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La VOCE ANNO XXI N°1

settembre 2018

PAGINA a         - 29

Fermare le manovre imperialiste in Armenia, perché non si ripeta il copione ucraino

Intervista a K.K.Taysaev, Segretario del CC del Partito Comunista della Federazione Russa

da kprf.ru

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Si ripeterà in Armenia lo scenario ucraino? Avranno successo le manovre destabilizzanti in corso nell’ex repubblica sovietica, oggi tra le più vicine alla Federazione Russa? Andranno in porto le manovre sovversive delle solite forze (Ong per prime), finanziate dagli ambienti legati a Soros e al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, creando le premesse per un ulteriore rafforzamento dell’attuale assedio imperialista alla Russia? Sono le domande che si pone il dirigente comunista Kazbek Taysaev – che è anche membro del Comitato della Duma per gli Affari della Comunità deli Stati Indipendenti (CSI), chiedendo alle autorità del proprio paese l’energia e la determinazione che, a suo parere, era mancata nel momento in cui si andava preparando il colpo di stato nazista e filo-imperialista del 2014 in Ucraina? (MG)

E’ possibile che in Armenia si ripeta lo scenario ucraino?


Che la situazione ci possa sfuggire di mano, non è escluso. Anche in Ucraina tutto ebbe inizio con manifestazioni contro oligarchi e funzionari corrotti. Dobbiamo seguire da vicino gli sviluppi, senza nasconderci dietro dichiarazioni secondo cui si tratterebbe di affari interni all’Armenia. Occorre preservare il corso filo-russo dell’Armenia e non permettere che forze distruttive sconvolgano la situazione. Ciò che là si sta verificando ci riguarda direttamente. Siamo uniti dal comune accordo collettivo sulla sicurezza, da una storia comune, dalla cultura, ecc.

Ho paura che gli statunitensi stiano investendo molte risorse e mezzi per destabilizzare la situazione, provando a giocare la stessa carta dell’Ucraina. Grandi somme potrebbero essere gettate nelle cosiddette nuove elezioni parlamentari e per lo “sviluppo della democrazia” in Armenia. Non si sa ancora chi si occuperà dell’Armenia e chi avrà accesso al Parlamento. Oggi la maggioranza nel parlamento armeno è costituita da politici di orientamento filo-russo. La carica di primo ministro ad interim dell’Armenia è occupata dall’ex vice premier della repubblica, Karen Karapetyan, una persona degna e costruttiva, che ama molto il suo paese. Lo conosco personalmente e ritengo che dobbiamo sostenerlo quanto più è possibile. L’importante è non perdere tempo.

Quando in Ucraina tutto era appena all’inizio, per l’unione con la Russia si schierava il 90% e solo tra il 5 e il 10% si pronunciava per l’associazione con l’Unione Europea.

Nel 2013, i comunisti guidati dal loro leader Petro Nikolaevich Simonenko avevano raccolto oltre 3 milioni di firme per chiedere un referendum nazionale sull’ingresso o meno dell’Ucraina nell’Unione Europea. Noi lo avevamo sostenuto. Allora, oltre il 75% della popolazione dell’Ucraina era contro l’ingresso nell’UE. Ma ci è sfuggita di mano la situazione, e il potere è stato conquistato da un’aggressiva minoranza fascista. Risultato: le fiaccolate dei fascisti nel centro di Kiev, la beffa per i veterani della Grande Guerra Patriottica e per chi è animato da sentimenti filo-russi.

Ma soprattutto sono stati comunisti a soffrite delle azioni di questi fascisti, eredi di Bandera e Shukhevich. Ad esempio. La prima persona ad essere aggredita sul majdan fu il primo segretario del comitato cittadino di Lviv del PCU, Rostislav Vasil’ko. Gli furono spezzate le ossa e venne costretto a mangiare una croce ortodossa di fronte a tutti i giornalisti. E tutto ciò ha forse sollevato la minima indignazione della comunità mondiale e dei rappresentanti degli Stati che impongono la loro visione della democrazia all’Ucraina? No, nessuno lo ha fatto. Siamo riusciti solo noi a portarlo fuori da Kiev, a Mosca, dove gli è stata salvata la vita.

Perchè ha subito questa crocifissione?

Per il fatto che a Lviv si era pronunciato per l’unione con la Russia e perchè è un comunista.

E se la Russia non avesse sostenuto allora che quanto stava accadendo era un affare interno dell’Ucraina, ma avesse appoggiato la maggioranza filo-russa, non ci sarebbe stata una guerra civile in Ucraina, a mio avviso. Secondo l’OSCE, circa 15.000 persone sono morte, ma in realtà le vittime sono state 50.000. Andate nel Donbass, sulla linea di contatto, e capirete che la gente su entrambe le parti parla russo. Questa è una cosa terribile. La Russia deve riconoscere i risultati del referendum, riconoscere l’indipendenza della Repubblica Popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Lugansk, contribuire a integrare le imprese del Donbass nell’economia russa, approvare una legge che permetta l’accelerazione dell’ottenimento della cittadinanza della Federazione Russa. Questò è ciò che la Russia deve fare nell’immediato futuro.

A differenza di noi, gli statunitensi non hanno esitato a dichiarare di avere speso 5 miliardi di dollari per condizionare la situazione in Ucraina.

Noi non abbiamo il diritto di trattare l’Armenia come abbiamo fatto con l’Ucraina: la politica dello “struzzo” ci costerrebbe molto cara. Il 9 maggio celebreremo il Giorno della Vittoria, che abbiamo ottenuto insieme ai popoli dell’Armenia. 106 armeni sono diventati Eroi dell’Unione Sovietica. E ora dovremmo fare un passo indietro e consegnare gli armeni alla follia degli statunitensi come è avvenuto con l’Ucraina? Questo sarebbe un crimine nei confronti del popolo fratello dell’Armenia.

Cosa dovrebbe fare il nostro governo?

La Duma di Stato sta per iniziare i suoi lavori. La prima questione che deve essere affrontata dalla Duma è quella relativa alla situazione in Armenia. I nostri deputati devono recarsi là al più presto e avviare consultazioni con tutti, aiutare la nostra ambasciata e tutte le forze filo-russe. In Armenia c’è anche un forte partito comunista.

C’è l’organizzazione che si chiama UPC-PCUS (Unione dei Partiti Comunisti-Partito Comunista dell’Unione Sovietica). Questa organizzazione è il successore del PCUS, che comprende i partiti comunisti di tutte le repubbliche dell’URSS e di tre nuovi stati: Ossezia del Sud, Abkhazia e Transnistria. Tutti questi partiti comunisti sono orientati solo verso la Russia e si pronunciano per la rinascita dell’unione dei popoli fratelli. Perchè il nostro governo non dovrebbe ora sostenere i comunisti dell’Armenia?

Sono sorpreso per la posizione dei nostri governanti, che non riescono a formulare con chiarezza il loro pensiero. Mentre occorrerebbe dichiarare a gran voce che l’Armenia rientra nella zona dei nostri interessi strategici, geopolitici, economici... Il nostro governo deve capire che la Russia non può vivere circondata da paesi che ci odiano e sono assetati di sangue. Guardate cosa sta accadendo in Ucraina, in Georgia. Vogliamo che accada lo stesso in Armenia? Proprio no!

Quali lezioni dovrebbero trarre le nostre autorità?

Secondo me, la lezione dovrebbe essere questa: occorre sostenere le forze che si battono contro gli elementi distruttivi e che stanno facendo di tutto per rafforzare la nostra secolare amicizia. Il nostro futuro è nell’unità. Se si unissero i tre Stati slavi – Russia, Ucraina e Bielorussia – avremmo un’alleanza potentissima, sul piano economico, politico e militare. Presto vi ritornerebbero tutte le ex repubbliche dell’Unione, che proprio questo stanno aspettando. E la rinascita dell’Unione dei popoli fratelli diventerebbe una realtà.

Credo che la prima riunione della Duma di Stato, e la prima riunione del Comitato per gli affari della CSI, per l’integrazione eurasiatica e per le relazioni con i compatrioti, che è direttamente incaricato di occuparsi di tali problemi, dovrebbero essere dedicate agli avvenimenti in corso in Armenia. E anche le altre strutture che si occupano della geopolitica dovrebbero affrontare per prima la situazione in Armenia.

Il popolo russo ha parlato!

di Mauro Gemma

Il popolo russo ha parlato, e la sua voce è risuonata potente.

Il popolo russo con il voto ha inteso confermare la sua fiducia in una linea di strenua difesa della propria Patria, in questo momento oggetto di una gigantesca campagna condotta da governi occidentali, forze politiche di diversa ispirazione e strumenti di comunicazione di massa completamente asserviti alle logiche di guerra dell’imperialismo. Questo è il vero senso del voto, come ha riconosciuto lo stesso Putin.


Negli ultimi tempi abbiamo assistito a qualsiasi forma di provocazione nei confronti della Federazione Russa: “balle spaziali” come la favola secondo cui il voto statunitense sarebbe stato condizionato da Putin, a cui può credere (sempre meno) solo un’opinione pubblica anestetizzata da decenni di propaganda dozzinale all’insegna della russofobia; accuse senza prove, come quelle avanzate alla vigilia del voto dal governo britannico in merito alla vicenda del gas nervino; il sostegno sfacciato a personaggi e forze politiche russe neoliberiste e filoimperialiste, completamente isolate dal proprio popolo, che hanno sostenuto apertamente persino la criminale giunta nazista di Kiev, contro gli interessi stessi del proprio paese.

Ma soprattutto, va rilevato il procedere inarrestabile dell’accerchiamento militare della Federazione Russa da parte di USA/UE/NATO, con la riduzione dei paesi dell’Europa centro-orientale più prossimi al gigante eurasiatico in basi dotate di armamento nucleare e piattaforme missilistiche collocate persino a solo 150 chilometri da San Pietroburgo. Tutto ciò con la partecipazione del governo italiano e la complicità delle forze che lo sostengono a cominciare dal PD, anche ora che sono state completamente delegittimate dal nostro popolo che ha votato compattamente per chi (e si può pensare quello che si vuole di 5 Stelle e Lega), nei suoi programmi di politica estera, include la richiesta di abolizione delle sanzioni contro la Russia e l’avvio di una politica di amicizia e collaborazione reciprocamente vantaggiosa.

Nel contesto delle elezioni del 18 marzo, che hanno visto un consenso plebiscitario nei confronti della leadership di Mosca, considerata come la garante della difesa nazionale dalle aggressioni esterne, suonano sempre più stonate le voci di quei commentatori che non riescono a trarre alcuna lezione dal fatto che:

1) Il popolo russo, con la più alta affluenza registrata nella storia elettorale russa (67,5%, oltre 73 milioni di elettori), non ha accolto l’appello al boicottaggio lanciato da amici dell’Occidente imperialista, noti per le loro malversazioni e giustamente condannati per crimini economici e circondati da amicizie perlomeno sospette come quelle degli eredi screditati e criminali della “cricca Eltsin”. Si, proprio Eltsin, il saccheggiatore della sua Patria che aveva condotto sull’orlo del baratro, ma così caro all’Occidente che lo aveva coperto e giustificato anche quando aveva proceduto, nel 1993, al massacro di 800 difensori del parlamento esautorato dal suo colpo di Stato (dopo quello dell’agosto 1991 che aveva distrutto l’URSS, come entità statuale).
..segue ./.

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