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La VOCE ANNO XVIII N°7

marzo 2016

PAGINA 1         - 17

La più duratura politica di guerra statunitense contro un paese latinoamericano si mantiene inalterata


Da: Guillermo Alvarado

Il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba, qualificato come una politica di guerra nonché come il genocidio più lungo della storia, si mantiene praticamente inalterato, dopo 54 anni dalla sua imposizione, con il vano proposito di abbattere la Rivoluzione e piegare per fame e attraverso sofferenze il popolo della più grande isola delle Antille.

Che il blocco per sua natura sia una misura di guerra è un dato largamente documentato dalla storia, a partire da quello imposto da Sparta contro Atene durante la guerra del Peloponneso, nel 405 a.C.; per passare poi a quello degli inglesi contro la Francia durante la Rivoluzione del 1789 e più tardi durante le guerre napoleoniche; fino ad arrivare a quello applicato contro la Germania nella Prima Guerra Mondiale che in questo paese portò alla morte di 750 mila civili, la maggioranza per fame.

Nessuna di queste misure brutali tuttavia è durata tanto come quella che l’allora presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, il 7 febbraio del 1962 firmò contro un piccolo paese dei Caraibi.

Invece di rimuovere il blocco, in questi 54 anni i successivi governi statunitensi al contrario hanno stretto d’assedio l’isola con misure ancor più dure, a cominciare dalla Legge Torricelli, promulgata il 23 ottobre del 1992 con il fine di approfittare della caduta del campo socialista europeo per strangolare definitivamente Cuba, come senza nessun pudore hanno ammesso i suoi stessi autori.

Questa norma apre le porte all’internazionalizzazione del blocco visto che minaccia di sanzionare i paesi che commercano con Cuba e che prevede la proibizione di attraccare ai porti statunitensi per sei mesi, per le imbarcazioni che abbiano attraccato invece in un qualsiasi porto cubano.

A questo orrore giuridico ne ha fatto seguito uno ancor peggiore, la Legge Helm-Burton, firmata da William Clinton il 1 marzo 1996, che ha trasformato il blocco in un procedimento extraterritoriale in piena violazione dei trattati internazionali e della normativa dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e di altre organizzazioni multilaterali.

E’ un dato di fatto che a partire dallo storico annuncio del 17 dicembre del 2014 che ha portato al ripristino delle relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti, rotte unilateralmente da questi ultimi il 3 gennaio del 1961, l’attuale presidente Barak Obama ha ammorbidito alcuni punti del blocco ma in sostanza questa politica di guerra rimane praticamente inalterata.

Se è vero che per la sua cancellazione totale serve un atto legislativo, Obama però, come ricordato pochi giorni fa dal ministro degli Esteri di Cuba, Bruno Rodríguez, possiede “facoltà esecutive amplissime facendo ricorso alle quali, se lo volesse davvero, potrebbe modificare profondamente l’applicazione del blocco”.

Nell’ultima votazione nell’Assemblea generale dell’ONU in merito alla necessità di porre fine a questo prolungato genocidio, 192 paesi del mondo si sono pronunciati a favore e solo Washington ed Israele, suo gendarme nel Medio Oriente, si sono opposti.

Il più ovvio senso comune dice che non ci saranno mai relazioni normali tra Cuba e il suo vicino del nord finché continuerà il più lungo, disumano, illegale e immorale blocco mai conosciuto nella storia dell’umanità.

Pubblicato da Enrica Matricoti

Dialogo tra Cuba e gli Stati Uniti sulle recenti misure di Barak Obama per modificare il blocco contro il nostro paese

Washington, 17 febbraio (RHC) - Gli Stati Uniti e Cuba aprono oggi un dialogo per regolare e promuovere vincoli commerciali in linea con le misure esecutive del presidente Barack Obama, al fine di modificare il blocco economico, commerciale e finanziario imposto al nostro paese da più di mezzo secolo.

La riunione si svolge a Washington alla presenza della segretaria nordamericana del Commercio, Penny Pritzker, come presidente per la parte statunitense, e per la parte cubana, il Ministro cubano del Commercio Estero e dell’Investimento Straniero, Rodrigo Malmierca, che si tratterrà in visita ufficiale alla nazione del nord fino alla mattina di oggi.

In un comunicato Penny Pritzker precisa che l’incontro permetterà di spiegare ai Dipartimenti del Commercio, del Tesoro e dello Stato i cambi annunciati da Obama il mese scorso, così come le possibilità di promuovere attività ed affari da parte di imprese nordamericane a Cuba, nell’ottica delle nuove relazioni avviate tra i due popoli.

Inoltre ha aggiunto che questo secondo incontro che segue ad una precedente riunione tenutasi a L’Avana lo scorso ottobre, è un’ulteriore opportunità per capire quale sia la forma migliore perché i due governi possano collaborare insieme.

Per questo mercoledì si attende che la delegazione cubana riferisca in merito alle caratteristiche della sua economia, in particolare rispetto all’importazione di beni e servizi e circa le transazioni finanziarie.

Pubblicato da Enrica Matricoti

Cuba ribadisce agli Stati Uniti che il blocco è il principale ostacolo al commercio


Washington, 17 febbraio (RHC) Il Ministro del Commercio Estero e gli Investimenti Esteri di Cuba, Rodrigo Malmierca ha ribadito a Washington che il blocco imposto dagli Stati Uniti per il paese caraibico rappresenta il principale ostacolo al normale commercio tra i due paesi.

Durante l’ installazione del secondo dialogo normativo tra i due governi, Malmierca ha riconosciuto tre pacchetti adottati dal presidente Barack Obama per flessibilizare la corrente, al cerchio economico commerciale e finanziario vigente per più di mezzo secolo, ma ha avvertito i suoi limiti, dinanzi la natura proibitiva di questa misura unilaterale.

Il ministro cubano e il Segretario degli Stati Uniti di Commercio, Penny Pritzker, ha aperto l’incontro, che segue quello tenutosi lo scorso ottobre a L’Avana, al fine di sfruttare le azioni di Obama, in speciale quelle emesse lo scorso 26 gennaio, correlate a accesso al credito e di agevolazioni per i viaggi.

L’alto funzionario ha affermato che le questioni chiave dal blocco restano in vigore, come ad esempio il divieto di utilizzare le transazioni in dollari statunitense, e ha sottolineato che non riguarda solo le operazioni con aziende negli Stati Uniti, inoltre con il resto del mondo.

Malmierca ha denominato inoltre di dissuasiva per le banche internazionali la persecuzione finanziaria che Washington mantiene sull’isola.

Pubblicato da Suzel Aguero

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