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La VOCE ANNO XX N°5

gennaio 2018

PAGINA 3

Segue da Pag.2: Art. 81: al via una legge di iniziativa popolare per togliere le politiche di austerità dalla Costituzione e riaffermare i diritti fondamentali delle persone

Da subito chiediamo che il Governo italiano in sede di Consiglio a Bruxelles si opponga all’inserimento del Fiscal compact nei trattati e anche alla Direttiva proposta dalla Commissione Juncker

Facciamo appello:

  • al Parlamento europeo perché respinga la Direttiva e in ogni caso chiederemo al Parlamento italiano che non la recepisca nella legislazione italiana.
  • Al Parlamento italiano perché sia ripristinato l’articolo 81 della Costituzione del 1947 e perché vengano cambiate le procedure di bilancio prescritte dal Six pack e dal Two pack, che hanno trasferito le scelte del bilancio dello Stato nelle mani della Commissione e della tecnocrazia dell’UE.

Bloccare l’inserimento definitivo del Fiscal compact nella legislazione europea e tornare alla versione dei costituenti dell’articolo 81 è indispensabile per evitare all’Italia decenni di austerità, affermando al contrario politiche di sviluppo e di occupazione.

Una stangata da +952 euro a famiglia da gennaio 2018

Pubblicato il: 26/12/2017 12:50
Dalle bollette della luce ai pedaggi autostradali. Passando per assicurazioni, servizi bancari, prodotti per la casa e spese scolastiche. Con il nuovo anno arriva anche la consueta stangata di prezzi e tariffe che toccherà quota +952 euro annui per una famiglia media. "Mentre, secondo le ultime stime Istat, cresce il rischio povertà o esclusione sociale - sottolinea in una nota Elio Lannutti di Adusbef - con la popolazione esposta a rischio pari a 18.136.663 individui, superiore di 5.255.000 unità rispetto al target UE previsto, una disuguaglianza dei redditi maggiore rispetto alla media dei Paesi europei, si profilano ulteriori salassi per le tasche dei cittadini dal 1 gennaio 2018, stimati da Adusbef in 952 euro a famiglia".

"Dalle bollette della luce, destinate ad aumentare - come segnalato al Governo e dall’Autorità per l’energia - per 22 milioni di famiglie dal 1 gennaio 2018, in previsione del processo di riforma delle tariffe, che penalizza gli utenti con minori consumi, specie se residenti, quantificati in 22 milioni di abitazioni su 29 totali, quindi con un potenziale impatto redistributivo tutt’altro che irrilevante, al gas, ai pedaggi autostradali, alle assicurazioni, ai servizi bancari, al caro assicurazioni, alla spesa alimentare, ai ticket sanitari, ai trasporti, servizi idrici, alla tassa sui rifiuti".

"Il nuovo anno è alle porte, ma a giudicare dai primi segnali sul fronte dei prezzi nulla di buono aspetta i consumatori italiani, che nel 2018 - spiega - subiranno la consueta stangata di prezzi e tariffe che toccherà quota +952 euro annui, per una famiglia media, con il traino verso l’alto di trasporti, alimentazione, Rc Auto, servizi bancari, Tari (invece di essere restituita dato l’errato calcolo), i prodotti per la casa, le spese per la scuola, le tariffe professionali".

La previsione di aumenti per il 2018 "è aggravata non solo dalla crescita dei costi energetici, ma anche da alcuni fenomeni speculativi o derivanti da inefficienze di sistema, con aumenti implacabili dei costi delle assicurazioni e dei servizi bancari". "Tali incrementi per molte famiglie risultano insostenibili, per questo - conclude - è urgente una seria azione del Governo per controllare e contrastare ogni aumento ingiustificato, e porre un argine ad aumenti surrettizi di pochi euro, con la certezza dell’impunità data l’assenza di una class action (approvata all’unanimità dalla Camera dei Deputati il 3 giugno 2014, bloccata al Senato per espresso veto di Confindustria e banche recepita dal ministro Maria Elena Boschi, che taglieggiano e saccheggiano i redditi) formidabile deterrente contro i predatori".

adnkronos

Imu e Tasi, arriva la stangata

Pubblicato il: 16/12/2017 09:41

Entro lunedì prossimo 18 dicembre, i proprietari delle case di lusso, degli immobili strumentali, come negozi, capannoni, uffici, botteghe, e delle seconde-terze case saranno chiamati a versare la seconda rata dell’Imu e della Tasi che ammonterà, complessivamente, a 9,9 miliardi di euro. Lo sforzo più importante ricadrà sui proprietari di seconde e terze case che saranno chiamati a versare ai Comuni 5,3 miliardi di euro. I possessori di capannoni, di uffici e di negozi, invece, dovranno pagare 4,5 miliardi di euro, mentre i proprietari di una casa di pregio che viene utilizzata come abitazione principale corrisponderanno all’amministrazione comunale dov’è ubicato l’edificio 36,8 milioni di euro.

E’ quanto rileva l’Ufficio studi della Cgia che fa sapere che è giunto a questi risultati "analizzando i dati riferiti ai gettiti della prima e della seconda rata degli anni precedenti". Le brutte notizie, purtroppo, non finiscono qui. Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, ricorda che "lunedì prossimo sarà una giornata di passione per milioni di italiani. Oltre al pagamento della seconda rata dell’Imu e della Tasi, gli imprenditori, ad esempio, dovranno versare le ritenute Irpef e i contributi previdenziali dei propri dipendenti e dei collaboratori".


Inoltre, continua Zabeo, "coloro che sono tenuti al pagamento su base mensile dell’Iva dovranno corrispondere all’erario l’imposta riferita al mese di novembre. Se si considera che entro Natale bisognerà erogare anche le tredicesime, per moltissime imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, non sarà facile disporre della liquidità necessaria per onorare tutte queste scadenze".


A livello territoriale sarà la Lombardia a dare il contributo economico più importante: tra l’Imu sulle case di lusso (7 milioni di euro), l’Imu e Tasi sugli immobili strumentali (1 miliardo) e sulle seconde/terze case (786 milioni), i lombardi verseranno nell’insieme 1,8 miliardi di euro. Al secondo posto di questa singolare graduatoria troviamo i laziali che dovranno corrispondere 1,2 miliardi di euro, mentre sul terzo gradino del podio dei più tartassati troviamo gli emiliano-romagnoli che saranno costretti a metter mano al portafogli per un importo complessivo di 855 milioni di euro.
"Grazie al blocco degli aumenti introdotto dal Governo Renzi nella legge di Stabilità 2016, ad eccezione della Tari, anche quest’anno le tasse locali non hanno subito alcun aumento" segnala il segretario della Cgia, Renato Mason. "Non solo, ma già da due anni possiamo beneficiare dell’abolizione sia della Tasi sulle abitazioni principali non di lusso sia dell’Imu sugli imbullonati e sugli immobili a uso agricolo" aggiunge.
Più in generale, segnalano dalla Cgia, il carico fiscale che grava sulle spalle dei contribuenti italiani rimane ancora su livelli non più sopportabili. "In linea puramente teorica -chiarisce Paolo Zabeo- nel 2017 ogni italiano verserà mediamente 8mila euro di imposte e tasse all’erario, somma che si alzerà fino a sfiorare i 12mila euro se si considera anche il pagamento dei contributi previdenziali. E la serie storica indica che negli ultimi 20 anni le entrate tributarie dello Stato sono aumentate di oltre 80 punti percentuali, quasi il doppio dell’inflazione che, nello stesso periodo, è salita del 41 per cento".
Dalla Cgia, infine, sottolineano che "le difficoltà legate alla crisi e il conseguente deciso aumento delle tasse avvenuto in questi ultimi 10 anni hanno, tra le altre cose, aumentato le dimensioni dell’economia sommersa presente nel nostro Paese". Un fenomeno, quello del ’nero’, evidenzia la Cgia, "che continua ad alimentare la concorrenza sleale di coloro che non sono conosciuti al fisco nei confronti della stragrande maggioranza degli operatori economici di piccola dimensione che non vogliono o non possono evadere il fisco".
Le ultime stime elaborate dall’Istat (anno 2015) evidenziano che l’economia sommersa si aggira attorno ai 190 miliardi di euro l’anno, pari all’11,5 per cento del Pil italiano, ricorda la Cgia. E di questi 190 miliardi di euro di valore aggiunto generato dall’economia sommersa, prosegue l’associazione, il 49 per cento circa è ascrivibile a forme di sotto-dichiarazione dei redditi praticate dagli operatori economici (pari a 93,2 miliardi), il 40,6 per cento al lavoro irregolare (che corrisponde a 77,3 miliardi di euro), e il restante 10,4 per cento (19,8 miliardi di euro) ad altre componenti residuali di evasione, come ad esempio gli affitti in nero.
La Cgia ricorda, infine, che le unità di lavoro irregolari presenti in Italia sono oltre 3,7 milioni. Il 71 per cento circa è costituito da persone occupate in prevalenza come dipendenti (pari a poco più di 2,6 milioni). Incidenze molto elevate di irregolarità occupazionale si registrano nei servizi alla persone (47,4 per cento), nell’agricoltura (17,9 per cento), nel commercio/ristorazione (16,7 per cento) e nelle costruzioni (16,9 per cento).

Alberto Negri - "Notizie bomba": l’Italia uccide i civili in Yemen

di Alberto Negri*
Il New York Times pubblica un reportage sulla questione delle bombe italiane ai sauditi che uccidono e fanno stragi in Yemen di civili.
La notizia è così risaputa che la Camera dei deputati nei mesi scorsi ha deciso che l’Italia può continuare a fornire all’Arabia Saudita le bombe prodotte in Sardegna dalla Rwm.
Almeno fino a quando non sarà istituito un formale embargo internazionale.
Ma se viene approvato un embargo internazionale gli Usa dovranno rinunciare a dozzine di miliardi di commesse militari a Riad. Senza contare che sono proprio i comandi Usa a fornire all’aviazione saudita supporto tecnico e logistico per colpire in Yemen.
Non solo: gli Usa sostengono fino allo spasimo i sauditi in questa guerra per procura contro i ribelli sciiti Houthi alleati dell’Iran. Fa bene il giornale americano a indignarsi per le bombe italiane ma prima di tutto dovrebbe farlo con il suo governo: l’Italia è come il cameriere che raccoglie le briciole dal tavolo del pranzo sanguinoso imbandito da americani, francesi, britannici.
*Post Facebook del 30 dicembre. Pubblichiamo su gentile concessione dell’Autore.

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