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La VOCE ANNO XIX N°10

giugno 2017

PAGINA F         - 38

Ecco il piano del Pentagono per l’Europa

di Manlio Dinucci
il manifesto, 9 maggio 2017

In preparazione della visita del presidente Trump in Europa – il 24 maggio a Roma, il 25 al Summit Nato di Bruxelles, il 26-27 al G7 di Taormina – il Pentagono ha presentato il suo piano strategico per il «teatro europeo». Lo ha fatto per bocca del generale Curtis Scaparrotti che, essendo a capo del Comando europeo degli Stati uniti, è automaticamente a capo della Nato con la carica di Comandante supremo alleato in Europa.

Al Senato degli Stati uniti, il 2 maggio, il generale ricorda che «il teatro europeo resta d’importanza cruciale per i nostri interessi nazionali» e che «la Nato ci dà un vantaggio unico sui nostri avversari». Tale vantaggio viene però ora messo in pericolo da «una Russia risorgente, che cerca di minare l’ordine internazionale a guida occidentale e di riaffermarsi quale potenza globale».

Il Comandante supremo chiama gli alleati europei a serrare i ranghi attorno agli Stati uniti per difendere con ogni mezzo l’«ordine internazionale» – quello fondato sulla supremazia economica, politica e militare dell’Occidente – messo in pericolo dall’emergere di nuovi soggetti statuali e sociali.

Egli concentra il fuoco sulla Russia, accusandola di «attività maligne e azioni militari contro l’Ucraina» (proprio nel terzo anniversario del massacro di decine di russi perpetrato a Odessa il 2 maggio 2014 da neonazisti ucraini sotto regia Usa/Nato). La «minaccia» non proviene però solo dalla Russia: gli Stati uniti – dichiara l’ammiraglio Harris, capo del Comando del Pacifico – sono sfidati in quella regione contemporaneamente da «una Cina aggressiva e una Russia revanscista».

In risposta a queste sfide, annuncia Scaparrotti, il Comando europeo degli Stati uniti «sta ritornando al suo ruolo storico di combattimento, adeguando i suoi piani alle minacce che abbiamo di fronte». Chiede quindi al Congresso di aumentare i fondi per la «European Reassurance Initiative», l’operazione lanciata dagli Usa nel 2014 ufficialmente al fine di «rassicurare» gli alleati Nato e partner europei, per la quale sono stati stanziati nel 2017 3,4 miliardi di dollari.

«Sono necessari significativi investimenti – sottolinea il generale – per accrescere in tutta Europa la nostra presenza avanzata, il pre-posizionamento di materiali militari, le esercitazioni per la preparazione ai conflitti». Il piano è chiaro ed è già in atto: trasformare l’Europa in prima linea del nuovo confronto con la Russia.

Lo conferma l’annuncio, dato il 4 maggio, che l’Esercito Usa in Europa ha costituito un nuovo quartier generale a Poznan, in Polonia, per comandare gli oltre 6 mila soldati statunitensi schierati in Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Germania, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria, al fine di «rafforzare il fianco orientale della Nato come deterrenza alla Russia».

Allo schieramento sul fianco orientale – comprendente forze corazzate, cacciabombardieri, navi da guerra e unità missilistiche anche nucleari – partecipano le potenze europee della Nato, come dimostra l’invio di truppe francesi e carrarmati britannici in Estonia.

E l’esercito europeo? Nell’incontro con i ministri della difesa della Ue, il 27 aprile a Malta, il segretario generale della Nato Stoltenberg non ha lasciato dubbi: «È stato chiaramente convenuto da parte dell’Unione europea che suo scopo non è costituire un nuovo esercito europeo o strutture di comando in competizione con quelle della Nato, ma qualcosa che sia complementare a ciò che la Nato fa».

Il bastone di comando resta dunque saldamente nelle mani del Comandante supremo alleato in Europa, un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati uniti.

Interventi di No War al convegno all’Università LUISS: Le Crisi Siriana e Libica: Sfide al Diritto Internazionale

Roma, 9 maggio 2017
Una serie di incisivi interventi di No War ha vivacizzato ed avviato su un terreno più positivo e problematico il convegno che era stato programmato dalla Luiss per glorificare il nuovo corso del diritto internazionale basato sul concetto di "responsabilità internazionale per interventi in difesa dei civili minacciati da regimi dittatoriali e genocidi" e "diritto alla difesa" contro presunti pericoli esterni di stampo terroristico.
A sostegno di questo nuovo corso si è particolarmente distinta la professoressa Sciso della Luiss con attacchi violentissimi e atteggiamenti parossisstici da autentica caccia alle streghe diretti contro i "regimi" di Assad e del defunto Gheddafi.
Gli ha fatto da scudiero un certo prof. Ponti dell’università di Milano che ha espresso la sua incrollabile certezza sulla responsabilità dell’odiato "regime" siriano per i presunti attacchi chimici del 2013 a Goutha orientale e recentemente nella provincia di Idlib controllata da Al Qaida.
Nessun dubbio ha sfiorato i suddetti Ponti e Sciso sul fatto, sottolineato da No War, che nessuna commissione neutrale di chimici e medici aveva potuto aver accesso ai luoghi dei presunti attacchi occupati da Al Qaida ed altri gruppi terroristi, unici autori e depositari delle notizie provenienti dalle zone coinvolte negli "incidenti".
Da parte sua No War ha sottolineato il ruolo nefasto di al Jazeera, di tutti i mass media occidentali, e delle ONG falsamente umanitarie (come Amnesty International, ecc,) nella preparazione dell’attacco alla Libia e delle analoghe provocazioni iniziali che hanno avviato le aggressioni alla Siria ed alla Jugoslavia. Ha denunciato i pericoli di manipolazione e provocazione insiti nei concetti di "interventi umanitari" e "difesa dei civili".
Gli interventi di No War, che hanno riscosso una notevole approvazione da parte di studenti e persino di qualche professore presente tra il pubblico, ha permesso anche a molti oratori ufficiali di scantonare dal cammino prefissato di esaltazione dei concetti di "responsabilità internazionale" e di "diritto alla difesa" di stati "minacciati" da soggetti esterni (come nel caso degli USA che, - in quanto "minacciati dal terrorismo" - hanno invaso l’Afghanistan ....).
Ad es. l’ex-ambasciatrice italiana in Siria Mirachian ha rimpianto la Siria precedente la crisi, descritta come un paese laico e tollerante con uno stato efficiente ed un tenore di vita tipico di un paese "mediamente sviluppato". Sollecitata da No War ha anche ricordato l’episodio della
falsa strage di Racak che dette origine all’aggressione alla Jugoslavia, avendo fatto parte anche del "gruppo di contatto" per l’ex Jugoslavia.
Il prof Aliboni dell’Istituto Affari Internazionali ha ricordato che il governo del Baath in Siria era basato su una solida alleanza di minoranze alauite, cristiane, druse, armene, comprendente anche gran parte della classe media sunnita.
Il giornalista del TG2 Lo Savio ha riconosciuto il ruolo nefasto di al Jazeera e le ambiguità di molta parte dei mass media.
In definitiva una giornata annunciatasi di giustificazione dell’attacco alla Libia e di condanna della Siria e conclusa abbastanza positivamente , Vincenzo Brandi

PS: Paola Slaviero, che era presente insieme a me, può aggiungere qualcosa se lo ritiene opportuno.

CACCIABOMBARDIERI USA F-35 SCHIERATI IN ESTONIA E BULGARIA

5 MAG 2017 — Manlio Dinucci

Due caccia F-35 statunitensi sono arrivati il 25 aprile nella base aerea di Ämari, in Estonia, per il loro «primo spiegamento addestrativo in Europa», ossia per la loro prima esercitazione di guerra in Europa. Poco dopo, il 28 aprile, altri due caccia sono arrivati allo stesso scopo nella base aerea di Graf Ignatievo in Bulgaria. Essi fanno parte del gruppo di sei F-35A Lightning II trasferiti il 15 aprile dagli Stati uniti nella base inglese di Lakenheath.

È il primo «spiegamento addestrativo» di F-35 statunitensi oltremare, comunica la U.S. Air Force, sottolineando che esso «rafforza la sicurezza dei nostri alleati Nato e partner europei e dimostra il nostro impegno per la sicurezza regionale e globale».

Il ministro estone della difesa Tsahkna ha dichiarato, alla cerimonia di benvenuto, che «ospitare un aereo talmente avanzato costituisce un riconoscimento dell’importante ruolo svolto da questa base». Ämari è infatti la principale base della missione Nato di «pattugliamento aereo» del Baltico, dove cacciabombardieri forniti a rotazione dai membri dell’Alleanza (Italia compresa) sono pronti al decollo ventiquattr’ore su ventiquattro per «reagire rapidamente alle violazioni dello spazio aereo».

La base si trova a circa 200 km dal territorio russo e a circa 400 km dall’enclave russa di Kaliningrad, che un caccia può raggiungere in pochi minuti. Strategicamente importante anche Graf Ignatievo, una delle 4 basi Usa in Bulgaria, a poco più di 500 km dal territorio russo.

La scelta di queste basi per la prima esercitazione degli F-35 al di fuori del territorio statunitense ha molteplici scopi. Anzitutto quello di rafforzare la «European Reassurance Initiative», l’operazione lanciata dagli Stati uniti nel 2014 per «rassicurare» gli alleati Nato e partner europei di fronte a «una Russia che vuole sempre più imporsi con le sue azioni aggressive». Per tale operazione, in cui rientra lo schieramento della 3a Brigata corazzata Usa in Polonia, sono stati stanziati 3,4 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2017.

L’esercitazione degli F-35 serve allo stesso tempo a «integrare il nuovo caccia di 5a generazione nell’infrastruttura Nato». Per ora, comunica la U.S. Air Force, non si prevede di usare l’F-35 nel «pattugliamento aereo» del Baltico, ma «se necessario, il caccia potrebbe essere usato in combattimento».

Altro scopo dell’esercitazione, effettuata a ridosso della Russia, è quello di testare la capacità dell’F-35 di sfuggire ai radar russi. È in sostanza una prova di attacco nucleare: il nuovo caccia è infatti destinato ad essere il principale vettore della nuova bomba nucleare B61-12 che gli Usa sostituiranno alle attuali B-61 a partire dal 2020. L’Italia disporrà sia degli F-35 che delle B61-12, impiegabili in operazioni sotto comando Usa.

Ulteriore scopo dell’esercitazione è dimostrare che il nuovo caccia della Lockheed Martin, nonostante i molti problemi tecnici, è ormai «combat ready» (pronto al combattimento), smentendo le previsioni di quanti erano fiduciosi che non avrebbe mai volato.

Il 26 aprile, la Lockheed Martin ha ricevuto un contratto da 109 milioni di dollari per l’upgrade di uno dei tanti software del caccia. Il 1° maggio, ha ricevuto un altro contratto del valore di 1,4 miliardi di dollari, per la produzione iniziale di 130 F-35 Lightning II del lotto 12, destinati agli Stati uniti e ad altri paesi.

Essenziale ora è che il caccia «combat ready» sia usato in qualche guerra per essere dichiarato «combat proven», provato in combattimento. In attesa, viene inviato in Estonia e Bulgaria a combattere la nuova guerra fredda contro la Russia per «rassicurare» noi europei.

(il manifesto, 4 maggio 2017)

Basta con i fascismi

Sabato 27 maggio, nell’ambito della giornata nazionale dell’ANPI contro i fascismi, la sezione Trullo-Magliana "Franco Bartolini" sarà presente in piazza Caterina Cicetti al Trullo dalle ore 10 alle 12 con un gazebo informativo.
Invitiamo tutti a partecipare a questo importante appuntamente.
Una iniziativa che intende costruire nel Paese una diffusa coscienza nazionale sul problema dell’intensificarsi del fenomeno e della minaccia neofascista in Italia e nel mondo, dei razzismi, della xenofobia e sulla necessità, quindi, di una piena attuazione dei principi e dei valori della Costituzione nata dalla Resistenza.

Odio gli indifferenti-Sono Partigiano
Antifascismo-Costituzione-Democrazia

Un’iniziativa unica nel suo genere che segna un ulteriore e importante passo in avanti della nostra Associazione sul fronte del contrasto giuridico, sociale e culturale ai fascismi". Con queste parole Carlo Smuraglia, Presidente nazionale ANPI, lancia la Giornata antifascista che si svolgerà in tutta Italia sabato 27 maggio. In Italia, in particolare, assistiamo a sempre più diffuse manifestazioni di apologia del fascismo, come il recente raduno al Cimitero maggiore di Milano in onore dei repubblichini di Salò, che sembrano non avere adeguate risposte e attenzione da parte delle istituzioni e della politica. Ancora più grave è l’impatto sulle giovani generazioni delle dimostrazioni di forza e odio che imperversano in modo particolarmente preoccupante nel web: su Facebook, secondo l’inchiesta del quindicinale dell’ANPI sono 500 le pagine apologetiche del fascismo e del razzismo.

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