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LA VOCE 1603 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XVIII N°7 | marzo 2016 | PAGINA 4 - 24 |
Libia: verso un’altra campagna di guerra«La Francia - scriveva Blumenthal - porta avanti un programma per spingere il nuovo governo a riservare il 35 per cento dei contratti petroliferi ad aziende francesi, in particolare la Total». E aggiungeva che Jalil sarebbe stato pronto a favorire aziende francesi, inglesi e statunitensi, mentre invece era ostile allENI e al governo italiano. La Francia di Hollande e lInghilterra di Cameron vogliono dunque assicurarsi una buona fetta del petrolio libico, ai danni dellindustria petrolifera italiana. Ma, per far questo, debbono avere non soltanto il consenso del governo libico, ma il pieno controllo del territorio, una parte del quale è ormai occupata dallIsis intorno alla roccaforte di Sirte. Nella prima metà di gennaio lobbiettivo che la Francia imperialista di Hollande si era data (dopo aver ottenuto lapplicazione dellart. 42.7 del Trattato dellUnione Europea sulla cosiddetta "solidarietà" in caso di aggressione) era molto chiaro: bombardare subito. E tutto era pronto: aerei da ricognizione, aerei da bombardamento, aerei da rifornimento in volo, elicotteri, droni, forze speciali in territorio libico per guidare i missili e le bombe a guida laser sugli obbiettivi prescelti. Il governo imperialista di Cameron, che ha anchesso deciso di partecipare ai bombardamenti, aveva già offerto alla Francia la base della Raf di Akrotiri a Cipro. Ma il governo imperialista italiano è intervenuto ai massimi livelli per sventare lazione immediata, col pretesto che il «governo di unità nazionale» libico patrocinato dal mediatore ONU Kobler, non era ancora pronto; tuttavia, Renzi e i suoi ministri degli Esteri e della Difesa hanno affermato che anche lItalia era pronta allazione militare contro lIsis, se fosse stata richiesta dal governo fantoccio libico. Dopo il colpo ricevuto nel 2011, limperialismo italiano non può rinunciare al petrolio della Libia e ai profitti dellENI e, per ragioni geo-strategiche di influenza nel Mediterraneo, non può permettere che lazione contro lIsis sia compiuta a guida anglo-francese. Perciò spinge per un intervento più ampio, con la NATO e la UE. Ma larea del conflitto non sarebbe certo limitata allaltra riva del Mediterraneo. I bombardamenti dovrebbero avere per obbiettivo anche i territori occupati dallo Stato islamico in Siria: Raqqa in primo luogo (che avrebbe anche un significato simbolico, perché lì sono stati progettati gli attentati di Parigi e di Beirut e quello contro laereo russo nel Sinai) e poi di nuovo l’Iraq, che dovrebbe essere la battaglia decisiva per le forze di terra, comprese quelle USA. Non a caso l’armata brancaleone di Renzi, Pinotti e Gentiloni ha preso la sciagurata decisione di inviare i soldati a Mosul, una volta che avrà messo le mani sulle commesse milionarie della diga. Guerra e affari, si sa, vanno a braccetto. La nuova aggressione imperialista in Libia si farà? Le premesse ci sono tutte. La formazione del nuovo governo libico diretto da Fayez Al Sarraj è stata accolta dai vari governi imperialisti (compreso quello di Renzi) come il segnale da tempo atteso. Ma la situazione si è momentaneamente complicata perché il Parlamento di Tobruk ha negato la fiducia al nuovo governo di “riconciliazione”. Intanto il fanatismo jihadista ha lanciato nuove gravissime minacce, annunciando di voler colpire Roma e Napoli. Ecco l’altra faccia degli interventi imperialisti. La guerra avanza, ma a differenza degli anni del Vietnam non esiste più nel nostro paese un ampio movimento di lotta alla guerra imperialista. Questo movimento è da ricostruire al più presto attraverso l’unità delle forze coerentemente antimperialiste e antifasciste, per il ritiro di tutte le truppe inviate all’estero, per dire basta alle spese militari, per l’uscita dalla NATO e dall’UE guerrafondaie e antipopolari, la cacciata delle basi USA. Le manifestazioni dello scorso 16 gennaio, sia pure con i loro limiti, hanno infranto il clima di passività e creato una premessa che va sviluppata senza indugi per dare vita una forte opposizione popolare alla guerra imperialista. Da: Scintilla, n. 66 – febbraio 2016 Organo di Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia http://piattaformacomunista.com/ Memoria. Stragi nazifasciste e crimini italiani all'estero: un silenzio di 70 anni da cui è nato il «nostro» revisionismo storico17/02/2016 La declassificazione e la pubblicazione on-line, voluta dalla Camera, di una parte dei documenti della Commissione parlamentare dinchiesta sulle «cause delloccultamento dei fascicoli relativi ai crimini nazifascisti» è senzaltro un fatto significativo per gli studi e per la «lettura pubblica» del nostro passato prossimo. Tuttavia la ricercata catarsi della memoria nazionale, che sottende a queste operazioni, fatica a tradursi in compiuta nemesi storica in un paese come lItalia. Per «ritrovare» nella Procura Militare Generale di Roma i 695 fascicoli relativi alle stragi nazifasciste ed ai crimini italiani allestero si dovette attendere il 1994 allorché la documentazione «dellarmadio della vergogna» (come recitò il titolo dellinchiesta di Franco Giustolisi) riemerse dalla «archiviazione provvisoria» stabilita il 13 gennaio 1960 dal Procuratore militare Enrico Santacroce, già noto allepoca per la sentenza di assoluzione emessa il 19 febbraio 1949 in favore di Mario Roatta e altri generali fascisti responsabili con il re della vergognosa fuga da Roma dell8 settembre 1943. La Commissione dinchiesta istituita nel 2003 (dal governo Berlusconi con dirigenti post-fascisti ascesi al rango di ministri della Repubblica) si prefissò lo scopo di ricercare le «cause delloccultamento dei fascicoli» ma concluse i suoi lavori con due diverse relazioni finali, come quasi sempre accade quando nella camere di compensazione politica si cerca di scrivere la storia «condivisa». In verità il lavoro dindividuazione delle «cause» era stato già svolto e sintetizzato in modo esplicito e disarmante pochi anni prima da Paolo Emilio Taviani preminente figura della Resistenza cattolica, segretario nazionale della Dc, ministro dellInterno e della Difesa nonché responsabile politico di primo piano di «Gladio». Il 20 ottobre 1956 nel suo diario di memorie (pubblicato postumo nel 2000) Taviani sintetizzò in poche righe ciò che le istituzioni ed il paese avrebbero fatto fatica a raccontare per altri quarantanni: «Gaetano Martino [ministro degli Esteri] mi scrive che non è opportuno chiedere alla Germania lestradizione di Speidel ritenuto (ma ci sono dubbi) uno dei responsabili della strage di Cefalonia. I russi stanno per invadere lUngheria. Il riarmo tedesco è più che mai indispensabile. Moro [ministro della Giustizia] mi aveva detto che la competenza non è sua, ma mia e degli Esteri. Mi ero imposto per iniziare la pratica dellestradizione. Ma ora non ci penso neppure ad insistere per questo Speidel. Martino ha ragione». Gli equilibri della Guerra Fredda, la necessità del riarmo tedesco-occidentale e la |
«ragion di Stato» divennero la base del paradigma dellimpunità sia per i crimini di guerra compiuti dai nazifascisti in Italia sia per quelli commessi dal regio esercito in Africa e nei Balcani. Tuttavia a distanza di settantanni dai fatti il vero nodo di criticità che rischia di far rimanere deboli iniziative come quella della Camera rimane il cortocircuito memoriale avviato proprio alla metà degli anni novanta attraverso la retorica dei «ragazzi di Salò» che trovò la tribuna più importante proprio dallo scranno più alto della stessa Camera, allepoca presieduta da Luciano Violante. Così il combinato disposto dellomertoso silenzio sui crimini di guerra e della comprensione della «buona fede» dei fascisti che «andavano a cercar la bella morte» (ma più volentieri la infliggevano con stragi e torture a civili e partigiani) ha finito per tradursi politicamente con lo «sdoganamento» post-missino e con la fine della «conventio ad excludendum» contro gli eredi del Pci. Approdando, in ultima istanza, al loro reciproco riconoscimento di accesso al governo del paese. Mentre la documentazione sulle stragi nazifasciste rimaneva quasi sullo sfondo del dibattito nazionale, nello stesso 1994 lopinione pubblica «moderata» considerava i partigiani dei GAP come i «veri» responsabili della strage delle Fosse Ardeatine e soltanto una protesta clamorosa davanti al Tribunale militare di Roma impedì che il capitano delle SS Erich Priebke tornasse libero in Argentina. Tra il 2003 e il 2004 seguirono poi la denuncia «del sangue dei vinti» e listituzionalizzazione del «giorno del ricordo» durante il quale, a suggello di una ricostruzione «narrativa» e non storica, sono stati premiati decine di repubblichini di Salò di cui il caso di Paride Mori (a cui la medaglia alla memoria dello scorso anno è stata poi revocata) non è che un esempio. Ben vengano, dunque, le declassificazioni dei documenti che favoriscono i conti col passato perché nella conservazione e nella resa di accessibilità delle fonti risiedono il ruolo e le funzioni che le istituzioni hanno il dovere di esercitare nei confronti della storia. Scriverla sarà compito della ricerca. Raid Usa a Sabratha anticipa nuova operazione militare in LibiaMichele Giorgio, Il Manifesto | nena-news.it 20/02/2016 Quello di ieri è stato un raid contro presunti jihadisti e allo stesso tempo un segnale molto preciso delle intenzioni americane di intervenire in Libia sebbene lAmministrazione Obama ripeta che muoverà le sue forze militari solo su richiesta di un governo libico di unità nazionale. Lattacco aereo accresce inoltre il peso del documento reso pubblico da Wikileaks, redatto dallammiraglio italiano Enrico Credendino, sullinvio di truppe in Libia nel quadro dellOperazione Sophia avviata dallUnione europea nel giugno dello scorso anno. Tra 41 morti del bombardamento americano scattato ieri alle 3.30 contro un «campo di addestramento dellIsis» nella zona di Sabratha, nellovest della Libia, oltre a diverse vittime civili ci sarebbe anche Noureddine Chouchane, noto come la mente delle stragi dello scorso marzo al museo Bardo a Tunisi (24 morti tra i quali quattro italiani) e, tre mesi dopo, sulla spiaggia di Sousse (38 morti, in gran parte turisti britannici). Washington ha ammesso subito di essere dietro al raid, compiuto con cacciabombadieri F-15E decollati da una base in Europa. Il Pentagono ha fatto sapere che nel campo di addestramento erano presenti al momento del lancio dei missili almeno 60 militanti dello Stato islamico. Un portavoce ha affermato che la distruzione del campo e luccisione (non confermata) di Chouchane eliminerà un organizzatore esperto e avrà un impatto immediato sulle attività dellIsis in Libia e nei Paesi vicini. Chouchane, ha aggiunto, si occupava del reclutamento di nuovi miliziani e della creazione di basi per la progettazione di attacchi contro gli interessi degli Stati Uniti nella regione. Da parte sua Jamal Naji Zubia, responsabile per i media stranieri del governo di Tripoli, ha precisato che il raid americano ha centrato una casa a diversi chilometri da Sabratha e che i jihadisti uccisi sono soprattutto di nazionalità tunisina. Un testimone ha raccontato allagenzia americana AP di aver sentito due esplosioni provenienti dal villaggio di Qasr Talel. Ha aggiunto che ledificio centrato dai missili appartiene ad Abdel Hakim al Mashawat, conosciuto nella zona come un militante dellIsis. Sabratha è uno dei principali punti di partenza per le imbarcazioni dei trafficanti di migranti e profughi dirette verso lEuropa, nonché un punto di transito per i jihadisti diretti alle loro roccaforti a Sirte e Bengasi. A cinque anni esatti dallinizio della guerra civile in Libia e del successivo intervento di occidentali e arabi contro Muamar Ghaddafi, si accorciano i tempi di una nuova ampia operazione militare. Barack Obama e i suoi alleati europei attendono il via libera del governo libico di unità nazionale che stenta a formarsi. Domenica scorsa è stato annunciato un nuovo esecutivo (18 ministri) in sostituzione di quello presentato nelle settimane passate che non ha ottenuto lapprovazione del Parlamento di Tobruk riconosciuto dallOccidente. Fonti libiche però ripetono che gli Usa e lEuropa in realtà sono già in azione, con forze speciali e di intelligence, anche italiane, che operano in diverse città, tra cui Bengasi e Zintan. Che si stia andando rapidamente verso linizio della nuova operazione militare è indicato anche dalla convocazione il 25 febbraio del Consiglio Supremo di Difesa da parte del presidente Mattarella. In cima allordine del giorno sarà lesame della situazione internazionale e dei principali scenari di conflittualità e di crisi nel Nord Africa, con particolare riferimento proprio alla Libia, e nel Vicino Oriente. Si discuterà inoltre della partecipazione delle Forze Armate italiane alle quelle che sono descritte come «missioni di stabilizzazione e di contrasto del terrorismo». Il documento reso pubblico da Wikileaks descrive le fasi successive dellOperazione Sophia, cominciando dallintesa raggiunta a dicembre dai due parlamenti rivali di Tripoli e Tobruk per arrivare alla costituzione di un governo unitario libico che inviti i militari europei a intervenire nelle acque territoriali del Paese nordafricano e autorizzi lestensione delle operazioni lungo la costa. Lammiraglio Credendino riferisce nel suo rapporto che da quando sono cominciati i pattugliamenti navali europei, le rotte seguite dai trafficanti sono cambiate a causa dei maggiori controlli e che dalla Libia si parte molto meno per lItalia. Lammiraglio quindi esorta a passare ad andare oltre, ossia ad agire a ridosso delle coste libiche per prendere di mira i trafficanti nei porti di partenza. Da qui il passo è breve verso un nuovo massiccio intervento militare occidentale – a maggior ragione se a chiederlo sarà "autonomamente" il futuro governo libico – volto anche a mettere in sicurezza i giacimenti di greggio tanto importanti per le compagnie petrolifere di Italia e di altri Paesi. |
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