LA
DRAMMATICA DERIVA DELLA “SINISTRA”: DAL P.C.I. AL P.D. E
L’AVANZATA DEI “POPULISTI”.
L’ultimo
sondaggio diffuso da TV7 pone il Partito Democratico al 16% nelle
preferenze degli Italiani mentre i partiti “populisti” al
governo si mantengono intorno al 60%.
Il
P.D. è nato nel 2007 dall’unione dei Democratici di
Sinistra, eredi del vecchio P.C.I. , e della “Margherita”,
erede della Democrazia Cristiana. Questi partiti ancora nel 2006
avevano vinto le elezioni con circa il 50% dei voti (per non parlare
dei decenni precedenti in cui i partiti da cui discendono avevano
raggiunto consensi complessivi anche molto più elevati). Come
è possibile che l’area da loro rappresentata si sia
ridotta a meno di un terzo?
Il
vecchio P.C.I. aveva raggiunto la sua massima espansione negli anni
’70 sull’onda delle lotte operaie e studentesche della
fine degli anni ’60 e l’inizio del decennio successivo
che avevano portato a grandi successi parziali (lievitazione di
stipendi e pensioni, Statuto dei Lavoratori, mobilità
sociale). Poi il movimento “eurocomunista” aveva già
da allora cominciato ad arretrare sia dal punto di vista ideologico
che da quello pratico, con l’accettazione dell’Alleanza
Atlantica (N.A.T.O.), il tentativo infelice di “compromesso
storico” con la D.C. , l’accettazione delle compatibilità
del sistema capitalista ed il distacco dai paesi socialisti.
Dopo
la caduta dell’URSS i giovani apprendisti stregoni dell’ultima
generazione di dirigenti del P.C.I. avevano tentato una serie di
operazioni per cercare di prendere le distanze dal glorioso ma
compromettente passato. Prima era nato nel 1991 il Partito
Democratico della Sinistra, sotto la direzione di Occhetto ed il
simbolo della quercia, che aveva già dal 1995 dato inizio
all’’alleanza dell’Ulivo con gli ex-democristiani.
Poi nel 1998 erano nati i Democratici di Sinistra il cui primo
segretario fu un altro giovane leone: Walter Veltroni, seguito poi da
Piero Fassino. La successiva fusione con la Margherita fu
un’operazione di cui tra i maggiori artefici troviamo Massimo
D’Alema, presidente del partito.
Tra
le principali caratteristiche di queste nuove formazioni, che pare
abbiano abbandonato di fatto anche le più moderate istanze di
tipo socialdemocratico, possiamo enumerare: la stretta fedeltà
all’Unione Europea (UE) ed alle imposizioni della
super-burocrazia europea in materia di
privatizzazioni e
l’instaurazione di un sistema economico ultra-liberista; il
progressivo smantellamento dello stato sociale e la limitazione
dell’intervento dello Stato;
la fedeltà assoluta alla NATO e alle politiche statunitensi.
Le conseguenze di queste politiche, accentuatesi dopo la nascita del
governo dell’europeista Prodi nel 1996, si vedono ancora oggi
con lo sfascio delle infrastrutture privatizzate (vedi crollo di
Genova) ed il crollo indecoroso di intere attività produttive
un tempo a
partecipazione statale (come nel caso della crisi
dell’ILVA di Taranto, l’ex più importante
acciaieria
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europea). La Legge Fornero sulle pensioni è stato
il coronamento di una serie di provvedimenti antipopolari imposti
dalle politiche di austerità europee tese a difendere l’Euro
a vantaggio soprattutto della Germania. Le guerre scatenate contro
l’Iraq, la Jugoslavia, la Libia; gli interventi in Afghanistan
e Somalia; l’imposizione di sanzioni alla Siria, alla Russia,
all’Eritrea e l’aiuto dato ai jihadisti terroristi
siriani; l’appoggio ai colpi di stato fascisti in Ucraina e
Georgia, dimostrano la dipendenza dei nostri governi degli ultimi 30
anni verso gli imperialismi statunitensi ed europei.
Oggi
molte cose nuove si muovono a livello internazionale: enormi paesi
come la Cina e la Russia si attrezzano per contrastare l’imperialismo
USA che si riteneva – erroneamente - invincibile dopo la caduta
dell’URSS. In tutta Europa nascono movimenti che contestano le
scelte delle burocrazie europee. Piccoli paesi come la Corea
Democratica e la Siria si oppongono coraggiosamente e vittoriosamente
all’egemonismo USA ed occidentale. In Italia i movimenti
“populisti” vincono le elezioni e formano un governo che
promette di eliminare la Legge Fornero, di trovare le risorse per
creare un “reddito di cittadinanza” (un provvedimento di
stampo socialdemocratico già esistente di fatto in vari
paesi), di difendere la sovranità nazionale nei confronti
delle imposizioni restrittive della UE. Anche in politica estera
qualcosa si muove, come la promessa di togliere le sanzioni alla
Russia (promessa finora non mantenuta), le critiche alla vendita di
armi all’Arabia Saudita che massacra il popolo yemenita
(critiche cui finora non sono seguiti provvedimenti pratici), accenni
al fatto di voler cambiare la politica verso Libia, Siria, Egitto ed
altri paesi arabi ed africani. Il problema è che l’assenza
della “sinistra” fa in modo che queste tematiche siano
portate avanti (anche se spesso confusamente o solo a chiacchiere) da
formazioni populiste, che portano avanti anche tematiche decisamente
di “destra”, come la “flat tax”, ma che
sembrano essere più attente ai cambiamenti che avvengono nel
mondo ed anche nell’opinione pubblica nazionale. Non aiuta la
“sinistra”, ed anche quei gruppi che si collocano a
“sinistra” del PD, il modo demagogico in cui affrontano
il problema dei “migranti”, visto come problema puramente
umanitario di accoglienza e di barconi che affondano, e non esaminato
nelle sue cause scatenanti: il super-sfruttamento neo-coloniale (ad
esempio della Francia nei confronti dell’Africa Occidentale);
le guerre e gli interventi militari che gettano nel caos interi
paesi, come in Libia, Siria o Afghanistan; le ingiuste sanzioni poste
a vari paesi come Siria o Eritrea. È
sulle cause del fenomeno che bisognerebbe intervenire, permettendo ai
paesi ex-coloniali di svilupparsi in pace ed impedendone lo
svuotamento forzato, che rinnova in forme moderne il vecchio
commercio degli schiavi. Purtroppo l’ex-sinistra non sembra
attrezzata a riflettere sui suoi errori (vedi l’arrogante
difesa della sua riforma fatta dalla Professoressa Fornero in TV) e
si crogiola nella convinzione (errata) che chi l’ha sconfitta
sia solo un’accozzaglia razzista che sparirà in breve
tempo.
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