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La VOCE ANNO XVIII N°7

marzo 2016

PAGINA 2         - 22

Segue da Pag.21: Le nostre F.A.Q.

resero responsabili di incendi e distruzioni di villaggi, fucilazioni di massa, internamento di antifascisti e semplici civili in gran numero, causando una vera e propria “pulizia etnica” di alcune aree in Slovenia, Istria, Montenegro. Per una rassegna di questi crimini consigliamo di partire dalla mostra Testa per Dente, interamente disponibile su questo sito, e dalle fonti ivi riportate.

  • CUORE NEL POZZO

Sceneggiato di propaganda slavofoba prodotto dalla RAI nel 2004-2005: per una analisi rimandiamo a questo video.

  • “ESULI”

Il termine “esuli” per le persone di origine giuliana, istriana e dalmata che hanno abbandonato le loro terre natìe durante e dopo la II Guerra Mondiale è spesso usato in maniera impropria. Innanzitutto, l’emigrazione ha avuto molteplici ragioni (incluse quelle meramente economiche, tipiche del fenomeno di urbanizzazione) e non ha riguardato solo italiani ma anche sloveni e croati. Per quanto riguarda i fattori di carattere politico-ideologico, tra chi abbandonava la Jugoslavia c’erano: persone semplici, soggette alla propaganda anticomunista violentissima per la quale erano state attivate strutture di pressione apposite dal Governo italiano (es. Radio Venezia Giulia); anticomunisti convinti; persone accusate o timorose di essere sotto inchiesta per collaborazionismo; veri e propri criminali fascisti; nazionalisti-irredentisti. E non erano solo italiani: in quel periodo Trieste pullulava di sloveni, croati e serbi legati ai movimenti fascisti e nazisti delle loro terre, che avevano anch’essi perso la guerra. Non solo: tra gli esuli di lingua italiana vanno annoverati i tanti “regnicoli”, vale a dire quegli italiani non originari bensì trapiantati in Istria e Dalmazia solo da pochissimi anni, essenzialmente nel periodo tra le due guerre mondiali. Dal luglio 1948 in poi, al moto migratorio si unirono anche comunisti filosovietici: dopo la Risoluzione del Cominform se ne andarono infatti tanti lavoratori, rappresentanti della classe operaia delle città e dei porti costieri, come ad esempio i portuali di Pola.
In seguito al trattato di pace di Parigi, agli abitanti di Fiume, Istria e Dalmazia fu accordata la facoltà di scegliere in tutta onestà se accettavano la nuova sovranità jugoslava, o se preferivano andar via: per questo chi sceglieva di andarsene veniva tecnicamente definito optante, e non esule.
L’afflusso di decine e decine di migliaia di persone verso Trieste e di qui verso le destinazioni più disparate è durato molti anni, concentrandosi soprattutto tra il 1947 ed il 1954. Si parla di solito di circa 350mila istriano-dalmati che hanno abbandonato la loro terra in quel periodo, ma la cifra è inferiore: per una disamina esatta si rimanda all’articolo di Sandi Volk su questo sito.

  • FOIBE

E’ invalsa una accezione estensiva, per cui vengono dette “foibe” tutte le cavità o buche (non solo quelle naturali di origine carsica, cioè le “foibe” in senso stretto) in cui sarebbero stati frettolosamente sepolti cadaveri di persone uccise durante la II Guerra Mondiale nella regione giuliana e istriana. Vedi anche INFOIBATI.

  • GIORNO DEL RICORDO

Con la Legge n.92/2004 è stato fissato al 10 Febbraio di ogni anno il «Giorno del ricordo» “in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale”; la stessa ricorrenza è l’occasione per la “concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati” (vedi ONORIFICENZE). La data è stata scelta nell’anniversario della sottoscrizione del Trattato di Pace (vedi: 10 FEBBRAIO 1947) allo scopo di recriminare sullo stesso Trattato, di fatto scambiando aggrediti ed aggressori della II Guerra Mondiale e delegittimando i confini riconosciuti internazionalmente.

  • INFOIBATI

Locuzione utilizzata, in origine, per le vittime di guerra della zona giuliana e istriana ai cui cadaveri sarebbe stata data frettolosa sepoltura collettiva gettandoli nelle c.d. FOIBE (vedi); tuttavia la tendenza attuale della pubblicistica e della storiografia di Stato è quella di indicare genericamente come “infoibati” tutti e soli gli italiani scomparsi nella zona per eventi di guerra, che si ipotizza siano stati liquidati da antifascisti o da formazioni dell’Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia. In questo modo, di fatto, tra gli “infoibati” vengono impropriamente annoverate anche persone imprigionate e morte per malattia (es. tifo) o morte per responsabilità non partigiana o non determinata.
In sintesi, gli episodi di “infoibamento” sono suddivisibili in due categorie:
* “foibe istriane”: episodi di jaquerie popolare avvenuti in Istria subito dopo l’8 Settembre 1943, che nel giro di poche settimane hanno visto perire circa mezzo migliaio di persone;
* sparizioni da Trieste e Gorizia, avvenute alla fine della guerra (maggio 1945); in prevalenza (molte centinaia, soprattutto per quanto riguarda Gorizia) trattasi di ufficiali italiani arrestati, condotti in campi di internamento jugoslavi e poi fucilati oppure morti per cause naturali (malattia); una minoranza (poche decine) sono gli “infoibati” nelle foibe del Carso triestino – si vedano l’elenco stilato dall’Ispettore De Giorgi (1947) e i dettagli nel libro di C. Cernigoi. Si veda anche il caso di BASOVIZZA (vedi).

  • MAGAZZINO 18

Magazzino situato presso il porto di Trieste, dove gli emigranti da Istria e Dalmazia nel dopoguerra stoccavano i propri beni più ingombranti (spec. mobilio) in attesa di trovare per essi una collocazione. Spesso tali oggetti sono stati definitivamente abbandonati in quel magazzino in quanto obsoleti e di trasporto troppo gravoso.
Da tale magazzino prende il nome la pièce teatrale scritta e interpretata dal noto cantante pop Simone Cristicchi, nella quale le vicende degli italiani di Istria e Dalmazia sono ripercorse con accenti vittimistici, usando una chiave di interpretazione slavofoba e ostile al movimento partigiano: si vedano le recensioni e i commenti su questo sito e nel libro Da Sanremo alle foibe.

  • ONORIFICENZE AGLI “INFOIBATI”

La “concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati” è prevista dalla Legge n.92/2004 che ha istituito il GIORNO DEL RICORDO (vedi). A dieci anni dall’entrata in vigore di tale legge sono state concesse e consegnate 838 medaglie con relativo diploma; tra queste non sono infrequenti le ripetizioni e le attribuzioni a personaggi in effetti macchiatisi di crimini di guerra; inoltre, la gran parte dei “premiati” è definita “infoibata” in un senso molto generico e vago (si tratta piuttosto di persone scomparse). In ogni caso, i numeri conseguiti (alcune centinaia) non supportano la propaganda nazionalistica corrente, per cui è pronto un disegno di legge che dovrebbe consentire di formulare la richiesta anche a chi non è congiunto dell’infoibato

  • PARTIGIANI ITALIANI IN JUGOSLAVIA

Ha scritto Sandro Pertini, citando Giacomo Scotti: << La nascita del nuovo esercito italiano “inteso come esercito democratico antifascista e parte integrante della coalizione antihitleriana nella seconda guerra mondiale” deve essere anticipata (…) al 9 ottobre 1943, quando il Generale Oxilia, Comandante della Divisione di Fanteria da montagna “Venezia”, forte di dodicimila uomini, dette ordini alle sue truppe di attaccare i nazisti, coordinando le azioni militari con l’esercito popolare di liberazione della Jugoslavia. >> L’accordo tra il generale Gian Battista Oxilia e l’eroe nazionale jugoslavo Peko Dapčević fu stipulato presso Pljevlja, in Montenegro. Nei mesi successivi si unì anche la Divisione alpina «Taurinense» al completo, dando vita così alla Divisione Partigiana Italiana «Garibaldi», che nel 1945 rientrerà in Italia con poco più di cinquemila uomini, quasi tutti insigniti di Medaglie al Valore della Resistenza jugoslava. Si stima che più di 40mila soldati italiani ex occupanti si unirono formalmente ai partigiani jugoslavi, e circa 20mila perirono negli eventi bellici (fonti e approfondimenti).

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