUTOMATIZZATO, alla "spina dorsale" come si dice in gergo, della centrale idroelettrica del fiume Guri, che rifornisce con energia pulita l'80% del paese.

Gli Stati Uniti, e purtroppo molti media servili, perché questo è il nome esatto per chi viene meno al dovere di informare, hanno subito dato la colpa alla assenza di manutenzione.
Ma qui nessuno è cieco ed i fatti parlano chiaro.

Marco Rubio, il senatore USA che da anni spinge per la caduta di Maduro, pochi minuti dopo che il black out si era verificato, è stato il primo al mondo a segnalarlo, indicando esattamente cosa fosse avvenuto, quante regioni del paese erano state danneggiate e che i generatori di emergenza non potevano entrare in funzione.
Come faceva a saperlo se neanche il governo, il ministro, i media, ne erano al corrente?
Di lì a pochissimi minuti, altri tweet di Guaidó annunciavano che "la luce sarebbe tornata solamente quando l'usurpatore se ne sarebbe andato".
Altri esponenti statunitensi hanno iniziato a twittare che gli ospedali sarebbero andati incontro ad una "emergenza umanitaria" con centinaia di morti (sempre quella è la loro ossessione: causare morti).
Però gli è andata male, non sapevano che un piano speciale del presidente Maduro nei mesi scorsi aveva dotato tutti i principali ospedali di un sistema di generatori elettrici autonomi, difatti non si è registrato neanche un decesso relativo al black out.

Ora, a 36 ore dall'accaduto quale è la situazione?
Ora qui sono le 4:16 del mattino, dalla finestra di un piano alto di Caracas vediamo molte zone illuminate ma altre ancora al buio. Se può interessare come dato, circa la metà delle persone che conosciamo non ha ancora riacquistato l'uso del cellulare e non riusciamo a contattarle.

Il danno è stato grande, ma NON è avvenuto ciò che gli USA speravano. Nel paese abbiamo avuto zero caos, zero assalti ai negozi, zero proteste in strada, zero violenza.

Al momento del black out eravamo in un centro commerciale, come tutti i centri commerciali è frequentato da una maggioranza di gente benestante ed ovviamente bianca ed oppositrice.
Eravamo in un negozio di cellulari e tutti i presenti, vedendo andar via la corrente, hanno iniziato ad ironizzare su Maduro, e sulle inefficienze del governo burlandosi della Rivoluzione. La solita barzelletta che qualsiasi problema avviene nel paese è colpa del Governo, come se l'embargo non esistesse.
Nessuno di loro immaginava cosa stesse per succedere.

Ieri, quando la corrente cominciava a tornare dopo oltre 20 ore di buio, c'è capitato di parlare con alcuni oppositori di Maduro, il loro stato d'animo era ben diverso.
Erano arrabbiati anche con Guaidó, poiché avevano visto che mentre loro erano al buio i ricchi di Caracas erano nei ristoranti di lusso della città che hanno generatore privato.
In molti si sono accorti che se gli Stati Uniti causano un black out, i danni sono per tutti: chavisti e non chavisti. E la stessa cosa avverrebbe in caso di invasione, le bombe non distinguono tra chavista e non chavista.

Oggi ci sarà la programmata manifestazione anti imperialista.
La risposta sarà di massa per dimostrare che il popolo venezuelano sta con la Rivoluzione e col suo legittimo presidente Nicolás Maduro.


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