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La VOCE 1806

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La VOCE ANNO XX N°10

giugno 2018

PAGINA 4         - 16

Segue da Pag.15: Secondo incotro tra Kim Jong Un e Mun Jae In

Presidente del Partito dei Lavoratori della Corea, Presidente della Commissione per gli Affari Statali della RPDC e Comandante supremo dell’Esercito Popolare coreano, giungeva alla casa Thongil Hous per incontrarsi e tenere colloqui col presidente Moon Jae In della Corea del sud. Panmunjom, terra storica già sotto i riflettori globali come simbolo di pace, da cui iniziare una nuova relazione nord-sud e aprire una nuova era di riconciliazione e unità, assisteva all’incontro significativo tra i leader del nord e del sud, ancora una volta dopo 29 giorni. Il rispettato leader supremo Kim Jong Un salutava calorosamente il presidente Mun Jae In e scambiandosi saluti arrivava alla Casa Thongil dopo aver attraversato la linea di demarcazione a Panmunjom. I due massimi dirigenti erano così contenti del nuovo incontro storico nel luogo storico dopo un mese, che si abbracciavano.
Prima del colloquio, il presidente Mun Jae In sottoscriveva il libro dei visitatori della Thongil House in memoria della visita nella zona nord, recitando: “Pace e prosperità sulla penisola coreana, insieme al Presidente Kim Jong Un della Repubblica Popolare Democratica di Corea. 2018.5.26, Presidente della Repubblica di Corea Mun Jae In”.
Kim Jong Un e Moon Jae In, con le mani saldamente strette, si facevano scattare una foto ricordo per commemorare lo storico quarta vertice nord-sud. Kim Jong Un strinse le mani ai personaggi del sud che accompagnavano Mun Jae In, condividendo il piacere di incontrarli. Poi, c’erano stati i colloqui tra Kim Jong Un e Moon Jae In. Dal lato nord vi erano Kim Yong Chol, Vicepresidente del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori della Corea, e dal lato sud So Hun, direttore del National Intelligence Service. Durante i colloqui si sono avuti scambi di opinioni approfonditi per affrontare le questioni che vanno risolte per attuare rapidamente la Dichiarazione di Panmunjom concordata al terzo vertice nord-sud, realizzare la denuclearizzazione della penisola coreana e raggiungere pace, stabilità e prosperità regionali, e le questioni che nord e sud si affrontano, e mantenere con successo il vertice Corea-USA.
Kim Jong Un e Mun Jae In condividevano l’opinione che le parti dovrebbero fidarsi e prendersi cura esercitando sforzi congiunti per assicurarsi che la dichiarazione Panmunjom, che riflette il desiderio unanime di tutti i coreani, sia attuata presto. I massimi leader del nord e del sud decidevano di tenere i colloqui di alto livello nord-sud il 1° giugno e di accelerare i colloqui su vari campi, anche militari e con la Croce Rossa. Condividevano l’opinione che si sarebbero incontrati spesso in futuro per rendere il dialogo attivo e unendo conoscenze e sforzi, esprimendo la posizione di compiere sforzi congiunti per la denuclearizzazione della penisola coreana.
Kim Jong Un ringraziava Mun Jae In per gli sforzi compiuti per il vertice RPDC-USA in programma per il 12 giugno ed espresse la volontà dei colloqui tra RPDC e Stati Uniti. Kim Jong Un aveva detto a Mun Jae In di collaborare positivamente, come sempre, per migliorare le relazioni tra RPDC e Stati Uniti e stabilire un meccanismo per la pace permanente e duratura. Raggiunsero consenso soddisfacente sugli argomenti discussi durante i colloqui. I massimi leader del nord e del sud ascoltavano apertamente le rispettive opinioni sulle questioni cruciali in sospeso senza formalità e con dialogo sincero. L’incontro offriva un’altra occasione storica per aprire un nuovo capitolo nello sviluppo delle relazioni nord-sud.
Il quarto vertice nord-sud tenutosi a Panmunjom, registrato nella storia come simbolo di riconciliazione e unità nazionale, pace e prosperità, darà ai coreani nuova speranza e vitalità.


Traduzione di Alessandro Lattanzio – AuroraSito

Tenuto il quarto Summit Nord-Sud. Kim Jong Un incontra e tiene colloqui col Presidente Mun Jae In

kfaitalia / 10 ore ago
Pyongyang, 27 maggio (KCNA) — Lo storico quarto summit nord-sud ha avuto luogo alla Casa della Pace nella parte nord di Panmunjom il 26 maggio Juche 107 (2018) all’improvviso.

Kim Jong Un, segretario del Partito del Lavoro di Corea, presidente della Commissione Affari di Stato della RPDC e comandante supremo dell’Esercito Popolare di Corea, è arrivato alla Casa della Pace per incontrare e dialogare col Presidente della Corea del Sud Mun Jae In.

Panmunjom, la storica terra giunta una volta sotto i riflettori del mondo come simbolo di pace per un nuovo inizio delle relazioni nord-sud e l’apertura di una nuova era di riconciliazione ed unità, è stata testimone del significativo incontro tra i dirigenti massimi del nord e del sud ancora una volta dopo 29 giorni.

Le guardie d’onore dell’Esercito Popolare di Corea si sono allineate alla Casa della Pace, luogo dei colloqui, per ricevere il Presidente Mun Jae In.

Lo stimato Dirigente Supremo Kim Jong Un ha calorosamente accolto il Presidente Mun Jae In e ha scambiato saluti con quest’ultimo, arrivato alla Casa della Pace dopo aver attraversato la linea di demarcazione a Panmunjom.

I due dirigenti massimi erano molto contenti di tenere uno storico incontro ancora una volta in questo storico luogo a distanza di un mese, e si sono calorosamente stretti la mano.

Prima dei colloqui, il Presidente Mun Jae In ha scritto un commento nel libro degli ospiti alla Casa della Pace come ricordo della sua visita nell’area nord, che così recita: “Pace e prosperità della penisola coreana, insieme al Presidente della Repubblica Popolare Democratica di Corea Kim Jong Un. 26-5-2018, il Presidente della Repubblica di Corea Mun Jae In”.

Kim Jong Un e Mun Jae In, stringendosi fermamente la mano, si sono fatti scattare una foto a ricordo dello storico quarto summit nord-sud.

Kim Jong Un ha stretto la mano a tutte le personalità del sud che
accompagnavano Mun Jae In, una per una, condividendo con loro il piacere dell’incontro.

Quindi sono iniziati i colloqui tra Kim Jong Un e Mun Jae In.

Presente per il nord era Kim Yong Chol, vicesegretario del Comitato Centrale del Partito del Lavoro di Corea, e per il sud vi era So Hun, direttore del Servizio Nazionale d’Intelligence.

Ai colloqui si sono avuti profondi scambi di opinioni per affrontare i problemi da risolversi per dare rapido seguito alla Dichiarazione di Panmunjom firmata al terzo summit nord-sud e per realizzare la denuclearizzazione della penisola coreana e raggiungere la pace regionale, stabilità e prosperità; i problemi cui si trovano di fronte il nord e il sud; e la questione relativa allo svolgimento con successo del summit RPDC-USA.

Kim Jong Un e Mun Jae In hanno concordato che le due parti dovranno aver fiducia e prendersi cura l’una dell’altra ed esercitare sforzi congiunti per assicurarsi che la Dichiarazione di Panmunjom, che riflette il desiderio unanime di tutti i coreani, sia attuata al più presto.

I dirigenti massimi del nord e del sud hanno concordato di tenere i colloqui ad alto livello tra il nord e il sud il 1° giugno e di accelerare ulteriormente il dialogo nei vari campi tra cui quello tra le autorità militari e le Croci Rosse.

Essi hanno condiviso l’idea di incontrarsi frequentemente in futuro per rendere più attivo il dialogo e unire giudizio e impegno, esprimendo la loro posizione di compiere sforzi comuni per la denuclearizzazione della penisola coreana.

Kim Jong Un ha ringraziato Mun Jae In per il grande impegno da egli profuso per il summit RPDC-USA in programma per il 12 giugno, e ha espresso la sua ferma volontà per gli storici colloqui RPDC-USA.

Kim Jong Un ha detto a Mun Jae In di cooperare positivamente l’un con l’altro come sempre per migliorare le relazioni RPDC-USA e mettere in moto un meccanismo per una pace permanente e durevole.

Essi hanno raggiunto un consenso soddisfacente nelle questioni discusse ai colloqui.

Kim Jong Un ha calorosamente abbracciato Mun Jae In scambiandosi saluti di commiato, con la promessa di incontrarsi nuovamente un giorno.

I dirigenti massimi del nord e del sud hanno ascoltato a cuore aperto l’uno le opinioni dell’altro sulle questioni cruciali rimaste in sospeso, senza formalità, e hanno avuto un dialogo schietto. L’incontro offre un’altra occasione storica per aprire un nuovo capitolo nello sviluppo delle relazioni nord-sud.

Il quarto summit nord-sud tenutosi a Panmunjom, entrato nella storia come un simbolo di riconciliazione ed unità nazionali, di pace e prosperità, darà a tutti i coreani nuove speranze e vitalità.

La Corea del Nord a Trump: “Certe dichiarazioni americane sono ripugnanti. Non ci interessa il loro sostegno alla nostra economia”


by KJU 18 maggio 2018


Kim Kye Gwan, vice Ministro degli affari esteri della Corea del Nord, ha reso pubblica la seguente dichiarazione stampa: “Il Presidente Kim Jong Un ha annunciato la decisione strategica di porre fine alle tormentate relazioni tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. A questi fine ha incontrato per due volte il segretario di stato americano Pompeo e compiuto passi molto importanti nella direzione della pace e della stabilità nella penisola coreana e nel mondo.

In risposta alle nobili intenzioni del Maresciallo Kim Jong Un, il presidente Trump ha dichiarato di voler superare l’ostilità storica tra la Corea popolare e gli Stati Uniti. Pertanto ho apprezzato la decisione di organizzare il vertice tra Corea del Nord e USA che sarebbe molto significativo per la distensione e la pace.

Ma prima di questo vertice alcune dichiarazioni sfrenate e provocatorie sono state incautamente formulate dagli Stati Uniti. Ciò mi ha deluso, perchè profondamente ingiuste: funzionari di alto livello della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato, tra cui Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, hanno fatto riferimento alla cosiddetta modalità libica di abbandono nucleare, di “denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile”, di “smantellamento totale di armi nucleari, missili, armi biochimiche “, ecc. Il senso delle loro parole è questo: “Prima dovete rinunciare alle armi nucleari, poi vedremo come compensare ciò.”

Questo non è dialogo ma un tentativo terribilmente sinistro di imporre al nostro Stato pieno di dignità il destino della Libia o dell’Iraq che sono stati cancellati per aver ceduto alle grandi potenze.

Non riesco a trattenere la mia indignazione per un tale comportamento degli Stati Uniti, e mi sorgono dubbi sulla loro sincerità nel voler migliorare i rapporti con noi.

Tutto il mondo sa troppo bene che il nostro Paese non è né la Libia né l’Iraq che sono stati vittima di un destino miserabile. È assurdo osare confrontare la Corea del Nord, che è a tutti gli effetti uno Stato nucleare, con la Libia, che era uno Stato nella fase iniziale dello sviluppo nucleare. Non nascondiamo, pertanto, il nostro sentimento di ripugnanza nei confronti di Bolton. Posizioni come le sue minano il dialogo.

Abbiamo già dichiarato la nostra intenzione di denuclearizzare la penisola coreana e che la condizione preliminare perchè ciò avvenga è porre fine alla politica ostile contro di noi e alle minacce nucleari e al ricatto degli Stati Uniti. Ma ora, gli Stati Uniti stanno erroneamente valutando la magnanimità e le iniziative generose della Corea del Nord come segni di debolezza e cercano di accreditarle all’opinione pubblica come il risultato delle loro sanzioni e della loro pressione. Gli Stati Uniti stanno strombazzando come se stessero offrendo compensi economici e benefici nel caso in cui abbandonassimo la bomba atomica. Noi non abbiamo mai avuto alcuna aspettativa nel supporto degli Stati Uniti alla costruzione della nostra economica e non sigleremo alcun accordo in futuro. È ridicolo constatare che l’amministrazione Trump, sebbene asserisca il contrario, prosegue nella politica obsoleta contro la Corea del Nord dei suoi predecessori… ma in una fase in cui il nostro Paese dispone di armi nucleari.

Se Trump seguirà le orme dei suoi predecessori, sarà ricordato come un Presidente più fallimentare dei suoi predecessori, lontano dalla sua ambizione di ottenere un successo senza precedenti.

Se l’amministrazione americana si approccia al vertice Corea del Nord-USA con sincerità riceverà da noi una risposta adeguata.

Viceversa, se gli Stati Uniti vogliono spingerci in un angolo per forzare il nostro abbandono nucleare unilaterale, non saremo più interessati a tale dialogo e non possiamo che riconsiderare la nostra decisione di partecipare al vertice con loro.”

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