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La VOCE 1704 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XIX N°8 | aprile 2017 | PAGINA 5 |
Dare efficacia alla mobilitazione contro la NATOIntervento all'iniziativa “Via dall'Italia le basi militari USA e NATO”, Torino, 4 marzo 2017![]() Versione in portoghese brasiliano Intervento alliniziativa “Via dallItalia le basi militari USA e NATO”, Torino, 4 marzo 2017 E facilmente constatabile come non solo ogni argomento che riguarda le questioni militari e della sicurezza del nostro paese sia scientificamente rimosso nellapparato mediatico dominante, ma come continui a passare sistematicamente in secondo piano persino nelle mobilitazioni (scarse, per la verità) dei settori politici e dei movimenti sociali che più dovrebbero farsene carico e ad essere praticamente derubricato dallagenda dellintera sinistra che siede nel parlamento, anche quella che si definisce “a sinistra del PD”, in tutte le sue sfumature. Non è rimasta praticamente più alcuna traccia e memoria delle grandi manifestazioni che nel passato caratterizzarono il nostro paese al punto che, a un certo momento, lItalia era sembrata rappresentare la punta più avanzata di un movimento dalle caratteristiche mondiali, come avvenne, ad esempio, con la straordinaria mobilitazione di milioni di cittadini in occasione dello scatenamento della guerra di aggressione contro lIraq nel 2003. E se pensiamo che, in questo stesso momento, è in corso nel cuore dellEuropa una guerra come quella scatenata dai nazisti al governo in Ucraina contro le popolazioni del Donbass, voluta e sostenuta dagli Stati Uniti e dai suoi alleati della NATO, appare sorprendente non solo la sostanziale assenza di mobilitazione delegata ormai a piccole pattuglie di volonterosi internazionalisti che si muovono nellindifferenza generale, ma persino di informazione puntuale a proposito di una delle pagine più vergognose scritte dallintero Occidente nella storia del secondo dopoguerra. Ora per ricostruire le condizioni che permettano di mettere in campo una proposta che, in qualche modo, inverta lattuale tendenza alla smobilitazione del movimento contro la guerra, è certamente indispensabile chiarire alcuni elementi di analisi, senza i quali non è possibile il rilancio di un movimento per la pace e antimperialista, degno di questo nome e capace di individuare gli obiettivi della sua iniziativa, senza inopportune confusioni. Due sono gli elementi fondamentali su cui focalizzare lattenzione e attorno ai quali cercare di costruire momenti di mobilitazione di una certa efficacia. Occorre innanzitutto essere chiari su un punto, sul quale, almeno in quel poco che si muove qui da noi, si stia manifestando una confusione che rischia seriamente di oscurare le responsabilità di quelli che sono i principali attori della strategia di guerra in corso sullintero pianeta, pregiudicando la costruzione di forme efficaci di mobilitazione che vi si contrappongano. Si tratta di un punto essenziale ai fini della costruzione di piattaforme che vadano realmente alla radice della questione NATO: quello del riconoscimento che i principali pericoli per la pace mondiale vengono innanzitutto dai gruppi più oltranzisti degli Stati Uniti dAmerica, che della Alleanza Atlantica hanno rappresentato fino alla presidenza Obama e ne rappresentano tuttora, in una soluzione di continuità, il nucleo egemone. Quello che esprime le spinte più aggressive e fautrici dello scontro militare che sembrano prevalere anche oggi. Sono soprattutto questi settori dellestablishment imperialista statunitense che hanno dettato e continuano a dettare lagenda della NATO e delle sue politiche di intervento, aggressione e guerra nello scacchiere planetario. E sorprende che in alcune analisi formulate in ambienti della sinistra cosiddetta radicale o antagonista del nostro paese questo elemento fondamentale venga rimosso, portando, come è avvenuto nel corso di alcuni recenti tentativi di mobilitazione a non citare neppure gli Stati Uniti tra gli attori principali delle politiche della NATO, quasi a ignorare il fatto che è proprio su iniziativa dei gruppi più oltranzisti dellimperialismo statunitense, rappresentati dal connubio tra falchi del partito democratico che avevano in Hillary Clinton il loro candidato alle presidenziali, neo-conservatori fautori dello scontro con Russia e Cina, come il senatore repubblicano McCain, uno dei protagonisti del colpo di Stato in Ucraina, e ambienti del Pentagono e dei servizi come NSA e CIA, che si è messa e si continua a mettere a repentaglio persino la conservazione di una pace precaria tra le potenze nucleari, e si sta freneticamente lavorando per creare le condizioni più favorevoli persino per lo scatenamento di una guerra globale dalle dimensioni imprevedibili e più devastanti, anche di carattere nucleare. E una linea questa che, almeno al momento e sotto la spinta dei settori prima citati, sembrerebbe pienamente confermata anche dalla nuova amministrazione di Donald Trump, in netto contrasto con certe dichiarazioni rilasciate in campagna elettorale che avevano generato qualche aspettativa almeno di un freno alle pulsioni più aggressive nei confronti del partner nucleare russo. Propositi che sono stati immediatamente frustrati dalla reazione furiosa degli ambienti guerrafondai che mantengono legemonia allinterno sia del Partito Democratico che di quello Repubblicano che, forti anche del supporto dellintero apparato mediatico dominante dellOccidente, hanno saputo cavalcare e torcere a loro favore persino la più che legittima e giustificata indignazione di ampi settori della società statunitense (ed europea) contro le ripugnanti pulsioni reazionarie, xenofobe e razziste del nuovo inquilino della Casa Bianca. Sembra proseguire, e con accelerazioni, il processo di espansione della NATO verso est. Truppe e armamenti micidiali della NATO stazionano stabilmente in alcuni paesi dellEuropa Orientale, alcuni dei quali vivono ormai una situazione di autentica occupazione straniera. La guerra nel Donbass è stata riattizzata dallesercito della giunta nazional-fascista di Kiev, in aperta violazione degli accordi di Kiev. E la Russia non sembra più nutrire ottimismi nei confronti dellapproccio USA/NATO alla questione, dopo la nuova ingiunzione di Trump a “restituire” la Crimea ai nazisti al governo dellUcraina e la sostanziale riconferma delle sanzioni da parte della sua amministrazione. Quanto detto, certamente, non assolve gli alleati NATO degli Stati Uniti, a cominciare dallUnione Europea, la cui politica della sicurezza – non va sottaciuto, al contrario di quanto a volte si ha la sensazione che avvenga - si sviluppa in assoluta subalternità rispetto alle scelte di unalleanza il cui comando supremo è esercitato dagli Stati Uniti, ma definisce con precisione quello che, perlomeno da parte dei comunisti e delle forze antimperialiste più conseguenti, dovrebbe essere considerato il “nemico principale” di tutti coloro che si battono per la pace e contro la militarizzazione delle relazioni internazionali. Cè un altro punto importante che va focalizzato e consiste nel ruolo che deve essere assegnato allo schieramento di stati e blocchi di stati che costituiscono il bersaglio principale dei piani della NATO: quello delle potenze emergenti che si raggruppano nei Brics, unalleanza che le manovre dellimperialismo stanno tentando di scompaginare, destabilizzandone le componenti meno determinate a confrontarsi con loffensiva degli Stati Uniti e dei suoi alleati, come sta avvenendo con il Brasile e lIndia. E più in particolare, va analizzato ed evidenziato il ruolo di Russia e Cina, che di questo schieramento costituiscono lelemento propulsore. |
Non dovrebbero sussistere dubbi sul fatto che, in questa fase storica, Russia e Cina, due grandi potenze che stanno consolidando rapporti di alleanza anche sul piano della sicurezza (indipendentemente dal giudizio che ciascuno di noi formula sulla natura del loro sistema politico-sociale), rappresentano lelemento principale di contrappeso nei confronti della politica di espansione aggressiva dellimperialismo. Russia e Cina si caratterizzano per una visione comune delle relazioni internazionali, che fa apparire campate in aria le accuse di aggressività e di imperialismo che vengono avanzate nei loro confronti. Va rilevato, ed è una colpevole omissione non farlo, che le due potenze eurasiatiche condividono il rispetto puntiglioso delle norme del diritto internazionale, dei principi che regolano i rapporti tra le nazioni contemplati nella Carta delle Nazioni Unite. Entrambe auspicano costantemente, nei documenti ufficiali e nelle dichiarazioni dei loro leader, la creazione delle condizioni di un mondo privo di centri guida egemonici del cosiddetto “nuovo ordine mondiale”. E questa, in sostanza, la ragione che spiega laccanimento ossessivo, allinsegna delle caricature e della demonizzazione, dei propagandisti del modello attraverso il quale si è preteso di imporre, fin dal momento della fine dellURSS, il dominio della principale potenza imperialista, in una logica puramente “unipolare”. Velleità che lavvento alla presidenza della Russia di Vladimir Putin ha seriamente pregiudicato, con la conseguente trasformazione della Russia nel nemico principale dellestablishment imperialista, al punto di considerarla, anche nei documenti ufficiali, “più pericolosa” dello stesso Stato Islamico. Ignorare questo aspetto fondamentale delle questioni riguardanti il ruolo svolto da Cina e Russia, significa non solo non comprendere quanto lesistenza di questo contrappeso al dilagare dellaggressività dellapparato di guerra occidentale, alle sue ambizioni di dominio planetario, possa favorire lo sviluppo della resistenza antimperialista di popoli e paesi e la crescita complessiva dello stesso movimento per la pace in paesi come il nostro, ma significa anche operare una grave distorsione della realtà delle attuali relazioni internazionali, attribuendo la responsabilità del suo drammatico deterioramento, in uguale misura, a tutti i soggetti principali dello scenario globale, confondendo spesso gli aggrediti con gli aggressori. Dispiace constatarlo, ma è ciò che regolarmente e colpevolmente avviene in quel poco che resta del movimento pacifista in Italia, quello che fa riferimento alla sinistra parlamentare, ma anche a settori consistenti della extraparlamentare, ogni volta che, di fronte al crescere della tensione internazionale, la risposta che viene data pare essere sempre, sostanzialmente, il pilatesco richiamo alle responsabilità di tutti i soggetti in campo e lattribuzione dei pericoli di guerra a un generico conflitto tra le grandi potenze. Ben vengano allora e si estendano iniziative come questa di Torino, nello sforzo di fare chiarezza sugli aspetti essenziali della questione NATO, in grado di coinvolgere il maggior numero di soggetti attorno a una piattaforma efficace e priva di ambiguità, che metta al centro la battaglia per luscita dellItalia dal Patto Atlantico e per la sua liberazione dalla servitù militare e nucleare, attraverso la chiusura di tutte le basi straniere sul nostro territorio. Solo in questo modo, e ricercando, senza preclusioni, linterlocuzione con tutte le forze che nel parlamento e nel paese condividono completamente o almeno in parte questi obiettivi, si potranno creare le condizioni per il rilancio di un movimento per la pace e antimperialista degno delle grandi tradizioni di lotta del nostro paese. Sicilia base d’attacco Usa/Nato![]() il manifesto, 21 marzo 2017 Si svolge dal 12 al 24 marzo, di fronte alle coste mediterranee della Sicilia, l’esercitazione navale Nato Dynamic Manta cui partecipano le marine militari di Stati uniti, Canada, Italia, Francia, Spagna, Grecia e Turchia. La punta di lancia delle 16 unità navali impegnate è il sottomarino nucleare statunitense da attacco rapido California SSN-781. Armato di un centinaio di siluri e di quasi 150 missili da crociera per attacco a obiettivi terrestri, esso fa parte della Task Force 69, responsabile delle operazioni Usa di guerra sottomarina in Europa e Africa. Oltre che col sottomarino da attacco, la U.S. Navy partecipa all’esercitazione col cacciatorpediniere lanciamissili Porter e aerei da pattugliamento marittimo, con la stazione Muos di Niscemi e la base aeronavale di Sigonella. La Dynamic Manta 2017 si svolge nell’area del Comando della forza congiunta alleata (il cui quartier generale è a Lago Patria, Napoli), agli ordini dell’ammiraglia statunitense Michelle Howard, che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa in Europa e le Forze navali Usa per l’Africa. L’Italia, oltre a partecipare all’esercitazione con proprie unità, svolge quello che il contrammiraglio De Felice, comandante di MariSicilia, definisce un «ruolo fondamentale» poiché fornisce tutto il supporto logistico. Particolarmente importante è Augusta, «punto strategico in quanto fornisce rifornimenti di combustibile, di munizionamento e di supporto per le unità navali che vengono addirittura da paesi al di là dell’Atlantico». Rilevante anche il porto di Catania, disponibile a ospitare ben nove navi da guerra. Contemporaneamente, sono in corso da febbraio esercitazioni a fuoco di forze speciali statunitensi nel poligono di Pachino. Quest’area è stata ufficialmente concessa in «uso esclusivo degli Stati uniti», in base a un accordo sottoscritto col Pentagono nell’aprile 2006, durante il governo Berlusconi III. Nello stesso accordo sono state concesse agli Stati uniti in uso esclusivo un’area all’interno della base di Sigonella, per la stazione aeronavale, e una a Niscemi, per il centro di trasmissioni radio navali e la successiva stazione terrestre del Muos. In tali aree, viene specificato a chiare lettere, «il Comandante Usa ha il pieno comando militare sul personale, gli equipaggiamenti e le operazioni statunitensi», col solo impegno di «notificare in anticipo al Comandante italiano tutte le significative attività statunitensi». Riguardo alle spese della stazione aeronavale statunitense, in base all’accordo viene finanziata esclusivamente dagli Usa solo la Nas I, l’area amministrativa e ricreativa, mentre la Nas II, quella dei reparti operativi e quindi la più costosa, è finanziata dalla Nato, ossia anche dall’Italia. La situazione della Sicilia, emblematica di quella nazionale, dovrebbe essere uno dei temi centrali della mobilitazione del 25 marzo, il giorno dopo la conclusione della Dynamic Manta. Non si può pensare di liberarci dai poteri rappresentati dall’Unione europea senza liberarci dal dominio e dall’influenza che gli Usa esercitano sull’Europa direttamente e tramite la Nato. Oggi 22 dei 28 paesi della Ue, con oltre il 90% della popolazione dell’Unione, fanno parte della Nato, riconosciuta dalla Ue quale «fondamento della difesa collettiva». La Nato sotto comando Usa sta preparando altre guerre, dopo Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Libia 2011, Siria dal 2011, Ucraina dal 2014. Lo conferma la Dynamic Manta, che sicuramente ha testato anche le capacità di attacco nucleare nell’esercitazione di guerra sottomarina. Notizia rimasta sommersa nella grande «informazione». |
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