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La VOCE ANNO XXI N°2

ottobre 2018

PAGINA         - 43

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano.
L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia.
L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti.
Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare ’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

Antonio Gramsci - Indifferenti 11 febbraio 1917

Le onde

Tu mi stai accanto, lontananza del socialismo.
Dici d’esser vicina? Frammezzo alle angustie,
in nome della vita, in cui ci siamo legati,
trasportaci, ma solo tu.

Tu mandi fumo tra una nebbia di teorie,
terra fuori di ciarle e di calunnie,
come una porta sul mondo e una porta sul mare,
e una porta sulla Georgia da Mleti.

Tu sei il paese ove le donne di Putivl’
non piangono prima del tempo come i cuculi,
e con tutta la verità io le rendo felici,
e ad essa non occorre distoglierne lo sguardo.

Dove respirano l’una accanto all’altra,
e i ganci della passione non scricchiano
e non danno un residuo di frazioni
per sventura delle madri e dei bambini.

Dove io non ricevo alcun resto
in vita spicciola dall’esistenza,
ma segno solo ciò che spendo
e spendo tutto quello che conosco.

Dove la voce, mandata a rincorrere
una novità indistruttibile,
con l’esultanza del mio bambino
mi fa eco dall’avvenire.

Qui sarà tutto: ciò che ho vissuto
nei presagi e nella realtà,
e coloro di cui non sono degno,
e ciò per cui fra di essi ho un nome.

Tu sei ancora qui, e mi hanno detto
ove sei adesso e ove sarai alle cinque.
Io ti potrei trovare nel Kursaal,
piuttosto che ciarlare invano.

Tu ascolteresti ritornando giovane,
grande, libera, audace,
dell’uomo giunto al limite
da una formica che è cresciuta troppo.

Vi sono nell’esperienza dei grandi poeti
tali tratti di naturalezza
che non si può, dopo averli conosciuti,
non finire con una mutezza completa.

Imparentati a tutto ciò che esiste, convincendosi
e frequentando il futuro nella vita di ogni giorno,
non si può non incorrere alla fine, come in un’eresia,
in un’incredibile semplicità.

Ma noi non saremo risparmiati,
se non sapremo tenerla segreta.
Più d’ogni cosa è necessaria agli uomini,
ma essi intendono meglio tutto ciò che è complesso…

(traduzione di Angelo Maria Ribellino)

Boris Pasternak - (da Le onde, 1931)


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