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La VOCE ANNO XX N°5

gennaio 2018

PAGINA 7

Segue da Pag.6: L’antidoto al nazionalismo è l’identità di classe

diversi piuttosto che demolire il capitalismo stesso. In considerazione di questo fatto e di questa analisi, abbiamo chiamato apertamente la classe operaia e le classi popolari del nostro paese e della Catalogna per creare una nostra alternativa.

Abbiamo spiegato la necessità di cercare l’indipendenza della classe operaia al fine di costruire un paese per la classe operaia. Queste sono le linee guida principali delle nostre attività politiche. Ci opponiamo al nazionalismo che rappresenta una seria minaccia e ha inflitto un grande dolore al popolo spagnolo nella storia. Siamo contrari all’escalation del nazionalismo spagnolo e di altri movimenti con queste argomentazioni.

soL: Come vedi l’Unione Europea (UE)? Qual è la vostra linea di lotta contro l’UE?

AG: L’UE è un’unione borghese il cui obiettivo principale è migliorare la propria posizione nella competizione tra imperialisti. È un’unione di Stati imperialisti e non promette nulla a favore dei popoli europei e della popolazione mondiale, come si può chiaramente vedere in Libia, Siria, Iraq.

Sin dall’inizio, prima che la Comunità economica europea (CEE) fosse trasformata nell’Unione europea e ancor prima che la Spagna entrasse a farne parte nel 1986, ci siamo fermamente opposti all’adesione in questa unione.

Oggi, mentre l’UE sorvola sulle politiche del governo spagnolo contro la classe operaia e le sue politiche antipopolari che mirano a intensificare lo sfruttamento, poiché serve da pretesto per queste politiche, la nostra posizione è rafforzata.

Osserviamo che l’UE è in crisi. Oltre ogni dubbio, l’alternativa a favore dei popoli europei è nell’uscita di ogni membro da questa unione di stati imperialisti e questo è chiaramente ciò per cui dobbiamo lottare. Sfidiamo e lottiamo con serietà la posizione politica che sembra critica nei confronti dell’UE e dell’euro ma poi propone riforme; la posizione che afferma che l’UE possa essere trasformata in uno strumento a favore dei popoli senza comprendere il fatto espresso da Lenin che un’unione di stati capitalisti in Europa non può che essere reazionaria.

Oltre a dare false speranze alle masse popolari, le istituzioni dell’UE vengono anche utilizzate per distorcere la storia e diffondere l’anticomunismo. A tale riguardo, insistiamo nell’abbandonare immediatamente l’UE costruendo nel nostro paese un’economia socialista a favore della classe operaia e delle masse popolari.

soL: Puoi parlarci delle vostre politiche sul problema degli immigrati e sulla questione della disoccupazione?

AG: Nelle nostre attività politiche quotidiane cerchiamo sempre di collegare le questioni strategiche alle questioni tattiche. Le forze capitaliste, i mezzi di comunicazione e il governo capitalista, quando la disoccupazione aumenta drammaticamente, specialmente come sta accadendo in questo momento in Spagna a causa della crisi, sostengono che avere un lavoro e creare posti di lavoro è importante.

Tuttavia, la nostra prospettiva è stabile, non attribuiamo un significato astratto all’occupazione. Fondamentalmente, quando parliamo di rivendicare il lavoro, non diciamo che le persone devono avere un lavoro o che non dovrebbero essere disoccupate, ma ci riferiamo all’occupazione in condizioni negate dal capitalismo, quelle che consentono ai lavoratori e alle masse popolari di avere diritti, di realizzare un progetto di vita che garantisca l’autosufficienza e di raggiungere le proprie aspettative di vita.

D’altra parte va sottolineato che anche se i dati sulla disoccupazione in Spagna registrano un’inversione di tendenza, ciò viene ottenuto deteriorando le condizioni di lavoro. Difendendo in questa prospettiva l’Ottobre e il significato della Rivoluzione bolscevica, sosteniamo che era possibile ed è possibile anche oggi per un lavoratore avere un lavoro, una professione, prendere parte all’organizzazione dei compiti sociali, migliorare le condizioni di welfare. Poniamo il modello socialista, il modello in cui i lavoratori sono liberi dalle pene che devono patire sotto il capitalismo, in contrapposizione allo sviluppo capitalistico.

La nostra attività politica sulla questione dell’immigrazione si basa su un’idea. Spieghiamo che la maggior parte dell’immigrazione che vediamo in Europa oggi è causata dagli interventi delle forze imperialiste europee verso altri paesi.

Se le forze imperialiste europee non fossero intervenute e non avessero saccheggiato i paesi africani e asiatici e non avessero manipolato i loro governi, il fenomeno dell’immigrazione non avrebbe assunto lontanamente la sua forma attuale, determinata com’è dalle politiche degli ultimi anni.

In ogni circostanza la nostra rivendicazione di comunisti è chiara: riteniamo che la classe lavoratrice sia una classe unica a livello internazionale. Consideriamo, in quanto comunisti, che la lotta della classe operaia sia la stessa indipendentemente dalla patria o dalla provenienza dei lavoratori.

Anche se è complicato, un altro dei nostri compiti è lottare contro l’idea che i lavoratori stranieri siano venuti nel nostro paese per peggiorare le condizioni di vita della classe operaia spagnola. La nostra principale attività su questo tema è di contrastare il razzismo e la xenofobia, favorendo l’unificazione della classe operaia, sottolineo, con tutte le sue sezioni, qualunque sia la loro origine, nella lotta contro il capitalismo e la classe capitalista.

soL: Qual è lo slogan principale delle organizzazioni giovanili del partito?

AG: Da settembre la CJC sta conducendo una campagna dal titolo: "La gioventù sta organizzando l’attacco". In questo senso, la nostra intenzione è di mostrare alla gioventù operaia che non solo è il momento di resistere contro gli attacchi del governo capitalista, ma è anche il momento di organizzarsi e lottare per nuove conquiste. Questo per ottenere nuovi diritti sia nell’istruzione che nel lavoro.

Ad esempio, negli ultimi anni molti diritti e molte conquiste sono stati aboliti con il pretesto della crisi. La CJC ha condotto un’intensa attività all’interno del movimento studentesco e ha espresso un’importante capacità organizzativa. Di fatto, la nostra gioventù non solo organizza la summenzionata campagna, ma nel frattempo svolge un ruolo complementare nella campagna del Partito, realizzata con lo slogan "Un paese per la classe lavoratrice".

soL: Come valutate i partiti del tipo di Podemos e qual è la vostra posizione a riguardo?

AG: Abbiamo analizzato la nascita e lo sviluppo del fenomeno Podemos e lo abbiamo spiegato più e più volte. Podemos può considerarsi in linea generale come la versione spagnola della nuova socialdemocrazia.

E’ un’organizzazione nata dalla capitalizzazione delle proteste derivanti dal movimento degli indignati in Spagna nel 2011. Ha guadagnato posizioni sul terreno del malcontento della piccola borghesia e degli strati medi, non della classe operaia, contro la proletarizzazione causata dalla crisi.

Podemos istituzionalizza questo scontento nella perpetuazione del capitalismo. Quando le condizioni lo richiedono, sono pronti a sostituire e adempiere alla missione del PSOE, gli ex-socialdemocratici degli anni ’70. Il PSOE è ora in profonda crisi e si trova davanti un futuro incerto proprio a causa della contraddittorietà tra il discorso astratto che invia alla classe lavoratrice mentre perpetua il sistema di sfruttamento.

Non importa lo stile più giovane e fresco di Podemos, la sua capacità di utilizzare nuovi strumenti e di esprimere parole più o meno vicine ai vecchi socialdemocratici, la sua azione parlamentare e le sue politiche in continuità col PSOE, in particolare in alcune località, a dispetto della prima impressione di cambiamento, sostengono in ultima istanza il sistema capitalista in Spagna.

Faccio un parallelismo lampante: possiamo dire che Podemos è esattamente la SYRIZA di Spagna. Proprio come SYRIZA, quando ha dovuto scegliere ha preferito le forze finanziarie a discapito delle masse popolari, Podemos farebbe la stessa scelta perché ha lo stesso carattere.

I fascisti sono fuori legge! Perché poliziotti e magistrati non la applicano?


di Paolo Flores d’Arcais - (7 dicembre 2017)

Forza Nuova andava sciolta molti anni fa. CasaPound andava chiusa e sciolta molti anni fa. E così gli altri gruppi e gruppetti inequivocabilmente fascisti che hanno realizzato apologia di fascismo in ennesime occasioni, inneggiato con slogan tipici del regime fascista, sbandierato simboli del fascismo, partecipato a raduni fascisti internazionali anche con gruppi esplicitamente nazisti e svastiche a go go, e insomma esibito il loro fascismo in tutti i modi possibili.

La legge c’è, la legge non viene applicata.

Le interpretazioni edulcorate che ne sono state date sono allucinanti. Secondo la legge fare il saluto romano è un reato. Ma è ormai diventato uno sport nazionale. Un gestore di stabilimento balneare lo ha trasformato in una installazione permanente di apologia di fascismo e il magistrato ha ritenuto che tale illegalità andasse benissimo.

Se i magistrati non applicano la legge che c’è, è necessario fare immediatamente una legge interpretativa della stessa – anziché nuove leggi che lasciano il tempo che trovano e ottengono un effetto "grida" manzoniana – legge interpretativa che elimini ogni possibilità di interpretazione che non sia punitiva di ogni manifestazione di fascismo nel modo più intransigente.
E ovviamente sarebbe stato doveroso per il Ministro della Giustizia mandare i suoi ispettori in ogni caso di omesso intervento e al CSM di prendere i doverosi provvedimenti.

Ma nulla di tutto questo viene fatto.

Il ministro Orlando e il CSM di Legnini si occupano solo di intimidire i magistrati-magistrati che sempre in minor numero obbediscono soltanto alla legge e non guardano in faccia nessuno, in primis agli "eccellenti" della politica e della finanza.
Il governo è di fatto connivente, esattamente come lo sono stati i governi di destra.

È così che si è rilegittimato il fascismo presso l’opinione pubblica e i media, è con questa mitridatizzazione delle coscienze che fior di fascisti sono ormai considerati presenza normale nei talk show, o addirittura osannati nella cultura ufficiale e ospitati con grande rilievo sui quotidiani nazionali (Pierangelo Buttafuoco "orgogliosamente nazista" e autore di romanzi "in dolce stil Nazi" secondo le definizioni del suo amico e collega di lavoro Christian Rocca, oggi sulle pagine di "Il Foglio" e "Il Fatto quotidiano", ieri di "La Repubblica", e ieri oggi e domani sugli schermi di Lilli Gruber alle venti e trenta, è solo il caso più eclatante).

La via alla rilegittimazione politica del fascismo è stata in realtà aperta da D’Alema quando Silvio Berlusconi appoggiò Gianfranco Fini, fresco reduce dalle celebrazioni del settantesimo della marcia su Roma con grande spiegamento di gagliardetti fascisti e eja eja alalà, come candidato a sindaco di Roma contro Rutelli, e i dirigenti postcomunisti continuarono a trattare il detto Berlusconi come un avversario normale anziché demonizzarlo come connivente col fascismo quale era in realtà.

La rilegittimazione dell’immondo ventennio (per il quale andrebbero rispolverati tutti i sostantivi e gli aggettivi utilizzati da Carlo Emilio Gadda) proseguì poi con il tentativo, di fatto riuscito, di Berlusconi di trasformare il 25 aprile – festa nazionale perché giorno della vittoria della Resistenza, azionista socialista comunista e democristiana, non dimentichiamolo – in giorno di riconciliazione nazionale, in cui riconoscersi mutualmente nella autenticità delle intenzioni e nell’intreccio di ragioni e torti da entrambe le parti, dove svanisce l’abissale differenza e l’incompatibilità morale tra i partigiani che si battono per restituire all’Italia la libertà e i repubblichini scherani al servizio di Kesselring e delle SS e delle loro stragi di massa e torture quotidiane. Ovvio che alla fine a qualche fascista si vogliano intitolare piazze e monumenti come accaduto di recente.

L’ignobile aggressione dei fascisti di Forza Nuova a Repubblica dell’altro ieri è l’ultimo episodio di questa rilegittimazione a cui da tempo bisognava dire basta.

Se non lo si è fatto fin qui ragione di più per farlo ora in modo radicale e intransigente. Altrimenti la solidarietà a Repubblica (la nostra è piena e con tutto il cuore, ovviamente) che oggi sembra unanime resterebbe ipocrisia e formalismo così come è ipocrisia e formalismo la solidarietà di un governo che nel frattempo sta realizzando le peggiori leggi bavaglio che neppure Berlusconi era riuscito ad imporre.

Ormai si impone improcrastinabile una rivolta morale, una rivolta delle coscienze che imponga a forze politiche sempre meno disposte a riconoscersi nella Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza antifascista il dovere di tornare alla radice storica della legittimità delle nostre istituzioni, costituita appunto dal fatto storico – la Grundnorm nel senso di Kelsen – della Resistenza e dal conseguente dovere di far applicare rigorosamente la legge che impedisce ogni ripresa in ogni forma della presenza fascista in Italia.

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